Introduzione

Il settore dell’allevamento è responsabile del 14.5% circa delle emissioni di gas serra di origine antropica ed il metano enterico risulta esserne la maggiore fonte (McAllister and Newbold, 2008; Gerber et al., 2013). Il tipo e la quantità di foraggi usati nelle diete dei ruminanti hanno un effetto diretto sul metano enterico che viene prodotto e diverse strategie di mitigazione si basano sull’alterazione delle fermentazioni ruminali (Benchaar et al., 2001). La maturità dei foraggi al momento della raccolta ed il metodo di conservazione, difatti, possono essere utilizzati per modificare la produzione di metano nei ruminanti. L’inclusione nella dieta di foraggi raccolti presto riduce la produzione di metano e migliora la digeribilità della sostanza organica e della fibra, rispetto ai foraggi più maturi (Brask et al., 2013). Inoltre, la produzione di metano risulta essere minore ad es. per erba medica utilizzata come insilato, piuttosto che come fieno (Benchaar et al., 2001). I foraggi ed i concentrati prodotti in azienda contribuiscono in modo significativo alla mitigazione complessiva dell’impatto ambientale del settore dei bovini da latte: ad es. l’inclusione nella dieta di foraggi proteici autoprodotti (come l’erba medica) può favorire una riduzione della quantità di farina di soia acquistata, un alimento che comporta un elevato impatto ambientale legato soprattutto al cambio di destinazione d’uso del suolo. Inoltre, sistemi foraggeri basati su colture poliennali possono rappresentare una strategia di mitigazione significativa, in quanto aumentano il livello di sequestro del carbonio da parte del suolo (Stanley et al., 2018).

La disponibilità di acqua e la destinazione del latte per formaggi DOP sono i principali fattori che influenzano l’organizzazione dei sistemi foraggeri della Pianura Padana (Mantovi et al., 2015). La grande disponibilità di acqua e la fertilità del suolo dell’areale a nord del fiume Po hanno da sempre favorito la coltivazione del mais, che consente un’elevata resa produttiva di sostanza secca (SS) ed una facile conservazione tramite insilamento (Borreani et al., 2013; Gislon et al., 2020). Un sistema foraggero emergente chiamato “dinamico” (Tabacco et al., 2018) sta sostituendo quello della monocoltura a mais per insilato di pianta intera (silomais) e prevede la reintroduzione dell’uso di leguminose foraggere e la produzione di pastone di mais, producendo, così, foraggi ad alta qualità e aumentando l’autosufficienza proteica dell’azienda.

Nella zona, invece, a Sud del Po, un’area caratterizzata da scarsità d’acqua, la coltivazione del mais è meno conveniente e viene così sostituita da cereali autunno-vernini e foraggere leguminose poliennali, come la medica, conservati tramite fienagione nell’area di produzione del Parmigiano Reggiano DOP. Complessivamente, l’obiettivo principale dei sistemi di produzione del latte dovrebbe essere quello di fornire agli animali diete di elevata qualità, in modo da aumentare l’efficienza di conversione alimentare e diminuire l’impatto ambientale per Kg di latte prodotto, riducendo le emissioni di metano e l’escrezione di N, così come l’ammoniaca ed il protossido di azoto. Poiché vari sistemi foraggeri posso avere un effetto differente sull’impatto ambientale e sul sequestro di C da parte del suolo, così come sul livello di inclusione di farina di soia nella dieta, sulla digeribilità della fibra e sulla produzione di metano enterico, scopo dello studio è stato quello di fornire dati in merito alle performance degli animali alimentati con diete caratterizzate da foraggi diversi, prodotti in stalle commerciali del Nord Italia.

L’ipotesi di questo esperimento è che includere foraggi diversi di alta qualità in diete bilanciate con un basso livello di inclusione di farina di soia, può consentire di ottenere una produzione di latte simile a quella legata ad una dieta convenzionale basata sul silomais, senza aumentare le emissioni di metano e l’escrezione di N per unità di latte prodotto.

