Sono tempi bui, non tanto perché c’è la crisi economica ma perché i valori dei tempi moderni non sono riusciti a sostituire quelli che scaturivano dalla religione, dalle ideologie e dalle regole del vivere sociale. Sono ormai 40 anni che navigo (in presenza e non) da adulto nella società italiana e già quando mi ci tuffai, dopo la laurea, si parlava di crisi e di quanto prima si stesse meglio.

Quello di cui oggi si sente la mancanza sono gli ideali e i leader in cui credere, non solo con il cuore ma anche con la ragione, che siano punti di riferimento e fonti di risposte ma senza barattare questo con la libertà degli individui. Quello che l’uomo moderno cerca sono punti di riferimento, e li cerca nelle persone e non nelle istituzioni o in qualsiasi altro insieme sociale.

Credo che tutti abbiamo notato come il successo di un’associazione, di un’azienda o di qualsiasi attività sia indissolubilmente legato alla qualità delle persone. Le aziende che trovano i manager giusti, e più in generale buoni collaboratori, hanno inevitabilmente successo, mentre quelle che pensano che si può prescindere da questo inevitabilmente prima o poi precipitano. Ci sono Atenei, ospedali, uffici pubblici, associazioni e sindacati di successo solo perché hanno persone motivate e, nel caso del pubblico, dotate di alto senso del dovere e dello Stato. Questo è vero anche nel mondo della religione. Un buon Papa o semplicemente un buon sacerdote fanno la differenza nel consenso della gente, anche se Bibbia e Vangelo sono gli stessi da migliaia di anni.

In sostanza, quello che all’uomo occidentale, e quindi anche italiano, manca, è il rapporto diretto, intenso e continuativo con le persone, aspetto su cui è aumentata la consapevolezza grazie all’isolamento imposto dal lockdown.

Uno dei momenti classici di aggregazione sono le fiere, e questo fenomeno merita un approfondimento. La grande affluenza che è stata registrata nelle ultime edizioni di manifestazioni internazionali come le Fiere Zootecniche Internazionali di Cremona e Fieragricola di Verona, e di molte locali come Agriumbria, richiede una lettura molto attenta per cercare di capire l’esatta motivazione che spinge espositori e visitatori a partecipare e cosa questi si aspettano di trovare.

Erano diversi anni che circolava il dubbio se fosse ancora utile al profitto di un’azienda partecipare alle fiere di settore, e se comunque il ritorno economico di un investimento così grande concentrato in pochi giorni fosse adeguato. Era il tempo in cui ancora si facevano le fiere nei fine settimana, a testimonianza che non si doveva distrarre il personale delle aziende dal lavoro. Quasi che le fiere appartenessero al contesto del tempo libero anziché a quello lavorativo.

Si era anche perso il fatto che rendere possibile una fiera partecipando come espositore era, ed è, visto dai visitatori come un investimento “sociale”, ossia il partecipare ad un momento di scambio di cultura e di rapporti interpersonali. Sarà stato il COVID, la disaffezione verso i marchi di aziende che non fanno pubblicità o la difficoltà di trovare agenti di commercio e tecnici che ha stimolato alcune aziende a tornare a “fare le fiere”, e di questo siamo tutti molto contenti.

La differenza tra le grandi fiere come Cremona e Verona e quelle più regionali, come tante ce ne sono in Italia, è che in quest’ultime ancora sopravvive l’aspetto conviviale del mangiare e brindare, del contarsi e dell’esorcizzare insieme il senso di frustrazione di essere considerati la causa primaria della distruzione del mondo e della sofferenza degli animali.

L’agricoltura e la zootecnia hanno bisogno della fisicità dell’incontro.

Probabilmente il format ideale per soddisfare il nuovo “bisogno di fiera” è una via di mezzo tra quelle locali e quelle nazionali e internazionali. Sicuramente la presenza delle aziende con le loro novità e i loro servizi è molto importante, come lo sono i convegni e le tavole rotonde dove aggiornarsi e scambiare opinioni. Non va trascurato il ruolo sociale della fiera, ossia la ricerca da parte dei visitatori di momenti dove incontrare amici e colleghi e magari mangiare qualcosa insieme, e questo l’organizzatore di un evento fieristico lo deve rendere possibile.

Noi di Ruminantia abbiamo per il momento partecipato attivamente, o solo come media partner, alle Fiere Zootecniche Internazionali di Cremona e a Fieragricola di Verona, e a molte fiere dedicate alla caseificazione, sia nazionali che locali, ma non escludiamo la possibilità di essere presenti in futuro anche ad alcune fiere “minori”.

Abbiamo sempre ritenuto che l’incontrarsi in presenza sia di fondamentale importanza, e le Fiere sono il momento ideale per farlo.