Oggi si è svolta l’Assemblea alla Camera dei Deputati della I Commissione (Affari costituzionali) (seduta n. 574) il cui ordine del giorno aveva in programma la discussione della proposta di legge costituzionale “Modifiche agli articoli 9 e 41 della Costituzione in materia di tutela dell’ambiente” (Approvata, in un testo unificato, in prima deliberazione, dal Senato) (A.C. 3156​); e delle abbinate proposte di legge costituzionale: Brambilla; Paolo Russo; Del Barba ed altri; Prestigiacomo e Gelmini; Meloni ed altri; Muroni; d’iniziativa del Consiglio regionale del Veneto; Sarli ed altri; Pezzopane ed altri; Cunial ed altri (A.C. 15​-143​-240​-2124​-2150​-2174​-2315​-2838​-2914​-3181​).

Di seguito riportiamo per esteso il resoconto in corso di seduta.

Interviene la deputata Valentina Corneli: Come relatrice della proposta di riforma costituzionale vorrei richiamare l’attenzione dei colleghi sul fatto che, se riusciamo a portarla in porto, poniamo una pietra miliare sulla storia del nostro Paese, perché introduciamo in maniera formale e in maniera inequivoca all’interno della nostra Carta costituzionale che è necessario preservare e tutelare l’ambiente e gli animali. Sappiamo benissimo che una delle grandi parole assenti nella nostra Carta costituzionale era proprio l’ambiente a causa della ovvia scarsa sensibilità ecologica che c’era ai tempi delle Costituzioni del dopoguerra, però sappiamo anche che nel tempo questa sensibilità è emersa, è accresciuta, e quindi si è dovuto fare uno sforzo ermeneutico – lo ha dovuto fare la dottrina, lo ha dovuto fare la giurisprudenza costituzionale – per rintracciare, a Costituzione invariata, dei principi, degli appigli a cui aggrappare questa necessità di tutelare l’ambiente.

Si è fatto attraverso gli articoli 9, 32 e 44 della Costituzione, però in una prima fase si trattava di una tutela ambientale di stampo marcatamente antropocentrico; quindi sostanzialmente si tutelava l’ambiente nei suoi aspetti estetici e paesaggistici come corollario del diritto alla salute o come bene assoggettabile a sfruttamento economico, non l’ambiente in sé, come bene di rango primario. Però poi, effettivamente, è subentrata tutta una soft law, che veniva dall’ordinamento internazionale, che sempre di più invece poneva l’attenzione sull’ambiente in sé, sulla necessità di responsabilizzare chi inquinava, quindi il principio chi inquina paga, la responsabilizzazione sostanzialmente generale del fatto che il pianeta è nostra responsabilità, e il principio di solidarietà intergenerazionale, cioè il fatto che le scelte che noi facciamo oggi poi hanno conseguenze su chi verrà dopo di noi.

Si è sviluppata quindi poi sostanzialmente una normativa molto più forte, molto più innovativa, molto più progressista a livello internazionale e a livello eurounitario che ha influenzato anche l’ordinamento interno, e quindi anche il baricentro della giurisprudenza costituzionale si è spostato. Però torniamo lì: la nostra Costituzione rimane priva di questo principio, fino ad ora è priva di questo principio. Quindi noi dobbiamo intervenire sostanzialmente con questa riforma perseguendo tre obiettivi. Un obiettivo di adeguamento, proprio per adeguare l’ordinamento nazionale, di cui la Costituzione è caposaldo, all’ordinamento internazionale ed eurounitario. Penso, in particolare, all’articolo 37 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea o penso all’articolo 191 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, e penso anche al fatto che l’Italia è una delle pochissime eccezioni tra i 27 Paesi europei e anche a livello mondiale. Siamo stati fino ad ora purtroppo un cattivo esempio da questo punto di vista. C’è poi un obiettivo di consolidamento, perché, come abbiamo detto, l’orientamento giurisprudenziale si è consolidato anche in questo senso, riconoscendo l’ambiente come un bene di rango primario, quindi assoluto e indisponibile. C’è poi, non meno importante sicuramente, un obiettivo di progresso, perché, nel momento in cui si va a colmare una lacuna che non è solo una mera lacuna ordinamentale, una mera lacuna normativa, ma è una lacuna di principio, una lacuna valoriale, andiamo a porre le basi per uno sviluppo ordinamentale che è sicuramente importante. Penso, ad esempio, alla tutela degli animali, come vogliamo tutelarli e rendere poi effettivamente più incisiva la normativa che riguarda la difesa nei confronti dello sfruttamento, del maltrattamento, dell’uccisione, della violenza. Ponendo in Costituzione il principio, sicuramente spianiamo la strada anche ad una normativa più incisiva in questo senso. Oppure penso all’articolo 41, alla libertà di iniziativa economica privata: nel momento in cui si va ad introdurre, più che ad introdurre si va ad allargare lo spettro dei limiti, quindi introducendo il limite del danno alla salute, il danno ambientale, si va chiaramente, se non a eradicare, quantomeno a erodere un principio di stampo fortemente liberista, l’economia che non guarda in faccia a nessuno.