Riassunto

L’esperimento è stato condotto utilizzando 8 bovine in lattazione di razza Frisona Italiana, che sono state stabulate in camere respiratorie individuali, utilizzando un disegno sperimentale a quadrato latino ripetuto, per determinare l’ingestione di SS, la produzione di latte e di metano. Inoltre, sono state campionate urine e feci prodotte, in modo da determinare i bilanci di utilizzazione dell’N e dell’energia. Sono state testate 4 diete, basate sui seguenti foraggi (% della SS totale della dieta): silomais (corn silage CS, 49,3), medica insilata (alfalfa silage AS, 26,8), frumento insilato (wheat silage WS, 20,0) ed una dieta con foraggi solo affienati, peculiare della produzione di Parmigiano Reggiano DOP (PR 25,3 sia di medica che di loiessa).

La maggior ingestione di SS (Kg/giorno) è stata osservata quando le vacche hanno ricevuto la dieta PR (23,4 vs. 20,7, media delle altre 3 diete). Tuttavia, la dieta PR ha mostrato la digeribilità minore della SS (64,5 vs. 71,7%, media delle altre diete). Il valore migliore di digeribilità della fibra (aNDFom) si è riscontrato per le diete CS (50,7%) e AS (47,4%), i cui valori non sono risultati statisticamente diversi tra loro (vedi tabella 1).

In questo studio non si sono riscontrate differenze significative tra le diete per quanto riguarda la produzione di latte, anche se la dieta PR ha mostrato una tendenza in merito ad una produzione di latte maggiore, chiaramente legata alla maggior ingestione alimentare.

La maggior concentrazione di azoto ureico nel latte (mg/dL) è stata riscontrata nelle vacche che ricevevano la dieta WS (13,8), mentre la minore in quelle alimentate con la dieta AS (9,24). Il maggior livello di concentrazione di azoto ureico nel latte riscontrato per la dieta WS era anche correlato con un livello maggiore di escrezione di N urinario (g/d), (189 vs. 147, per la dieta WS e la media delle altre diete, rispettivamente) (vedi tabella 3). La digeribilità della proteina è risultata maggiore per le diete CS e WS (68,5%, in media), rispetto a quella delle diete AS e PR (57,0%, in media); il livello di inclusione di farina di soia era maggiore per le diete CS e WS, rispetto alle altre due.

Le fermentazioni ruminali sono risultate essere condizionate dalle diverse diete; le bovine alimentate con dieta PR, in relazione ad un contenuto minore di carboidrati non fibrosi e maggiore di NDF, hanno mostrato un pH ruminale più elevato ed una minor produzione di acido propionico rispetto a quelle alimentate con dieta CS. Alimentare le vacche con dieta PR ha comportato anche un aumento nel rumine del rapporto acido acetico: acido propionico, rispetto alla dieta CS (3,30 vs. 2,44, per PR e CS, rispettivamente) (vedi tabella 2).

Le vacche che hanno ricevuto la dieta PR hanno prodotto giornalmente più metano e hanno mostrato una maggior perdita di energia come metano (% dell’energia digeribile ingerita) rispetto a quelle che hanno ricevuto la dieta CS (413 vs. 378 g/giorno e 8,67 vs. 7,70%), anche se non è stata riscontrata nessuna differenza significativa esprimendo la produzione di metano come grammi per Kg di SS ingerita o come grammi per Kg di latte prodotto. La dieta PR è risultata avere un contenuto di energia netta latte (NEL) minore rispetto a quella CS (1,36 vs. 1,70 Mcal/kg di SS per PR e CS, rispettivamente) (vedi tabella 3).

Complessivamente, questa ricerca suggerisce che una produzione di latte soddisfacente può essere raggiunta includendo foraggi differenti purché di alta qualità in diete bilanciate, senza avere ripercussioni negative sulle emissioni di metano per Kg di latte prodotto, consentendo una riduzione d’uso della farina di estrazione di soia.

Parole chiave: sistema foraggero, produzione di latte, digeribilità, metano, bilancio energetico.

 

 

Bovine in lattazione alimentate con diete basate su diversi sistemi foraggeri: produzione di latte, emissioni di metano, utilizzazione dell’azoto e dell’energia.

G. Gislon1, S. Colombini1, G. Borreani2, G. M. Crovetto1, A. Sandrucci1, Galassi1, E. Tabacco2 e L. Rapetti1

1) Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali-Produzione, Territorio, Agroenergia, Università degli Studi di Milano.
2) Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari, Università degli Studi di Torino.