La zootecnia biologica è una componente fondamentale dell’agricoltura biologica, definita dalla Federazione Internazionale dei Movimenti per l’Agricoltura Biologica (International Federation of Organic Agriculture Movements – IFOAM) come insieme di “tecniche di gestione basate sulle esigenze fisiologiche ed etologiche degli animali di allevamento in questione. Ciò comprende che gli animali abbiano possibilità di seguire le loro esigenze comportamentali di base e che tutte le tecniche di gestione, comprese quelle relative ai livelli di produzione e alla velocità di crescita, siano dirette al benessere e alla salute degli animali stessi”.

La produzione biologica rientra tra i regimi di qualità dei prodotti agricoli dell’Unione, insieme alle indicazioni geografiche e alle specialità tradizionali garantite, ma se ne differenzia per essere l’unica certificazione di processo (le altre sono certificazioni di prodotto): le sue caratteristiche “qualitative” vanno quindi ricercate lungo tutto il processo produttivo dove il rispetto di norme rigorose in materia di salute, di ambiente e di benessere degli animali è intrinsecamente legato all’elevata qualità di tali prodotti.

Come emerge dai dati presentati da Nomisma al SANA 2023 i primi tre motivi che portano un consumatore a scegliere un prodotto biologico sono la maggior sicurezza per la propria salute e un maggior rispetto per l’ambiente e il benessere animale.

In particolare, oltre il 30% di loro ritiene che tra gli attributi dei prodotti biologici che dovrebbero essere comunicati di più, e meglio, ci sia la maggior tutela del benessere animale che questo sistema produttivo prevede.

Il consumatore che sceglie biologico ripone quindi delle aspettative precise nel logo che lo identifica (Nomisma a SANA 2023), ottenuto dai produttori biologici secondo quanto previsto dal Regolamento UE 848/2018 che, dal 1 gennaio 2022 abroga il precedente Regolamento (CE) n. 834/2007 e definisce le norme che riguardano la produzione, la preparazione e l’etichettatura e distribuzione dei prodotti biologici, nonché il loro controllo.

In particolare nei considerando del Regolamento UE 848/2018 si legge:

(15) I progetti di ricerca hanno dimostrato che la fiducia dei consumatori è fondamentale per il mercato degli alimenti biologici. A lungo termine, l’applicazione di norme inaffidabili può compromettere la fiducia del pubblico e comportare disfunzioni del mercato. Lo sviluppo sostenibile della produzione biologica nell’Unione dovrebbe pertanto basarsi su norme di produzione rigorose e armonizzate a livello di Unione che soddisfino le aspettative degli operatori e dei consumatori per quanto riguarda la qualità dei prodotti biologici e il rispetto dei principi e delle norme stabiliti nel presente regolamento.

Il Regolamento Europeo oltre ai “considerando”, nei quali sono espressi gli obiettivi e i principi fondamentali che sottendono al metodo biologico, comprende anche le indicazioni attuative per poter ottenere e mantenere la conformità alla certificazione.

Le indicazioni attuative lasciano spazi interpretativi che dovrebbero essere funzionali a ricercare la migliore soluzione possibile rispetto ai diversi contesti agricoli che esistono a livello europeo.

E questo è il punto centrale: gli obiettivi e i principi devono guidare le scelte, altrimenti si generano sistemi incoerenti non in grado cioè di garantire da un lato la sostenibilità tecnico economica dell’allevamento e dall’altra soddisfare le attese del consumatore che sceglie il prodotto biologico. Ad esempio, per rispettare un piano alimentare prevalentemente foraggero (almeno il 60% della sostanza secca) è necessario avere a disposizione foraggio di alta qualità, sia dal punto di vista sanitario sia nutrizionale, così come una genetica (razza o linea genetica) adatta. Diversamente c’è un rischio maggiore rispetto all’allevamento convenzionale che si verifichino disordini metabolici e riforma anticipata per infertilità.

La certificazione burocratica quindi non basta. Risultati di ricerche europee -“Rete per la salute e il benessere animale in Agricoltura Biologica (NAHWOA) e “Sostenimento degli animali Salute e benessere nell’agricoltura biologica” (SAFO; entrambi le reti possono essere raggiunte su www.safonetwork.org) – indicano che livelli elevati di salute e benessere degli animali non sono garantiti dalla semplice certificazione, rilevando differenze maggiori tra le singole aziende biologiche rispetto al confronto tra le aziende biologiche e quelle convenzionali. Dagli stessi studi emerge che la gestione è fonte di variazione più importante, e, nell’allevamento biologico, non si presta all’applicazione di protocolli standard generali mettendo invece in luce la complessità di ciascuna azienda agricola, l’importanza della sua comprensione e la condivisione di informazioni ed esperienze tra allevatori e consulenti.

La conduzione dell’allevamento secondo i principi del biologico presuppone anche obbiettivi diversi rispetto al convenzionale: condividerli significa saper valutare l’efficienza del proprio allevamento con nuovi paradigmi. Ad esempio, il metodo biologico non si pone come obiettivo la massima produzione di latte ma promuovere la longevità degli animali: ecco allora che non sarà la produzione media o per lattazione il parametro da considerare, ma il numero medio di lattazioni e la percentuale di UBA produttive rispetto alle UBA totali che compongono la mandria.

Gestire sistemi zootecnici biologici coerenti con le aspettative dei consumatori e al contempo sostenibili dal punto di vista tecnico economico è possibile ed è anche auspicabile, sia per le numerose aziende già esistenti, sia per gli obiettivi di crescita che si è data la Comunità Europea dove l’Italia si conferma il primo Paese sia per SAU bio sia per numero di aziende, con un trend positivo nel 2022 rispetto al 2021.

Con queste premesse approfondiremo i temi peculiari della zootecnia biologica dando per ciascuno i riferimenti normativi e la loro interpretazione nel rispetto degli obiettivi e principi del biologico. Proporremo anche esempi pratici al fine di promuovere, attraverso il confronto e la condivisione, la crescita di questo modello di allevamento.