La paratubercolosi, malattia infettiva diffusa in tutto il mondo, causata da Mycobacterium avium subsp. paratuberculosis (MAP), è caratterizzata da enterite granulomatosa cronica progressiva e colpisce tutti i ruminanti domestici e selvatici. Per le sue caratteristiche (trasmissione oro-fecale, elevata resistenza nell’ambiente, incubazione di 2-10 anni prima che si manifestino sintomi clinici), è considerata una delle malattie più subdole ed economicamente devastanti per l’allevamento zootecnico di bovini e altri ruminanti.

Le perdite economiche sono dovute a riduzione della produzione lattea e dell’efficienza riproduttiva, al peggioramento dell’indice di conversione dell’alimento, alla riduzione della vita produttiva e del valore delle carcasse al macello, all’aumento dell’incidenza di mastiti e di altre patologie. L’EFSA ha stimato che il danno economico causato da tale patologia in Europa, inteso come mancati guadagni per gli allevamenti, ammonta a circa 500 milioni di euro per anno. Anche se il ruolo zoonotico di MAP non è stato definitamente chiarito, il rischio di restrizioni al commercio di prodotti a base di latte esportati in paesi terzi ha costituito l’elemento principale a supporto della prima stesura delle Linee guida nazionali per il controllo e l’assegnazione dello stato sanitario (2013), recentemente revisionate a distanza di 10 anni (2023).

Il primo obiettivo del Piano Nazionale è quello di ridurre la prevalenza negli allevamenti infetti, attraverso l’applicazione di un insieme di misure di biosicurezza a protezione degli animali giovani (recettivi all’infezione), abbinato a un piano di test diagnostici per individuare e gestire gli animali infetti (eliminatori).

Il secondo obiettivo è quello di classificare gli allevamenti in base al loro stato sanitario (PTC allevamenti con casi clinici, PT1 Allevamenti infetti a basso rischio cioè con prevalenza <5%, PT2 allevamenti negativi, PT3-PT5 allevamenti certificati, ripetutamente negativi), in modo da fornire ai potenziali acquirenti informazioni sanitarie utili a ridurre il rischio di acquisire animali infetti. 

Lo studio in esame presenta l’esperienza di un consorzio di produttori di latte, situato nel sud Italia, che nell’arco di 4 anni (2017-2020), attraverso l’applicazione delle misure descritte, ha ottenuto un significativo miglioramento della propria situazione sanitaria, fino a creare i presupposti, per gli allevamenti più virtuosi, per accedere alla qualifica sanitaria. Nel primo anno di attività, 64 produttori sono stati volontariamente arruolati nel progetto e quindi sottoposti a test sierologico (eventualmente confermato da PCR su feci se richiesto dall’allevatore) su tutti i capi di età superiore a 24 mesi, ed a valutazione del rischio per ingresso e diffusione della paratubercolosi. Nei tre anni successivi, dei 64 allevamenti arruolati, 52 hanno accettato di continuare a partecipare al progetto, adottando le pratiche di biosicurezza consigliate e continuando a sottoporsi ai test diagnostici, mentre 3 hanno deciso di non partecipare e 9 hanno chiuso. Relativamente alla dimensione aziendale, nella maggioranza degli allevamenti (33/52; 63,46%) la consistenza era inferiore a 40 capi.

Gli indicatori presi in considerazione per monitorare l’andamento dello stato sanitario degli allevamenti erano: la prevalenza di capi infetti, la prevalenza di allevamenti infetti (con almeno un capo positivo), la prevalenza di allevamenti ad alto rischio (prevalenza intra-aziendale >5%).

Nei quattro anni di durata del progetto, tutti gli indicatori hanno dimostrato, negli allevamenti aderenti al piano, un andamento favorevole: la prevalenza di capi infetti è passata dal 2,39% (2017) all’1% (2020); la prevalenza di allevamenti infetti è gradualmente diminuita dal 51,2% (2017) al 29,2% (2020), la prevalenza di allevamenti infetti ad alto rischio si è ridotta dal 17,3% (2017) al 4,4%. 

La riforma dei capi positivi è stata applicata in tutti gli allevamenti aderenti al piano. 

Tra gli allevamenti in cui è stato riscontrato almeno un problema di biosicurezza (26/52; 50%), una quota significativa (11/26; 42,31%) non ha correttamente implementato le misure di biosicurezza suggerite.

I fattori di rischio più frequentemente riscontrati negli allevamenti riguardavano: la scarsa igiene delle aree dedicate alle manze e alle vacche (19,23%), l’assenza di un’area parto (11,54%), l’acquisto di animali da allevamenti privi di garanzie sanitarie (9,61%), la gestione dei vitelli neonati non adeguata (9,61%), e il sovraffollamento (7,69%).

Lo studio sottolinea come siano fondamentali per il controllo dell’infezione una periodica analisi del rischio per individuare in maniera puntuale i fattori critici per l’introduzione e la diffusione dell’infezione in allevamento, ed un continuo confronto tra veterinario aziendale e allevatore per individuare quelli da mettere prioritariamente sotto controllo. Questa strategia, abbinata alla gestione/riforma degli animali positivi ai test, si è dimostrata vincente nel ridurre drasticamente la prevalenza nelle aziende infette, creando i presupposti per accedere al percorso di certificazione. 

Al termine del progetto, 41/52 allevamenti hanno richiesto ed ottenuto la qualifica sanitaria, in accordo con quanto previsto dalle “Linee guida per l’adozione dei Piani di controllo e per l’assegnazione della qualifica sanitaria agli allevamenti di specie sensibili nei confronti della paratubercolosi”.

I costi per la riforma degli animali positivi e per l’implementazione delle misure di biosicurezza aziendali sono stati sostenuti dagli allevatori, mentre i costi per i test diagnostici sono stati coperti dalla cooperativa di produttori; questo potrebbe aver costituito per gli allevatori un incentivo per la partecipazione al piano, rinforzato dall’azione capillare di formazione da parte del veterinario aziendale e di filiera. 

Da sottolineare come, nell’unico allevamento che non ha applicato nessuna misura di biosicurezza, pur sottoponendosi a periodici test diagnostici, la prevalenza sia progressivamente aumentata dal 5,2% (2017) al 7,6%. 

Tratto da: “Bovine paratuberculosis: results of a control plan in 64 dairy farms in a 4-year period“, di Raffaele Scarpellini, Federica Giacometti, Federica Savini, Norma Arrigoni, Chiara Anna Garbarino, Giuseppe Carnevale, Elisabetta Mondo, Silvia Piva. Preventive Veterinary Medicine. Volume 215, Giugno 2023, 105923.