Il Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, nella giornata di ieri è intervenuto al Question Time alla Camera rispondendo, tra le altre a due importanti interrogazioni: la prima riguardo alle iniziative che prenderà il governo per scongiurare l’apertura di una procedura di infrazione europea in relazione al disegno di legge in materia di divieto di produzione e commercializzazione della cosiddetta carne coltivata; la seconda invece riguardo agli elementi e iniziative di competenza in relazione al ritiro della notifica Tris in Commissione Europea, riguardante proprio il disegno di legge sulla carne coltivata.

La prima interrogazione, la n. 3-00757 (Caramiello ed altri), presentata dalla deputata Elisa Scutellà (M5S), ha posto il focus sulla delicata questione di quali iniziative il Ministero intende adottare per prevenire eventuali procedure d’infrazioni dall’UE. La discussione si colloca infatti in una fase critica, considerando che l’Italia ha inviato nel luglio scorso la notifica Tris alla Commissione Europea, per poi ritirarla a meno di un mese dalla scadenza del periodo di non adottabilità della legge. Questo atto ha sollevato molte preoccupazioni riguardo alle conseguenze e alle motivazioni di tale decisione.

Le domande della deputata Scutellà

Nell’interrogazione, la deputata Scutellà ha espresso una serie di dubbi e richieste di chiarimento al Ministro Lollobrigida. La deputata ha sottolineato le preoccupazioni riguardo alle incoerenze nell’approccio del governo, alle proposte di modifica del testo del ddl che sono state prontamente bocciate, e alla ferma volontà del Ministro di procedere rapidamente e nonostante tutto all’adozione del disegno di legge. In particolare, ha chiesto quali iniziative il Ministro intende intraprendere per evitare l’apertura di una procedura di infrazione europea e la violazione del diritto sovranazionale, senza fare riferimento all’operato del governo precedente.

La risposta del Ministro Lollobrigida

Il Ministro Lollobrigida ha replicato insistendo sull’importanza del disegno di legge, che vieta la produzione, la commercializzazione, l’importazione e l’esportazione del cibo coltivato. Ha sottolineato che questa iniziativa è nata da una petizione popolare, sostenuta da esponenti di varie fazioni politiche, compreso il Movimento 5 Stelle. Il Ministro ha continuato dichiarando che “l’obiettivo del disegno di legge è proteggere l’ambiente, la salute umana, la libertà dei consumatori, l’economia e la cultura italiana.

La replica del deputato Caramiello

Il deputato Caramiello (M5S), tuttavia, non si è mostrato soddisfatto dalla risposta del Ministro, sottolineando il rischio tangibile di finire sotto procedura d’infrazione europea qualora si proceda concretamente con l’adozione di queste specifiche politiche del governo attuale. Ha anche sollevato preoccupazioni riguardo all’effetto che le scelte del governo potrebbero avere sulla sostenibilità, il benessere animale e la ricerca scientifica e tecnica del paese. Il deputato ha inoltre evidenziato il ruolo fondamentale dell’EFSA, chiedendo apertamente “se l’Autorità europea per la sicurezza alimentare dovesse affermare che la carne coltivata è sicura e commercializzabile anche in Europa, in nome di chi oggi lei, Ministro, bloccherebbe quelle imprese italiane che vogliono investire in un comparto che potrebbe creare indotto e posti di lavoro nel nostro Paese.

La seconda interrogazione, la n. 3-00758, presentata dal deputato Benedetto Della Vedova (Misto+Europa), riguarda proprio il ritiro della notifica Tris dalla Commissione Europea. La discussione è stata caratterizzata dalle argomentazioni fortemente contrapposte, tra il Ministro Lollobrigida e il deputato Della Vedova che si sono confrontati sulle iniziative del governo e sui potenziali rischi di violazione del diritto comunitario.

Le domande del deputato Della Vedova

Il deputato Della Vedova ha cominciato il suo intervento chiedendo chiarimenti sul ritiro della notifica Tris relativa al disegno di legge sulla carne coltivata esprimendo preoccupazione a riguardo. Sul punto ha poi evidenziato che, secondo la procedura di notifica, le osservazioni sulla contrarietà del provvedimento al diritto comunitario dovrebbero essere comunicate prima dell’approvazione della legge. Ha in fine domandato al Ministro Lollobrigida se non tema che, andando fino in fondo a questo progetto legislativo, porterà l’Italia a subire inevitabilmente nuove procedure d’infrazione per violazione del diritto comunitario.

La risposta del Ministro Lollobrigida

Il Ministro ha risposto al deputato Della Vedova spiegando che il ritiro della notifica è stato effettuato per ragioni formali, più precisamente per consentire al Parlamento di completare il suo iter e modificare il testo in piena autonomia. Ha poi sottolineato che il ritiro della notifica è una pratica non insolita nell’Unione europea, citando esempi di altri paesi membri che hanno fatto lo stesso senza incorrere in procedure di infrazione.

La replica del deputato Della Vedova

Il deputato Della Vedova sul punto ha replicato ribadendo i suoi dubbi riguardo alla procedura di notifica e al rischio di essere assoggettati ad una nuova procedura di infrazione per violazione del diritto eurocomunitario. Ha poi sottolineato che il divieto di importazione di prodotti alimentari dovrebbe essere basato su dati scientifici e su certificazioni di sicurezza alimentare e non invece sulla proibizione assoluta “lei Ministro si illude di poter vietare agli italiani di mangiare questi prodotti alimentari, quando sarà assicurata e certificata la salubrità degli stessi.” L’Onorevole ha anche evidenziato che la sovranità alimentare non dovrebbe limitarsi ai prodotti dell’orto, sottolineando che “in Olanda ormai sono a un passo dal fare la richiesta e sono pronti a partire con la produzione. In Israele è già una realtà. Perché vogliamo vietare all’Italia di stare sulla frontiera della produzione alimentare?”

Alcune considerazioni 

La questione della carne coltivata è diventata un argomento cruciale nel dibattito politico italiano, con prospettive e interessi contrapposti che richiedono una soluzione equilibrata. Mentre il governo attuale sostiene che il divieto sia necessario per preservare la sovranità alimentare e la salute, sono però molte le preoccupazioni riguardo a possibili conseguenze economiche e sanzionatorie relative al mancato rispetto delle normative europee.

La discussione in corso riflette la complessità delle decisioni politiche e la necessità costante di creare equilibrio tra interessi nazionali ed europei. Resta da vedere come si evolverà la situazione e quale sarà l’esito finale del disegno di legge sulla carne coltivata. Comprendiamo pacificamente che solo una determinazione definitiva sul futuro del disegno di legge determinerà l’avvenire dell’industria alimentare italiana e il suo rapporto con le politiche dell’Unione Europea.