Nel 2019 l’UE ha adottato la cosiddetta Direttiva sulle pratiche commerciali sleali (UTP) nella fiera alimentare, che vieta 16 pratiche che possono avere effetti dannosi sugli attori più deboli della filiera, in particolare agricoltori e piccoli fornitori.

Ma a che punto è oggi la sua attuazione?

La Commissione europea ha pubblicato in questi giorni una relazione che risponde a questa domanda come parte del piano presentato lo scorso 15 marzo per rafforzare la posizione degli agricoltori nella filiera alimentare. Il documento sarà inoltre utilizzato per una valutazione più dettagliata dell’attuazione della direttiva che la Commissione presenterà nel 2025 e che potrebbe essere accompagnata da proposte legislative.

Una filiera frammentata

La filiera alimentare è caratterizzata da diversi gradi di concentrazione. Se oltre il 95% degli attori dell’industria alimentare e del commercio al dettaglio sono micro o piccole imprese, sul mercato predomina un piccolo numero di grandi aziende che agiscono come acquirenti. Al contrario, con 9,1 milioni di aziende agricole, il settore agricolo rimane altamente frammentato e la dimensione media di un’azienda agricola nell’UE è di 17,4 ettari.

Tempistiche

La direttiva è entrata in vigore il 1° maggio 2019 e imponeva agli Stati membri di recepirla nelle legislazioni nazionali entro il 1° maggio 2021. Entro dicembre 2022, tutti gli Stati membri avevano notificato il suo completo recepimento alla Commissione. In generale, l’applicazione della Direttiva sta guadagnando terreno e contribuirà a un livello sempre crescente di protezione degli agricoltori e dei fornitori più deboli.

Risultati principali

La grande maggioranza degli Stati membri ha adottato un livello di protezione più elevato, avvalendosi così della possibilità di adottare o mantenere norme nazionali che vanno oltre le pratiche vietate dalla direttiva. Le autorità di contrasto sono state designate in tutti i paesi dell’UE. Nel 2023 sono state aperte circa 1.500 indagini, di cui circa il 17% si è concluso con l’accertamento di un’infrazione sanzionata con una multa.

Le pratiche commerciali sleali più frequentemente rilevate sono state i ritardi di pagamento per prodotti agricoli e alimentari deperibili e non deperibili (50% e 13%), pagamenti non correlati a una transazione specifica (7%), pagamenti richiesti al fornitore per azioni di marketing (7 %) così come per lo stoccaggio, l’esposizione e l’inserimento in listino (7%). Circa il 41% delle pratiche sleali rilevate sono state individuate a livello di vendita al dettaglio (47% nel 2022), il 36% a livello di industria alimentare (27% nel 2022) e il 22% a livello di commercio all’ingrosso (25% nel 2022).

Il rapporto evidenzia anche le aree di miglioramento. La consapevolezza dell’esistenza di norme UE su questa importante questione è ancora troppo bassa (38% degli intervistati). Inoltre, un’ampia percentuale di intervistati (57%) non conosceva le autorità nazionali preposte all’applicazione della normativa.

Alla domanda sul perché non denunciassero una pratica commerciale sleale subita, gli intervistati hanno indicato principalmente il timore di qualche forma di ritorsione da parte dell’acquirente (30%), il fatto di considerarla una pratica comune nel settore (23%) o il ritenere che l’autorità pubblica di contrasto non sarebbe in grado di gestirlo (17%). Anche una corretta applicazione transfrontaliera incontra ancora troppi ostacoli.

Gli impegni della Commissione

Nell’ambito delle sue proposte per rafforzare la posizione degli agricoltori nella filiera alimentare, quest’anno la Commissione proporrà nuove norme sull’applicazione transfrontaliera della direttiva.

Sta poi istituendo l’Osservatorio della filiera agroalimentare dell’UE (AFCO) per aumentare la trasparenza sui prezzi, sulla struttura dei costi, sulla distribuzione dei margini e sul valore aggiunto nella catena di approvvigionamento. In secondo luogo, la Commissione proporrà modifiche mirate al regolamento che istituisce un’organizzazione comune dei mercati dei prodotti agricoli (OCM). Queste comprenderanno nuove norme sui contratti conclusi tra agricoltori e acquirenti e un rafforzamento delle organizzazioni di produttori per consentire agli agricoltori di cooperare e agire collettivamente in modo più efficace.

Pratiche commerciali sleali vietate a livello UE

Pratiche commerciali sleali vietate, in qualunque circostanza:

  • Pagamenti oltre i 30 giorni per prodotti agricoli ed alimentari deperibili
  • Pagamenti oltre i 60 giorni per i prodotti agroalimentari non deperibili
  • Annullamento con breve preavviso di ordini di prodotti agroalimentari deperibili
  • Modifiche contrattuali unilaterali da parte dell’acquirente
  • Pagamento per servizi non correlati
  • Rischio di perdita e deterioramento trasferito all’acquirente
  • Rifiuto della conferma scritta dei contratti di fornitura da parte dell’acquirente, nonostante la richiesta del fornitore
  • Uso improprio di segreti commerciali da parte dell’acquirente
  • Ritorsione commerciale da parte dell’acquirente
  • Trasferimento al fornitore dei costi per l’esame dei reclami dei clienti

Pratiche commerciali scorrette vietate solo se non preventivamente concordate in termini chiari ed inequivocabili tra le parti:

  • Restituzione degli invenduti al fornitore
  • Pagamento da parte del fornitore per l’immagazzinamento, l’esposizione, l’inserimento in listino
  • Pagamento da parte del fornitore per la promozione
  • Pagamento da parte del fornitore per la pubblicità
  • Pagamento da parte del fornitore per il marketing
  • Pagamento da parte del fornitore per il personale dell’acquirente incaricato di organizzare gli spazi destinati alla vendita del prodotto