Nella giornata di ieri, in un inatteso colpo di scena il governo italiano ha ritirato per revisione il disegno di legge che mirava a vietare la produzione e l’immissione sul mercato di alimenti e mangime costituiti, isolati o prodotti da colture cellulari o tessuti derivanti da animali vertebrati nonché a vietare l’uso della denominazione “carne” per i prodotti trasformati contenenti proteine vegetali.

Un passo indietro quello annunciato dal Ministero dell’agricoltura e della sovranità alimentare che rappresenta una svolta significativa nella direzione che d’ora in poi dovrà prendere la politica alimentare italiana. Il disegno di legge (A.C. n. 1324) – originariamente noto come “disposizioni in materia di divieto di produzione e immissioni sul mercato di alimenti e mangimi sintetici” (A.S.  n. 651) – era stato dapprima approvato con procedura d’urgenza in sede di Consiglio dei ministri, ed in seguito approvato in prima lettura al Senato il 19 luglio u.s. ma con un nuovo titolo, inizialmente ricevendo anche ampio sostegno da parte del governo Meloni. L’esecutivo ha infatti pensato di porre rimedio all’uso improprio che era stato fatto del termine “sintetico” approvando il disegno di legge con un titolo differente passando dal termine “sintetico” ad un più appropriato “coltivato” ma senza apportare strutturare i correttivi al disegno di legge.

L’approvazione del disegno di legge con procedura d’urgenza è stata giustificata appellandosi al principio di precauzione stabilito dalla legislazione europea che consente l’adozione di misure provvisorie di gestione del rischio quando appare possibile che si verifichi un danno per la salute umana ma permanga comunque l’incertezza scientifica.

Il MASAF aveva infatti qualificato il disegno di legge contro gli “alimenti sintetici” come una misura di salvaguardia tanto per la salute umana quanto per il patrimonio agroalimentare italiano. Una volta approdato alla Camera l’iter di approvazione del disegno di legge, iniziato con procedura d’urgenza, ha però subito un rallentamento forse perché è solo da questo momento che si sono cominciate a fare valutazioni di legittimità Costituzionale.

A tal proposito la 1° Commissione Permanente Affari Costituzionali ha presentato ieri in un report la valutazione degli aspetti di legittimità costituzione del decreto legge che qui ci occupa. Dal documento si evince che, in considerazione della materia disciplinata, attinente agli ambiti della tutela della salute e dell’alimentazione, questa sia oggetto di potestà legislativa concorrente ai sensi dell’art. 117 comma 3 della Costituzione. Sul punto la Commissione suggerisce alcune rettifiche che trovate in questo documento.

Alla luce di queste considerazioni appare prematura la decisione, presa a luglio scorso, di notificare il disegno di legge alla Commissione europea, al fine di farne valutare le criticità giuridiche e gli eventuali ostacoli tecnici al commercio.

In una comunicazione delle ultime ore, il MASAF ha infatti domandato il ritiro della richiesta di notifica alla Commissione UE per un approfondimento delle tematiche oggetto dal disegno di legge alla luce delle discussioni parlamentari ancora attualmente in corso e delle modifiche che il testo potrebbe subire.

La strenua opposizione fatta dall’Italia alla “carne coltivata” ha sin da subito suscitato un acceso dibattito sia nazionale che all’estero. Molti esperti del settore avevano infatti criticato questa posizione definendola antistorica ed immotivata.

Qualora l’Unione europea concedesse l’autorizzazione per la produzione di alimenti a base di “carne coltivata” come già è stato fatto per Singapore, Israele e Stati Uniti, il divieto italiano infatti non potrebbe in ogni caso impedire l’importazione e la vendita anche nel nostro paese senza entrare apertamente in conflitto con la legislazione europea.

Il ritiro della notifica del disegno di legge potrebbe quindi rappresentare una manovra volta a prevenire l’instaurazione di barriere nel mercato interno dell’Unione europea oppure un tentativo di evitare una non improbabile bocciatura da parte della Commissione. Con ogni probabilità si tratta solo di un’interpretazione erronea della materia legislativa europea e di una forte attitudine alla campagna elettorale.

Nonostante il ritiro del disegno di legge in sede UE, il dibattito sul futuro dell’alimentazione e sulla produzione di alimenti “coltivati” continua a tenere banco poiché il mondo si spinge verso una nuova era di innovazione alimentare. Resta quindi da vedere come questa decisione influenzerà il futuro dell’industria alimentare italiana e le politiche di tutela della salute umana.