Sarà il cambiamento climatico, sarà la sommatoria di elementi concomitanti, sta di fatto che la mosca cavallina (Stomoxys calcitrans Linnaeus, 1758) sembra aumentare di densità anno dopo anno nelle aziende zootecniche, soprattutto intensive. Che il clima in qualche modo possa influire è un dato inequivocabile, sebbene le due annate ’22 e ‘23 confrontate ad oggi, luglio 2023, dipingono scenari nettamente distinti. Nel 2022 il caldo prolungato ha spinto le mosche a trovare riparo a mezz’ombra per lunghi periodi concentrando gli attacchi alla mandria nelle ore meno calde, mentre l’unico aspetto “positivo” della siccità è stato relativo al mantenimento delle lettiere piuttosto asciutte, limitando così l’estensione della proliferazione larvale.

Nonostante il luglio più caldo di sempre, le piogge scese con discreta frequenza al Nord sembrano riprodurre fedelmente lo scenario settembrino dell’anno precedente, quando solo a seguito del maltempo la cavallina ha decisamente inciso con un fastidio maggiore. Chiedere al reparto mungitura per ricevere conferma!

I segnali in stalla

Gli animali allevati, quando minacciati dalla mosca cavallina, tentano di disinnescare il fenomeno alzando ripetutamente lo zoccolo, agitando imprudentemente la coda e attivando una sorta di tremolio dorsale finalizzato all’allontanamento.

In situazioni di conclamata infestazione, le vacche si ammassano in determinate porzioni della stalla, alimentando il fenomeno del bunching. In questa precaria situazione, gli animali ammassati rimangono “in piedi” per tempi prolungati sprecando energie a discapito dell’accrescimento e la produzione.

A soffrire di questo andazzo non sono solo i bovini! Quest’estate piovosa, o quantomeno instabile nelle regioni settentrionali, ha promosso la diffusione della Stomoxys anche in ambienti non puramente zootecnici come quelli domestici, frequentati da cani e altri animali. Giunta negli ambienti di vita comune, può pungere pure l’uomo con l’intento di raggiungere qualche capillare. Ecco, quindi, la possibilità di essere vittime delle punture di una mosca!

Le Stomoxys adulte raggiungono la preda quotidianamente per assumere il pasto di sangue, puntando decise alle zone più rade di pelo come le zampe, i fianchi, il ventre e alcune regioni dorsali delle indifese vacche. Rimangono in contatto con l’ospite solo per 3-5 minuti al massimo e poi si appoggiano sulle superfici o vegetazione circostanti, privilegiando le zone in penombra. La deposizione delle uova avviene su letame fresco, umido e su lettiere impagliate sempre umide, sotto le quali imperversa una forte azione fermentante. Altre caratteristiche del “flagello delle stalle da latte” sono state discusse nelle pubblicazioni all’interno della rubrica.

Aree da osservare attentamente

Il compostaggio del letame non rappresenta di per sé un consistente problema per lo sviluppo della mosca cavallina. Abbiamo sottolineato più volte come la deposizione sia favorita da materiale fresco, non fermentato e particolarmente umido. Queste situazioni nell’area di compostaggio non si manifestano o comunque sono poco frequenti. Viceversa, all’interno dell’ambiente stalla, con eccezionale frequenza nei punti di abbeveraggio, si materializza la situazione ideale allo sviluppo degli stadi giovanili della mosca cavallina.

Un passo obbligato

La distribuzione del larvicida appare ancora una volta imprescindibile per raggiungere il controllo sulla popolazione totale di mosche. Circa le modalità d’azione delle sostanze attive larvicide si rimanda alle altre pubblicazioni sempre all’interno di Neutralizzale (ad esempio questa) mentre può risultare interessante scendere nello specifico sulla distribuzione del larvicida in situazioni di elevata umidità con presenza di fluidi nella matrice.

In queste condizioni potrebbe risultare sia più rapida che efficace la distribuzione dei granuli larvicidi direttamente sul substrato. Sotto gli abbeveratoi in stalla, quindi, il granulo distribuito tale e quale, diviene rapidamente “disponibile” alle larve. In presenza di fluidi al suolo, l’acqua impiegata come veicolo distributivo potrebbe diluire eccessivamente la sostanza attiva o estendere l’area trattata oltre quella presidiata dalle larve.

 

Le tempistiche sono importanti

Il larvicida interviene sospendendo lo sviluppo della larva nella finestra temporale delimitata che va dalla schiusa delle uova alla metamorfosi che porta allo stadio pupale. Questa finestra può dilatarsi o comprimersi in funzione della temperatura. Sono concetti già affrontati; tuttavia, in piena estate è importante non superare i 10 giorni tra un intervento e il successivo. Si vuole ricordare che alla temperatura di 35°C lo sviluppo dei 3 stadi larvali previsti richiede appena 4 giorni!

