Cosa può (ancora) fare il colostro? Nuove prospettive sull’integrazione dopo il primo giorno di vita

Una panoramica degli usi non convenzionali del colostro nei vitelli da latte, con particolare attenzione ai benefici della sua somministrazione oltre il primo giorno di vita. Tra crescita, immunità e salute intestinale

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22 Maggio, 2025

In ambito zootecnico, poche certezze sono unanimemente condivise quanto l’importanza del colostro nelle primissime ore di vita del vitello. Da quasi un secolo, la letteratura scientifica evidenzia come la tempestiva somministrazione di colostro di qualità rappresenti un elemento cruciale per garantire l’acquisizione dell’immunità passiva e ridurre il rischio di morbilità e mortalità neonatale. Tuttavia, una crescente mole di studi solleva ora una domanda tanto provocatoria quanto stimolante: e se il colostro avesse ancora qualcosa da offrire anche dopo le prime 24 ore?

Una recente revisione narrativa pubblicata sul Journal of Dairy Science affronta proprio il tema dell’impiego non tradizionale del colostro nei vitelli da latte, analizzando i potenziali benefici della sua somministrazione anche oltre la classica finestra neonatale. Ne emerge un quadro ricco di spunti per la gestione della vitellaia, che potrebbe portare ad una rivalutazione dell’uso del colostro e del cosiddetto “latte di transizione” anche nei giorni successivi alla nascita.

Prolungare la somministazione del colostro

I protocolli consolidati suggeriscono che un vitello dovrebbe ricevere una quantità di colostro pari al 10% del suo peso corporeo entro le prime 4-6 ore di vita, preferibilmente con un contenuto di IgG ≥ 50 g/L e una carica batterica inferiore a 100.000 cfu/mL. L’obiettivo è prevenire il fallimento del trasferimento dell’immunità passiva (FTPI), associato a un aumento del rischio di diarrea, patologie respiratorie e mortalità.

Eppure, una volta esaurite le prime poppate, la prassi comune è passare al latte commerciale o a sostituti. Ma cosa accadrebbe se si prolungasse l’alimentazione con colostro o latte di transizione (ovvero il latte prodotto dalla seconda alla sesta mungitura post-parto)? Secondo i dati presentati nella revisione, la somministrazione continuativa di colostro — anche sotto forma di sostituti — può influenzare positivamente lo sviluppo intestinale, il metabolismo e la risposta immunitaria del vitello.

I benefici (oltre l’immunità passiva)

Sebbene l’assorbimento intestinale delle immunoglobuline decresca rapidamente nelle prime 12 ore di vita, queste molecole, così come altri composti bioattivi contenuti nel colostro, possono esercitare effetti locali e sistemici anche nei giorni successivi. Le IgG, ma anche lattoferrina, insulina, IGF-I, ormoni e oligosaccaridi, sembrano contribuire allo sviluppo di una barriera intestinale efficiente e a un microbiota più equilibrato, favorendo la salute gastrointestinale e sistemica.

Il colostro e il latte di transizione presentano infatti un profilo nutrizionale unico, con una concentrazione più alta di grassi e proteine e un contenuto più basso di lattosio rispetto al latte prodotto successivamente. Questi nutrienti, combinati con specifici acidi grassi e ormoni, supportano la termoregolazione, la crescita cellulare e l’attivazione del sistema immunitario. È in particolare la lattoferrina a suscitare interesse per il suo effetto antimicrobico e immunomodulante, mentre l’IGF-I stimola la proliferazione delle cellule epiteliali intestinali.

Colostro come supporto in fasi critiche

Uno degli aspetti più interessanti della revisione riguarda l’impiego del colostro non solo per la prevenzione, ma anche come strumento terapeutico. Diversi studi indicano che l’integrazione con colostro può favorire la guarigione in caso di diarrea neonatale, migliorando lo stato di salute generale e riducendo la durata e la gravità dell’episodio clinico.

Anche durante lo svezzamento — fase critica per il vitello, soggetta a stress, calo di ingestione e squilibri intestinali — il colostro può rappresentare un valido alleato. Le evidenze suggeriscono che un suo impiego mirato possa migliorare le performance di crescita e mitigare le difficoltà metaboliche e immunitarie tipiche di questa transizione.

Limiti e prospettive future

Nonostante i risultati incoraggianti, la revisione sottolinea l’eterogeneità degli studi disponibili, spesso condotti su piccoli campioni e in condizioni sperimentali poco standardizzate. La comparazione tra gruppi trattati con colostro e gruppi di controllo spesso non avviene a parità di apporto energetico e proteico (diete isoenergetiche e iso-azotate), rendendo difficile attribuire con certezza i benefici osservati alla componente bioattiva del colostro.

Sono quindi necessari ulteriori studi condotti in contesti diversi (aziende di grandi dimensioni, differenti sistemi di stabulazione, etc…) per chiarire i meccanismi sottesi agli effetti osservati e per sviluppare protocolli di somministrazione pratici ed economicamente sostenibili.

Una nuova cultura del colostro?

Se i dati preliminari saranno confermati da studi più solidi, potremo assistere a un cambio di paradigma nella gestione dei vitelli. Il colostro — da sempre considerato un “primo vaccino” naturale — potrebbe essere rivalutato anche come alimento funzionale, da usare strategicamente non solo per garantire l’immunità passiva ma anche per sostenere la salute intestinale, la crescita e la resilienza nei momenti critici della vita del vitello.

In un’epoca in cui si cerca di ridurre l’uso profilattico di antibiotici e migliorare il benessere animale attraverso strategie nutrizionali mirate, il ritorno del colostro al centro della scena appare tutt’altro che anacronistico.

Le evidenze emerse finora suggeriscono che l’impiego prolungato del colostro potrebbe meritare una riconsiderazione all’interno dei protocolli di gestione della vitellaia, in attesa di conferme più solide dalla ricerca scientifica.

Tratto da: David L. Renaud and Michael A. Steele What can’t colostrum do? Exploring the effects of supplementing colostrum after the first day of life: A narrative review. Journal of Dairy Science 2025; 6:469–473. https://doi.org/10.3168/jdsc.2024-0708

 

 

"Iniziare bene conviene"

Rubrica a cura di

 

Da leggere - Giugno 2025

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