Sono recenti le parole del professor Parisi, che ci diceva come il PIL non poteva essere un criterio unico per valutare la crescita perché non è un buon criterio, perché ci dà la misura della crescita in termini di quantità, ma non in termini di qualità; e, se non invertiamo la rotta, se non apriamo la strada ad uno sviluppo che sia diverso, che sia sostenibile, che sia di qualità, allora, come ci spiegava il professor Parisi, premio Nobel per la fisica, il futuro sarà molto triste. Noi non vogliamo un futuro triste e quindi dobbiamo intervenire, dobbiamo farlo oggi e dobbiamo farlo con questa riforma, che poi sostanzialmente si tratta solo di tre articoli. Un primo articolo che va a modificare l’articolo 9, introducendo la necessità di tutelare e preservare l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni, quindi sottolineando questo aspetto importante di solidarietà intergenerazionale, e di tutelare gli animali con riserva di legge statale, che ne disciplini le forme e i modi.

C’è un secondo articolo poi, invece, che interviene sull’articolo 41, e quindi premette ai limiti che già esistevano alla libera iniziativa economica privata il limite del danno alla salute e all’ambiente, oltre chiaramente poi ai limiti che già esistevano, che erano la sicurezza, la libertà e la dignità umana. Si modifica poi il terzo comma dell’articolo 41, affermando che l’attività economica può essere indirizzata e coordinata non solo a fini sociali, ma anche a fini ambientali, e infine c’è una clausola di salvaguardia che riguarda la tutela degli animali, e in particolare la competenza, che deve essere in qualche modo preservata, di regioni a statuto speciale e province di Trento e Bolzano.

Interviene anche il deputato Stefano Ceccanti (PD): Il disegno di legge costituzionale di cui discutiamo oggi è stato approvato dal Senato della Repubblica in prima deliberazione nella seduta del 9 giugno 2021 con 224 voti favorevoli, nessuno contrario e 23 astensioni. Il suo obiettivo è quello di conferire dignità costituzionale esplicita alla tutela dell’ambiente e degli animali, come ha già sostenuto precedentemente la relatrice. In questo modo si vuole conferire un solido ancoraggio ulteriore rispetto alla menzione della tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali previsto dall’articolo 117, secondo comma, della Costituzione, a partire dalla revisione del Titolo V del 2001. Nel caso italiano, infatti, la tutela normativa dell’ambiente non trova espressi riferimenti, se non in diversi e molteplici interventi normativi di rango primario e secondario, a differenza di molti Paesi che hanno introdotto già da tempo specifiche disposizioni costituzionali.

Lo hanno fatto sin dall’inizio tutti quelli della terza ondata democratica iniziata negli anni Settanta, ma lo hanno anche fatto, con revisione costituzionale, anche democrazie consolidate, come Francia e Germania. Si parla di costituzionalismo ambientale finalizzato a comprendere il complesso rapporto tra individuo, comunità e territorio nel difficile bilanciamento dei nuovi diritti.

È ben noto come la popolazione mondiale sia aumentata notevolmente, fino quasi a raggiungere 8 miliardi ma, nel frattempo, le risorse sono diminuite; al tempo stesso, il cambiamento climatico e l’inquinamento sono tematiche che non possono essere tralasciate, se si considera l’impatto determinante che hanno sulla coesione sociale. La tutela degli ambienti, degli ecosistemi e della biodiversità, oltre a essere strettamente connessa con il tema della salute, costituisce un diritto intragenerazionale e intergenerazionale. Nel primo caso, è il diritto fondamentale che spetta al singolo, ma che, al tempo stesso, implica una responsabilità individuale nei confronti della collettività; nel secondo caso, invece, rappresenta un dovere delle generazioni presenti e un diritto delle generazioni future. In questo modo si compie un passo in avanti rispetto a quanto già innovato con la giurisprudenza costituzionale, ma anche ordinaria, che ha introdotto, attraverso un’interpretazione estensiva del testo costituzionale, ulteriori diritti rispetto a quelli da esso espressamente previsti, tra cui il diritto all’ambiente salubre, tratto dalla tutela del paesaggio. Difatti, sin dalla sentenza n. 641 del 1987, relativa alla protezione dell’ambiente come valore costituzionale primario, la Corte costituzionale ha riconosciuto l’ambiente come un bene giuridico, in quanto riconosciuto e tutelato da norme e protetto “come elemento determinativo della qualità della vita”. “La sua protezione – prosegue la Corte in questa sentenza – non persegue astratte finalità naturalistiche o estetizzanti, ma esprimere l’esigenza di un habitat naturale nel quale l’uomo vive e agisce e che è necessario alla collettività e, per essa, ai cittadini, secondo valori largamente sentiti; è imposta anzitutto da precetti costituzionali (articoli 9 e 32), per cui esso assurge a valore primario e assoluto”.

