Il settore dei piccoli ruminanti occupa una nicchia nell’industria zootecnica italiana, rappresentando circa l’1,3% della produzione agricola totale. Tuttavia, a livello globale, gli allevamenti italiani di piccoli ruminanti si distinguono per il loro sviluppo commerciale e tecnico, oltre che per la qualità dei propri prodotti (es. formaggio di pecora a Denominazione di Origine Protetta, Pecorino Romano) (Pulina et al., 2018).

Inoltre, questo settore ha storicamente svolto un ruolo sociale e ambientale importante, soprattutto negli ambienti alpini e nelle regioni di produzione dove gli allevamenti sono più concentrati. In Italia ci sono circa 6,1 milioni di pecore distribuiti in 83.000 allevamenti e 1 milioni di capre distribuiti in 52.000 allevamenti (Banca Dati Nazionale – NDB al 30 giugno 2022), per lo più concentrati nelle regioni centro-meridionali dove la rilevanza economica del settore è più marcata.

Tra i fattori che minacciano la sostenibilità di questo settore troviamo le infezioni da elminti gastrointestinali a causa della loro ubiquità, specialmente in sistemi basati sul pascolo (Charlier et al., 2020).

In generale, il loro impatto è principalmente subclinico e associato a perdite di salute e produttività e maggiori costi di intervento veterinario. A causa della loro natura subclinica, l’importanza di queste infezioni è spesso sottovalutata e oscurata da altri problemi di salute più evidenti, che attirano maggiormente l’attenzione degli allevatori. Si stima comunque che nella sola Italia, dove il totale delle entrate annue del piccolo settore dei ruminanti ammonta a 739 milioni di € (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare – ISMEA, 2022), il costo annuo delle infezioni da elminti ammonta a circa 30 milioni € (attribuibili circa la metà ciascuno a perdite di produzione e costi di trattamento), divisi tra ovini da latte (∼22,5 milioni di €), ovini da carne (>6 milioni di €) e caprini da latte (>2,5 milioni di €) (Charlier et al., 2020).

L’apparato digerente dei piccoli ruminanti può essere parassitato da un alto numero di elminti che possono avere implicazioni molto diverse sull’ospite in termini di tipo e intensità dell’effetto patogeno e sulle pratiche di controllo necessarie. La conoscenza della presenza e della distribuzione delle infezioni da elminti è quindi fondamentale per pianificare un efficace controllo di questi parassiti. Tuttavia, i dati epidemiologici sulla diffusione dei nematodi gastrointestinali (NGI), cestodi e trematodi del fegato e del rumine nei piccoli ruminanti italiani sono obsoleti e frammentari, così come peraltro anche in altri paesi del Mediterraneo (Chartier e Reche, 1992; Valcárcel e García Romero, 1999; Papadopoulos et al., 2003; Kantzoura et al., 2012).

Nel complesso in Italia le indagini epidemiologiche condotte evidenziano come i nematodi gastrointestinali (NGI) risultino il gruppo di elminti più comune, con tassi di prevalenza individuale del 61,5-89,4% negli ovini e 47,8–100% nelle capre, e una prevalenza ancora maggiore in allevamento (85,4–100% nelle pecore e 83,7-100% nelle capre). I NGI erano anche il gruppo più abbondante, con valori di media generalmente più alti di uova per grammo (UPG) di feci per le capre (476–1291 EPG per individuo dati medi) rispetto alle pecore (253-974 UPG per individuo dati medi).

Altri nematodi hanno costantemente mostrato valori molto bassi di livelli medi di produzione (<25 EPG nelle pecore e <84 EPG nelle capre) ma un’ampia gamma di valori di prevalenza. Solo Skrjabinema spp. ha mostrato una prevalenza molto bassa negli ovini (prevalenza aziendale <3,3%). Marshallagia marshalli e Capillaria spp. non sono stati segnalati in entrambe le specie di ruminanti. I cestodi intestinali del genere Moniezia spp. sono stati valutati solo qualitativamente evidenziando prevalenze aziendali del 25-73% e 24-43% e 7-34% con tassi pari allo 0-50% di prevalenza individuale rispettivamente negli ovini e nei caprini. In particolare, sono stati segnalati tassi di prevalenza più elevati per le capre in Sud Italia. I trematodi nelle capre si sono segnalati sporadicamente nel regioni settentrionali e centrali, mentre Dicrocoelium dentriticum  e Calicophoron daubneyi erano più comuni nel sud. Negli ovini, la distribuzione dei trematodi era omogenea in tutto il paese, anche se in questa specie, Fasciola hepatica veniva raramente segnalata.

Il fenomeno dell’antielmintico-resistenza

Per diversi decenni, il controllo di queste infezioni parassitarie si è basato principalmente sull’uso ripetuto di antielmintici chimici forniti dalle aziende farmaceutiche. Un grosso problema per il controllo NGI nei piccoli ruminanti è l’efficacia non ottimale del trattamento dovuto all’antielmintico resistenza (AR). L’uso indiscriminato e/o inappropriato di farmaci antielmintici per controllare le infezioni da NGI ha portato alla selezione di popolazioni resistenti ai farmaci (Charlier et al., 2022).

