L’EFSA ha pubblicato in questi giorni il suo 4° Rapporto epidemiologico sulla Dermatite nodulare contagiosa. 

La dermatite nodulare contagiosa (Lumpy skin disease – LSD) è una malattia virale dei bovini che ha raggiunto l’Europa continentale attraverso la Turchia nel 2015, colpendo la Grecia nord-orientale, tra agosto e dicembre. La malattia è tornata di nuovo nella primavera del 2016, colpendo questa volta sette paesi dell’Europa sud-orientale (SE) con numerosi focolai, vale a dire Grecia, Bulgaria, (Repubblica di) Macedonia settentrionale, Serbia, Kosovo*, Albania e Montenegro.

Nel 2017, grazie a campagne coordinate di vaccinazione in tutti i paesi colpiti dell’Europa meridionale (vaccinazione annuale di tutti i bovini, con vaccini omologhi vivi, dal 2016) la malattia è stata contenuta. Inoltre, due paesi non interessati dalla malattia hanno fatto ricorso alla vaccinazione contro l’LSD come misura preventiva, vale a dire la Croazia (2016‐2017) e la Bosnia ed Erzegovina (2017). Come risultato di questo sforzo combinato, non sono stati segnalati nuovi focolai di LSD in quei paesi in cui è stata raggiunta una copertura vaccinale sufficiente.

La strategia regionale di vaccinazione contro l’LSD è proseguita nel 2019, in linea con le raccomandazioni fornite nel corso dell’ultimo incontro del gruppo permanente di esperti sulla LSD nel sud-est Europa, sotto l’egida del GF ‐ TADs (GF TAD SGE LSD5, 19-20 ottobre 2017, Budva, Montenegro), dove era presente anche l’EFSA.

La vaccinazione di massa dei bovini contro l’LSD, utilizzando vaccini vivi omologhi, risulta essere la politica di controllo più efficace. Tuttavia, ci sono prove che il virus dell’LSD rimane presente (ad es. la recidiva dell’LSD in Albania nel 2017) e che i bovini non immuni rimangono a rischio, anche in aree con copertura vaccinale relativamente elevata. Inoltre, il 2019 sarà il quarto anno consecutivo di vaccinazione di massa contro l’LSD nell’Europa sud-orientale. I paesi della regione, colpiti o a rischio di LSD, hanno già espresso la loro volontà di collaborare alla stesura di una strategia di uscita dall’LSD. A tal fine sono necessarie informazioni e analisi scientifiche aggiornate per aiutare i paesi dell’Europa sud-orientale a elaborare una tabella di marcia regionale.

L’EFSA, su richiesta della DG SANTE, raccoglie e analizza sistematicamente dati epidemiologici sull’LSD dal 2016 e ha già prodotto due rapporti scientifici a riguardo.

I risultati del nuovo report in breve

Nel 2019 non sono stati segnalati focolai di Lumpy skin disease (LSD) nell’Europa sud-orientale. La campagna regionale di vaccinazione di massa con il vaccino omologo contro l’LSD è proseguita nel 2019, con la vaccinazione di oltre 1,8 milioni di bovini, prevenendo ulteriori focolai dal 2016 (dal 2017 per l’Albania e per pochi focolai in Grecia e Macedonia settentrionale). L’LSD si è ulteriormente diffuso nell’Asia orientale colpendo per la prima volta paesi come Cina, Bangladesh e India, e aumentando così in modo sostanziale la diffusione globale del virus.

Nel 2019, l’LSD è stato segnalato in Turchia per il settimo anno, con un aumento del numero di focolai rispetto al 2017 e al 2018, compresi focolai segnalati nella Turchia occidentale vicino alla Tracia e alle isole greche che potrebbero rappresentare un rischio di ulteriore diffusione nell’Europa sud-orientale. Per ridurre questo rischio, il vaccino omologo dovrebbe essere utilizzato in Turchia e non solo nella Tracia, come raccomandato dal Global Framework for the progressive control of Transboundary Diseases (GF-TAD), ma anche nella parte occidentale del Paese di fronte alle isole greche. Inoltre, per l’eliminazione del virus, questo tipo di vaccino dovrebbe essere utilizzato in tutto il Paese.

In Russia, nel 2019 sono stati segnalati focolai di LSD situati ad est rispetto ai focolai precedenti (2015). La vaccinazione basata sul vaccino contro il ceppo del vaiolo ovino non ha ancora portato all’eliminazione del virus.

