La ridotta fertilità delle bovine da latte, e non solo, può essere causata da molti motivi. Tra questi, la morte embrionale precoce è forse quello principale.

La morte embrionale è considerata precoce se avviene tra il 1° e il 20° giorno dopo il concepimento e tardiva se interviene tra il 21° e il 45° giorno. La mortalità embrionale aveva negli anni ottanta un’incidenza del 28%, poi passata al 43% nel 2006, come dimostrato dagli studi compiuti. Di fatto, su 100 bovine inseminate e gravide, solo il 40% arriva a partorire un vitello. Si stima che solo nel 10% dei casi il concepimento non avviene dopo una fecondazione effettuata correttamente e su bovine effettivamente fecondabili. Nella bovina, l’ovulazione avviene 12 ore dopo la fine dell’estro per cui è meglio inseminare la vacca tra le 7 e le 12 ore dopo il rilevamento dell’estro, o meglio del “ferma alla monta”. Gli ovuli rimangono vitali fino a 18 ore dopo l’ovulazione. L’ovocita fecondato rimane nell’ovidotto o tuba uterina per i primi 3-5 giorni per poi essere trasferito nell’utero dove si trasforma in blastociste che si anniderà sulla mucosa uterina (placentazione) a 30-35 gg di vita.

Si stima che il 40% degli embrioni si perde tra l’8° e il 17° giorno di gravidanza a causa di un ambiente uterino non idoneo e una scarsa “comunicazione” tra madre e embrione.

Sia nell’ovidotto che nell’utero, prima dell’annidamento l’embrione si svilupperà “nutrendosi” dell’istotrofo, anche detto latte uterino, un liquido molto nutriente prodotto da apposite ghiandole uterine ubicate nell’endometrio. Nel latte uterino sono presenti aminoacidi, fattori di crescita, glucosio, ormoni, ioni, enzimi, etc. che condizionano la taglia dell’embrione almeno fino a che non si svilupperà la placenta.

La composizione dell’istotrofo è inizialmente influenzata dagli estrogeni e dal progesterone prodotto dal corpo luteo. Se l’embrione cresce bene, esso produrrà quantità crescenti di una molecola chiamata interferon-tau (INF-τ). La produzione di questa glicoproteina è direttamente proporzionale alla taglia dell’embrione. Grazie a questa glicoproteina, l’embrione segnala alla bovina la sua presenza nell’utero, inibendo la produzione da parte di quest’ultimo di prostaglandine (PGF) le quali inducono la regressione del corpo luteo e, di conseguenza, la riduzione della produzione di progesterone. L’ INF-τ riduce l’espressione dei recettori uterini degli estrogeni e dell’ossitocina. La luteolisi e il conseguente crollo della produzione di progesterone fa “ripartire” il ciclo estrale.

L’inadeguata sensibilità dell’endometrio all’ INF-τ e l’insufficiente secrezione dello stesso da parte dell’embrione sono, unitamente alle infezioni uterine, la prime cause di morte embrionale precoce.

Allo stato attuale delle conoscenze non è possibile misurare direttamente la quantità d’ INF-τ prodotta dall’embrione, né esistono biomarcatori utilizzabili in allevamento. E’ possibile invece misurare inline e real time la quantità di progesterone nel latte in bovine fecondate.

Dal grafico successivo si evince chiaramente che le bovine che hanno una maggiore probabilità di accompagnare il proprio embrione fino all’annidamento sia il giorno 6 che il giorno 15 hanno una maggiore disponibilità di progesterone prodotto dal corpo luteo.

Concentrazione di progesterone del latte in bovine che proseguiranno le gravidanza ● e quelle che la interromperanno ○. Modificato da Mann 1998.

Un’adeguata produzione di progesterone da parte del corpo luteo è anche dipendente dalla qualità dei follicoli dai quali si evolve, dalla quantità di LH e GH disponibile e da quanto colesterolo, prodotto dal fegato, arriva con il sangue alle cellule del corpo luteo.

Tenendo sotto controllo le infezioni uterine, ed in particolare l’insidiosa endometrite sub-clinica, si rende più ospitale l’ambiente uterino. Eccessive concentrazioni di ammoniaca nel latte uterino ne alterano il pH e quindi si riducono la probabilità di sopravvivenza dell’embrione e la sua taglia. Carenze secondarie di amminoacidi essenziali, frequenti nelle bovine di alto potenziale genetico, possono ridurre la disponibilità degli amminoacidi presenti nel latte uterino, molecole preziose per la crescita dell’embrione.

Curare la salute del fegato, e quindi la sua capacità di produrre colesterolo e di esportarlo nel sangue tramite le lipoproteine, è un modo indiretto di aumentare la produzione luteinica di progesterone.