Nonostante sia stata spesso trascurata, la messa in asciutta è una fase fondamentale del ciclo di lattazione della bovina da latte. Tuttavia, ha ricevuto una crescente attenzione negli ultimi anni, soprattutto in seguito all’introduzione della messa in asciutta selettiva.

Il periodo di asciutta è infatti necessario per ottimizzare il rimodellamento tissutale della ghiandola mammaria, ma rappresenta un evento stressante, in quanto include diversi cambiamenti nella routine quotidiana degli animali, nella dieta e nel metabolismo. Inoltre, le elevate produzioni raggiunte dalle vacche moderne anche a fine lattazione rendono necessarie manipolazioni rilevanti nei giorni a ridosso della messa in asciutta, in quanto un eccessivo accumulo di latte potrebbe compromettere il buon esito del periodo di asciutta, con potenziali effetti negativi sulla futura lattazione, soprattutto nelle bovine asciugate senza la terapia antibiotica.

Livelli di produzione superiori a 15 kg/giorno sono un fattore di rischio per la salute della mammella, ritardano l’involuzione mammaria e peggiorano lo stress metabolico e le risposte infiammatorie.

Diverse strategie sono state proposte negli anni per far fronte a queste sfide, mirando a ridurre gradualmente la produzione di latte prima dell’asciutta e favorendo allo stesso tempo l’inizio dell’involuzione mammaria. Tra queste, le più comuni sono basate sulla restrizione alimentare o sulla diminuzione della frequenza di mungitura. Queste pratiche hanno diverse capacità di ridurre la produzione di latte attraverso diversi meccanismi e comportano varie implicazioni per la salute della mammella, il benessere degli animali, il comportamento, lo stato endocrino, il metabolismo e le condizioni infiammatorie.

Una quantità ridotta di energia (e anche di aminoacidi) disponibile dalla dieta può ridurre la produzione in pochi giorni ma se la restrizione è troppo intensa causa l’aumento delle vocalizzazioni delle bovine, segno di fame e di ridotto benessere, e potrebbe ridurre la funzionalità del sistema immunitario.

La riduzione della frequenza di mungitura inibisce la sintesi del latte e promuove l’apoptosi da stimoli locali a causa del prolungato accumulo di latte nella mammella tra una mungitura e l’altra, ma causa l’aumento della pressione intramammaria che può influire sul comfort della vacca e causare perdite di latte dai capezzoli.

La combinazione delle due tecniche ha mostrato i migliori risultati in termini di riduzione della produzione nella maggior parte degli studi disponibili in letteratura, unendo gli effetti di una moderata restrizione alimentare e la riduzione della frequenza di mungitura. Queste due strategie sono additive, ma riducono efficacemente la produzione attraverso diversi meccanismi di feedback. La restrizione alimentare è associata a una riduzione dell’apporto di glucosio alla ghiandola mammaria, attraverso una riduzione dell’espressione genica dei trasportatori del glucosio nelle cellule epiteliali mammarie, mentre la mungitura una volta al giorno diminuisce l’espressione di α-LA e κ-CN, diminuendo la sintesi di latte e lattosio e l’assorbimento del glucosio. Tuttavia, gli effetti a lungo termine della restrizione alimentare e della riduzione del volume del latte in asciutta sulla produttività nella successiva lattazione non sono ancora chiari.

Un’altra opzione per ritardare la messa in asciutta ad un momento in cui la produzione di latte è naturalmente inferiore, senza la manodopera aggiuntiva e i costi delle altre pratiche, è aumentare il periodo di attesa volontaria alla prima inseminazione, in particolare nel caso di animali noti per avere una curva di lattazione persistente. Le vacche pluripare adatte a una lattazione più lunga potrebbero essere identificate sulla base di lattazioni precedenti, mentre, nelle primipare (che di solito hanno una maggiore persistenza rispetto alle multipare), le prestazioni in avvio di lattazione potrebbero essere utilizzate come criteri di selezione.

La riduzione della produzione di latte prima dell’asciutta è quindi probabilmente necessaria per le vacche con un’elevata produzione alla fine della lattazione (oltre 15 kg/giorno), soprattutto quando si applicano approcci di messa in asciutta selettivi.

Pertanto, è necessario sviluppare metodi aggiuntivi e alternativi per asciugare le vacche ad alta produzione, senza effetti collaterali. Per valutare appieno la loro efficacia, è necessario valutare le risposte metaboliche, infiammatorie e comportamentali degli animali.

La presente nota è una sintesi del seguente articolo scientifico pubblicato sulla rivista Journal of Dairy Science: Cattaneo, L., A. Minuti, G.E. Dahl, and E. Trevisi. 2023. Graduate Student Literature Review: The challenge of drying-off high-yielding dairy cows. J. Dairy Sci. 106:6416–6426. doi:10.3168/jds

Autori

Giuseppe Conte, Alberto Stanislao Atzori, Fabio Correddu, Luca Cattaneo, Gabriele Rocchetti, Antonio Natalello, Sara Pegolo, Manuel Scerra – Gruppo Editoriale ASPA