Nonostante la lungimiranza dei padri costituenti, fino a oggi il diritto all’ambiente non ha trovato espressa menzione nella Costituzione, questo perché all’epoca – come ha già sostenuto la relatrice – non vi era particolare attenzione al tema, sia in considerazione della tipologia di economia prevalentemente agricola su cui si basava l’Italia, sia per la scarsa attenzione ai fenomeni dell’inquinamento, del cambiamento climatico e degli effetti che si ingenerano sul pianeta e sugli esseri umani. Oggi, il contesto nazionale e internazionale è cambiato, comportando l’inserimento dell’ambiente tra i diritti inviolabili della persona umana, in ragione della sua natura multidimensionale. In questo modo, tale diritto può trovare declinazione in diverse forme, dalla tutela del paesaggio e del suolo al diritto a vivere in un ambiente salubre.

È doveroso ricordare come la Costituzione italiana poggia le proprie fondamenta su alcuni princìpi, tra cui quello del pluralismo politico, territoriale, linguistico e religioso; in questo modo si va oltre la concezione individualista tipica del liberalismo classico, ma il singolo è da considerarsi al centro di un rapporto di tipo relazionale con le diverse formazioni sociali con cui si interfaccia. È per tale ragione che il diritto all’ambiente, da intendersi come diritto inviolabile della persona umana, deve trovare adeguata considerazione, sia come dovere di solidarietà sociale ed economica a favore delle generazioni future, per preservare le condizioni necessarie per la sopravvivenza, sia come diritto fondamentale, giacché può incidere sul pieno sviluppo della personalità di ogni individuo.

Proprio in tale senso, con la modifica all’articolo 9, non solo il legislatore decide di novellare uno dei principi fondamentali della Costituzione, mai oggetto di modifica sin dal 1948, ma soprattutto introduce un concetto di portata epocale, attraverso la dicitura: “interesse delle future generazioni”. La riforma in itinere si palesa ancora più importante non solo in ragione degli evidenti effetti catastrofici dell’inquinamento e del cambiamento climatico, peraltro a gran voce evidenziati dagli attivisti e dagli scienziati, ma altresì in considerazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, il cui testo definitivo è stato trasmesso dal Governo alla Commissione europea il 30 aprile 2021.

Proprio il tema dell’ambiente costituisce una delle macro-aree che prevede che siano destinate cospicue risorse alla tutela del territorio e della risorse idriche, all’economia circolare, alla rigenerazione urbana e housing sociale, al superbonus 110 per cento e alle infrastrutture per la mobilità sostenibile. Come dichiarato dalla capogruppo al Senato del Partito Democratico, Simona Malpezzi, è una riforma importante per le future generazioni e assume un valore ancora più rilevante nel corso di una pandemia, che farà da spartiacque nel nostro stile di vita, e nel momento in cui l’Unione europea assume obiettivi ancora più ambiziosi nel contrasto ai cambiamenti climatici. Il senatore Parrini, in occasione della seduta del Senato dell’8 giugno 2021, ha evidenziato come vi siano dei momenti e degli argomenti rispetto ai quali è necessario che si realizzino un raccordo e un allineamento tra la Costituzione scritta e la Costituzione vivente. “Noi ammettiamo – proseguiva Parrini – che nella coscienza pubblica si siano fatti da tempo molti passi in avanti in termini di attenzione nei confronti delle questioni ambientali, ma sappiamo che è venuto il momento di fare quell’allineamento di cui dicevo”. “Considero fondamentale il riferimento al fatto che si operi nell’interesse delle future generazioni. Quel detto abusatissimo ma che non posso fare a meno di citare anche oggi, ossia che il nostro pianeta e il nostro ambiente li abbiamo non ereditati dai padri, ma ricevuti in prestito dai nostri figli, è vero e doveva avere una sanzione nel testo costituzionale”.