Recenti studi di meta-analisi hanno mostrato che l’AR è molto diffusa per i NGI in Europa, essendo stata segnalata in 5 generi economicamente importanti di NGI (Haemonchus, Teladorsagia, Cooperia, Nematodirus e Trichostrongylus) e in 16 paesi europei (Rose Viner et al., 2020). I risultati hanno rivelato una prevalenza media a livello di azienda agricola dell’AR ai benzimidazolici (BZ) del 48 e 51%, ai lattoni macrociclici diversi dalla moxidectina (ML) del 29 e 44% e al levamisolo del 32 e del 20%, rispettivamente negli ovini e nei caprini (Rose Viner et al., 2020; Charlier et al., 2022). Le prime segnalazioni nazionali di AR nei piccoli ruminanti risalgono al 2007 per i benzimidazoli, il levamisolo e l’ivermectina nell’Italia centro-meridionale (Cringoli et al., 2007; Traversa et al., 2007). Successivamente, 3 studi condotti nel nord Italia in pecore e capre hanno segnalato ulteriori casi di AR per benzimidazoli, levamisolo, ivermectina, moxidectina ed eprinomectina (Zanzani et al., 2014; Geurden et al., 2015; Lambertz et al., 2019). L’ultima segnalazione di AR è stata registrata nel sud Italia nel alcuni allevamenti ovini per l’albendazolo (Bosco et al., 2020), sebbene il fenomeno non si era verificato negli anni precedenti nel stessa area (Rinaldi et al., 2014).

Ciò significa che l’AR è destinata inevitabilmente ad aumentare la sua diffusione anche negli allevamenti dei piccoli ruminanti in Italia. Per questo motivo dovranno aumentare gli sforzi della ricerca integrata per lo sviluppo di prodotti innovativi e nuovi approcci per controllare le infezioni da elminti e prevenire l’AR che dovranno essere adeguati alle peculiarità di ogni contesto per essere efficacemente implementati.

Nel lavoro pubblicato sulla rivista Parasitology, da cui questo articolo è tratto, si fornisce una panoramica sui trattamenti mirati (selettivi) (TT/TST) e sugli approcci di controllo sostenibili e integrati nei piccoli ruminanti in Italia. La prospettiva italiana potrebbe essere di concreto esempio per altri paesi mediterranei, con clima condizioni e gestioni aziendali simili, per il controllo razionale delle infezioni da elminti gastrointestinali e dell’AR nelle loro realtà.

Le infezioni da elminti sono, infatti, onnipresenti nei ruminanti al pascolo e causano importanti perdite di produzione. Inoltre, la resistenza antielmintica (AR) nei parassiti è ormai diffusa in tutta Europa e rappresenta una grave minaccia per la sostenibilità degli allevamenti dei ruminanti. Dati epidemiologici sulla prevalenza e distribuzione delle infezioni gastrointestinali da nematodi, cestodi e trematodi epatici e ruminali nei piccoli ruminanti italiani risultano purtroppo obsoleti e frammentari. Gli antielmintici sono comunemente usati per controllare queste infezioni, anche se spesso senza una diagnosi preventiva. Rispetto ad altri paesi europei, le segnalazioni in Italia dell’AR non sono molte, anche se sono stati rilevati fenomeni di AR nei piccoli ruminanti nei confronti del levamisolo, ivermectina e benzimidazolici, tuttavia studi recenti suggeriscono che questo fenomeno si sta diffondendo. Appare quindi necessario amplificare gli sforzi per una ricerca integrata per lo sviluppo di approcci innovativi per il controllo delle infezioni da elminti le quali devono essere adattate alle peculiarità di ogni contesto per poi poter effettivamente essere applicate sul campo.

Il lavoro scientifico, cui questo testo fa riferimento, fornisce dettagli sulla prevalenza degli elminti e della loro distribuzione, sulle strategie di trattamento sostenibili e sugli approcci di controllo integrati nei piccoli ruminanti in Italia. L’attuazione di trattamenti mirati e trattamenti selettivi mirati viene discussa in base a diversi parametri, come il conteggio delle uova fecali, il grado di anemia (metodo FAMACHA©), produzione di latte e body condition score. Inoltre, diversi studi italiani hanno anche indagato l’implementazione di strategie alternative come l’uso di diversi composti bioattivi naturali o la selezione genetica per la resistenza e la resilienza alle infezioni da elminti.

Tratto da: “Control of gastrointestinal helminths in small ruminants to revent anthelmintic resistance: the Italian experience”, di Maurizio A, Perrucci S, Tamponi C, Scala A, Cassini R, Rinaldi L, Bosco A (2023). Parasitology 1–14. https://doi.org/10.1017/S0031182023000343