Non tutto è perduto

Nonostante sia diffusa la convinzione che i trattamenti adulticidi contro Stomoxys mediamente risultano inefficaci per un motivo riconducibile al loro regime ematofago, è comunque risaputo che, come per le altre specie del resto, queste mosche pungenti poggiano anche per brevi tratti su superfici sia interne alla stalla che esterne (vegetazione).

L’applicazione di moschicidi aventi modalità d’azione anche “di contatto – ovvero agiscono anche al minimo contatto con l’insetto target – favoriscono la riduzione della popolazione complessiva.

Non demordete! Ogni occasione per neutralizzare un adulto capace di depositare anche 3000 uova, è importantissima per l’efficienza globale nella demuscazione.

Per approfondire ulteriormente ecco alcune delle domande poste all’esperto di biosicurezza Dr. Stefano Cherubin in occasione delle “Giornate dell’agricoltura” tenute presso la Fiera di Valledolmo (Palermo).

Quindi siccità e caldo contrastano la mosca cavallina?

Diciamo che le temperature estreme spingono gli adulti a trovare refrigerio sulla vegetazione o sulle pareti non esposte al sole cocente. Essendo una specie nettamente diurna, la Stomoxys in condizioni di caldo estremo concentra i suoi attacchi nelle ore mattutine o si scaglia su altre prede come cani o gatti.

Viceversa, dopo eventi precipitosi o alla prima discesa termica, l’allevatore percepisce una maggiore diffusione della mosca cavallina che allarga la sua finestra operativa giornaliera.

Per questo motivo è “storicamente” settembre il mese della cavallina?

I motivi per cui a settembre sentiamo maggiormente pizzicare risultano almeno due. Il primo motivo è climatico-ambientale. Le temperature scendono e le giornate si accorciano; pertanto, allevatore e mandria sono maggiormente sotto pressione. Il secondo aspetto può essere ricondotto a una mala gestione della demuscazione, ovvero al ricorso incondizionato di moschicidi aventi esclusivamente modalità d’azione “per ingestione”. Non potendoli localizzare sull’animale, non possiamo beneficiare dell’azione insetticida che finisce per selezionare imprudentemente solo mosche con apparato boccale pungente e succhiante.

L’unico spiraglio sembra essere ancora una volta il larvicida.

I larvicidi regolatori di crescita hanno una selettività importante nei confronti delle larve dei ditteri. Ricordiamo sempre che la popolazione larvale è maggioritaria rispetto allo stadio adulto; pertanto, il larvicida è imprescindibile e se ben localizzato è attivo h24, 7 giorni su 7.

Perché l’adulticida si inattiva?

Il calore, specie quello accumulato sulle superfici, incide negativamente sulla persistenza temporale di un insetticida. Tuttavia, se ben applicato, magari su pannelli cromotropici che rappresentano il massimo dell’efficienza raggiungibile, l’adulticida è attivo dal momento in cui la mosca poggia con i tarsi delle zampe oppure se ne nutre. Nonostante gli attrattivi aggiunti nei prodotti, il sangue è irrinunciabile per una Stomoxys.

Larvicida ogni settimana, mentre l’adulticida?

È utile valutare una strategia integrata e integrante nella quale larvicida, adulticida (purché selettivo) e sistemi di cattura fisici cooperano. E più cooperano, più si possono estendere i tempi tra un intervento e il successivo.

Quindi se asportassimo le lettiere con insistenza risolveremo il problema.

Certamente è un fattore. Non possiamo però non considerare le abilità di volo dell’adulto di mosca che può colonizzare più ambienti e le altre specie di ditteri che comunque in un contesto zootecnico, grande o piccolo che sia, trovano le condizioni ideali. Le mosche sono tra gli insetti più prolifici in assoluto, debellarle è impensabile.

La migliore difesa rimane l’attacco.

In un certo senso sì. È la passività la principale nemica della demuscazione zootecnica, ovvero intervenire quando la situazione diviene insostenibile. Essere presenti in azienda – entomologicamente parlando -, affidarsi agli esperti della biosicurezza, nonché ruotare le sostanze attive insetticide e quindi attaccare da “più fronti”, certamente sostiene la produttività e migliora il benessere animale.

“Entomologicamente parlando” che intendiamo?

Intendo dire che l’allevatore conosce ogni metro della sua azienda. Conoscerla anche dal punto di visto entomologico sapendo discernere le 4 specie muscine e riconoscere le fonti di sviluppo larvale nonché le potenzialità vettoriali delle mosche adulte contribuisce nettamente al benessere animale e al miglioramento generale dell’ambiente stalla.