Via libera del Parlamento europeo alla proposta di legge sul ripristino della natura, anche se con alcuni emendamenti rispetto al testo proposto dalla Commissione grazie ai quali è stata stabilita l’esclusione dell’agricoltura dall’ambito di applicazione della legge. I deputati riuniti in plenaria a Strasburgo hanno deciso di allinearsi alla posizione del Consiglio e di respingere il pieno rifiuto della proposta della Commissione. 

Dopo il dibattito di martedì, il Parlamento europeo ha approvato ieri (12 luglio 2023) la sua posizione sulla Nature Restoration Law, ovvero il regolamento presentato il 22 giugno 2022 dalla Commissione europea per contribuire al recupero delle aree naturali danneggiate dell’UE e per raggiungere gli obiettivi dell’UE in materia di clima e biodiversità.

La proposta emendata è passata con 336 voti a favore, 300 contrari e 13 astensioni. La mozione per respingere in toto la proposta della Commissione non è stata approvata, anche se con un margine molto scarso (312 voti a favore, 324 contrari e 12 astensioni).

Il testo votato dall’Eurocamera si avvicina all’accordo di giugno del Consiglio UE sull’Ambiente ed è frutto dell’approvazione di diversi emendamenti.

Con gli emendamenti il Parlamento europeo ha escluso l’agricoltura dall’applicazione del regolamento votando l’esclusione degli ecosistemi agricoli, l’eliminazione dell’obiettivo di riduzione del 10% della superficie agricola produttiva, la richiesta di utilizzare fondi esterni alla Politica agricola Comune (Pac) per la copertura dei deficit di finanziamento e introducendo il riferimento al rispetto de principio di reciprocità per i prodotti importati.

Secondo la Commissione, la nuova legge apporterebbe notevoli benefici economici, in quanto ogni euro investito si tradurrebbe in almeno 8 euro di benefici. I deputati chiedono che, entro il 2030, l’UE adotti misure per il ripristino della natura che coinvolgano almeno il 20% delle sue aree terrestri e marine.

I deputati sottolineano che il ripristino degli ecosistemi è fondamentale per combattere il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità e riduce i rischi per la sicurezza alimentare. Inoltre, evidenziano che la proposta di legge non impone la creazione di nuove aree protette nell’UE né blocca la costruzione di nuove infrastrutture per l’energia rinnovabile. E’ stato approvato un nuovo articolo che sottolinea come tali impianti siano in larga misura di interesse pubblico.

Il Parlamento sottolinea che la nuova legge deve contribuire al conseguimento degli impegni internazionali dell’UE, in particolare quelli indicati nel quadro globale sulla biodiversità delle Nazioni Unite di Kunming-Montreal. I deputati sostengono la proposta della Commissione di attuare, entro il 2030, misure di ripristino della natura coinvolgenti almeno il 20% di tutte le aree terrestri e marine dell’UE.

Il Parlamento propone che la normativa si applichi solo una volta che la Commissione avrà fornito dati sulle condizioni necessarie per garantire la sicurezza alimentare a lungo termine e dopo che i Paesi dell’UE avranno quantificato le aeree da ripristinare per raggiungere gli obiettivi per ogni tipo di habitat. Il Parlamento vuole anche introdurre la possibilità di rinviare gli obiettivi di ripristino in caso di conseguenze socioeconomiche eccezionali.

Entro 12 mesi dall’entrata in vigore del regolamento, la Commissione dovrà valutare l’eventuale divario tra le esigenze finanziarie del ripristino e i finanziamenti UE disponibili e studiare soluzioni per colmare tale divario, in particolare attraverso un apposito strumento UE.

I commenti 

Filiera Italia –Alla fine, tramite emendamenti sono stati apportati notevoli miglioramenti sui punti più critici da noi sin dall’inizio segnalati nella proposta di regolamento per il ripristino della natura” ha detto Luigi Scordamaglia, amministratore delegato di FIliera Italia, commentando il voto del Parlamento europeo. “Ma rimane un parlamento di fatto spaccato in due (il rigetto non è passato) che porterà al trilogo una posizione di Timmermans fortemente indebolita e che suggerisce un’urgente necessità di ripensare complessivamente la proposta”.

