I dati 2018 riportano 1603 imprese controllate, 106 reati rilevati, 457 sanzioni amministrative comminate, 1.144.873 kg complessivi di prodotti alimentari sequestrati per un valore di 6.541.070 euro, 95 persone denunciate e 4 arrestate: questi sono i risultati dell’attività di controllo ufficiale svolta dal Comando dei Carabinieri per la Tutela Agroalimentare. Cifre importanti che ci portano a considerare un approfondimento sul ruolo dell’Arma nel contrasto alle frodi in campo alimentare con un protagonista d’eccezione, il Colonnello Luigi Cortellessa, Comandante del Comando Carabinieri per la Tutela Agroalimentare.

Nato nel 2018 per riconfigurazione del Comando carabinieri politiche agricole e alimentari, il Reparto Specializzato di cui stiamo parlando dipende dal Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari Carabinieri ed opera su tutto il territorio nazionale attraverso il Reparto Operativo e 5 Reparti Carabinieri Tutela Agroalimentare con sede a Torino (competente per le regioni Piemonte, Valle D’Aosta, Lombardia, Liguria), Parma (Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna), Roma (Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Sardegna), Salerno (Campania, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata) e Messina (Calabria, Sicilia). Il fine ultimo dell’attività di questo Reparto è la tutela della sicurezza e degli interessi del cittadino consumatore, obiettivo raggiungibile attraverso la prevenzione e repressione delle frodi nel settore agroalimentare. Nello svolgimento di questi due fondamentali compiti il Comando opera coordinandosi con l’ICQRF (Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari), con la possibilità di effettuare accessi e ispezioni amministrative avvalendosi dei poteri previsti dalle norme vigenti per l’esercizio delle proprie attività istituzionali.

Le finalità dei Carabinieri per la Tutela Agroalimentare sono rivolte alla tutela della regolare erogazione dei fondi europei per l’agricoltura, nonché la sicurezza, la qualità e la legalità nel comparto agroalimentare. La lotta alle frodi, specie in riferimento al nuovo fenomeno delle contraffazioni agroalimentari, alle pratiche commerciali ingannevoli, alla concorrenza sleale, alle alterazioni dei regimi di produzione regolamentata e all’azione di contrasto a tutti gli illeciti che comportano distorsioni nel mercato agroalimentare, ove si insidiano la corruzione e gli interessi della criminalità, rappresentano le principali declinazioni delle attività del Reparto, anche nell’ottica di tutelare il consumatore e valorizzare le produzioni agroalimentari nazionali nelle sfide della globalizzazione dei mercati (fonte: Mipaaf).

Ricoprire un ruolo di comando in un contesto in cui ci si scontra molto spesso con la criminalità organizzata è impegnativo e richiede fermezza, risolutezza ma anche sensibilità. Abbiamo cercato di capire le sensazioni e le responsabilità di chi ha percorso i vari livelli ordinativi nel ruolo di Comando andando ad intervistare il Colonnello Cortellessa, uomo di carattere e dal profondo senso di responsabilità. D’altronde, la divisa questo chiede.

Chi è il Colonnello Cortellessa?

È un Ufficiale dei Carabinieri con 40 anni di vita militare che ha avuto la fortuna di percorrere tutti i livelli ordinativi dell’Arma nell’attività di comando, anche in posti sensibili sotto il profilo dell’ordine e della sicurezza pubblica e dell’incidenza della criminalità organizzata. Ricordo i lunghi anni trascorsi presso il comando di Giugliano in Campania.

Quindi ruolo piuttosto impegnativo e delicato…

Ruolo delicato quello presso il Comando di Giuliano sia per la presenza di numerosi sodalizi della camorra, sia per tutta una serie di problematiche legate all’area dei comuni a nord di Napoli.

Ha qualche aneddoto di quel periodo da raccontarci?

