Bradano River e la sua “Bufala Dolcenera”

Allevamento, trasformazione e vendita dei propri prodotti: l'esperienza dei tre giovani fratelli Vito, Nicola e Stefano Squicciarini nel mondo bufalino, tra Puglia e Basilicata

18 Giugno, 2025

Su un totale di 2.271 allevamenti bufalini presenti in Italia e registrati nella Banca Dati Nazionale al 31 dicembre 2024, 25 sono situati in Basilicata.

Tra questi ce n’è uno, in provincia di Matera, nel comune di Irsina, gestito dai tre giovani fratelli Vito, Nicola e Stefano Squicciarini, che oggi vi vogliamo presentare: “Bradano River” e il suo caseificio “Bufala Dolcenera“. Una realtà che profuma di novità e tradizione allo stesso tempo, che guarda al futuro con l’entusiasmo e la caparbietà dei trent’anni, ma anche con la competenza e la professionalità di chi ha investito sulla propria formazione, mettendo a frutto quel bagaglio di sapere e conoscenza tramandato con passione da genitori e nonni.

Ma partiamo dal principio.

Un pò di storia

Vincenzo, il papà di Vito, Nicola e Stefano, nasce come allevatore di pecore, anche se è stato sempre molto affascinato dalla specie bufalina. Nel 2005, a causa del continuo oscillare dell’andamento di mercato del prezzo del latte ovino, decide di seguire il suo istinto e la sua passione, e rivolgersi ad una specie completamente diversa, per cui, nel 2006, acquista i primi 130 capi di bufala mediterranea italiana… di cui un paio ancora sono presenti, con ben 13 lattazioni all’attivo!

L’obiettivo di partenza per lui è chiaro: puntare sulla selezione genetica e su un latte di qualità, che fino al 2018 viene conferito ai caseifici della zona. L’allevamento prende piede, gli animali aumentano e nel frattempo i tre giovani figli di Vincenzo completano gli studi universitari. Vito si laurea, diventa un Interior Designer e apre un’agenzia di comunicazione, Nicola consegue il titolo di agronomo e si specializza nella caseificazione, e Stefano diventa veterinario. Da questo momento qualcosa cambia. Sono state gettate le basi perché l’attività cresca ancora, e le competenze trasversali dei ragazzi, acquisite con i percorsi di studi, creano le giuste condizioni per compiere un bel salto in avanti.

Bradano River: l’allevamento di bufale a Irsina

Dal 2006 il numero dei capi cresce costantemente fino ad arrivare agli attuali 920, di cui circa 300 in lattazione. Come ci spiega Stefano, si è scelto di utilizzare quasi esclusivamente seme sessato, anche se negli ultimi anni, con l’aumentare della consistenza della mandria, si ricorre anche ai torelli in monta naturale, nel caso in cui le prime tre fecondazioni non vadano a buon fine.

Sul totale si tratta, comunque, di un’incidenza del 5% massimo, tutto il resto dell’allevo è di provenienza FA. Di pari passo, con l’incremento del numero dei capi è stato necessario aumentare anche il numero delle stalle, tanto che, proprio in questi giorni, si sta ultimando una nuova struttura completamente robotizzata, sia per quel che riguarda la mungitura che per l’alimentazione.

Gli animali in produzione sono divisi in quattro gruppi a seconda dello stadio produttivo in cui si trovano, ovvero: inizio, media e fine lattazione, più un gruppo dedicato alle primipare per dare loro la possibilità di trovare un loro equilibrio prima di essere inserite con gli animali più adulti. Per gli animali in produzione sono previsti dei paddock esterni, ma non è possibile l’accesso proprio ai parchi per ovvie ragioni di igiene. Vitelli, manze e asciutte, invece, hanno a disposizione circa 10 ettari recintati e suddivisi in lotti più piccoli al fine di mantenere la separazione dei gruppi.

Attualmente la mungitura viene effettuata in una sala a tandem da 10 poste (5+5) e richiede molto tempo, motivo in più per cui si è presa la decisione di ricorrere ai robot. «Da settembre ne saranno installati quattro, – dice Stefanoe inizieremo ad inserire gli animali in maniera graduale. Prima di decidere abbiamo visitato diversi allevamenti in Olanda, dove questa tecnologia è molto diffusa anche nel settore bufalino. I risultati sono estremamente soddisfacenti, ed il coinvolgimento del personale, seppur sempre necessario e costante nel tempo, è di tipo molto diverso come orari e come prestazioni rispetto a quello a cui siamo abituati. Finché non andrà tutto a regime, comunque, continueremo a prestare estrema attenzione all’aspetto della preparazione alla mungitura, in quanto un’accurata stimolazione, di almeno 50 secondi, con pulizia, massaggio ed eliminazione dei primi getti di latte, può realmente fare la differenza, e ne abbiamo tenuto conto anche per la scelta del robot, perché non tutti assicurano determinate operazioni con la stessa accuratezza.

