Una corretta gestione del colostro è fondamentale per fornire un’adeguata protezione immunologica ai vitelli neonati. Negli ultimi anni la qualità del colostro, nonché il volume e i tempi ottimali per la sua somministrazione, sono stati ampiamente studiati. Tuttavia, sono disponibili informazioni limitate sull’effetto della fonte di colostro (da madre singola, propria o non, o pool di colostro) sul trasferimento dell’immunità passiva, nonché sulla successiva sopravvivenza degli anticorpi nel vitello.

In questo nuovo articolo per la rubrica “Obiettivo vitelli by Virbac” riportiamo i risultati di uno studio condotto da un team di ricercatori del Teagasc e della Wageningen University & Research, e pubblicato sul Journal of Dairy Science, che ha valutato l’effetto della somministrazione di colostro da bovina singola (madre o altra fattrice) o di un pool di colostro sul trasferimento dell’immunità passiva, oltre alla persistenza degli anticorpi per specifiche malattie, nei vitelli da latte.

Introduzione

I vitelli dipendono dal trasferimento dell’immunità passiva (TPI) per avere protezione dalle malattie infettive durante la prima infanzia. L’immunità passiva può essere acquisita con il colostro, la prima secrezione mammaria dopo il parto, che contiene un’ampia gamma di fattori immunologici, come immunoglobuline, citochine e antimicrobici (ad esempio, lattoferrina e lattoperossidasi; Stelwagen et al., 2009; McGrath et al., 2016).

Le immunoglobuline sono prodotte nel sangue materno dai linfociti in risposta alla presenza di anticorpi estranei e rappresentano oltre il 70% del contenuto proteico totale del colostro. Quelle presenti nel colostro possono essere suddivise in 5 sottoclassi, IgM, IgA, IgG, IgE e IgD, anche se quella più abbondante è l’IgG, che ha la maggiore specificità e affinità per i patogeni bersaglio. Di conseguenza, la qualità del colostro viene determinata principalmente dalla concentrazione di IgG e una concentrazione ≥ 50 mg/mL fa si che il colostro venga considerato di buona qualità.

Nei vitelli, il mancato raggiungimento di un livello adeguato di immunità passiva è identificato con una concentrazione sierica di IgG <10 mg/mL a 24 ore dalla nascita, e porta ad un aumento della suscettibilità alle malattie e aumento del rischio di mortalità.

Il raggiungimento di un adeguato TPI dipende da 3 fattori principali:

  • il volume di colostro fornito al vitello,
  • la tempistica entro la quale il colostro viene ricevuto dal vitello dopo la nascita,
  • la qualità del colostro.

Colostro da vacca singola (madre o altra fattrice) o pool di colostro?

Quando si somministra il colostro, si raccomanda solitamente di fornire a ciascun vitello il colostro della propria madre quando questo è di qualità sufficiente. Tuttavia, in molti paesi si utilizza comunemente colostro non materno. In Irlanda, ad esempio, più del 30% degli allevatori fornisce ai vitelli colostro che è stato raccolto da più vacche, mentre quasi il 10% degli allevamenti fornisce colostro prodotto da un’altra vacca (altra madre).

Sappiamo che la somministrazione di pool di colostro, ma anche del colostro da madre singola, può avere implicazioni negative per il TPI in caso di bassa qualità dello stesso. Mancano però al momento confronti tra l’immunità passiva dei vitelli alimentati con colostro materno e quelli a cui è stato somministrato colostro non materno (altra fattrice, pool di colostro), nonché gli effetti di queste due pratiche sulla sopravvivenza degli anticorpi.

Inoltre, abbiamo informazioni limitate su eventuali implicazioni negative della somministrazione di pool di colostro o di colostro proveniente da altre madri in situazioni dove la qualità del colostro è relativamente alta.

Ad esempio, all’interno di una mandria che ha un valore medio elevato per le IgG colostrali, la realizzazione di un pool di colostro genera comunque una diminuzione della qualità del colostro e presenta un rischio per il trasferimento dell’immunità passiva (TPI)? 