L’Arma dei Carabinieri e le forze di Polizia in genere in quegli anni hanno compiuto un’attività veramente incisiva nel contrasto alla criminalità organizzata e nella tutela dei diritti dei cittadini che invocavano la protezione dello Stato. Io non ho aneddoti particolari, ho tante storie da raccontare, ma il denominatore comune di queste è dato dalla riconoscenza che l’Arma ha ricevuto da parte della gente comune.

Quanto c’è ancora da fare per il contrasto alle mafie?

Si lavora sempre. Diceva il Giudice Falcone che la mafia, e quindi la criminalità organizzata, come ogni fenomeno umano, nasce, dura ed è destinato a concludersi. Tutta la società per bene, la stragrande maggioranza dei cittadini e delle istituzioni lavorano affinché questi fenomeni finiscano. In questo comparto di specialità dell’Arma dei Carabinieri a presidio del comparto agroalimentare ci si occupa di contrastare le infiltrazioni della criminalità organizzata sia nel momento della produzione, trasformazione e distribuzione di alimenti, sia a tutela del consumatore, che nel momento delicato della percezione dei fondi europei per l’agricoltura. Lì abbiamo rilevato, con le tantissime indagini condotte e portate a termine, che la criminalità organizzata attinge sempre dove vi è denaro pubblico. C’è spazio per essa soprattutto in determinate aree del territorio nazionale dove la criminalità organizzata cerca anche il consenso.

Che poi è quello che serve per far sì che si radichi bene la criminalità organizzata…

La criminalità organizzata è radicata perché una delle caratteristiche delle associazioni di tipo mafioso è la territorialità: indipendente dal luogo in cui si agisce, comunque il capo criminale mantiene il contatto con il luogo di provenienza.

Ruminantia è una rivista specializzata sui settori del latte e della carne, anch’essi caratterizzati da alcuni interventi da parte delle Autorità rispetto a frodi e contraffazioni: ricordiamo ad esempio la Bufala dell’Emporda, segnalata al MIPAAF dal Consorzio di Tutela della Mozzarella Bufala Campana DOP. In quel caso, ci fu l’intervento da parte dell’ICQRF. In situazioni simili, quale sinergia esiste tra le altre Autorità preposte alla repressione delle frodi ed il Reparto Specializzato Carabinieri Tutela Agroalimentare?

Le sinergie esistono e sono essenziali. La legge indica ICQRF, al pari di noi, come organi di controllo del Mipaaf. Abbiamo diverse attività in concorso, ci avvaliamo del loro supporto tecnico per quanto riguarda i prelievi e le analisi. Inoltre, ascoltiamo le indicazioni che provengono dai Consorzi di Tutela per DOP, IGP e STG, che in Italia sono più di 820, ovvero i tre quarti dell’Unione Europea, nonché importantissima voce dell’economia nazionale. Quindi, avendo sullo sfondo l’interesse del consumatore cittadino da tutelare, è chiaro che le sinergie non solo avvengono, ma le riteniamo consapevolmente un obbligo.

E nel caso del rapporto diretto con il cittadino, quale è la vostra attività?

Intanto abbiamo un desk sulla contraffazione: rispondiamo alle indicazioni dei cittadini attraverso un numero verde e subito diamo esecuzione ai controlli che ci vengono segnalati, partendo ovviamente da presunzioni di innocenza della parte. Il cittadino è il nostro datore lavoro, la parte più importante da tutelare nel modo giusto. Perché vede siamo in un’epoca in cui, per la convulsione di tutta una serie di dinamiche sociali, per la velocità in cui le notizie raggiungono ogni latitudine del nostro paese, per le tante diversità di elaborazione delle notizie stesse, è, sempre più convintamente, l’Arma la difesa del cittadino.

Luigi Cortellessa in un intervento alla Tavola rotonda #IoStoColMadeInItaly alla Fiera Internazionale del Bovino da Latte 2019 a Cremona.

Ora una domanda personale: perché la scelta dell’Arma?

