Le attuali applicazioni dell’ozono in medicina umana sono avanzate e supportate da numerosi studi mentre in medicina veterinaria sono ancora poco diffuse.

L’ozono (O3) è una forma triatomica dell’ossigeno (O2), presente nell’atmosfera terrestre sotto forma di gas. La struttura chimica dell’ozono conferisce alla molecola un’attività ossidante potentissima (ha un potenziale redox standard di +2,07 V) capace di alterare e danneggiare i composti organici quali carboidrati, proteine e lipidi.

Oltre all’effetto pro-ossidante, l’ozono può esercitare, paradossalmente, anche un effetto di tipo antiossidante. La somministrazione medica di ozono all’interno di una miscela gassosa O2/O3 con ozono a basse concentrazioni, prende il nome di ozonoterapia. In queste condizioni, quando l’O3 incontra i lipidi delle membrane cellulari, reagisce generando perossido di idrogeno (H2O2) e aldeide 4-idrossinonenale (4-HNE); tali molecole innescano una serie di reazioni a cascata che culminano con la produzione di enzimi antiossidanti come superossido dismutasi, glutatione perossidasi, catalasi e glucosio-6-fosfato deidrogenasi. Inoltre, l’attivazione di alcuni recettori sulle cellule immunitarie e la reazione con i loro lipidi di membrana, innesca la produzione di TNF, INF-γ, IL-8, IL-1β, IL6 e IL8, evidenziando, così, anche un importante effetto immunostimolante.

Grazie al suo potenziale ossidante, l’ozono mostra un’importante attività microbicida che si esplica attraverso l’alterazione di pareti e membrane cellulari batteriche, perossidazione di envelope e capsidi virali, e danno diretto sul genoma. Gli stessi meccanismi ossidativi sono efficaci anche sulle macrostrutture di lieviti, muffe e protozoi. Grazie al suo ampio spettro di azione sui microorganismi la Food and Drug Administration, nel 2001, ha approvato l’uso dell’ozono come disinfettante per superfici a contatto con alimenti, per l’applicazione diretta su prodotti alimentari, nonché per la disinfezione delle acque.

L’O3 mostra anche un sinergismo di potenziamento con sostanze antibiotiche e disinfettanti e sembra che possa giocare un ruolo chiave nella prevenzione e nella lotta all’antibiotico-resistenza.

L’ozonoterapia può essere effettuata per via sistemica o locale. La prima prende il nome di autoemoterapia (O3-AHT) e consiste nel somministrare una concentrazione precisa di una miscela gassosa di O2-O3 in una quantità predeterminata di sangue autologo; il sangue, in tal modo ossigenato e ozonizzato, viene poi trasfuso al paziente. L’applicazione locale, invece, utilizza vari preparati farmaceutici (creme, paillette, schiume, perle, oli ozonizzati) che si adattano alla via di somministrazione (intramuscolare, intradiscale, paravertebrale, ma anche rettale, nasale, tubale, orale, vaginale, vescicale, pleurica e peritoneale).

Nella medicina umana, l’ozonoterapia viene largamente utilizzata per trattare ascessi, ferite, acne, eczemi, psoriasi, fibromialgia, artrite, asma, tumori, malattie cardiache, disturbi epatici, uveite, cistite, dislipidemia, osteomielite, malattia di Raynaud, sepsi, sinusite, carie dentali, infezioni della cavità orale e del piede diabetico.

Gli attuali usi dell’ozonoterapia in medicina veterinaria sono stati raccolti in una recentissima review pubblicata da Sciorsci et al. (2020) che include tutte le principali applicazioni, riportate dalla letteratura, dell’ozono sugli animali da reddito e da compagnia.

Nella specie bovina l’O3 è stato utilizzato per il trattamento di mastiti cliniche-subcliniche, urovagina, metriti e ritenzioni di placenta. Alcuni studi hanno anche riscontrato un’efficacia comparabile, o addirittura superiore, ai trattamenti antibiotici nei casi di ritenzione di placenta in capre e pecore.

E’ opportuno, inoltre, segnalare che, attualmente, il nostro gruppo di ricerca sta effettuando una sperimentazione, mediante l’uso di ozono per il trattamento delle peritoniti nelle bovine da latte. I dati finora ottenuti sono assolutamente incoraggianti (dati non pubblicati).

Nel cavallo, l’autoemoterapia permette di migliorare la capacità antiossidante prima dell’attività fisica. Inoltre, l’ozono si è dimostrato più efficace rispetto al trattamento con antibiotici nei casi di mastite. Anche nei soggetti affetti da osteoartrite l’O3 potrebbe essere un’alternativa alle classiche terapie antiinfiammatorie.

Nel maiale e nel cane la somministrazione di ozono per il trattamento dell’ernia del disco intervertebrale ha ottenuto risultati promettenti. Le applicazioni sul cane si sono dimostrate efficaci anche nel trattamento di patologie oculari (riduzione della carica batterica superficiale oculare, endoftalmiti, estrazioni di cataratta).

In conclusione, l’uso dell’ozono in medicina veterinaria si rivela un’ottima soluzione terapeutica in quanto non presenta dei tempi di sospensione e permette di ridurre notevolmente l’uso di antibiotici e chemioterapici, abbattendo, così, il rischio di antibiotico-resistenza.

 

Ozone therapy in veterinary medicine: A review

Sciorsci R.L., Lillo E., Occhiogrosso L. e Rizzo A.

Research in Veterinary Science 130 (2020) 240–246

doi.org/10.1016/j.rvsc.2020.03.026