In Italia la nascita delle prime società cooperative agricole risale all’Ottocento e già da allora era chiaro come l’aggregazione significasse, per chi vi prendeva parte, una garanzia di reddito e di efficienza anche nei periodi di crisi dei mercati.

Sviluppare sistemi organizzativi e concentrare l’offerta agricola sono stati fra gli obiettivi che la Commissione Europea si è posta incentivando le Organizzazioni di Produttori in modo da dare agli operatori più forza negoziale all’interno della filiere e stimolare la competitività. 

Le OP ortofrutticole, le prime a nascere, sono state prese a modello anche per altri settori produttivi, tanto da proporre di estendere all’intera gamma delle produzioni agricole il riconoscimento delle OP e delle loro associazioni (Aop).

Le OP sono “qualsiasi cooperazione tra agricoltori legalmente costituita”. Possono essere costituite su iniziativa di uno o più produttori di un settore specifico che si aggregano per svolgere una o più attività e perseguire uno o più degli obiettivi previsti all’art. 152 del Reg. (UE) n. 1308/2013 (Organizzazione Comune dei Mercati) ed il D.M. 387 del 03/02/2016, DM 1108/2019.

Le Op possono assumere diverse forme giuridiche, fra cui quella della cooperativa agricola. 

Non sono molti i dati disponibili in merito alle OP in Italia e quelle non ortofrutticole sono relativamente recenti essendo state istituite dai decreti legislativi n. 228/2001 e n. 102/2005. 

Delle oltre 40.000 OP presenti in Europa solo il 9% sono legate al settore lattiero-caseario e anche in Italia, su un totale di 315 riconosciute dal Masaf, sono solo una minima parte quelle nel settore zootecnico. Comunque, in generale nel nostroPaese ce n’è un numero molto inferiore rispetto ad altre nazioni europee che infatti sono più impattanti sui mercati internazionali. 

Le Op e Aop contribuiscono infatti a rafforzare la posizione degli agricoltori nella catena di approvvigionamento alimentare, fornendo al contempo assistenza tecnica ai loro membri. Queste organizzazioni portano vantaggi a tutta la comunità in cui operano, con ricadute positive su tutta la filiera. 

Uno studio del 2019 portato avanti dalla direzione generale Agricoltura della Commissione europea, ha certificato questo ruolo nella catena alimentare, anche alla luce del Regolamento Omnibus del 2017 voluto dall’allora Presidente della Commissione Agricoltura al Parlamento europeo Paolo de Castro.

Maggiore competitività, orientamento al mercato, riduzione delle fluttuazioni del reddito, aumento dei consumi e sostenibilità ambientale: questo è quello che le OP si propongono nel concreto.

Uno degli esempi di OP attrattiva per gli associati è la OP Latte Bufalino Paestum, fra le prime organizzazioni nel settore zootecnico, nata nel 2022, su iniziativa di alcuni allevatori di Bufala Mediterranea e formalmente riconosciuta dalla Regione Campania.

Sono 9 in totale le aziende agricole del Comune di Capaccio – Paestum che hanno aderito, per un totale di circa 5.000 capi ed una produzione di 45.000 quintali di latte annui, venduta interamente ai caseifici locali.

L’obiettivo comune degli allevatori aderenti è quello di valorizzare il latte e la mozzarella di bufala DOP.

A partire dall’alimentazione degli animali, all’intera gestione della stalla, l’aggregazione fra allevatori rende il lavoro più sostenibile economicamente oltre che dal punto di vista burocratico.

Certo, per mantenere gli alti standard richiesti ci sono dei costi, ma essere parte di una OP vuol dire anche accedere a finanziamenti comunitari, distribuiti in percentuale al fatturato di ciascuna azienda, per migliorare le performance dell’allevamento.

Abbiamo chiesto a Gerardo Sica, Presidente della OP Latte Bufalino Paestum, di spiegarci che cosa è una OP e come funziona.

La struttura è composta oltre al Presidente, dal Vicepresidente e da un Consigliere.

È previsto che la OP si articoli in diverse aree di competenza, che sono in fase di organizzazione, che spaziano dall’area veterinaria fino a quella marketing.

L’area in cui è sorta l’Organizzazione dei Produttori Latte Bufalino Paestum è nell’area della Mozzarella di Bufala Campana DOP e tutti i produttori che ne fanno parte hanno anche aderito alla OP.

Da questo punto di vista non ci sono contrasti, i produttori hanno tutte le caratteristiche per aderire alla DOP.

Di recente la OP della provincia di Salerno si è collegata con la OP della zona di Caserta, da questa unione è nata una AOP (Associazone di Organizzazione di produttori) di cui Sica è Presidente e che estende tutele e incisività agli allevatori che hanno aderito. Le perplessità iniziali degli allevatori hanno lasciato spazio ai dati, con un fatturato che cresce nelle aziende e le migliora sempre di più attraverso gli investimenti.

La realtà campana rappresenta un caso emblematico nel panorama delle OP zootecniche, ma non unico, infatti in Italia sono nate altre OP che vedono gli allevatori protagonisti, dal Trentino alla Puglia, alla Sicilia. Questo l’elenco consultabile sul sito del Masaf.

Le OP sono inserite nell’elenco nazionale delle Organizzazioni Produttori OCM Latte (n.56 OP), aggiornato al 31/12/2022, con il Cod. IT/LAT/0022.

L’elenco è riferito alle Organizzazioni Riconosciute in Italia nei settori (OCM) che non beneficiano del contributo relativo al “Programma Operativo”, al pari di altre OP rientranti nell’OCM ortofrutta, OCM olio, OCM patate.