Dopo la pubblicazione dell’articolo “Luci e ombre sul veterinario aziendale” una nostra lettrice, il medico veterinario Anna Leoni, ci ha scritto offrendoci uno sguardo approfondito e ponderato sulle complessità e le sfide della pratica veterinaria aziendale nell’ambito delle normative europee e nazionali. La lettera mette in evidenza la necessità di una figura specialistica, il veterinario aziendale, e l’importanza della sua collaborazione con altre figure professionali, come il veterinario incaricato e il veterinario di fiducia, per garantire il benessere animale e la sicurezza alimentare. In definitiva, invita a una riflessione profonda sulle modalità di miglioramento della pratica veterinaria aziendale, suggerendo soluzioni innovative e collaborazioni più strette per garantire la qualità e la trasparenza della filiera agroalimentare.

La lettera

Il 21 aprile 2016 è entrato in vigore il nuovo Regolamento europeo 429/2016 Animal Health Law (AHL), Regolamento applicativo dal 21 aprile 2021, in cui si ribadisce l’importanza (Art.12) del Veterinario nel supportare l’operatore nel migliorare la biosicurezza all’interno dell’allevamento e nel monitoraggio delle epizoozie, in sinergia con l’Autorità Competente. Sulla base di indirizzo della normativa comunitaria è nato il 7 dicembre 2017 dal Decreto del Ministero della Salute il “Sistema di reti di epidemio-sorveglianza, compiti, responsabilità e requisiti del Veterinario Aziendale.

In questo DM è stata definita e regolamentata la figura del Veterinario Aziendale, il quale assume formalmente oneri ed incarichi per il controllo della sanità aziendale, al fine di ottemperare alle disposizioni date nell’AHL. Il Veterinario Aziendale è un libero professionista, consulente dell’allevatore, con contratto formalizzato che definisce gli ambiti di operatività e di responsabilità.

La sua attività principale, descritta in modo specifico anche nel Manuale Operativo, consiste nel monitoraggio clinico e registrazione (piattaforma epidemio-sorveglianza) delle anomalie sanitarie presenti in azienda: dall’aumento della natimortalità, all’aumento delle patologie neonatali, all’aumento delle patologie metaboliche o ginecologiche. Inoltre, assume un ruolo importante nel controllo della corretta applicazione del Pacchetto Igiene e dell’alimentazione, assicurando una efficace lotta agli infestanti, ad esempio, e sottoponendo ad analisi visive e/o laboratoristiche gli alimenti somministrati agli animali.

Il fine ultimo è quello di costituire una figura che possa informare e supportare l’allevatore ed inoltre monitorare e registrare regolarmente le attività che avvengono negli stabilimenti, rappresentando un punto di giunzione fondamentale con le Autorità competenti affinché l’allevatore diventi parte attiva nel monitoraggio e riduzione dell’incidenza/diffusione delle epizoozie.

La formalizzazione delle verifiche in autocontrollo effettuate, si ha con la compilazione della check-list Classyfarm sulla piattaforma Vetinfo. Grazie al report finale, il Veterinario ha la possibilità di confrontarsi con l’allevatore sulle criticità presenti e le operazioni di miglioramento da effettuare, sia nell’ambito della biosicurezza (compresa la lotta agli infestanti), sia nell’ambito del monitoraggio del benessere animale.

Nella Dashboard a disposizione del Veterinario Aziendale è presente anche il consumo del farmaco che ci aiuta anche a capire se stiamo lavorando bene oppure se occorre migliorare il management aziendale al fine di collaborare anche alla lotta all’antimicrobico-resistenza.

L’idea è quindi innovativa e virtuosa, l’impegno del Veterinario libero professionista nel controllo alle malattie viene normato e contrattualizzato, ne viene sottolineata la funzione surrogata di supporto all’Autorità competente e dunque finalmente ne viene riconosciuta in modo formale l’importanza. Tutto estremamente efficiente e lineare.

Allora qual è il problema? Il problema è che per svolgere effettivamente un lavoro così specialistico e minuzioso, è necessario molto tempo, aggiornamento continuo su normativa ed epidemiologia, capacità avanzata di utilizzo degli strumenti tecnologici di supporto, competenze non solo in termini di sanità ma avanzate in agronomia, mascalcia, progettazione di stalla, disinfestazione e prodotti fitosanitari etc.

