Quando qualcosa non va in Italia sempre più spesso invece di cercare le soluzioni si cerca il colpevole, o meglio il capro espiatorio. A questa antichissima, ma sempre molto pericolosa, via di fuga abbiamo addirittura dedicato un articolo dal titolo “L’auspicabile estinzione del capro espiatorio”.

L’Unione europea è una gigantesca e complessa macchina organizzativa e gestionale, nata il 1° novembre 1993 dalla volontà di sei paesi europei, tra cui l’Italia (gli altri sono Germania, Francia, Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo) e che conta oggi ben 27 nazioni e 450 milioni di persone.

Non solo l’Italia ma anche altre nazioni europee utilizzano a volte l’UE come capro espiatorio per distrarre l’opinione pubblica da incapacità della governance nazionale. Per fortuna ancora molti italiani (ma non tutti) hanno gli anticorpi verso i capri espiatori, perché per cultura e abitudine se si presenta un problema lo affrontano e spesso lo risolvono senza cercare il presunto colpevole o complotto di turno.

Sembrerebbe infantile ricordare che l’UE siamo anche noi, e che per contare qualcosa e impedire che vengano prese decisioni nocive ai nostri interessi bisogna mandarci persone capaci, di comprovata competenza e fortemente motivate a fare il bene della collettività che rappresentano.

Presentare alle prossime elezioni europee dell’8 e del 9 giugno 2024 candidati che non conoscono le lingue e che non hanno una preparazione politica e tecnica adeguata, ma che servono solo a raccattare voti utili ai seriali bracci di ferro della politica nazionale è da irresponsabili, soprattutto in un momento come questo dove bisogna prendere decisioni importanti anche di medio-lungo periodo sul benessere dei cittadini, l’economia, l’ambiente, l’agricoltura e la difesa, che richiedono cultura, equilibrio e lungimiranza.

Ogni tanto si scopre poi che alcuni parlamentari da noi eletti, e pagati, frequentano poco Bruxelles, e questo lascia molto indignati, soprattutto quando ci si scontra con decisioni europee che ledono gli interessi dei cittadini che li hanno votati.

In Europa si vota ogni 5 anni e l’Italia ha il diritto di essere rappresentata da 76 parlamentari (10,7%) sui 705 membri del Parlamento europeo.

Per fare le dovute proporzioni, la Germania ha diritto di eleggerne 96 (con i suoi 83,8 milioni di abitanti), la Francia 79, la Spagna 52, l’Olanda 29 e via via a scendere, per cui il peso del nostro Paese, se ben esercitato e con le dovute alleanze, non è assolutamente trascurabile, anche se apparentemente sembra non essere così perché sono le persone, o meglio la loro qualità, a fare la differenza in ogni momento delle attività umane. 

La modalità con cui si eleggono i parlamentari europei è notevolmente democratica perché il metodo utilizzato è quello diretto e proporzionale con una soglia di sbarramento del 4%, sistema che rende l’UE l’unica assemblea transnazionale a elezione diretta del mondo. Dopo le elezioni, il Parlamento europeo vota per approvare il nuovo o la nuova presidente della Commissione europea e l’intero collegio dei commissari. La nuova Commissione europea è quindi nominata dal Consiglio europeo.

In Europa poi gli interessi delle singole nazioni e dei singoli cittadini, oltre che dal parlamentare e dallo schieramento politico a cui appartiene, vengono “tutelati” dalle lobby, il cui ruolo ha l’assoluta necessità di essere chiarito alla totalità dei cittadini europei perché fonte di infiniti equivoci. Il Parlamento europeo intende tutelare la trasparenza e l’etica nell’ambito delle attività di lobbismo. Insieme al Consiglio della UE, la Commissione europea ha infatti attivato un registro comune per la trasparenza per controllare le attività dei lobbisti, o meglio dei rappresentanti d’interesse. I deputati europei pubblicano inoltre informazioni sui loro contatti con i gruppi d’interesse. Ruminantia pubblicherà a breve un approfondimento sul Registro per la trasparenza. Secondo quanto pubblicato da Milena Gabanelli nel Data Rooms del Corriere della Sera, in Europa esercitano la loro attività di pressione sui parlamentari, sulle commissioni e sulle varie autority 11.800 lobby, che dispongono di un budget di 1,5 miliardi di euro (2017). Questa è un’altra convincente ragione che ci deve spingere alla cautela quando si decide di votare un determinato partito, e soprattutto esprimere una preferenza verso un determinato candidato.

Al Ministero degli Interni sono stati depositati 42 contrassegni di partiti e gruppi politici che dovranno presentare entro il 1° maggio 2024 la lista dei candidati alle europee.

Ruminantia è una rivista digitale molto specializzata ma è al contempo parte della collettività italiana per cui è prioritariamente interessata a capire se tra i candidati dei vari gruppi politici e partiti che si presenteranno alle elezioni europee ci siano persone dotate di competenze “dimostrabili” sugli argomenti agroalimentari, e nello specifico in agricoltura e zootecnia.

Cercarli tra i tanti candidati è uno sforzo immane. Intervisteremo quelli che riusciremo a contattare direttamente e daremo la possibilità agli altri, che possono scriverci all’indirizzo email redazione@ruminantia.it, di trasferire a voi il loro programma politico e realizzare quindi uno “Speciale Elezioni Europee 2024″.