La coxiellosi o febbre Q, causata da Coxiella burnetii, è una malattia zoonotica trasmessa dai ruminanti in tutto il mondo, eccetto che in Nuova Zelanda. Si tratta di un patogeno considerato emergente, anche se un outbreak verificatosi in Europa tra il 2007 ed il 2009 che ha portato al coinvolgimento di 3525 casi umani, ha contribuito ad accentuare l’interesse in ambito di Sanità Pubblica. L’infezione nei ruminanti si accompagna ad intensa eliminazione del patogeno tramite placenta, fluidi fetali, secrezioni vaginali, feci e latte, mentre la manifestazione clinica più comune è rappresentata dall’aborto. Le infezioni nell’uomo avvengono prevalentemente tramite inalazione di particelle e polvere contaminate.

L’EFSA ha raccomandato nel 2010 un insieme di misure applicabili all’allevamento dei ruminanti volte a diminuire la diffusione ambientale di C. burnetii. Esse includono l’impiego di vaccini soprattutto nei piccoli ruminanti, l’uso di antibiotici nei casi clinici, la riforma dei capi positivi, l’interdizione della monta nei greggi positivi, il controllo delle specie di mammiferi che possono fungere da serbatoio, il controllo delle infestazioni da zecche, la gestione delle lettiere contaminate e le comuni norme di biosicurezza. Il fine di tali misure è ridurre il rischio di trasmissione all’interno del gregge, tra greggi vicini e tra popolazione animale e uomo.

Attualmente è disponibile un vaccino inattivato e privo di adiuvanti, contenente antigeni di Fase I di Coxiella burnetii Nine Mile Strain (Coxevac, CEVA Santé Animal, France), registrato per l’uso nella specie bovina e caprina ed impiegato in deroga nella specie ovina. Il protocollo nelle capre prevede la somministrazione del vaccino a partire dai 3 mesi di età e, successivamente, 3 settimane prima della monta. Le dosi di richiamo dovrebbero essere ripetute ogni 280 giorni, ma l’effettiva copertura immunitaria non è ancora stata determinata.

L’obiettivo di questo studio è stato condurre una revisione sistematica ed una meta-analisi della letteratura disponibile al fine di valutare l’utilità della vaccinazione per la coxiellosi nelle capre e nelle pecore, al fine di ridurre l’eliminazione ambientale di C. burnetii e valutarne l’impatto all’interno dei programmi di tutela della Salute Pubblica.

Nonostante l’estrema limitatezza della bibliografia disponibile in merito, si estraevano dai database scientifici 8 trial clinici con gruppo di controllo, un numero sufficiente per l’esecuzione della meta-analisi. Di questi, la maggior parte confrontavano l’eliminazione del patogeno in una popolazione non precedentemente esposta, mentre in alcuni il gregge era già entrato in contatto con gli antigeni di C. burnetii. Durante l’esecuzione della meta-analisi si individuavano possibili fonti di bias: in alcuni studi non era dichiarata l’assunzione di una procedura in cieco o l’allocazione casuale dei soggetti al gruppo trattamento o controllo.

Alcuni studi hanno dimostrato una maggiore eliminazione del patogeno al primo e secondo parto dopo l’infezione sia nella capra sia nella pecora e che la maggior parte degli animali si infetta nei primi mesi di vita. Non è chiara la relazione tra titolo anticorpale e riduzione dell’eliminazione ambientale del patogeno. Nella capra spesso si verifica una infezione persistente della mammella  e dell’utero con eliminazione discontinua attraverso le secrezioni vaginali ed il latte, mentre le pecore diffondono il batterio principalmente attraverso le secrezioni vaginali, le urine e le feci; meno costante, invece, l’eliminazione attraverso il latte. Va anche considerato che non vi è ancora accordo sul tipo di test e sul cut-off da considerare per valutare la positività degli animali. Ad esempio, i test che impiegano la PCR quantitativa non sono in grado di stabilire la vitalità e quindi l’infettività del patogeno in caso di positività. Un test positivo, in questo caso, potrebbe corrispondere ad un animale che elimina particelle batteriche non vitali e quindi non infettanti, quali quelle provenienti dalla somministrazione del vaccino.

Sebbene le informazioni in bibliografia siano limitate, la meta-analisi condotta in questo studio su circa 1000 osservazioni in campo suggeriscono un effetto positivo della vaccinazione sulla riduzione del rischio di eliminazione del patogeno nelle capre, soprattutto per quanto riguarda le vie di diffusione quali latte, secrezioni vaginali e feci in capre non precedentemente sensibilizzate, e riduzione della presenza di particelle batteriche nel latte di capre già sensibilizzate. Per quanto riguarda la specie ovina, la vaccinazione non sembra essere in grado di ridurre la carica eliminata nell’ambiente. Oltre alla necessità di ampliare gli studi su una popolazione maggiore di animali, al fine di ridurre la variabilità tra osservazioni e rendere i dati più affidabili, è opportuno indagare altri metodi di controllo della trasmissione di C. burnetii tra animali e tra aziende, nonché tra animali e uomo.

L’applicazione di norme di biosicurezza, la migliore gestione delle lettiere e dei materiali contaminati potrebbe certamente ridurre la presenza di C. burnetii nell’ambiente e la possibilità di trasmissione all’uomo.

A systematic review and meta-analysis of phase I inactivated vaccines to reduce shedding of Coxiella burnetii from Sheep and Goats from routes of Public Health importance.

O’Neill T.J. et al.

Zoonoses and Public Health, 2014, 61, 519-533

DOI: 10.1111/zph.12086