E’ online la quinta relazione nazionale contenente l’analisi e i trend delle vendite di antibiotici in Italia, riferita all’anno 2022. 

In base alle rilevazioni, anche per il 2022 l’Italia conferma il trend pluriennale in diminuzione delle vendite degli antibiotici nel settore veterinario, e in particolare nel settore degli animali da produzione di alimenti.

I livelli di riduzione si attestano su valori di – 46,6%, se si confronta il dato attuale con quello del 2016 (di – 62,7% in riferimento all’anno 2010). Tale riduzione si traduce in una minore pressione selettiva associata all’emergenza e alla selezione di batteri resistenti agli antibiotici negli animali e negli esseri umani.

Il documento pubblicato dal Ministero della Salute segue la pubblicazione della tredicesima edizione del Rapporto annuale sulla sorveglianza europea del consumo di antimicrobici veterinari (ESVAC) da parte dell’Agenzia Europea per i medicinali (EMA).

Nel dettaglio, la riduzione interessa tutte le classi di antimicrobici, comprese quelle incluse nella categoria B “Limitare” della categorizzazione AMEG, vale a dire cefalosporine 3ae 4a generazione, fuorochinoloni e altri chinoloni, polimixine, che rappresentano soltanto una piccola proporzione delle vendite totali (circa l’1,2%).

Le tre principali classi vendute rimangono le penicilline (54,6 mg/PCU, 34,6%), le tetracicline (35,6 mg/PCU, 22,6%) e i sulfamidici (21,8 mg/PCU, 13,8%) che, insieme, rappresentano il 71,1% delle vendite totali nel 2022.

Rispetto al 2021, la riduzione più evidente si riscontra per la classe degli altri chinoloni (- 41,8%), delle cefalosporine di 1a e 2a generazione (- 35,9%). A seguire, i macrolidi (- 25,7%), i fluorochinoloni (- 23,6%) e le cefalosporine di 3a e 4a generazione (- 23,1%).

La principale forma farmaceutica venduta continua a essere la soluzione orale, con a seguire le premiscele e molto distaccate troviamo le formulazioni per iniezioni.

Anche le vendite di antibiotici autorizzati in forme farmaceutiche impiegate per il trattamento non individuale, attraverso cioè la somministrazione come mangimi medicati, soluzioni (acqua di abbeverata, siero di latte, broda, ecc.) o polveri (top dressing) si sono ridotte del 48,5% rispetto al 2016.

Tali risultati  – scrive il Ministero della Saluteconfermano l’efficacia delle politiche nazionali relative all’uso prudente degli antimicrobici, di cui al Piano nazionale di contrasto dell’antibiotico-resistenza, e il costante impegno del settore veterinario nell’affrontare l’emergenza dell’antibiotico-resistenza.

Nella relazione si precisa inoltre che dati in essa contenuti sono riferibili alla dispensazione del medicinale veterinario come conseguenza di una ricetta elettronica veterinaria, fatta eccezione per i medicinali veterinari autorizzati ai fini della fabbricazione di mangimi medicati per cui il dato rimane quello comunicato dai titolari delle autorizzazioni all’immissione in commercio.

L’EMA sottolinea: “I dati presentati non dovrebbero essere utilizzati da soli come base per stabilire le priorità nella gestione del fenomeno dell’antimicrobico-resistenza, ma dovrebbero essere presi in considerazione anche dati aggiuntivi, quali ad esempio dati sulle produzioni animali, sui medicinali veterinari disponibili e altri fattori come l’incidenza di malattie infettive o di focolai”. Soprattutto, l’Agenzia raccomanda di “non utilizzare tali dati per una diretta comparazione tra Stati membri senza tenere in debito conto le differenze sussistenti tra essi, comprese le fonti diverse dei dati, e senza le necessarie informazioni e analisi più dettagliate”.

Tali dati, inoltre, dovrebbero essere letti congiuntamente ai dati sugli organismi resistenti agli antimicrobici riscontrati negli animali e negli alimenti.

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