Accoppiare le agnelle (chiamate hoggets in alcuni paesi) affinché partoriscano ad un’età compresa tra i 12 e i 14 mesi viene visto da molti allevatori come un mezzo per migliorare la produttività e la redditività del gregge. L’accoppiamento delle agnelle riduce infatti il lasso di tempo in cui le pecore sono improduttive dal punto di vista riproduttivo, soprattutto se lo paragoniamo ai sistemi tradizionali nei quali, le pecore partoriscono l’agnello per la prima volta a 2 anni di età. Oltre ai potenziali vantaggi, ci sono anche numerosi svantaggi associati all’accoppiamento delle agnelle dai 7 ai 9 mesi di età, motivo per cui nei sistemi di pascolo estensivi, come quelli in Australia e Nuova Zelanda, viene fatto su una percentuale relativamente bassa di agnelle, il che suggerisce la percezione da parte degli allevatori che i possibili  vantaggi superino gli svantaggi.

In questo articolo proponiamo una review sulle attuali conoscenze relative a questo argomento, con un focus sugli studi australiani più recenti, in particolare sui fattori che influenzano il successo dell’accoppiamento. Vengono soprattutto messe in evidenza le differenze nel successo riproduttivo delle agnelle e delle pecore mature  e delineate le linee guida di gestione a partire dallo svezzamento della giovane agnella stessa, fino ad arrivare al suo primo accoppiamento, al post-svezzamento del suo primo paio di agnelli e al suo secondo accoppiamento. Inoltre, vengono discussi i potenziali effetti a lungo termine dell’allevamento di agnelle e le attuali lacune nelle conoscenze, e si prendono in considerazione anche review precedentemente pubblicate relative all’accoppiamento delle agnelle [10,11,14,15].

Recenti modelli bio-economici che utilizzavano uno scenario di allevamento medio della Nuova Zelanda hanno riportato che, con l’aumento del tasso di svezzamento delle agnelle, aumentava anche la redditività complessiva del gregge [1]. Questa scoperta si basava su scenari con un tasso di svezzamento delle agnelle mature del 132% o del 150%, pur mantenendo la stessa domanda annuale di cibo per il gregge che richiedeva il mantenimento di un minor numero di agnelle mature [1]. In un’ulteriore analisi, hanno riferito che il punto economico “di pareggio” per un gregge con un tasso di svezzamento delle agnelle mature del 135% si è raggiunto quando il tasso di svezzamento delle agnelle piccole era almeno del 26% [2]. Ciò suggerisce che allevare le agnelle può essere redditizio anche quando viene accoppiata con successo solo una percentuale relativamente bassa di agnelle. Comunque, l’analisi ha anche mostrato che prima di concentrarsi sull’accoppiamento delle giovani agnelle, potrebbe essere più redditizio aumentare le performance riproduttive delle pecore mature se questo è basso [2]. Nel complesso, gli scenari più redditizi si sono verificati  quando vi era un’elevata performance riproduttiva sia delle pecore mature che delle agnelle. La modellazione intrapresa secondo le condizioni australiane [3,4] ha anche indicato che l’accoppiamento delle agnelle aveva il potenziale di far aumentare la redditività complessiva dell’azienda. Young e altri [4] hanno anche suggerito che ci sarebbe un notevole ritorno di investimento dalla ricerca se questa si focalizzasse sul miglioramento delle performance riproduttive delle giovani agnelle. Più recentemente, Tocker e altri [5] hanno riferito che allevare con successo le agnelle ha aumentato i profitti e ridotto il rischio aziendale. Inoltre, hanno scoperto che la tipologia di foraggio offerto alle agnelle influenzava il potenziale successo economico dell’allevamento di agnelle aumentando i tassi di fertilità (agnelle gravide per 100 agnelle allevate). In Australasia, le pecore vengono generalmente allevate in sistemi di pascolo estensivi dove gli animali rimangono all’aperto tutto l’anno [6–8]. All’interno di questi sistemi, c’è un elevato livello di stagionalità dovuto all’attività riproduttiva stagionale tipica delle varie  razze e alla variabilità nella crescita del pascolo legata alla temperatura e alle precipitazioni. In Nuova Zelanda, la dieta delle pecore è costituita per circa il 95% da pascolo con una piccola quantità di integrazione fornita sotto forma di colture foraggere e di prato conservato. In Australia, il tasso di integrazione è stato stimato essere pari al 45% del consumo totale di alimento domestico, a causa dei più lunghi periodi di senescenza del pascolo e del maggiore accesso ai cereali coltivati localmente [9]. Emerge la particolare importanza di garantire che gli obiettivi di peso vivo e/o di punteggio di body condition dell’agnella al momento dell’accoppiamento tra i 7 e i 9 mesi di età siano raggiunti e che vengano seguite le procedure adeguate per l’alimentazione durante tutta la gravidanza.   

I potenziali vantaggi derivanti dall’allevare con successo le agnelle possono includere un miglioramento dell’utilizzo dell’erba coltivata in primavera attraverso una maggiore domanda complessiva del gregge, un aumento del numero di agnelli svezzati all’anno, uno strumento di selezione precoce della sostituzione delle agnelle, una diminuzione dell’intervallo di generazione se le rimonte vengono selezionate a partire dai nati dalle agnelle, un aumento della pressione selettiva grazie a un maggior numero di potenziali agnelle da rimonta e un miglioramento dell’efficienza dei gas serra per kg di prodotto [10,11].

Tuttavia, sono stati identificati alcuni potenziali limiti e svantaggi. Questi possono includere: performance riproduttive variabili, il potenziale aumento della domanda di cibo da parte del gregge, un aumento dei pesi vivi richiesti dai 7 ai 9 mesi di età, potenziali effetti negativi nel corso della loro vita se il peso vivo delle agnelle viene influenzato negativamente, agnelli più leggeri alla nascita e allo svezzamento, minore sopravvivenza della progenie, aumento dei costi totali dell’azienda agricola e del carico di lavoro, diminuzione della produzione di lana di pecora e una probabile maggiore mortalità dell’agnella [10]. Questi possibili limiti e svantaggi probabilmente guidano la bassa percentuale di agnelle accoppiate (~ 30%) sia in Nuova Zelanda che in Australia [12,13].

Il presente articolo è una sinossi tratta dalla pubblicazione:  

“Breeding Ewe Lambs: An Australasian Perspective”

Paul R. Kenyon 1,* and Rene A. Corner-Thomas 1

1School of Agriculture and Environment, Massey University, Private Bag 11222, Palmerston North 4410, New Zealand * Correspondence: p.r.kenyon@massey.ac.nz 

Citation: Kenyon, P.R.; Corner-Thomas, R.A. Breeding Ewe Lambs: An Australasian Perspective. Animals 2022, 12, 3207.  

https://doi.org/10.3390/ani12223207