Attualmente si ipotizza che nella metà degli animali infetti si realizzi un equilibrio tra ospite e patogeno, per cui l’infezione non darà origine né a lesioni né a segni clinici. Solo il 19% dei bovini, il 16% degli ovini ed il 38% dei caprini sviluppa lesioni diffuse con manifestazioni cliniche, fino alla morte.

Vi è un numero sempre maggiore di studi condotti nella specie bovina, ovina e caprina circa l’efficacia dei vaccini per MAP, molti dei quali si sono concentrati sugli aspetti immunologici. Lo scopo di questa meta-analisi è stato correlare l’intervento vaccinale con modifiche della performance degli animali, sotto il punto di vista delle produzioni, della diffusione del patogeno nella stalla e della patogenicità di quest’ultimo. La diffusione del micobatterio è stata calcolata prendendo in considerazione la frequenza di isolamento di MAP nelle colture fecali o da tessuti mentre la patogenicità è stata caratterizzata secondo la frequenza di ritrovamento di lesioni istopatologiche specifiche. Il materiale recuperato dai database scientifici è stato classificato secondo la specie trattata ed il tipo di studio condotto (performance produttiva, epidemiologia e patogenicità); solo gli studi che riportavano il confronto con un gruppo controllo o gli studi di coorte con un gruppo pre- e post- vaccinazione erano inclusi nella meta-analisi. I risultati di ogni studio sono stati trasformati in riduzione percentuale calcolati come differenza tra le frequenze (malattia, isolamento, lesione…) divisa per la frequenza nel gruppo di controllo.

Risultati

Sono stati recuperati 118 trials da 63 report provenienti da 14 nazioni. Di questi, 45 erano riferiti alla specie bovina, 49 a quella ovina e 24 alla specie caprina. Metà dei lavori hanno impiegato animali naturalmente esposti al patogeno ed hanno confrontato i diversi parametri della performance prima e dopo l’intervento vaccinale. Nei trials dove era confrontato un gruppo di controllo con uno vaccinato, probabilmente l’effetto positivo della vaccinazione era sottostimato in quanto lo stabilirsi di una immunità di popolazione riduce la probabilità di infezione e di eliminazione del patogeno anche negli animali non sottoposti a profilassi.

La maggioranza degli studi ha riportato un effetto positivo della vaccinazione per ognuna delle variabili considerate. Per la specie bovina la differenza della performance produttiva, della diffusione e della patogenicità di MAP negli animali vaccinati e non era, rispettivamente, 96.0%, 72.6%, 57.5%. Negli ovini tali differenze raggiungevano il 67.5%, 76.4% e 89.7%, mentre per le capre si osservavano 45.1%, 79.3% e 94.8% rispettivamente. I risultati dimostrano che l’intervento vaccinale aveva effetti positivi sulla mandria/gregge in tutte e tre le specie. Bisogna ricordare, comunque, che la vaccinazione decrementa l’eliminazione di MAP nell’ambiente ma in genere non negativizza gli animali; l’effetto benefico dei vaccini sulla presenza ambientale di MAP e sul tasso di nuove infezioni sarebbe dato dall’abbassamento della carica patogena nell’ambiente e dalla creazione di una immunità di popolazione, per cui è errato considerare la vaccinazione come un mezzo per eliminare la presenza di MAP dall’ambiente.

I principi vaccinali utilizzati hanno incluso un vaccino spento, nella maggior parte dei casi. Erano rappresentati anche il MAP 316F Weybridge ed il ceppo 18 Strain (adesso classificato come M. avium subsp. Avium piuttosto che come MAP) oltre ad isolati di campo e vaccini a subunità con proteine ricombinanti. Il ceppo 316F è il più impiegato per la specie ovina. In quasi tutti gli studi il vaccino era addizionato di adiuvanti oleosi (olio minerale, olio di oliva, paraffina liquida…). Il vaccino sperimentale AquaVax, impiegato in pochi studi, contiene soluzione salina invece di adiuvanti.

Discussioni

Nel complesso i risultati della meta-analisi sono piuttosto omogenei, dato anche l’ampio numero di animali coinvolti.  Il tipo di vaccino o la via di somministrazione non sembrano in grado di influenzare il risultato finale su vasta scala, anche se nei singoli trials possono emergere differenze nell’efficacia del ceppo impiegato o dell’adiuvante aggiunto.

La differenza minima osservata nei tassi di mortalità tra gruppi di animali vaccinati e controllo potrebbe essere dovuta all’età degli animali: nel caso degli ovicaprini la popolazione target era costituita quasi sempre da adulti. E’ possibile che al momento dell’intervento vaccinale la popolazione adulta sensibile all’infezione e con segni clinici di malattia fosse stata già allontanata dal gregge, per cui non era possibile evidenziare variazioni nel tasso di mortalità. Ciò potrebbe aver condotto ad una sottostima degli effetti benefici della vaccinazione. Nel caso dei bovini, invece, l’impiego di una popolazione giovane e maggiormente sensibile potrebbe essere stata d’aiuto nel mettere in evidenza le differenze nella percentuale di animali che andavano incontro a morte per paratubercolosi.

La riduzione della percentuale di animali infetti ed eliminatori di MAP rappresentava la caratteristica maggiormente variabile tra gli studi. Va puntualizzato che la maggior parte dei lavori considerati non riportava dati circa la quantità di microrganismi presenti nelle colture fecali, per cui gli animali erano considerati solamente eliminatori o non eliminatori: non è stato possibile eseguire inferenze di tipo quantitativo sotto questo punto di vista.

La riduzione della patogenicità era difficilmente valutabile, in quanto il follow-up della popolazione vaccinata e controllo spesso non era sufficiente ad evidenziare lesioni più o meno avanzate.

Poiché la vaccinazione sembra avere effetti complessivamente positivi, soprattutto per quanto riguarda la performance produttiva, è lecito chiedersi come mai la strategia vaccinale non abbia goduto di maggior fiducia da parte degli Enti Governativi all’interno dei piani di controllo ed eradicazione. Il confronto dei costi della vaccinazione e dei test diagnostici, infine, depone a favore della prima. E’ stato calcolato che a partire da una prevalenza delle manifestazioni cliniche in stalla del 5% sia maggiormente conveniente adottare una strategia mista di vaccinazione, test ed eliminazione degli animali positivi. Il timore della cross-reattività al test di inoculazione intradermica della tubercolina, fondamentale nei piani di eradicazione della tubercolosi e scambio comunitario di capi vivi potrebbe essere risolto impiegando il test ufficiale proposto dall’OIE (test comparato di inoculazione intradermica). Un vaccino di recente introduzione (SiliriumTM, CZV) ha dimostrato che solo lo 0.5% dei capi inoculati presenta cross-reattività. La vaccinazione per para-TBC potrebbe rappresentare un mezzo di controllo a basso costo, soprattutto dal punto di vista della Salute Pubblica, visto la sospetta connessione tra paratubercolosi negli animali domestici e Morbo di Chron nell’uomo.

Paratuberculosis control: a review with a focus on vaccination

Batisda F. and Juste R.A.

Journal of Immune Based Therapies and Vaccines 2011, 9:8

doi:  10.1186/1476-8518-9-8