Due ultime necessarie precisazioni, anzi, tre, in conclusione. La prima, politico culturale: con la revisione di oggi ci si inserisce in una visione ambientalista positiva, coniugata con lo sviluppo economico e sociale, senza concessioni a teorie sempliciste e di decrescita felice, all’idea di tirare costantemente il freno di emergenza a un treno che deve, invece, muoversi nella logica del PNRR. Non sono, quindi, norme per l’inazione economico sociale, ma di garanzia e di equilibrio.

La seconda osservazione è costituzionale, nel momento in cui incidiamo per la prima volta sui primi dodici articoli: anche le norme relative ai princìpi fondamentali non sono sacre e immutabili, sono scritte allo scopo di non tornare indietro nella tutela dei diritti, ma niente impedisce che puntuali revisioni incrementali consentano, invece, di andare avanti, esattamente come quella odierna.

Un’ultima considerazione: noi non pensiamo di essere dei giganti, operando sul testo della prima parte della Costituzione, scritta, invece, sì, da giganti; noi siamo nani sulle spalle dei giganti, per riferirsi a una celebre metafora; siamo nani sulle spalle di giganti e abbiamo, come nostra responsabilità specifica, quella di cogliere le novità del tempo e di fare delle cose che all’epoca i giganti non potevano fare, perché ancora non in grado per le condizioni dell’epoca. Ma continuiamo a pensare di essere noi i nani e loro i giganti.

Interviene Davide Galatino (FDI): Oggi, parliamo della riforma dell’articolo 9 della Costituzione per introdurre un elemento fondamentale: la tutela dell’ambiente e degli ecosistemi. Presidente, Fratelli d’Italia è un partito che ama la patria e uno dei motivi che mi hanno spinto a entrare in questa famiglia è proprio l’amore che si respira in questo gruppo per la nostra patria e quando si ama la patria si ama tutta la terra che ci hanno lasciato le generazioni passate; questo per dire che il tema dell’ambiente è nel DNA di ogni singolo componente di questo gruppo e lo affrontiamo ogni giorno con passione e con dedizione. Noi non abbiamo le stelle nel nostro simbolo, per poi fare esattamente il contrario di ciò che quelle stelle rappresentano, preferiamo badare alle cose concrete e, proprio per questo, andiamo in punta di piedi quando affrontiamo un provvedimento come quello di oggi all’esame di questa Assemblea, perché non basta introdurre una modifica in Costituzione e poi pensare di poter stare tranquilli. Quando, per esempio, si è introdotto il taglio dei parlamentari tutti abbiamo esultato per essere riusciti finalmente a fare quello che volevano i cittadini e cioè mandare a casa un po’ di politici e questa non mi sembra una grande motivazione. Allora, Presidente, manca un anno e mezzo alla fine della legislatura e ancora non sappiamo come funzionerà il nuovo Parlamento, di conseguenza, è bene riflettere prima di cambiare una virgola a quella che può essere definita la Costituzione più bella del mondo.

Non dobbiamo riempirci la bocca di slogan per dire che abbiamo inserito la tutela dell’ambiente in Costituzione e tutto finisce lì, perché poi occorrono politiche concrete, affinché possano effettivamente materializzarsi nelle azioni le tutele ambientali vere e proprie di cui stiamo parlando. Quante volte ci fermiamo ad ammirare i paesaggi della nostra nazione e, non me ne vogliano i colleghi se in questo momento mi viene in mente la Puglia, con i suoi colori, con i suoi sapori e con i suoi paesaggi incontaminati, quando parliamo di tutela dell’ambiente pensiamo a tutto ciò che l’uomo nei tempi ha creato, a quelli che ci hanno preceduto con il loro lavoro, modificando l’ambiente a propria immagine, e lo hanno reso quello che è oggi, contribuendo alla bellezza della nostra nazione, in Puglia come in tutta Italia.

Ed è importante questo punto, perché la tutela dell’ambiente passa attraverso un’armonizzazione con l’uomo e con le sue attività, senza violare le abitudini che mutano nel tempo. La tutela dell’ambiente da alcuni viene radicalizzata, pensando che non si dovrebbe toccare niente di ciò che comprende la natura; questo, però, non è il nostro atteggiamento, perché è ovvio che il mondo si evolve e noi con esso. Di conseguenza, dobbiamo trovare il modo di convivere con l’ambiente, tenendo in considerazione anche le nostre necessità. Allora, se da una parte l’introduzione della tutela ambientale, della biodiversità e degli ecosistemi ci trova pienamente d’accordo, dall’altra abbiamo il timore che questo possa portarci a dover interpretare ogni volta quale sia la priorità di applicazione. Faccio un esempio: c’è da costruire un’infrastruttura per rendere più sicuro un luogo o un’infrastruttura per rendere più agevole il raggiungimento di quel luogo, creare dei benefici per gli abitanti.

