Si registra ancora una variazione negativa nel mese di giugno 2023 dell’Indice FAO dei prezzi dei prodotti alimentari. In flessione le quotazioni internazionali di tutti i principali cereali, ma gli elevati prezzi degli alimenti, a livello nazionale, mettono a rischio i paesi vulnerabili.

Da maggio, l’Indice FAO dei prezzi dei cereali è diminuito del 2,1 percento. In giugno, le quotazioni internazionali dei cereali secondari sono crollate del 3,4 percento, perlopiù in seguito a un’eccedenza di forniture di mais, grazie ai raccolti ancora in corso in Argentina e Brasile e al miglioramento delle prospettive produttive nelle principali zone di produzione negli Stati Uniti d’America. I prezzi internazionali del grano hanno subito una contrazione dell’1,3 percento, in concomitanza con la ripresa del raccolto nell’emisfero settentrionale, una contrazione determinata dall’espansione delle forniture e da una riduzione della tassa sull’esportazione nella Federazione russa, nonché da un miglioramento delle condizioni negli Stati Uniti. I prezzi internazionali del riso sono scesi dell’1,2 percento, di fronte a un irrigidimento della domanda delle varietà di riso “non Indica” e ai tentativi del Pakistan di attirare le vendite di esportazione.

In lieve calo (-0,8 percento), in giugno, anche l’Indice FAO dei prezzi dei prodotti lattiero-caseari, ancora una volta guidato dalla diminuzione dei prezzi internazionali del formaggio, che riflette l’ampia disponibilità di esportazioni, soprattutto in Europa occidentale, dove la produzione di latte ha registrato un aumento stagionale, mentre le vendite al dettaglio sono state piuttosto contenute. Nel frattempo, i prezzi del latte intero in polvere sono scesi leggermente a causa della riduzione degli acquisti di importazione da parte degli acquirenti dell’Asia settentrionale e dell’aumento delle forniture, soprattutto dalla Nuova Zelanda. I prezzi mondiali del burro sono invece aumentati, grazie alla domanda attiva di forniture spot, soprattutto dal Medio Oriente, e all’aumento delle vendite interne al dettaglio in Europa occidentale. I prezzi del latte scremato sono aumentati leggermente a causa dei maggiori acquisti all’importazione per soddisfare il fabbisogno a breve termine e per le preoccupazioni relative alle forniture nei mesi a venire durante la fase di calo stagionale della produzione in Europa occidentale.

L’Indice FAO dei prezzi della carne è rimasto praticamente invariato in giugno, periodo che è stato caratterizzato da un aumento dei prezzi della carne di pollame, innestatosi su una vivace domanda di importazione dall’Asia orientale, a sua volta, causata dal protrarsi di problemi di forniture riconducibili ai numerosi focolai di influenza aviaria. Rispetto al valore di giugno dello scorso anno, l’indice è sceso di 8,1 punti (6,4%). I prezzi della carne suina sono aumentati, sostenuti dalla persistente scarsità di forniture nelle principali regioni produttrici, soprattutto nell’Unione Europea. Per contro, i prezzi internazionali della carne bovina sono leggermente diminuiti a causa dell’aumento delle disponibilità esportabili, soprattutto in Australia. Analogamente, anche i prezzi della carne ovina sono diminuiti a causa delle elevate forniture provenienti dall’Oceania.

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La produzione di cereali destinata a raggiungere volumi record

Per quel che riguarda le previsioni nella produzione di cereali, l’ultimo bollettino pubblicato anch’esso qualche giorno fa (disponibile QUI), riporta che la produzione mondiale dovrebbe raggiungere valori record nel periodo 2023-2024. Si parla di un volume di 2 819 milioni di tonnellate, in crescita dell’1,1 percento rispetto allo scorso anno. La previsione riflette quasi interamente il miglioramento delle attese per quanto concerne la produzione mondiale di grano, che attualmente è stimata in 783,3 milioni di tonnellate, in risposta alle più ottimistiche previsioni concernenti alcuni paesi, tra cui Canada, Kazakistan e Turchia. Nonostante ciò, la produzione mondiale di grano appare ancora in calo del 2,3 percento, rispetto al volume registrato la scorsa stagione.

La produzione di cereali secondari, a livello mondiale, è collocata a 1 512 milioni di tonnellate, in crescita del 2,9 percento dal 2022. Analogamente, nel 2023-2024, è previsto un recupero produttivo dell’1,2 percento, rispetto al livello pressato al ribasso che era stato segnalato nel 2022-2023, fino a raggiungere il quantitativo di 523,7 milioni di tonnellate. Nel corso della prossima stagione, si stima un utilizzo di cereali, a livello mondiale, in espansione dello 0,9 percento, per un totale di 2 805 milioni di tonnellate, spinto verso l’alto dall’atteso incremento dell’uso di cereali secondari, primo fra tutti, il mais come mangime animale.

La FAO ha rivisto al rialzo le previsioni concernenti le scorte mondiali di cereali entro la fine delle campagne 2023-2024, anticipando un volume di 878 milioni di tonnellate, equivalente a un incremento del 2,3 percento circa, rispetto alla stagione precedente. A questo livello, il rapporto mondiale tra riserve e utilizzo di cereali rimarrebbe invariato al 30,6 percento, il che indicherebbe “una disponibilità di scorte abbondante nella nuova stagione.” L’ultima previsione della FAO con riferimento agli scambi commerciali di cereali nel 2023-2024 fa pensare a una probabile contrazione dello 0,9 percento, rispetto al 2022-2023: a scendere, rispetto ai precedenti livelli record, dovrebbero essere soprattutto i quantitativi di grano.

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Gli elevati prezzi degli alimenti aggravano la situazione alimentare nei paesi vulnerabili

Secondo il recente rapporto “Prospettive dei raccolti e situazione alimentare” (disponibile QUI), una pubblicazione trimestrale del Sistema mondiale d’informazione e preavviso rapido nei settori agricolo e alimentare (GIEWS) della FAO, uscita anch’essa in questi giorni, sono 45, in totale,  i paesi del mondo che necessitano di aiuti alimentari esterni. Se, per la produzione mondiale di cereali, è prevista un’espansione dell’1,1 percento nel 2023, rispetto all’anno precedente, per il gruppo dei 44 paesi a basso reddito con deficit alimentare (LIFDC), stando alla relazione, si stima una pressione al ribasso, che scatenerà il bisogno di importazioni. La relazione trimestrale (disponibile QUI) offre informazioni dettagliate sull’insicurezza alimentare e sulle tendenze dei prezzi con cui la popolazione dei paesi interessati deve fare i conti. Fornisce, inoltre, una valutazione dettagliata della produzione regionale e delle previsioni relative agli scambi in tutto il mondo.