Da subito infatti questa difficoltà si è manifestata con l’introduzione di una figura supplementare che lavora in supporto all’allevatore ed al veterinario di fiducia: il Veterinario Incaricato. Idealmente, il Veterinario Incaricato, è un veterinario con una formazione specialistica, avendo l’obbligo a differenza del Veterinario Aziendale, di seguire i corsi di formazione specie-specifici elargiti dalla sezione formazione dell’IZSLER.

Il Veterinario Incaricato dovrebbe coadiuvare l’attività del Veterinario Aziendale presente in azienda, collaborando al fine di aumentare la biosicurezza dell’azienda e il benessere degli animali. Le due figure possono e devono coesistere poiché, dato l’alto livello di aggiornamento richiesto, dato il tempo necessario per assolvere agli obblighi dei nuovi Regolamenti e Decreti Ministeriale, se effettivamente si vogliono assistere in modo adeguato tutte le aziende, non è sempre fisicamente ed oggettivamente possibile che una sola figura si occupi a 360 gradi di tutti i clienti che segue, anche per l’obiettiva carenza di veterinari che si occupano di Buiatria.

Ad oggi tuttavia, riscontro poca collaborazione tra i Veterinari di fiducia ed i Veterinari Incaricati. Questi ultimi vengono chiamati normalmente dalle GDO per fornire un servizio di tipo supplementare alle verifiche ispettive interne, con l’obiettivo di avere un database per l’accesso al nuovo sistema di certificazione, denominato SQNBA. La figura del Veterinario Incaricato è nata e si è evoluta proprio dalle problematiche soprattutto di tipo temporale e logistico dei veterinari di fiducia e dalle necessità delle GDO di rispondere alle richieste di tracciabilità di filiera e trasparenza dei consumatori.

Un altro problema è l’associazione dei contributi comunitari o regionali alle check-list, senza effettuare una preparazione adeguata degli operatori su nuovi obblighi e normative. Allo stato attuale, non in tutte le zone sono state migliorate nel tempo le condizioni di detenzione a sufficienza per poter superare la check-list, perdendo così i contributi regionali.

La funzione dell’Incaricato dovrebbe essere rivista ed integrata con l’attività del Veterinario di fiducia, non limitandosi alla mera compilazione delle Check-list con un incontro annuale o biannuale, ma con la definizione di un calendario di attività da concordare con le principali figure tecniche coesistenti in azienda.

Volendo dare un’opinione obiettiva, allo stato attuale sarebbe necessario prendere consapevolezza che le differenze territoriali in Italia sono molto marcate non solo dal nord al sud ma anche dalla montagna alla pianura. Infatti, in base alla latitudine ma anche alla conformazione geografica cambiano le distanze da percorrere, la struttura aziendale ed il back-ground degli allevatori, così come i controlli da parti di Enti terzi e Autorità competente, in conformità con le specifiche criticità e piani regionali.

Molti colleghi manifestano quindi obiettiva difficoltà ad applicare in modo completo il Manuale Operativo su tutte le realtà che seguono, anche perché in diverse Regioni spesso il Veterinario non lavora in team ma da solo e collabora con i colleghi solo per coprire urgenze e/o festivi.

Aggiungo che, essendo queste attività di pubblico interesse, al fine di non pesare come costo sull’allevatore che potrebbe trovarsi nelle condizioni di dover pagare due o più professionisti, il costo dell’attività facente parte del DM, in particolare l’attività di registrazione su Vetinfo tramite le check-list e la gestione della piattaforma di epidemio-sorveglianza, dovrebbe prevedere quantomeno dei rimborsi Regionali.

Sarebbe necessario migliorare la collaborazione tra noi colleghi, non solo nelle parole ma anche nei fatti. Occorre trovare soluzioni nuove che prevedano lo sviluppo di specialisti, magari con ulteriori corsi di aggiornamento dedicati, che collaborano con il veterinario clinico regolarmente e che lo affiancano con l’obiettivo di diventare un modello operativo a livello Europeo di trasparenza e controllo della filiera per il consumatore finale.

La collaborazione è fonte di crescita personale e professionale, il confronto è fondamentale per avere degli stimoli necessari all’aggiornamento continuo. Rimaniamo uniti!

Anna Leoni, medico veterinario