Nel 2023 il carrello della spesa degli italiani si conferma più oneroso, ma anche più leggero, con volumi di acquisto in flessione per quasi tutte le categorie e prezzi sensibilmente più elevati. Secondo gli ultimi dati dell‘Osservatorio sui consumi alimentari ISMEA-NielsenIQ, la spesa delle famiglie italiane per gli acquisti di generi alimentari e bevande ha fatto segnare, su base annua, un incremento record dell’8,1% (+8,4% il food, +5,3% il beverage).

Come cambia lo scontrino

Aumenta la spesa per tutti i comparti alimentari. In particolare, cresce la spesa per le uova (+14,1%), per i comparti di latte e derivati (+11,7%) e dei derivati dei cereali (+11,7%). Importanti anche gli incrementi di spesa per le carni (+6,7%). Tra i confezionati aumenta la quota di prodotto a marchio del distributore che a dicembre 2023, secondo un’indagine NielsenIQ, arriva a coprire oltre il 33% dei prodotti cosiddetti di Largo Consumo Confezionato (LCC).

I prodotti lattiero-caseari

Gli aumenti della spesa per i prodotti lattiero-caseari (+11,7%), sono sostenuti principalmente dal +14,9% del latte UHT, cui si affiancano incrementi di spesa compresi tra il 12% e il 13% per tutti i formaggi. Nel complesso, i volumi del comparto restano stabili con un leggero cedimento cui si sottraggono solo i formaggi duri, che insieme allo yogurt e al latte UHT riescono anzi a registrare un incremento dei quantitativi acquistati. Ancora una volta si conferma una certa resilienza per questi prodotti per i quali l’aumento dei prezzi peraltro piuttosto sostenuto (tra il 9,9% dei duri e il 14,4% del latte UHT) non ha di fatto scoraggiato i consumi.

In particolare, nell’ultimo trimestre dell’anno per questo comparto si evidenzia una ripresa degli acquisti in volume favorita, in parte, da una maggior pressione promozionale che ha determinato un ridimensionamento dei prezzi medi.

Il latte fresco

Il latte fresco continua a perdere consumatori affezionati proseguendo il percorso flessivo oramai in atto da anni: nel 2023 perde ancora oltre il 4% dei volumi con prezzi rivalutati del 10% rispetto al 2022. Questa referenza un tempo regina del comparto, viene oggi quasi triplicata dal “latte a lunga conservazione”, il quale, pur con prezzi unitari più contenuti e un incremento di prezzo superiore (+14,4%), arriva a pesare il 13% sullo scontrino annuo dedicato ai prodotti lattiero caseari.

Le carni fresche

Si affievolisce nel quarto trimestre la spinta inflattiva per le carni, la cui spesa cresce nel 2023 complessivamente del 6,7% rispetto all’anno precedente, leggermente meno della media del carrello agroalimentare. A trainare la crescita dei fatturati sono sempre le referenze avicole per le quali, a fronte di maggiori volumi acquistati (+5,3%), il valore della spesa aumenta del 7,4%. Per questa categoria va evidenziato un crescente interesse dei consumatori dimostrato dall’incremento dei volumi, con una crescita dei prezzi (+2%) che appare al momento inferiore a quella rilevata sugli altri prodotti. Va evidenziato, tuttavia, che il confronto viene fatto con un anno, il 2022, in cui i prezzi erano cresciuti in misura superiore alla norma.

Significativo anche l’incremento della spesa per le altre carni (+6,5 le bovine e +5,5% le suine), con volumi che, se nel primo caso possono dirsi in tenuta (+0,6%), per le suine sono in flessione. Per queste ultime si evidenzia però una crescita dei prezzi medi superiore alla media (+8,8%) favorita dalla scarsa disponibilità in ambito europeo per focolai di peste suina africana (PSA) che ne limita le importazioni.

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