Sono stato uno studente liceale degli anni ’70, a Roma, anni di grande entusiasmo giovanile ma di grande difficoltà, talvolta tragicità per il nostro paese. Ritenevo che l’Arma dei Carabinieri potesse essere l’utile ambito nel quale poter dare il mio modesto contributo. Poi nella mia vita ho conosciuto grandi carabinieri, gente che aveva contribuito alla rinascita del nostro Paese subito dopo il secondo conflitto mondiale, persone di grande umanità e grande coraggio.

Facciamo un esempio.

Erano gli anni in cui il generale Dalla Chiesa salvò il nostro paese dalla virulenta aggressività del terrorismo. È stato il periodo in cui tanti poliziotti, carabinieri, magistrati, giornalisti, operai, sindacalisti, politici sono caduti sotto il piombo eversivo in difesa del paese che ci era stato consegnato subito dopo la Seconda Guerra Mondiale. Anni tragici per certi aspetti, ma in cui era molto chiara la distinzione tra bene e male, mentre adesso siamo in un’epoca in cui tutti quantiricerchiamo un assestamento su percorsi mentali più pacati e sereni.

Per quanto riguarda invece i controlli del settore agroalimentare italiano, la struttura nazionale è piuttosto forte.

La più forte al mondo, non esiste prodotto alimentare più controllato di quello italiano perché esiste un bellissimo concerto d’interventi fatto da più istituzioni: l’Italia è l’unico paese al mondo ad avere un comando di polizia militare specificamente dedicato alla tutela del settore agroalimentare. Valore aggiunto del nostro paese a garanzia del buon nome dei nostri prodotti del mondo intero.

Con gli occhi del controllore, come possiamo vedere e definire il mondo dell’imprenditoria nazionale?

Responsabile, fantasioso, consapevole, che si impegna. Dall’inizio dell’anno 2019 sono state controllate 1447 imprese, le irregolarità, non tutte gravi, talune veniali, hanno riguardato 650 imprese sul totale delle controllate, quindi è un dato che non induce all’allarme e ai tanti luoghi comuni che si dicono sul settore agroalimentare. Voglio sfatare questo dubbio!

Questo era un po’ lo scopo dell’intervista, perché il luogo comune è piuttosto facile in questo contesto!

È facile ma diciamo che si tratta anche di un piccolo peccato nazionale. Dovremmo parlare tutti con un po’ più di dati di fatto. I miei dati di fatto sono il numero dei controlli effettuati dai miei Carabinieri raffrontati a quelli dell’ICQRF, il senso di responsabilità dei Consorzi di Tutela,

l’autoregolamentazione delle imprese, la formazione alla quale le categorie imprenditoriali si sottopongono e l’intraprendenza di tanti allevatori, coltivatori, pescatori… tutto questo è un valore in più del nostro paese.

L’attività del vostro Reparto Specializzato è svolta anche a livello internazionale. Cosa possiamo dire a riguardo?

Abbiamo bisogno di strumenti giuridici più moderni ed aderenti alle esigenze. Il prodotto agroalimentare italiano è la seconda voce dell’esportazione, talvolta la prima, e viene deglutito in gran parte del mondo, con molto gusto e primazia rispetto agli altri prodotti. Abbiamo una produzione olearia e vitivinicola di qualità e quantità, abbiamo alcuni prodotti DOP e IGP che il cui nome spesso di trova nelle vetrine internazionali, abbiamo tantissimi giovani che, attraverso le scuole di specializzazione ed alberghiere coniugano enogastronomia e turismo, la riscoperta dei borghi, abbiamo dei siti enogastronomici, come le Langhe ed la zona del Prosecco, che sono diventati patrimonio dell’Unesco. Immaginiamo quanto il Piemonte stesso valga in termini di tradizione enogastronomica e di esportazione dell’immagine positiva dell’Italia nel mondo, pensando anche all’Accademia di Pollenzo.