Nessuno sa come cambieranno le nostre abitudini dopo che la pandemia da COVID-19 sarà passata ma certamente i principi di base di profilassi non li dimenticheremo molto facilmente.

Per combattere le infezioni ed evitare la loro propagazione è di fondamentale importanza non solo la profilassi indiretta, come l’igiene e la biosicurezza, ma anche, e soprattutto, quella diretta, ossia quella vaccinale.

Non sappiamo esattamente quanti allevamenti italiani di bovini, capre, bufale e pecore ricorrano alla profilassi vaccinale. Certo è il dato, pubblicato nel report Dairy 2014, che riporta informazioni raccolte in 17 Stati USA relative al 76,7% degli allevamenti che corrisponde all’80,3% delle bovine da latte allevate negli Stati Uniti, secondo cui negli USA il 73.8% degli allevamenti di vacche da latte ricorre abitualmente alla vaccinazione. Alla data considerata nel report, negli USA era possibile praticare la profilassi vaccinale verso 12 agenti patogeni.

Per avere le idee più chiare ci siamo rivolti alla community di aziende che sostengono Ruminantia intervistando il Dott. Massimiliano Bussacchini, medico veterinario e technical e marketing manager ruminanti di Hipra Italia. Questa azienda spagnola è specializzata nella ricerca e nella produzione di vaccini per tutte le specie animali, ed ha quindi un’esperienza particolarmente profonda dell’argomento.

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