Si è diffusa un’idea concettualmente difettosa tra gli allevatori, secondo la quale un’asportazione frequente delle deiezioni animali dalle stalle avrebbe effetti “arginanti” verso le mosche che assediano allevamento e relativi ambienti. La gestione delle lettiere, nel tempo e nello spazio, ha certamente un’influenza sullo sviluppo delle mosche; tuttavia, è importantissimo comprendere i fattori per cui queste reagiscono così attivamente

La frequenza di asportazione della lettiera, il relativo compostaggio, il materiale che compone la lettiera stessa, le condizioni ambientali, sono tutti fattori che incidono non solo sullo sviluppo degli stadi giovanili delle mosche, ma anche sull’estensione dell’area presidiata dagli adulti.

Un interessante studio pubblicato qualche anno fa (Tangtrakulwanich et al., 2015) prendeva in esame le sostanze, o meglio gli odori ai quali le mosche, specie quelle pungenti, rispondevano in maniera decisa. 

La risposta olfattiva di S. calcitrans

Abbiamo già affrontato in questa rubrica la rilevanza della mosca pungente Stomoxys calcitrans [Diptera: Muscidae] L. nelle aziende da latte. Ma come reagisce questa mosca agli stimoli olfattivi? Che elementi impiega, oltre alla vista, per localizzare l’ospite?

Diversi autori sin dai primi anni 2000 hanno cominciato a investigare su come il classico odore “di stalla” poteva incidere sulla diffusione della popolazione di mosche. La geolocalizzazione dell’ospite, alias il bovino, avviene recependo attraverso le antenne innestate sul capo delle mosche, stimoli di natura olfattiva oltre che visiva, un po’ come procedono le zanzare nei nostri confronti. 

Le mosche pungenti sono insetti diurni con finestre operative precise. Le dolorose punture di suzione ai danni degli animali sono frequenti soprattutto sugli arti anteriori e sull’apparato mammario, e si concentrano tra la tarda mattinata e le prime ore del pomeriggio. Tali azioni sembrano quindi essere influenzate dall’intensità di luce che raggiunge proprio in quel lasso di tempo il picco giornaliero. E gli odori?

Abbiamo già affrontato nelle precedenti pubblicazioni la “consistenza” delle deiezioni come fattore importante per la mosca cavallina, appurando come il letame “fresco” risulti sede elettiva di deposizione delle uova. Questo comportamento è stato abilmente dimostrato anche fuori dalla stalla, andando a posizionare delle trappole di monitoraggio in prossimità di prati in procinto di essere concimati con reflui. È stato possibile rilevare un numero di catture 10 volte superiore nei tempi successivi alla concimazione rispetto a quanto si conteggiava prima della distribuzione dei reflui. 

Ciò implica che la liberazione di sostanze volatili (“odori”) nell’ambiente ha un effetto “di richiamo” su questi insetti e ne modula di conseguenza la risposta. Queste molecole volatili hanno un nome e un cognome, e durante il loro studio è emerso che imbrattando coraggiosamente l’esterno delle trappole di monitoraggio con una mistura fluida di liquame e letame, si otteneva un effetto incentivante sulle catture, specie nei primi giorni, fin tanto che l’attrattivo riposto all’interno della trappola veniva attivato definitivamente. 

Gli effluvi organici contengono perlopiù cresoli e fenoli (oltre ad altri acidi organici), che hanno grande capacità di sensibilizzare le antenne delle mosche, le quali si precipitano riconoscendo un habitat favorevole. Da un lato dovremmo tenere in considerazioni i piani di concimazione organica con i nuovi metodi distributivi soprasuolo poiché indubbiamente aumentano l’estensione dell’area infestata, dall’altro il compostaggio frequente delle lettiere esauste nei pressi della stalla – comunque al difuori degli ambienti di stabulazione – non ha effetti sulla diminuzione degli adulti di mosca pungente nel sito aziendale. 

La mosca pungente necessita del sangue animale dei ruminanti per proseguire nel proprio ciclo vitale; quindi, movimentare deiezioni con frequenze elevate in assenza di un piano di gestione degli insetti non apporta nessun contributo. Anzi, poter applicare della Ciromazina oppure del Metoprene quando ancora le deiezioni si trovano in uno strato “trattabile” all’interno dei locali di stabulazione, garantisce certamente risultati maggiori in termini di lotta alle larve; procedure che nelle concimaie e nelle fosse non risultano facilmente attuabili.

La Push-pull strategy: tendere un tranello alle mosche

Tramare contro le mosche non è affar semplice. Sono insetti piccoli, fastidiosissimi e numerosissimi, e queste proprietà non vanno scordate. Oggi però sono diffuse tecniche di cattura degli adulti sfruttando proprio i loro comportamenti in risposta alle fonti olfattive sopra menzionate.

È il caso della trappola Flyrex® in sinergia con il correlato attrattivo. La natura organica di quest’ultimo è stata appositamente studiata per evocare la più intensa risposta olfattiva delle mosche, non solo pungenti. Per provocare una risposta intensa verso l’adescante da parte delle mosche, Newpharm® ha lavorato non su derivanti del letame ma su costituenti delle uova! Conosciamo tutti il destino delle fonti proteiche esposte all’aria aperta. Queste esalazioni, che per noi umani non sono certamente ricercate, per le famigerate mosche sono un vero e proprio paradiso in terra. 

Le trappole Flyrex sono state concepite sfruttando queste nozioni e perfezionate per raggiungere frequenze assolute di cattura mai viste prima. Su questi concetti si basa la strategia di cattura delle mosche dal nome anglosassone “Push-pull” (spingi-tira).

La strategia “Push-pull” implica la manipolazione del comportamento delle mosche – nonché di altri insetti nocivi – attraverso l’integrazione di stimoli antagonisti tra di loro. Ecco che in una determinata zona, individuata nel nostro caso negli ambienti della stalla, andremo a “repellere” gli infestanti, operando il famoso Push, invitandoli a esplorare la fonte attrattiva individuata nella trappola Flyrex. Ed ecco servito il Pull.

Queste metodologie di gestione integrata degli infestanti (IPM) sono attuali e moderne. Infatti, si spingono oltre l’uso di sostanze attive insetticide, purché l’installazione venga eseguita rispettando pochi, semplici accorgimenti. 

Le trappole non si installano nei pressi di deiezioni fresche, mai negli ambienti interni e possibilmente a 1,5-2 metri dal suolo. Agli allevatori più intraprendenti, consiglio di imbrattare l’esterno dei secchi con un po’ di materiale organico fluido. Rimarrete a bocca aperta e tranquilli che non mangerete mosche!

Bibliografia: “Behavioural responses of stable flies to cattle manure slurry associated odourants” – Medical and Veterinary Entomology (2015) 29, 82–87.