Sempre di più si parla di dieta anionica come trattamento di prevenzione dell’ipocalcemia nella vacca da latte. Vediamo in dettaglio di cosa si tratta.
La sindrome della vacca a terra trova la sua prima segnalazione nel 1793 quando Eberhardt, in Germania, la menziona per la prima volta definendola “febbre da latte”. Tuttavia, è solo nel 1917 che si inizierà a discutere del metabolismo minerale delle bovine da latte, e solamente nel 1952 si affronterà il tema del bilancio minerale nel periparto. Dopo un ventennio, nel 1971, Ender parlerà dei minerali anionici, iniziando a considerarne l’uso come rimedio preventivo all’ipocalcemia.
Sarà nel 1997 che Goff definirà la prima equazione tramite cui valutare una dieta dal punto di vista ionico, portando l’attenzione sulla differenza tra anioni e cationi in una dieta, definendone il DCAD (dietary cation anion difference).
Originariamente Goff aveva considerato come variabili 7 macroelementi (calcio, magnesio, sodio, potassio, fosforo, zolfo e cloro), successivamente sono state applicate e sviluppate equazioni semplificate utilizzando come parametri solamente sodio, potassio, cloro e zolfo. Nonostante queste “semplificazioni” teoriche, a livello pratico sono diverse le accortezze da applicare per poter garantire risultati costanti e ottimali, e questo rende l’alimentazione anionica tutt’altro che una “semplice” dieta.
Seguendo l’evoluzione scientifica, nel 2007 Nutristar decide di investire nella ricerca. Così, tramite il suo primo XRF (X-Ray Fluorescence), inizia a far proprie nuove conoscenze sulla composizione minerale degli alimenti. Raccogliendo dati sulla composizione di foraggi e materie prime, oggi detiene un database di oltre 40.000 analisi utilizzate per formulare e gestire al meglio un’alimentazione anionica, e non solo.
Spesso si parla di dieta anionica come soluzione definitiva al problema dell’ipocalcemia, ma raramente si parla dei problemi che possono essere causati da una sua scorretta gestione. Questo tipo di dieta è un importante e valido strumento ma è non privo di effetti collaterali, che possono risultare più deleteri dell’ipocalcemia stessa.
Un corretto utilizzo della dieta anionica in steaming up inizia al momento della messa in asciutta della bovina fino a 30 giorni dopo il parto, perché non si deve mai dimenticare che non si possono risolvere in 15 giorni di alimentazione gli errori gestionali di un intero ciclo produttivo. Un’alimentazione anionica ben eseguita permette all’animale di esprimere al meglio tutto il suo potenziale genetico e produttivo. Tutto ciò avverrà se la bovina sarà messa in asciutta con un corretto Body Condition Score (BCS), alimentata correttamente, e se dopo il parto sarà accudita con le giuste attenzioni.
L’azienda deve disporre di adeguati spazi, di un’abbondante disponibilità di acqua, che non dovrebbe in ogni modo mai mancare, e di una buona gestione della mandria per assicurarsi un corretto periodo di steaming up di 15-20 giorni.
Fare una dieta anionica vuol dire anche monitorare e analizzare periodicamente tutti i foraggi utilizzati, verificare che vi sia sempre una corretta miscelazione del TMR, assicurarsi che l’ingestione sia sempre corretta e costante, controllare sistematicamente il pH urinario delle bovine, che deve attestarsi su determinati valori, e seguire le indicazioni dei tecnici specializzati.
Quindi, più che di semplice alimentazione si può parlare di un vero e proprio metodo che deve essere applicato in modo estremamente scrupoloso.
Errori che si riscontrano frequentemente sono una durata dello steaming up troppo corta o troppo lunga, mancato controllo del pH urinario, ingestione di Sostanza Secca non adeguata, differenze quotidiane del DCAD della razione dovute ad un utilizzo di foraggi non analizzati, disomogeneità del TMR. Questo vuol dire non fare una corretta alimentazione anionica, determinando la comparsa di soli aspetti negativi come: acidosi metabolica scompensata, mancata prevenzione dell’ipocalcemia, chetosi, problemi al parto, ripercussioni economiche ed altro.
Non è semplice attuare una dieta anionica efficace, per questo diventa fondamentale applicare un metodo validato assieme a tecnici e nutrizionisti esperti.
Tra i vari aspetti del protocollo sviluppato da Nutristar vi è, ad esempio, l’utilizzo di mangimi liquidi energetici nei primi 30-90 giorni dopo il parto. Infatti, in seguito ad un’alimentazione anionica in steaming up la bovina esprimerà al meglio il suo potenziale, producendo una montata lattea rapida e molto importante che deve essere supportata con una fonte energetica facilmente e proporzionalmente assunta con l’acqua di abbeverata. In tal modo si ovvierà a forme di grave chetosi nei primi giorni di lattazione.
Si deve cambiare il punto di vista sull’impiego della dieta anionica in steaming up poiché, se è vero che questa dieta è un valido strumento per raggiungere le migliori performance e per la salute della mandria, è vero anche che questa rappresenta solamente il 50% di un metodo che, solo se applicato nel suo insieme, permetterà di ottenere risultati produttivi e sanitari ottimali.