Il regime sperimentale italiano che impone l’indicazione dell’origine della materia prima in etichetta per latte e prodotti lattiero-caseari, pasta, riso, pomodoro e carni suine trasformate è stato prorogato fino al 31 dicembre 2025. Una misura accolta positivamente da produttori e consumatori, che potranno continuare a beneficiare di una maggiore trasparenza nella filiera agroalimentare.
L’obbligo di indicare in etichetta la provenienza della materia prima per il latte e i prodotti lattiero-caseari è in vigore dal 19 aprile 2017, con l’entrata in applicazione del Decreto interministeriale del 9 dicembre 2016, firmato dai Ministeri delle Politiche Agricole e dello Sviluppo Economico. Questa misura è stata introdotta in attuazione del Regolamento (UE) n. 1169/2011, che disciplina l’informazione al consumatore sugli alimenti.
Cosa prevede l’obbligo di etichettatura?
Le confezioni di latte e prodotti lattiero-caseari devono riportare le seguenti indicazioni:
- Paese di mungitura: il luogo in cui è stato munto il latte.
- Paese di trasformazione: il luogo in cui il latte è stato trasformato in prodotto finale.
Se entrambe le fasi avvengono nello stesso Paese, si può indicare direttamente, ad esempio, “Origine del latte: Italia”. Nel caso in cui il latte provenga da più Paesi, possono essere utilizzate diciture generiche come “Paesi UE” o “Paesi non UE”.
Una misura a tutela dei consumatori e della filiera produttiva
L’obbligo di origine in etichetta è stato inizialmente introdotto in via sperimentale per due anni, ma è stato successivamente prorogato più volte per garantire continuità nella trasparenza delle informazioni fornite ai consumatori. La decisione di estendere l’obbligo fino alla fine del 2025 conferma l’importanza di questa norma nel valorizzare il Made in Italy e nel tutelare la qualità dei prodotti agroalimentari nazionali.
Il settore lattiero-caseario italiano, che vanta produzioni di eccellenza riconosciute a livello mondiale, potrà così continuare a distinguersi per qualità e trasparenza.