Cosa facciamo? Cosa scegliamo? Perché spesso ci siamo trovati di fronte a situazioni di questo tipo; anche in questa legislatura abbiamo acceso infinite discussioni politiche che hanno anche causato crisi di Governo quando, in certi momenti, la priorità dovrebbe essere un miglioramento della qualità della vita o anche delle attività produttive. Allora, attenzione perché anche nella parte finale di quel comma, dove la legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali, noi riteniamo superfluo aver introdotto questa frase perché, di fatto, la tutela degli animali è già contemplata nel nostro ordinamento giuridico e l’Italia è uno dei Paesi più restrittivo da questo punto di vista. Le nostre norme sono specifiche. Nessuno ci può fare lezioni su come deve avvenire la tutela degli animali. Cerco di essere più chiaro per ribadire, come hanno già fatto i miei colleghi del Senato, che noi non siamo contro la protezione degli animali, ma bisogna stare attenti a scrivere queste cose in Costituzione, perché dobbiamo tenere ben presente l’impatto che questo avrà su centinaia di attività economiche. Cosa accadrebbe, per esempio, se questa norma fosse scritta in questa maniera in Costituzione, per i nostri allevamenti e per i nostri prodotti di eccellenza agroalimentare? Pensiamo al classico ricorso alla Corte costituzionale perché, magari, si vogliono proteggere i suini allevati per la produzione dei prosciutti. Che facciamo smettiamo di produrre il prosciutto di Parma? Tanto per citare una delle nostre eccellenze italiane. Ecco perché ritengo che questo provvedimento lasci dei dubbi interpretativi, preoccupanti sul piano agricolo e, inoltre, non si capisce l’urgenza di impegnare l’Assemblea in un momento così delicato per il Paese e per la nostra economia. Ovvio che tutto è importante, ma ci sono delle priorità e noi oggi siamo chiamati a rispondere per il futuro delle prossime generazioni, invece stiamo parlando di tutela degli animali in un Paese che non è certo arretrato su questo tema. Penso al festival della carne di cane in Cina. Mi piacerebbe sapere che cosa pensano i colleghi a sinistra di quest’Aula del fatto che ogni anno migliaia di cani vengono torturati e uccisi con pratiche violente da uomini che mostrano il massimo della loro crudeltà. Sono animali che noi in Italia trattiamo come figli. Allora, concludo Presidente, ricordando che Fratelli d’Italia ha già presentato una proposta di legge costituzionale volta a riconoscere esplicitamente la tutela dell’ambiente tra i principi fondamentali della Repubblica, ma ricordiamo a noi stessi, anche con un certo orgoglio patriottico, che l’Italia, dal punto di vista ambientale e faunistico, è uno dei Paesi più virtuosi del mondo. Non basta la forma, occorre la sostanza in tema di tutela ambientale, occorrono politiche visionarie come, per esempio, un rinnovo dei mezzi pubblici, che non sono certo monopattini; immaginiamo se, solo qui a Roma, ogni cittadino andasse a lavoro in monopattino quante batterie dovremmo smaltire tra qualche anno. Dovremo investire in politiche energetiche su fonti rinnovabili, senza, magari, svendere l’idroelettrico agli stranieri; dovremmo fare educazione civica ambientale nelle scuole, investendo in professionalità e strutture e non con nuovi banchi a rotelle. Quindi, Presidente, io manifesto a nome del gruppo piena disponibilità al confronto, ma la maggioranza deve intraprendere una strada diversa che vada nella direzione delle azioni concrete.

