Le tensioni geopolitiche in Medio Oriente e il conflitto russo-ucraino stanno creando forti criticità per il commercio internazionale, il crollo dei transiti marittimi dal Canale di Suez ha costretto le navi a circumnavigare l’Africa, con un aumento del 40% dei costi di trasporto e un allungamento dei tempi di consegna di 7-10 giorni.  A farne le spese è anche il comparto agroalimentare italiano, con oltre 6 miliardi di euro di export verso i mercati asiatici a rischio.

Lo studio ISMEA “Gli scambi agroalimentari italiani con l’Asia e la crisi del canale di Suez” mette in luce la complessità della situazione. L’Italia, infatti, è il quinto esportatore di prodotti agricoli e alimentari verso l’Asia, con un valore che nel 2022 ha raggiunto i 6 miliardi di euro, pari al 10% del totale export del settore.

Tra i prodotti più colpiti ci sono i vini, la pasta, il pomodoro trasformato, i formaggi e la frutta, in particolare mele e kiwi. Questi prodotti, che rappresentano l’eccellenza del made in Italy, potrebbero vedere ridimensionata la loro presenza sui mercati asiatici a causa dell’allungamento dei tempi di consegna e dell’aumento dei costi di trasporto.

Il Giappone, primo cliente asiatico dell’Italia con quasi 2 miliardi di euro di acquisti nel 2022, è seguito da Cina, Corea del Sud e Arabia Saudita. La crisi del Canale di Suez, però, rischia di ridisegnare la geografia del commercio internazionale, con possibili ricadute negative anche per questi importanti mercati.

Oltre all’export, a rischio c’è anche l’import di materie prime e semilavorati dall’Asia, che potrebbe generare un rallentamento della produzione dell’industria alimentare nazionale e incidere sulle catene globali del valore.

Lo studio ISMEA evidenzia la necessità di trovare soluzioni alternative per il trasporto delle merci, come la diversificazione delle rotte e l’utilizzo di altri canali, come il trasporto ferroviario.

Inoltre, è importante rafforzare la collaborazione con i paesi asiatici per individuare nuove opportunità commerciali e per mitigare gli effetti negativi della crisi.

Necessaria anche l’attenzione del Governo nazionale affinché intervenga per supportare le imprese del settore agroalimentare e per tutelare il made in Italy sui mercati asiatici. In gioco c’è un comparto strategico per l’economia del paese, che non può essere lasciato solo ad affrontare una crisi di portata globale.

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