Premessa

In zootecnia uno degli aspetti fondamentali della nutrizione dei ruminanti riguarda la loro principale fonte energetica: le granelle. Sebbene da un punto di vista prettamente energetico queste siano spesso sovrapponibili tra loro, il profilo acidico dei grassi di diverse granelle può essere molto diverso. In particolare i semi di lino, rispetto alle principali sementi oggi in uso, sono caratterizzati da un profilo acidico con alti livelli in acido alfa-linolenico (ALA). L’acido alfa-linolenico a livello mammario, attraverso la reazione con l’enzima stearoyl-CoA desaturasi (SCD), forma quelli che nel latte sono identificati come CLA, acidi grassi coniugati dell’acido linoleico, dotati di riconosciute proprietà utili a mantenere un buono stato di salute del consumatore. Il seguente studio ha quindi valutato se l’integrazione di semi di lino nella razione possa influenzare l’attività della SCD a livello mammario in capre allevate al pascolo.

Introduzione

Le caratteristiche dietetico-nutrizionali degli alimenti di origine animale sono fortemente condizionate dalla dieta degli animali stessi. Latte e carne dei ruminanti, ad esempio, vanno ad assumere particolari profili acidici del grasso a seconda del tipo di dieta dell’animale con diversi effetti sulla salute del consumatore. L’inclusione nella dieta di ruminanti di acidi grassi polinsaturi (PUFA) a catena lunga è stata associata ad un loro aumento nel latte prodotto dall’animale, con particolare riferimento ai PUFA omega 3, potenzialmente vantaggiosi per la salute umana [1].

Infatti, a livello ruminale si ha l’incompleta bioidrogenazione dell’acido linoleico (LA, C18:2, omega 6) e dell’acido alfa-linolenico (ALA, C18:3, omega3), che porta alla formazione di isomeri di acido linoleico coniugato (CLA) [2]. I CLA sono particolari acidi grassi considerati anticancerogeni, anti-aterosclerotici ed immunomodulatori [3].

I CLA influenzano anche la fisiologia dei ruminanti stessi: a livello mammario modulano l’attività della Stearoyl-CoA Desaturasi sull’acido trans-11 C18:1 (TVA, acido trans vaccenico), un intermediario della bioidrogenazione ruminale di PUFA. L’SCD reagisce quindi con alcuni acidi grassi saturi (SFA), in particolare il miristico (C14:0) palmitico (C16:0) e stearico(c18:0), creando tra l’atomo di carbonio in posizione 9 e quello in posizione 10 un legame doppio cis, rendendo l’iniziale acido grasso saturo un acido grasso monoinsaturo (MUFA) [4].

Negli ultimi anni molti studi si sono susseguiti nel ricercare alimenti in grado di fornire a ruminanti in produzione quantità di PUFA tali da andare a modificare le caratteristiche nutrizionali degli alimenti prodotti, in particolare rispetto il profilo acidico dei grassi nel latte [5-10].

In questo studio sono stati indagati gli effetti dell’integrazione di semi di lino (Linum usitatissimum L.) sull’attività della Stearoyl-CoA Desaturasi (SCD) a livello mammario in capre allevate al pascolo.

I semi di lino sono stati scelti per il loro particolare profilo acidico caratterizzato da alti livelli di acido alfa-linolenico (ALA, tra il 50 ed il 60% degli acidi grassi totali) [11] e basse concentrazioni di acido linoleico (LA) ed acidi grassi saturi (SFA) rispetto alle altre sementi generalmente utilizzate per l’alimentazione di ruminanti, come semi di soia, di cotone, di mais o di girasole [12].

Materiali, metodi e risultati

Lo studio è stato effettuato su 16 capre suddivise subito dopo il parto (febbraio) in due gruppi (C, controllo, e L, alimentate con semi di lino) omogenei per numero di parti e per produzione di latte nella precedente lattazione.

Ad entrambi i gruppi è stato permesso il libero accesso al pascolo per sette ore al giorno, al rientro in stalla è stata fornita supplementazione con granelle: per il gruppo C è stato fornito un supplemento in granelle di 400g/capo mentre per il gruppo L è stato fornito un supplemento in granelle isoproteico di 400/capo addizionato con semi di lino (in rapporto di 1 a 5).