Interviene il deputato Annagrazia Calabria (FI): Ogni Costituzione porta in sé, per propria natura, una superba ambizione, così si può chiamare, cioè l’ambizione della durata. Tuttavia, negli ultimi anni il progresso tecnologico ha portato in sé un mutamento di prospettiva, in particolare ad un cambiamento della valutazione del rapporto tra Costituzione e futuro. Se precedentemente, infatti, la riflessione riguardava esclusivamente il futuro delle costituzioni, in tempi più recenti il futuro è diventato una dimensione da preservare a livello costituzionale. Pertanto, la tutela dell’ambiente è il palcoscenico privilegiato sul quale misurare la capacità del diritto costituzionale di adeguarsi alla definizione ormai riconosciuta di sviluppo sostenibile, cioè quella contenuta nel rapporto delle Nazioni Unite del 1987. Lo sviluppo sostenibile è quello che incontra i bisogni del presente senza compromettere il bisogno delle generazioni future. Solo muovendo da questo principio, cari colleghi, possiamo guardare alla revisione ora in discussione. Infatti, con questa riforma, ci confrontiamo con uno dei tratti fondamentali del costituzionalismo: la ricerca di un equilibrio tra il cambiamento e la conservazione. È innegabile e incontrovertibile che oggi l’ambiente, inteso come biosfera e l’insieme degli ecosistemi, rappresenti, per la nostra comunità, un valore irrinunciabile, meritevole della più alta protezione. Siamo qui, dunque, per un lavoro, per così dire, di manutenzione molto importante, che prenda atto del cambiamento che la società ha vissuto in relazione a questi temi. Questa revisione ha, dunque, sia un valore certificativo per adeguare la Costituzione al sentire comune, sia un valore, per così dire, pedagogico per spingere quanti ancora non hanno compreso l’importanza di tale fattore ad esserne coscienti, sia un valore giuridico forte per permettere la difesa, in modo ancora più deciso, dell’ambiente contro eventuali leggi future che non ne tengano abbastanza in considerazione l’importanza, in qualità di principale fonte della nostra vita. L’ambiente, in questo senso, non può non comparire tra i principi fondamentali della Costituzione. La presente riforma, che prende atto, quindi, dell’importanza dell’ambiente e cita anche l’interesse delle generazioni future, è una riforma coraggiosa, in quanto pone l’Italia, finalmente, allo stesso livello di altri Paesi che hanno già a livello costituzionale alcune clausole di tutela dell’ambiente. Abbiamo iniziato quest’opera nel 2012 inserendo in Costituzione il termine sostenibilità e ora proseguiamo su questa strada pensando a una sostenibilità ben più importante di quella di bilancio, che riguarda la vita di tutti noi, dei nostri figli, dei nostri nipoti, ma che, attenzione bene, riguarda soprattutto noi. Perché non possono esserci politiche nazionali e internazionali dirette a implementare la responsabilità intergenerazionale senza corrispondenti politiche dirette a realizzare una responsabilità intra-generazionale. Il diritto all’ambiente, infatti, deve essere inteso come diritto alla razionale gestione delle risorse, alla salvaguardia delle biodiversità, al miglioramento delle condizioni naturali dell’aria, delle acque, del suolo e del territorio complessivo in tutte le sue componenti. Come anche qualche giorno fa Papa Francesco ha ricordato nell’udienza tenuta in occasione del G20 dei Parlamenti la scelta è fra che cosa conta e che cosa non conta, la scelta fra il continuare a ignorare le sofferenze dei più poveri è maltrattare la nostra casa comune, la terra, o impegnarci ad ogni livello per trasformare il nostro modo di agire – continuava dicendo – e così facendo compiere un viaggio di trasformazione e di azione fatto non tanto di parole ma, soprattutto, di azioni concrete e improcrastinabili.

Attualmente, lo stile di vita che conduciamo e lo sfruttamento dell’ambiente ad esso connesso va ben oltre, lo sappiamo bene, le possibilità del pianeta. Alcuni dati lo dimostrano. Pensiamo a quelli preoccupanti dell’Agenzia europea per l’ambiente che indicano l’Italia come il primo – il primo – Paese dell’Unione europea per morti prematuri da biossido di azoto nell’aria. Pensiamo all’ultimo rapporto ISPRA che ci dice come ogni anno circa 8 milioni di tonnellate di plastica finiscano nel mare, di cui il 7 per cento nel nostro mare Mediterraneo. Pensiamo ancora agli oltre 7 milioni di italiani che risiedono in territori vulnerabili, a quel milione che vive oggi, non domani, né in futuro, oggi, in aree a pericolosità da frana elevata. Il 10 per cento dei nostri cittadini è a rischio sanitario perché vive in aree contaminate che avrebbero urgente bisogno di bonifiche ambientali. Questo a conferma dell’estrema fragilità del nostro territorio. Abbiamo affrontato nei mesi scorsi, nel mese di luglio, nel “decreto Governance” del PNRR e semplificazioni il delicato tema del dissesto idrogeologico che deve essere curato non solo nell’interesse del futuro, ma anche per un interesse attuale alla salvaguardia della vita e delle condizioni di vita dei nostri cittadini. Tutela dell’ambiente, ricordiamolo, che può, peraltro, tradursi in minore spese. Pensiamo alla previsione delle catastrofi naturali: è meglio investire per la loro prevenzione poiché in questo modo si fornisce una migliore protezione della vita, delle proprietà, degli edifici e delle attività delle persone; lo si fa ad un costo, ovviamente, inferiore. Dunque, la sfida attuale è anche quella di costruire una società in grado di coniugare la tutela dell’ambiente allo sviluppo economico e allo sviluppo sociale.

