Antibiotico-resistenza: i licenziamenti della FDA rischiano di indebolire la lotta globale

L’amministrazione Trump ha disposto il licenziamento di 140 dipendenti della Food and Drug Administration, molti dei quali impegnati nel contrasto all’antibiotico-resistenza e nella regolamentazione dell’uso di farmaci negli allevamenti

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7 Maggio, 2025

Un’ondata di licenziamenti decisa dall’amministrazione Trump rischia di compromettere seriamente l’impegno degli Stati Uniti nella lotta alla resistenza antimicrobica. È quanto emerge da una recente inchiesta di Natasha Gilbert pubblicata il 29 aprile 2025 su U.S. Right to Know, ripresa e approfondita anche da un articolo di Riccardo Quintili su Il Salvagente.

Oltre 140 dipendenti della Food and Drug Administration (FDA), tra cui numerosi veterinari del Centro per la Medicina Veterinaria (CVM), sono stati licenziati a partire dal 1° aprile. Il provvedimento rientra in una più ampia “ristrutturazione” del Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani (HHS), che prevede il taglio di circa 10.000 posizioni. A preoccupare maggiormente, però, è il fatto che tra le figure colpite vi siano professionisti impegnati nella sorveglianza e nella regolazione dell’uso degli antimicrobici negli animali da allevamento.

La resistenza antimicrobica (AMR), responsabile di circa 1,14 milioni di decessi all’anno, è considerata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità una delle più gravi minacce per la salute pubblica. Un problema che ngli USA è aggravato dall’uso sistematico di antibiotici negli allevamenti industriali, dove questi farmaci vengono spesso somministrati in via preventiva, per compensare condizioni igienico-sanitarie inadeguate e prevenire la diffusione di malattie.

Secondo l’inchiesta della Gilbert, i licenziamenti hanno coinvolto anche Tristan Colonius, fino a poco fa capo veterinario del CVM. L’American Veterinary Medical Association (AVMA) ha confermato la perdita di personale strategico, sottolineando che ciò comprometterà la risposta a crisi sanitarie presenti o e future, come l’epidemia di influenza aviaria che dal 2022 ha già colpito oltre 90 milioni di polli, 9.000 uccelli selvatici e 36 allevamenti di bovini da latte, e persino l’essere umano.

In effetti, il contesto politico e industriale sembra remare contro. Come già evidenziato dal Salvagente, gli Stati Uniti si sono opposti, nel settembre 2024, all’introduzione di obiettivi vincolanti per la riduzione dell’uso di antimicrobici durante il vertice ONU sulla resistenza antimicrobica. La pressione delle lobby agroindustriali statunitensi avrebbe giocato un ruolo decisivo nel mantenere gli impegni a livello di mere dichiarazioni di principio.

L’amministrazione Kennedy-Makary aveva inizialmente mostrato apertura verso politiche di contenimento dell’uso di antimicrobici in zootecnia, ma i licenziamenti sembrano ora minare la coerenza di tale indirizzo. “Sembra meno probabile che mai che si possano fare progressi sotto l’attuale amministrazione”, ha affermato Delcianna Winders, direttrice dell’Animal Law and Policy Institute della Vermont Law and Graduate School.

Tra le iniziative interrotte o a rischio figurano due importanti linee guida della FDA: una per limitare l’uso continuativo di antibiotici negli animali, e un’altra che obbligherebbe le aziende farmaceutiche a valutare il rischio per la salute pubblica legato alla resistenza antimicrobica prima di commercializzare nuovi farmaci veterinari. Nonostante alcune critiche, queste linee guida rappresentavano un passo avanti rispetto a un sistema ancora largamente permissivo.

Sul fronte della trasparenza, la FDA aveva anche finanziato una partnership pubblico-privata per migliorare la raccolta dati sull’uso degli antimicrobici negli allevamenti. Tuttavia, il progetto – incentrato su una partecipazione volontaria da parte delle aziende – è stato giudicato poco incisivo da molti osservatori. “Finché non imporremo limiti obbligatori all’uso degli antibiotici negli allevamenti, tutto il resto sarà marginale”, ha dichiarato ancora deCoriolis.

L’urgenza di un intervento è confermata anche da un recente appello firmato da Keep Antibiotics Working, coalizione di gruppi di interesse pubblico, che il 24 aprile ha scritto al Segretario Kennedy chiedendo lo stop immediato all’uso routinario di antibiotici in zootecnia e l’introduzione di obiettivi nazionali di riduzione. “Misure concrete per monitorare e ridurre l’abuso di antibiotici sono essenziali per la sicurezza della catena alimentare e per la salute pubblica”, ha ribadito Sameer Patel, direttore del programma di stewardship antibiotica presso il Lurie Children’s Hospital di Chicago.

In conclusione, tra licenziamenti ingiustificati, nomine discutibili e riforme frenate, il rischio è che gli Stati Uniti – storicamente in ritardo rispetto ad altri Paesi in questo campo – perdano ulteriore terreno nella lotta alla resistenza antimicrobica. Un terreno che, come ricordano gli esperti, non è solo politico o scientifico, ma letteralmente vitale.

 

Da leggere - Giugno 2025

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