Con questo titolo non si vuole di certo scomodare Ungaretti e la sua celebre “Soldati” per introdurre il nuovo capitolo della rubrica dedicata alla gestione delle mosche nelle aziende zootecniche. Piuttosto si vorrebbe sfruttare il concetto di consequenzialità proposto dall’opera poetica, citando in causa 4 fattori concatenati causa dell’infestazione muscina d’ottobre.

  1. l’autunno fasullo, con le temperature scriteriate; 
  2. la stalla intesa come ambiente che offre riparo certo per le mosche adulte quando l’escursione termica giorno-notte si fa più pronunciata; 
  3. le mosche stesse che, guarda caso, mentre le giornate si accorciano, sembrano prevalere, soprattutto le specie con apparato boccale di tipo pungente (Stomoxys calcitrans); 
  4. relativo fastidio per usare un eufemismo provocato agli allevatori (ma soprattutto alla mandria). 

Non a caso si vuole enfatizzare il fastidio provocato dalle mosche adulte al personale che opera nelle stalle poiché spesso rappresenta il primo – se non l’unico – fattore scatenante le successive manovre a loro contrasto. 

Abbiamo già ragionato in questa rubrica su quanto non vi sia nulla di più sbagliato nell’agire nel tentativo di deprimere questi insetti in azienda quando il fastidio diviene insopportabile per noi allevatori. 

Mentre gli adulti irritano “solamente” il personale, alla mandria provocano danno diretto, in special modo se si tratta della mosca pungente S. calcitrans. Due concetti profondamente distinti. Se un esemplare adulto ci ronza in viso, agitiamo le mani con fare goffo. Se 5 mosche pungenti avvinghiano gli arti anteriori di una bovina da latte, sono “dolori” in tutti i sensi: per la povera vittima e per le casse aziendali.

Valorizzare l’ambiente

In qualsiasi stagione, frequentare un’ambiente zootecnico invaso dalle mosche può risultare poco piacevole; figuriamoci in autunno

Vivere l’ambiente senza i fastidi delle mosche risulta essere una necessità e non un privilegio. Il piano di gestione delle mosche è un percorso obbligatorio che porta alla biosicurezza aziendale, ma ciò non si traduce nel far cadere le mosche a terra come “foglie in autunno” bensì nell’interferire il più possibile con ogni loro stadio biologico. Se si innesca poi un concetto che possiamo definire abitudinario, e che consiste nell’abbassare la guardia nei confronti di questi insetti quando si varcano le soglie d’autunno, significa compromettere l’intero piano di gestione muscina, vanificando in molti casi anche gli sforzi propugnati nei mesi precedenti. 

Nessuno si salva da solo: i comportamenti a scopo repellente dell’animale

  • Con l’animale in stazione quadrupedale, gli atteggiamenti posti in essere per tentare di sbarazzarsi delle mosche adulte consistono prevalentemente nell’alzare le zampe anteriori, nell’attivare un tremolio dorsale e sostanzialmente nell’agitare la coda
  • Se gli animali godono della possibilità di accedere a spazi esterni, questi tenderanno a spostarsi in aree con forte ricircolo d’aria
  • In stalla la mandria attiva un comportamento di gruppo noto come Bunching. L’ammassamento o bunching è il sintomo più “dannoso” per la mandria ma più caratteristico della presenza di mosche. Le vacche si assembrano in determinate porzioni della stalla e per effetto matriosca cercano di proteggersi a vicenda.

Tutte queste manovre evasive sono sinonimo di infestazione da mosche. La domanda sorge spontanea: “A che livello di infestazione si attivano queste manovre?” 

Abbiamo già approfondito il primo punto quando si discuteva della densità di S. calcitrans sulle zampe anteriori di un singolo soggetto, quale causa conclamata di perdite tangibili in accrescimento e produzione (latte). 

In autunno si manifesta il picco di mosca pungente (settembre-ottobre) ed è stato stimato che circa il 45% degli attacchi di “cavallina” si manifestano proprio sulle zampe evocando la classica alzata.

In una stalla oggetto di studio, sono stati rilevati i comportamenti della mandria in risposta alle mosche presenti, ed è emerso, facendo la media settimanale che ogni 60 secondi:

  • le vacche scuotono la testa 
  • alzano 2 volte le zampe anteriori
  • emettono 8 contrazioni a livello di cute
  • agitano 5 volte la coda

Questi atteggiamenti sono stati rilevati in una mandria sotto pesante attacco. Ma quante erano le mosche? Un ulteriore studio per finalità scientifiche ha cercato di chiarire a che densità di mosche un animale raggiunge il massimo stress, portando a saturazione gli atteggiamenti difensivi. 

Un povero vitello in cuccetta è stato sottoposto a “lanci” di 2500 adulti di mosca cavallina, fortunatamente per tempi ristretti. Le zampe anteriori venivano subito colonizzate da circa 70-80 mosche adulte.

Quanto ai comportamenti evasivi, ogni 60 secondi è stato rilevato quanto segue:

  • 8 scossoni della testa;
  • >8 alzate di zampa;
  • 25 contrazioni della pelle sul dorso;
  • ben 70 movimenti della coda. 

Proteggere la vitellaia

Le classiche cuccette consentono l’applicazione sulle pareti esterne dei moschicidi ad azione sia per contatto che per ingestione. Gli attrattivi zuccherini dei moschicidi proposti da Newpharm stimolano le mosche adulte a poggiarsi per assumere il preparato insetticida. Tra le soluzione maggiormente consigliate e utilizzate ci sono quelle a base di azametiphos, e in particolare Alphi. E’ un prodotto estremamente efficace che permette un rapido e duraturo controllo della mosche. Durante tutto il mese di ottobre è indispensabile adottare questa tecnica per deprimere con forza la popolazione infestante.

Nelle lettiere dedicate ai vitelli non deve in nessuna maniera mancare l’apporto del larvicida. Mentre le temperature progressivamente scendono, il ciclo biologico delle mosche si allunga, offrendo la possibilità al larvicida di estendere i tempi d’efficacia da una settimana a 2-3 settimane, in funzione comunque delle condizioni esterne. Il prodotto consigliato è Hoko ex, a base di ciromazina. Hoko ex elimina le larve e completa l’attività di adulticidi. Inoltre, non interferisce su insetti utili.

Gli interventi abbattenti perimetrali con insetticidi non selettivi possono avere un senso alla luce del fatto che molti altri insetti oltre alle mosche (zanzare – scarafaggi – formiche – insetti coleotteri – cimici) cominciano una sorta di transumanza verso ambienti in grado di fornire riparo. Questi insetticidi, se applicati nelle ore opportune e secondo le metodologie suggerite dall’esperto di biosicurezza contribuiscono al mantenimento di un ambiente stalla idoneo e con condizioni igieniche sufficienti.

Le formulazioni studiate, sviluppate e proposte per il massimo controllo sono Veloxidin e Newthrin.