La transizione dovrà avvenire nei tempi prestabiliti, ma tenendo conto delle implicazioni che un rapido cambiamento del modello di sviluppo, così come l’abbiamo conosciuto fino ad oggi, avrà inevitabilmente su una parte del mondo produttivo e dei lavoratori maggiormente coinvolti in quella obbligata, ma necessaria, riconversione.

Sotto questo aspetto, affinché la transizione sia realmente efficace, è indispensabile che gli aggiustamenti per la lotta al cambiamento climatico e la salvaguardia dell’ambiente siano equi e siano, soprattutto, giusti. Se la transizione ecologica significa nuove e anche straordinarie opportunità per ampi settori produttivi, inevitabilmente significa anche fortissimi svantaggi per quei settori e quei lavoratori che, invece, hanno meno alternative e, quindi, maggiori difficoltà ad adeguarsi al cambio di paradigma, in quanto operano in settori dove è molto più difficile la riconversione. Se dobbiamo vincere la scommessa di questo nuovo paradigma di sviluppo pienamente compatibile con la tutela dell’ambiente, cogliendo tutte le opportunità che questo nuovo modello offre, siamo certi che lo faremo senza lasciare indietro nessuno. Infatti la ripresa post-pandemia ci consentirà di conseguire tutti i nostri obiettivi ambientali e, al contempo, di aiutare le famiglie, di aiutare le imprese, onde evitare che i costi della riconversione cadano tutti su di loro. È opportuno ricordare che l’Italia ha destinato il 40 per cento delle risorse del PNRR per la transizione ecologica. In particolare, la seconda Missione del Piano si occupa di economia circolare, efficientamento energetico degli edifici, risorse idriche e inquinamento, includendo interventi migliorativi di gestione dei rifiuti, infrastrutture dedicate alla raccolta differenziata e impianti di trattamento. Dunque, colleghi, oggi iniziamo inserendo l’ambiente in Costituzione, per poi impegnarci a garantire che questi cambiamenti epocali avvengano nel modo giusto, saggio, intelligente. Forza Italia, come sempre, ci sarà e darà il suo contributo di pensiero, di ragionamento, di azione per vincere insieme la sfida centrale della nostra epoca.

Interviene il deputato Antonio Tasso (M-MAIE-PSI-FE): Oggi siamo a discutere sulle modifiche agli articoli 9 e 41 della Costituzione in materia di tutela dell’ambiente, che comprende anche una maggiore considerazione per il rispetto e la tutela degli animali. Quando si parla di ambiente e delle sue problematiche, mi viene sempre in mente che il mondo pare una locomotiva impazzita che sta andando a schiantarsi verso il muro e il cui macchinista, invece di frenare, come sarebbe logico, continua ad accelerare. D’altronde, anche il Presidente degli Stati Uniti Biden e il nostro Presidente del Consiglio Draghi, in occasione del recente “Forum delle maggiori economie sull’energia e il clima”, hanno dichiarato che – tradotto dal politically correct – si stanno facendo solo chiacchiere, mentre il mondo, con questo andazzo, farà fatica a superare la fine di questo secolo. È vero anche che il Piano nazionale di ripresa e resilienza, in ogni sua parte, in ogni sua Missione, di qualsiasi comparto si parli – economico, sociale, sanitario, di educazione e formazione – è costantemente proiettato alla tutela dell’ambiente e alla transizione ecologica.

Quindi, il fatto che si parli di tutela dell’ambiente, di animali è un elemento assolutamente positivo, che mi trova, unitamente al gruppo che rappresento, totalmente d’accordo sul fatto che sia indispensabile occuparsene, però l’approvazione di questo provvedimento non può essere – e, di fatto, non lo è – un punto di arrivo, ma un punto di partenza. Ed è proprio questo che, a mio parere, in passato non ha funzionato, perché un conto è riconoscere un principio fondamentale, un altro, invece, altra cosa è dargli attuazione. Non a caso, abbiamo una legge di tutela del suolo che giace abbandonata da anni, che è in attesa di promulgazione, per non parlare dell’acqua, che riteniamo un bene fondamentale, tant’è che, nel 2011, fu anche promosso un referendum che portò 26 milioni di italiani alle urne per chiedere, senza mezzi termini, che l’acqua restasse un bene di natura esclusivamente pubblica e che da essa non si traesse profitto. Beh, quella volontà popolare, ad oggi, non è stata rispettata. Mi pare paradossale – per utilizzare una terminologia rispettosa in quest’Aula – che i vari Governi succedutisi, di ogni colore, compresi i due precedenti all’attuale, che avevano anche a sostegno un partito che ha l’acqua rappresentata nel suo logo, ha cinque elementi, non abbiano fatto in modo che quel referendum non sia stato effettuato inutilmente, ma, al momento, purtroppo è così. Quindi, finora, io rilevo che sono stati visti molti buoni propositi, sono stati adottati tanti palliativi e poche soluzioni, azioni concrete. Ma questo non mi scoraggia, devo dire, e mi porta ad essere totalmente favorevole a queste modifiche, anche perché, in Italia, sono tante le situazioni in cui l’attenzione all’ambiente, con tutti gli ambiti afferenti, e l’attenzione all’iniziativa economica privata rispettosa della salute e dell’ambiente deve sempre essere molto alta. Noi non possiamo permetterci deroghe in questo senso, come, in effetti, poi, è avvenuto in passato.