Per quel che riguarda l’alimentazione, quasi il 90% degli alimenti viene autoprodotta, come ci spiega Nicola, che segue in prima persona tutto ciò che riguarda i terreni e le coltivazioni.  «Produciamo essenzialmente fieni ed insilati. I primi sia di erba medica che miscugli di avena e veccia, mentre i secondi di sorgo oppure di cereali autunno vernini (mix di avena, triticale, grano tenero, orzo e veccia). Per quanto riguarda i concentrati, compriamo mais e soia in granella che poi maciniamo direttamente al bisgno».

La selezione genetica continua ad essere tra le priorità dell’allevamento, tanto che da questa realtà sono usciti diversi tori di FA, e tra gli obiettivi di selezione principali si perseguono produttività e morfologia, soprattutto focalizzata su arti e piedi, groppa e attacco della mammella.

L’avvento della trasformazione: il caseificio Bufala Dolcenera

Come accennato all’inizio, il primo ad affiancare papà Vincenzo è Vito, che dopo aver conseguito la laurea, avvia la sua attività di comunicazione e contestualmente inizia a seguire la gestione dell’allevamento, con particolare attenzione anche a tutta la parte burocratica. Successivamente, non appena anche Nicola conclude gli studi, sia la parte zootecnica che agronomica vengono affidate a lui. Nel momento in cui si laurea anche Stefano, Vito e Nicola iniziano a dedicarsi a nuovi progetti e pianificano la costruzione del caseificioBufala Dolcenera“, ed i compiti vengono ridistribuiti secondo l’assetto attuale.

I giorni nostri

Dunque, nella nuova organizzazione Stefano segue la parte zootecnica dell’allevamento, Nicola i terreni e la trasformazione e Vito la commercializzazione e la gestione burocratica sia di Bradano River che di Bufala Dolcenera. Siamo a dicembre 2018 e si dà il via all’attività di caseificazione, decidendo di trasformare esclusivamente latte aziendale; Nicola, si mette alla guida del caseificio, facendosi affiancare da un casaro professionista, ed inizia la nuova avventura.

Si sceglie come polo per la trasformazione Altamura, sostanzialmente perché, rispetto ad Irsina, rappresenta uno snodo logistico decisamente più comodo sul mercato, trovandosi a poco più di 30 km da Bari. Il core business dell’attività è rappresentato dalla mozzarella, seguita da stracciatella, ricotta, yogurt, e ancora provoloni e scamorzoni stagionati, che vengono venduti molto nel periodo invernale, quando il consumo di mozzarella si riduce fisiologicamente.

«Più recentemente – dice Stefanoda quando abbiamo aperto il punto vendita in aeroporto, abbiamo iniziato a produrre anche la burrata, che è un prodotto decisamente internazionale per il quale c’è una grande richiesta dall’estero. Pur essendo fuori dall’areale della DOP, nel processo tecnologico ci atteniamo ai requisiti fissati dal disciplinare ufficiale della mozzarella di bufala campana perché li condividiamo fortemente

Dopo i primi due anni di lavoro, l’attività inizia a prendere piede al punto di aprire, nel 2021, un secondo punto vendita nel centro storico di Matera, poi nel 2023 un altro presso l’aeroporto di Bari ed infine, a dicembre 2024, un ulteriore punto vendita a Matera.

L’importanza di comunicare la qualità

A distanza di sette anni dall’apertura del caseificio e del primo punto vendita, c’è da evidenziare che è stato fatto un grande lavoro non solo sulla produzione e trasformazione, ma anche sulla creazione di un vero e proprio brand, ad opera di Vito, che ha saputo legare il nome di “Bufala Dolcenera” a una vera eccellenza territoriale.

«La nostra esperienza ci sta insegnando che è fondamentale comunicare, ed è per questo che partecipiamo a sagre ed eventi, investiamo in pubblicità via radio e TV, canali social, e siamo molto attivi nel mondo dello sport come sponsor. Ovviamente la base del prodotto è la qualità, ma questa qualità è necessario comunicarla al meglio al consumatore finale per farsi conoscere e apprezzare. Considerate che ogni anno un capitolo del budget è dedicato alle attività di comunicazione». Effettivamente la grande attenzione attribuita al marketing è palpabile già a partire dalla scelta del nome che racchiude in sé le caratteristiche degli animali e delle dolci produzioni che da essi derivano.

Obiettivi futuri: maggior automazione mantenendo la tradizione

Per il futuro i progetti sono molti, da quelli nel breve periodo che consistono nell’incrementare la mandria e la produzione di latte, e nell’inserire i robot di mungitura e di alimentazione; per passare poi a quelli a medio-lungo periodo che riguardano, ad esempio, la messa in opera di un nuovo stabilimento di circa 2.000 mq ad Altamura, e l’automazione di alcuni processi tecnologici come il raffreddamento e l’imbustamento, mantenendo, però, l’artigianalità del prodotto, che, per Nicola, significa: «utilizzare sempre e solo latte fresco di qualità elevata, sieroinnesto, effettuare la filatura rigorosamente a mano e rispettare i tempi e delle modalità previsti dai disciplinari tradizionali».

Per chi volesse approfondire la conoscenza di questa realtà in continua evoluzione, indichiamo di seguito i contatti:

 

"Conoscere la bufala da latte"

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Da leggere - Giugno 2025

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