In termini di sorveglianza, nell’Europa sud-orientale la sorveglianza passiva è attuata a livello nazionale in tutti i paesi mentre è in atto una sorveglianza attiva basata sull’esame clinico e sull’uso di un test virologico per la conferma in Albania, Bulgaria, Croazia, Grecia, Kosovo* e Macedonia settentrionale, messa a punto in particolare per l’LSD o come parte di altri programmi. Ciò ha permesso di individuare sette casi sospetti nel 2019, che sono stati poi testati tramite PCR e sono risultati negativi.

La sorveglianza attiva per l’individuazione precoce potrebbe essere condotta nelle aree a rischio, determinate in base agli ultimi focolai rilevati nel paese o in un paese vicino da dove ci si può attendere un’eventuale incursione. Idealmente, questo tipo di sorveglianza dovrebbe essere condotta ogni 5 settimane nel periodo a rischio (aprile-ottobre) con una prevalenza attesa dello 0,042%, corrispondente alla prevalenza raggiunta dalla malattia a 35 giorni dall’introduzione. Se questo livello di sorveglianza non è possibile (ad es. per la presenza di troppe mandrie da visitare), le attività di sorveglianza possono essere rafforzate o parzialmente sostituite aggiungendo esami clinici sistematici per l’LSD nei mercati di animali vivi, prima che il bestiame lasci le proprie mandrie per qualsiasi motivo (ad es. controlli pre-movimentazione clinici) e durante gli esami ante mortem sugli animali da macellare. Queste attività potrebbero anche essere combinate con altri programmi di sorveglianza sulla popolazione bovina presente nel paese.

La sorveglianza attiva per dimostrare l’assenza totale della malattia potrebbe essere basata su test sierologici (ELISA) mirati ad una sieroprevalenza del 3,5% condotti su un campione di mandrie di bovini selezionato casualmente da tutto il paese, testando gli animali non vaccinati e in cui il periodo di immunità materna è terminato per evitare interferenze con gli anticorpi del vaccino.

Sulla base dell’esperienza israeliana riguardante la ricorrenza dell’LSD nel 2019, quando la vaccinazione diventa volontaria è prevedibile una forte riduzione della copertura vaccinale e, se il virus è ancora in circolazione nella regione e/o nei paesi vicini, la protezione ridotta potrebbe portare au una ri-emergenza della malattia. Pertanto, sarebbero necessari un piano di emergenza e una scorta di vaccini, anche su base regionale, al fine di reagire rapidamente con una vaccinazione d’emergenza.

Da uno studio osservazionale controllato condotto in Israele per testare l’entità degli effetti collaterali del vaccino omologo vivo attenuato contro l’LSD, è emerso che la produzione di latte è ridotta principalmente durante i primi 7 giorni dopo la vaccinazione. La riduzione durante l’intera settimana è di circa 6-8 kg per vacca (a seconda del numero di parti). Per il resto dei 30 giorni successivi alla vaccinazione, la riduzione totale della produzione di latte non è significativa. Al fine di analizzare le possibili perdite di produzione legate alla vaccinazione contro l’LSD, dovrebbe essere utilizzato uno studio randomizzato controllato con vacche vaccinate e non vaccinate randomizzate nelle stesse mandrie. Se ciò non è possibile, è necessario includere nell’analisi un gran numero di mandrie per controllare altri possibili fattori che influenzano la sopravvivenza e la produzione di latte.

Esistono prove sperimentali che Stomoxys calcitrans e Haematopota spp. possono trasmettere meccanicamente l’LSDV. S. calcitrans è probabilmente il vettore più importante tra quelli studiati, nella trasmissione dell’LSD nell’Europa sud-orientale. È necessario comprendere meglio la capacità degli altri vettori presenti tra i paesi e il loro potenziale ruolo nella trasmissione dell’LSDV. Questi risultati dovrebbero essere collegati a studi sull’abbondanza di vettori nelle diverse regioni.

Prove sperimentali hanno inoltre dimostrato che il periodo di incubazione dell’LSD negli ospiti bovini può variare tra 6 e 26 giorni. In base a ciò, si dovrebbe riconsiderare la durata dei periodi di quarantena per i bovini che sono spostati dalle regioni infette a quelle non infette.

 

 

 

Lumpy skin disease epidemiological report IV: data collection and analysis

European Food Safety Authority (EFSA)

Paolo Calistri, Kris De Clercq, Simon Gubbins, Eyal Klement, Arjan Stegeman, José Cortiñas Abrahantes, Drago Marojevic, Sotiria‐Eleni Antoniou, Alessandro Broglia

doi.org/10.2903/j.efsa.2020.6010

Requestor: European Commission

Question number: EFSA‐Q‐2018‐00291

 

 

* Questa designazione non pregiudica le posizioni riguardo allo status, ed è in linea con la risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e il parere della CIG sulla dichiarazione di indipendenza del Kosovo. Questa nota si applica ogni volta che il Kosovo è menzionato in questo documento.