Rimangono poi delle lacune nelle conoscenze su quale sia la fonte di colostro che fornisce la maggior protezione immunologica ai vitelli, non solo per l’immunità passiva ma anche per l’immunità specifica verso le malattie durante il primo anno di vita. Nel colostro, la gamma di anticorpi specifici per una malattia varierà a seconda della funzionalità del sistema immunitario della madre e dell’esposizione ai patogeni; pertanto, è stato ipotizzato che raggruppare il colostro di diverse vacche potrebbe fornire un’immunità più completa ai vitelli poiché ricevono anticorpi contro una gamma più ampia di malattie. Gli anticorpi acquisiti con il colostro hanno un tempo di sopravvivenza limitato una volta presenti nel sistema circolatorio del vitello. Il tasso di esaurimento degli anticorpi può variare in base all’animale, a causa di differenze individuali o del livello di immunità passiva ricevuta, anche se elevati livelli di immunità di origine materna si traducono in un tasso di esaurimento più lento.

Lo studio che proponiamo mirava a valutare l’effetto sul trasferimento dell’immunità passiva (TPI) nei vitelli della somministrazione di colostro da madre unica (colostro materno o non materno) o di colostro raccolto da più vacche con profili immunologici noti, e anche studiare il tasso di sopravvivenza degli anticorpi specifici per una malattia.

Lo studio

In totale, sono state incluse nello studio 320 vacche e 119 vitelli da latte. I vitelli sono stati sottoposti a prelievi di campioni di sangue subito dopo la nascita ed hanno ricevuto il colostro della propria madre, quello di un’altra fattrice o un pool di colostro. E’ stato poi effettuato un altro prelievo a 24 ore dalla nascita per valutare le concentrazioni sieriche di IgG e, successivamente, ad intervalli mensili per documentare la sopravvivenza anticorpale specifica per la malattia.

I risultati

Per tutti i gruppi, la concentrazione media di IgG era >80 mg/mL, superando la soglia dei 50 mg/mL, indice di un’alta qualità. La concentrazione media di IgG nel siero era inferiore per i vitelli alimentati con pool di colostro rispetto a quella dei vitelli che avevano ricevuto il colostro da una sola vacca.

E’ stata rilevata un’associazione negativa tra le IgG sieriche delle 24 ore e il peso corporeo alla nascita del vitello: i vitelli < 30 kg alla nascita avevano la più alta concentrazione sierica di IgG nelle 24 ore. La sopravvivenza degli anticorpi contro la diarrea virale bovina, l’infezione da Salmonella, la leptospirosi, il virus della parainfluenza 3 bovina, il virus respiratorio sinciziale bovino, il rotavirus e il coronavirus non è stata associata alla fonte di colostro; tuttavia, gli anticorpi contro la rinotracheite infettiva bovina hanno avuto un periodo di sopravvivenza maggiore nei vitelli nutriti con colostro proveniente dalla loro madre.

Conclusioni

Sulla base dei risultati ottenuti, i ricercatori hanno concluso che la somministrazione di colostro da una sola bovina (madre propria o altra fattrice)  può migliorare l’immunità passiva del vitello attraverso l’aumento dei livelli sierici di IgG e dei tassi di sopravvivenza degli anticorpi. Inoltre, hanno ipotizzato che con i pool di colostro si possa verificare l’esclusione immunitaria; pertanto, fornirli può ancora essere considerata una buona pratica, se si riesce a garantire che nel flusso sanguigno vengano assorbiti anticorpi sufficienti per fronteggiare i patogeni che i vitelli possono incontrare visto che le varie madri possono avere anticorpi contro diversi ceppi di virus e batteri, generando una protezione crociata. Tuttavia, questo dovrà essere ulteriormente confermato.

Tratto da: “Effect of feeding single-dam or pooled colostrum on maternally derived immunity in dairy calves”, di J. Barry, E. A. M. Bokkers, R. Sayers, J. P. Murphy, I. J. M. de Boer e E. Kennedy. J. Dairy Sci. 105:560–571. https://doi.org/10.3168/jds.2021-20343