Dopo i primi 60 giorni, durante i quali il latte è stato destinato completamente ai capretti, la produzione quantitativa è stata misurata quotidianamente per 5 mesi e, mensilmente, sono stati prelevati e analizzati campioni individuali di latte. Analogamente, a cadenza mensile, si è provveduto a determinare la composizione chimica e il profilo acidico del pascolo mentre la composizione chimica delle due granelle è stata analizzata in un’unica volta. L’indice di attività della SCD è stato valutato comparando il rapporto quantitativo di alcuni acidi grassi presenti nel latte e negli alimenti [13].

Durante la sperimentazione non è stato mai ritrovato residuo di granelle a fine somministrazione e non si sono riscontrate variazioni sensibili di peso tra i soggetti dei due gruppi.

Per quanto concerne le analisi degli alimenti le granelle somministrate al gruppo C hanno fatto registrare una densità energetica pari a 1.05 UFL per kg di sostanza secca mentre quelle somministrate al gruppo L 1.16 UFL per kg di sostanza secca; i livelli di proteine grezze tra le due granelle sono risultati sovrapponibili (18.0 % Pg del gruppo C contro 18.2% Pg del gruppo L).

Il profilo acidico dei grassi invece è risultato molto diverso tra i due alimenti: per le granelle del gruppo C si sono registrati livelli più alti in SFA e MUFA mentre le granelle del gruppo L hanno fatto registrare livelli maggiori di PUFA (29% SFA; 14.4% MUFA; 56.6% PUFA gruppo C contro 26.6% SFA; 12.0% MUFA; 61.4% PUFA gruppo L).

Per quanto riguarda il latte il gruppo L ha fatto registrare quantità più alte rispetto al gruppo C sia in latte totale prodotto (1372.2 grammi al giorno contro 1133.6 grammi al giorno; p < 0.01) che in percentuale di grassi totali (4.38% contro 4.20%; p < 0.01).

Il profilo acidico dei grassi nel latte prodotto dal gruppo C ha mostrato livelli significativamente più alti di SFA (73.29% contro 69.12%, p < 0.01) e livelli più bassi MUFA (23.44% contro 26.62%) e PUFA (3.29% contro 4.27%; p< 0.01).

Il totale dei CLA è risultato più alto nel latte prodotto dal gruppo L (0.646% vs 0.311%; p < 0.01) a causa della differenza di CLA cis 9-trans 11(0.623% vs 0.304%; p < 0.01).

Negli animali trattati l’attività della SCD è stata misurata attraverso il rapporto cis 9 C14:1/C14:0, rapporto che è stato più alto nel gruppo controllo, soprattutto in luglio ed agosto.

Conclusioni

La supplementazione con semi di lino ha portato non solo ad un aumento dei grassi totali in latte prodotto da capre, ma anche ad un profilo acidico dei grassi maggiormente favorevole la salute del consumatore grazie all’aumentata presenza di CLA. I marker per l’attività della SCD sono sempre risultati maggiori nel gruppo non trattato, soprattutto nel momento di stasi vegetativa del pascolo, dimostrando come il gruppo trattato ha ricevuto in maniera continuativa dall’alimento la corretta quantità di precursori di CLA.

Articolo tratto da “Influence of Feeding Linseed on SCD Activity in Grazing Goat Mammary Glands”

Raffaella Tudisco 1, Biagina Chiofalo 2, Vittorio Lo Presti 2, Valeria Maria Morittu 3, Giuseppe Moniello 4, Micaela Grossi 1, Nadia Musco 1*, Raffaella Grazioli 1, Vincenzo Mastellone 1, Pietro Lombardi 1,y and Federico Infascelli 1y

1) Department of Veterinary Medicine and Animal Production, University of Napoli Federico II, 80100 Napoli,
Italy; tudisco@unina.it (R.T.); pietro.lombardi@unina.it (P.L.); micaelagrossi@tiscali.it (M.G.);
raffaella.grazioli@unina.it (R.G.); vincenzo.mastellone@unina.it (V.M.); federico.infascelli@unina.it (F.I.)
2) Department of Veterinary Science, University of Messina, 98122 Messina, Italy; bchiofal@unime.it (B.C.); vittorio.lopresti@unime.it (V.L.P.)
3) Department of Health Sciences, Magna Graecia University of Catanzaro, 88100 Catanzaro, Italy; morittu@unicz.it
4) Department of Veterinary Medicine, University of Sassari, 07100 Sassari, Italy; moniello@uniss.it

* Correspondence: nadia.musco@unina.it

y These authors contributed equally to this work.

Bibliografia

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