E parlo con cognizione di causa su questo, vivendo in una zona che sta pagando uno scotto notevole dovuto all’industrializzazione del secolo scorso, spesso accompagnata da una consapevolezza ambientale scarsa o, oserei dire, nulla, che ha lasciato la pesante eredità di un sito contaminato, come è accaduto in altre parti del nostro Paese. Questa mancata osservanza delle normative o disattenzione verso di esse porta una zona – mi riferisco a quella di cui sono buon testimone – che viene conosciuta come Piana di Macchia, ai piedi del Gargano, tra le città di Manfredonia e Monte Sant’Angelo, dove la natura è stata, tra l’altro, molto generosa, donando uno splendido connubio fra vegetazione mediterranea, scogliera, mare cristallino, ad essere, ormai, condannata ad essere inutilizzata ed inutilizzabile, in quanto soggetta ad attività di bonifica dei terreni, delle falde del mare, che, forse, si protrarrà per i prossimi 15 anni, ed i risultati non sono ancora certi. Tutto questo derivato da una industria poco attenta all’ambiente, che ha pregiudicato lo sviluppo di quelle zone in altri versi.

Ecco, da questa esperienza che sto vivendo e dalla sofferenza che tutto questo causa alla popolazione che ha la sventura di viverla, viene fuori il convincimento che tutto ciò che normativamente può dar forza al rispetto per l’ambiente deve essere perseguito. Di questo ne sono pienamente convinto, l’ho dichiarato anche poc’anzi. E il controllo da esercitare sull’efficacia di queste leggi deve essere tale affinché quello che andremo ad approvare non sia l’ennesima operazione di maquillage o di semplice facciata, ma che ci porti a vincere una corsa che, in questo momento, purtroppo, stiamo perdendo.

In chiusura, Presidente, nel tempo residuo consentitomi, mi permetto due digressioni. La prima riguarda la piena solidarietà che desidero esprimere al gruppo sindacale della CGIL per il vile attacco alla sede di corso Italia a Roma e la ferma condanna di espressioni violente, di cui gli autori, che dubito si vergogneranno, dovranno pagare le conseguenze.

La seconda digressione, dal momento che siamo in clima elettorale, riguarda i funzionari che sono impegnati nell’espletamento delle mansioni in queste occasioni. Faccio mia la richiesta che mi arriva dai soggetti interessati e, quindi, rilevo l’opportunità di ripristinare quanto cassato con l’articolo 2, comma 30, della legge n. 244 del 2007 – quindi, la finanziaria 2008, in buona sostanza – in tema di compensi ai componenti delle commissioni e sottocommissioni circondariali in materia elettorale. La richiesta, a mio avviso, è motivata dal fatto di voler compensare l’impegno e la responsabilità connessi all’espletamento del mandato, che prevede veri e propri tour de force in occasione degli appuntamenti elettorali – e sottolineo il notevole impegno e la grande responsabilità -, che non vengono riconosciuti e, quindi, senza copertura retributiva, da parte di alcuni contratti di lavoro. Io sono certo che su questo vi sia una sperequazione in atto e, comunque, una lacuna che andrebbe colmata. È per questo che inoltrerò questa mia proposta agli uffici ministeriali competenti. Per il resto ho concluso e ringrazio per la parola concessa.

Non essendoci altri iscritti a parlare è stata dichiarata così chiusa la discussione sulle linee generali.

Replica infine il rappresentante del Governo Rossano Sasso, Sottosegretario di Stato per l’Istruzione: “Con la modifica dell’articolo 9 della Costituzione, il Parlamento intenda elevare a rango costituzionale la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi non può che trovare il consenso e assolutamente il parere favorevole del Governo”.

 

Il presidente della seduta Maria Edera Spadoni dichiara che il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

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Fonte: Camera dei Deputati