L’abbiamo già detto – prosegue l’amministratore delegato – la salvaguardia del territorio e della biodiversità si fa con la lotta all’omologazione delle produzioni e non smantellando filiere produttive essenziali. Bene comunque che nonostante il mancato rigetto, che sarebbe stata la scelta più razionale, sia passata la linea da noi fortemente sostenuta di tutela della produzione agroalimentare attraverso gli emendamenti.”

CIA –Preoccupano ancora alcuni vuoti normativi, i troppi ostacoli burocratici posti ai singoli Paesi e le rinviate disposizioni sul finanziamento, ma prendiamo atto dell’attenzione da parte del Parlamento Ue alle istanze dell’agricoltura, escludendola, con la cancellazione dell’articolo 9, dall’applicazione della legge sul ripristino della natura.” Commenta, così, il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, il voto di ieri. Sotto i riflettori di Cia l’accantonamento del 10% per il ripristino della natura, non più vincolante per ogni singolo Stato membro, ma collettivo per l’Europa e l’istituzione del fondo per l’attuazione delle misure perché non ricada, alla fine, sui singoli Paesi e i suoi comparti chiave. Non meno rilevante, infatti, è la valutazione d’impatto che vede l’Italia quinto Paese contribuente con un impegno di spesa pari a 261 milioni di euro, rispetto alla Francia, al primo posto con circa 2 miliardi.

Coldiretti –Il Parlamento Europeo salva l’agricoltura nell’applicazione della proposta di regolamento sul Ripristino della natura votando l’esclusione degli ecosistemi agricoli come richiesto da Coldiretti a tutti i livelli.” E’ quanto afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nell’esprimere soddisfazione per l’approvazione degli emendamenti. “Si tratta della conferma dei numerosi dubbi posti da diversi Paesi e molti eurodeputati, ai quali va il ringraziamento della Coldiretti, su una proposta che, così come formulata dalla Commissione andrebbe a penalizzare il settore agricolo portando una pesante riduzione del potenziale produttivo, con un conseguente e significativo aumento delle importazioni di prodotti dannosi per il consumatore e per l’ambiente da Paesi terzi. Occorre ora che la Commissione europea valuti a fondo gli  “effetti collaterali” della sua proposta.

Copagri – “Pur condividendo pienamente gli obiettivi alla base della normativa comunitaria per la tutela della biodiversità, che mirano fra l’altro a invertire il preoccupante calo delle popolazioni di impollinatori, che come noto sono degli ‘indicatori’ naturali dell’inquinamento ambientale e dai quali dipende gran parte delle produzioni agricole, non possiamo mancare di ricordare i possibili rischi legati all’impatto di un simile provvedimento sull’agricoltura e, in particolare, sulle superfici agricole, dalle quali la tutela della biodiversità non può assolutamente prescindere”. Lo ha sottolineato il presidente della Copagri Tommaso Battista. Guardiamo quindi con favore alla cancellazione dell’articolo 9 del testo, tra quelli di maggiore interesse per il comparto primario in quanto prevedeva il ripristino degli ecosistemi agricoli, con cui sembrerebbe si vada di fatto a escludere i produttori agricoli dall’ambito di applicazione del testo. In ogni caso dopo l’entrata in vigore del regolamento, gli Stati membri avranno due anni di tempo per presentare alla Commissione UE un ‘Piano nazionale di restaurazione’, nel quale declinare autonomamente le azioni da mettere in campo in base alle singole realtà delle nazioni e al livello di deterioramento dei loro ecosistemi, tenendo ben presenti le numerose differenze in essere relative ai diversi assetti produttivi del tessuto economico nazionale”.

Confagricoltura – “Al di là dell’esito del voto odierno, il messaggio lanciato dal Parlamento europeo non va fatto cadere. Occorre imboccare una strada diversa da quella proposta dalla Commissione per una maggiore sostenibilità ambientale e una più rigorosa protezione delle risorse naturali”. E’ il commento del presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, sull’esito del voto. “Gli obiettivi da conseguire sono fuori discussione, ma non possono essere perseguiti secondo le indicazioni della Commissione basate su vincoli e divieti, senza considerare inoltre le differenze degli assetti produttivi a livello nazionale”.

Prossime tappe

Il Parlamento è ora pronto ad avviare i negoziati con il Consiglio UE sul testo definitivo della legge.