Confronto fra le metodologie Life Cycle Assessment ed Ecological Footprint per la valutazione delle prestazioni ambientali del settore lattiero-caseario.

L’attuale situazione ambientale del nostro pianeta richiede lo sviluppo di metodologie utili al valutare l’effetto delle attività umane sugli ecosistemi. È risaputo che, come tutte le attività umane, anche i sistemi agroalimentari contribuiscono al riscaldamento globale. Tuttavia, il settore agricolo possiede alcune peculiarità che lo distinguono da tutte le altre attività produttive umane: in primo luogo, produce cibo per gli esseri umani e in secondo luogo, gestisce direttamente le risorse naturali all’interno degli agroecosistemi, fornendo e facendo affidamento sui servizi ecosistemici (Garbach et al., 2014). In termini di gas serra, inoltre, le emissioni dei sistemi agroalimentari derivano in parte dalla CO2 atmosferica fissata dalle piante in un ciclo biogenico, il che significa un diverso potenziale di riscaldamento rispetto alle altre fonti di emissione. Pertanto, appare fondamentale prestare molta attenzione alla selezione di metodologie e indicatori che siano in grado di valutare in maniera efficiente l’effetto delle attività agricole sugli ecosistemi.

Una delle metodiche più popolari per la quantificazione delle prestazioni ambientali del settore zootecnico è quella del Life Cycle Assessment-LCA (Analisi del Ciclo di Vita), che quantifica l’impatto ambientale di un prodotto. Tuttavia, sono stati sviluppati ulteriori metodi volti alla quantificazione di quella che viene definita come sostenibilità ambientale. Tra questi, una che ha raggiunto un notevole successo è l’Ecological Footprint (Impronta Ecologica), basato sul confronto tra la domanda di risorse naturali da parte di una determinata attività economica e l’offerta di questo capitale di risorse, in un determinato territorio.

Un gruppo di lavoro costituito da ricercatori delle Università di Milano e della Tuscia ha condotto uno studio finalizzato alla valutazione delle differenze tra l’Analisi del Ciclo di Vita e l’Impronta Ecologica, nel quantificare le performance ambientali della produzione di latte vaccino, utilizzando come caso studio tre aziende di bovini da latte, caratterizzate da un livello di intensità produttiva differente (Biagetti et al., 2023).

Durante l’analisi Life Cycle Assessment, metriche diverse, così come unità funzionali diverse (ad es. ettaro, oppure kg di FPCM, ovvero kg di latte corretto per contenuto di grasso e proteine) sono state prese in considerazione. I principali impatti ambientali (ad es. impronta carbonica, acidificazione, eutrofizzazione) sono stati considerati nell’analisi. Per la quantificazione delle emissioni di gas serra, sia il Global Warming Potential (GWP) che il Global Temperature Potential (GTP) sono stati utilizzati e per entrambi i metodi il calcolo è stato fatto prendendo in considerazione o meno la distinzione fra metano biogenico e metano fossile.

La valutazione della sostenibilità ambientale della produzione di latte eseguita tramite l’approccio Ecological Footprint si basa sul confronto fra la capacità di carico dei sistemi di allevamento e l’impatto di tale attività produttiva. Il processo si articola attraverso la quantificazione di tre indicatori:

  1. Biocapacità, che esprime la disponibilità delle risorse naturali
  2. Impronta Ecologica, che esprime l’utilizzo delle risorse naturali
  3. Bilancio Ecologico = Biocapacità – Impronta Ecologica.

Utilizzando il GWP come metodo di calcolo, i risultati per kg di FPCM forniti dall’Analisi Del Ciclo Di Vita evidenziano una tendenza diversa rispetto a quelli dell’Impronta Ecologica. I risultati ottenuti infatti sono che l’azienda con la maggior intensità produttiva produce il latte meno impattante in termini di GWP, ma allo stesso tempo ha il valore di Bilancio Ecologico più negativo. Lo stesso accade per le altre categorie di impatto. Quando, invece, viene utilizzato il metodo del GTP, oppure l’ettaro viene considerato quale unità funzionale di riferimento, l’azienda meno intensiva, caratterizzata dalla maggior autosufficienza produttiva, diventa quella con il latte a minor impatto ed anche quella con il Bilancio Ecologico meno negativo.

Figura 1. GWP e GTP relativi alla produzione di latte nelle tre stalle analizzate, calcolati considerando la differenza tra metano biogenico e metano fossile.

Figura 2. Rappresentazione del Bilancio Ecologico

Lo studio, condotto dai ricercatori dell’Università di Milano e della Tuscia, ha messo in luce la grande importanza scientifica di integrare questi due approcci nella valutazione della sostenibilità ambientale, al fine di creare una rappresentazione complessiva degli effetti delle attività umane sull’ambiente. Se da una parte, infatti, il metodo Life Cycle Assessment valuta l’intensità dell’impatto riferendosi ad una specifica unità funzionale, dall’altra parte il metodo Ecological Footprint valuta la sostenibilità ambientale di un settore produttivo in relazione al territorio che la deve sostenere.

La presente nota è una sintesi del seguente articolo scientifico pubblicato dalla rivista Science of The Total Environment, dove è riportata tutta la letteratura citata: Biagetti, E., Gislon, G., Martella, A., Zucali, M., Bava, L., Franco, S., & Sandrucci, A. (2023). Comparison of the use of life cycle assessment and ecological footprint methods for evaluating environmental performances in dairy production. Science of The Total Environment, 905, 166845. https://doi.org/10.1016/j.scitotenv.2023.166845.

Autori

Giulia Gislon, sotto la supervisione del Gruppo Editoriale ASPA – Giuseppe Conte, Alberto Stanislao Atzori, Fabio Correddu, Luca Cattaneo, Gabriele Rocchetti, Antonio Natalello, Sara Pegolo, Manuel Scerra.