I latticini, contenenti quantità variabili di lattosio, sono parte della dieta umana da circa 8000 anni e rivestono una posizione di primo piano nelle raccomandazioni nutrizionali della maggior parte dei paesi (Rozenberg et al., 2016). In gran parte degli Stati le raccomandazioni dietetiche dei vari governi incoraggiano il consumo di latticini negli individui sani, in particolare per il loro elevato contenuto di calcio, oltre ad altri micronutrienti (USDHHS e USDA, 2015; Wang, Lay, Yu e Shen, 2016), dimostrando la diffusa domanda di latte e latticini.

Il lattosio è un disaccaride originario del latte dei mammiferi ed è composto dai monosaccaridi glucosio e galattosio, legati da un legame β1-4 glicosidico (Mattar, de Campos Mazo e Carrilho, 2012). Il lattosio contenuto nei prodotti lattiero-caseari è uno zucchero estrinseco, nel senso che non è legato alla struttura cellulare dell’alimento (a differenza degli zuccheri intrinseci come il glucosio e l’amido nei vegetali), ed è libero negli alimenti dove è presente (Edgar, 1993)

Le fonti alimentari di lattosio sono numerose, anche se è il latte bovino ad averne solitamente il contenuto più elevato tra gli alimenti comuni. Il lattosio isolato e il permeato di siero di latte (un ingrediente caseario ad alto contenuto di lattosio (76-85%) ottenuto dalla rimozione delle proteine dal siero liquido durante la produzione di isolato di proteine del siero di latte) vengono ampiamente utilizzati per migliorare gli aspetti tecnici della formula di generi alimentari come prodotti da forno, dolciumi e zuppe (USDEC, 2015). Tali ingredienti vengono diffusamente utilizzati anche in ruoli aspecifici, sotto forma di eccipienti, nei mangimi per animali o come riempitivi nelle capsule. Pertanto, il lattosio può essere presente nella dieta umana visto che può provenire da una varietà di fonti tradizionali sia di derivazione casearia che non casearia.

Nonostante la potenziale diffusa presenza di lattosio, sorprendentemente sono disponibili poche informazioni sul contributo di questo zucchero all’assunzione energetica (EI) totale delle diverse popolazioni. La maggior parte delle indagini sul contenuto di zucchero delle diete degli individui si è occupata principalmente degli zuccheri aggiunti e pertanto il lattosio proveniente prevalentemente da prodotti derivati dal latte è stato spesso escluso, essendo di norma classificato come uno zucchero non aggiunto. In ogni caso, sono state effettuate poche stime più specifiche sull’assunzione di lattosio. Nelle donne svedesi l’assunzione media di lattosio era di 12 ± 8 g al giorno-1, corrispondenti a circa 50 kcal o a ~2% di EI (Larsson, Bergkvist e Wolk, 2004). È stato visto che il consumo abituale di lattosio negli adulti canadesi è simile, con lo zucchero del latte che rappresenta l’11% circa del consumo totale di zucchero, stimato in ~ 12 g al giorno-1 (Brisbois, Marsden, Anderson e Sievenpiper, 2014). Sebbene il lattosio sia presente nella dieta, rappresenta una quantità relativamente piccola, in particolare se paragonato all’altro principale disaccaride alimentare, il saccarosio. In confronto, l’assunzione media di zuccheri aggiunti (prevalentemente saccarosio) ammonta a ~ 58 g al giorno-1, superando di gran lunga l’assunzione di lattosio (Brisbois et al., 2014). Tuttavia, è importante notare che la presenza di lattosio nella dieta varia considerevolmente, a seconda del livello di tolleranza al lattosio, delle preferenze alimentari e di numerosi altri fattori (Keith, Nicholls, Reed, Kafer e Miller, 2011).

Sebbene non sia stato studiato direttamente, è possibile che gli atleti e le persone attive a fini ricreativi possano avere un’assunzione di lattosio più elevata rispetto alla popolazione generale. Gli atleti hanno un’elevata EI per consentire elevati volumi ed intensità di allenamento, superando di gran lunga l’EI della popolazione non atletica (Grandjean, 1997). Gli atleti hanno anche specifici fabbisogni di macronutrienti per facilitare il recupero (inclusi carboidrati e proteine) che possono essere facilmente ottenuti dal latte (James, Stevenson, Rumbold e Hulston, 2019) o da suoi derivati, come siero di latte o da integratori proteici a base di caseina, che possono contenere circa il 4% di lattosio (Tetra Pak, 2018). Tuttavia, raramente è stato preso in considerazione il ruolo specifico del lattosio nelle diete degli atleti o degli individui attivi a scopo ricreativo. A parte le indicazioni sull’eliminazione del lattosio nelle diete che raccomandano un basso contenuto di FODMAP (oligo-mono-disaccaridi fermentabili e polioli), a differenza di altri carboidrati il lattosio non figura esplicitamente nelle linee guida per la nutrizione sportiva, forse a causa della scarsità di ricerca. Poiché gli atleti possono consumare quantità di lattosio rilevanti dal punto di vista nutrizionale che superano quelle consumate dalla popolazione generale, è importante chiarire i suoi effetti metabolici in modo che la sua specifica applicazione possa essere compresa nel contesto della nutrizione sportiva.

Pertanto, la review proposta in questo articolo è finalizzata ad esaminare criticamente la letteratura relativa all’utilità del lattosio per gli atleti, ad evidenziare i potenziali rischi del suo consumo e a suggerire ambiti per la ricerca futura. Questi includono il lattosio come fonte di energia, prima e durante l’esercizio, dove la massimizzazione della disponibilità di carboidrati facilmente ossidabili può ottimizzare le prestazioni. Il lattosio potrebbe giocare un ruolo importante nel contesto del recupero post-esercizio, come veicolo per la fornitura di glucosio e galattosio, per l’ottimizzazione del glicogeno muscolare ed epatico. Il lattosio può anche agire come prebiotico, promuovendo probabilmente dei cambiamenti benefici nel microbiota intestinale. A tal proposito viene anche presa in considerazione una riflessione sui possibili rischi associati ad un consumo eccessivo di lattosio e alla sua intolleranza. L’applicazione del lattosio nella nutrizione sportiva può essere, infatti, confusa a causa della presenza di una varietà di patologie legate alla digestione e all’assorbimento del lattosio, inclusa la cattiva digestione del lattosio e la successiva intolleranza. Queste condizioni sono il risultato della non persistenza della lattasi, il graduale declino geneticamente determinato dell’attività della lattasi a circa il 10% dell’attività precedente, dopo 2-3 anni di età (Misselwitz et al., 2013).Ad oggi le raccomandazioni per gli atleti prevedono diete ad elevato contenuto di carboidrati per massimizzare le prestazioni, soprattutto prima, durante e dopo l’esercizio. Tuttavia, il lattosio non è presente nelle linee guida per l’assunzione di carboidrati per gli atleti, nonostante questi probabilmente ne consumino quantità rilevanti dal punto di vista nutrizionale.

Il presente articolo è una sinossi tratto dall’originale “The application of lactose in sports nutrition” 

Oliver Joseph Odell, Gareth Anthony Wallis*

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https://doi.org/10.1016/j.idairyj.2020.104970