Devo dire che sono rimasto veramente sconvolto nel vedere il livello raggiunto con un recente progetto da un esponente non più dei movimenti animalisti ma di quelli che auspicano l’estinzione delle specie domesticate per produrre cibo per l’uomo. Questo confluire nel movimento dei vegani non aiuta certo il dialogo per migliorare le cose.

Personalmente non ho nulla contro razze diverse a quella a cui appartengo, chi ha una religione diversa dalla mia o non ne ha nessuna, chi ha una fede politica diversa dalle mia e chi ha preferenze alimentari lontane dalle mie. Chi vuole mangiare solo verdure, insetti, cibi ultraprocessati, bistecche, uova, frutta, carne coltivata, latte naturale, bevande vegetali, e chi ne ha più ne metta, lo faccia pure, ma non accetto gli atteggiamenti prepotenti e dittatoriali di chi vuole imporre le proprie convinzioni agli altri.

L’umanità per millenni ha combattuto contro il capo branco narcisista di turno per arrivare alla democrazia rappresentativa, dove la libertà di un individuo finisce quando inizia quella di un altro, e tutti hanno gli stessi diritti e gli stessi doveri, o almeno così dovrebbe essere.

Con la nuova campagna di Animal Equality intitolata “iAnimal: guarda dentro gli allevamenti intensivi con gli occhi degli animali grazie alla realtà virtuale” credo però che si sia un raggiunto un livello di violenza senza uguali.

Se vuoi che gli animali che l’uomo ha domesticato, come cani, gatti, suini, bovini, cavalli, polli e galline, facciano una vita migliore, non servono le tecniche del dittatore di V per vendetta e i controlli alla 1984 di George Orwell, a meno che la finalità dell’associazione  sia diversa da quella che traspare dal suo nome, perché credo che in italiano la traduzione letteraria di Animal Equality sia uguaglianza animale e non estinzione degli animali che producono cibo per l’uomo e tollerare gli atteggiamenti patologici che alcuni esseri umani hanno nei confronti dei loro cani e gatti.

Ma con quale criterio sono stati scelti i “fotogrammi” utilizzati per creare la visita virtuale? Non sarebbe invece il caso (se ci fosse la buona fede e non l’aggressività ideologica che traspare) di esortare la gente comune a visitare gli allevamenti che ha vicino casa per farsi idee proprie e non vivere di propaganda altrui?

Di iniziative tipo quelle delle stalle aperte ce ne sono un’infinità in Italia; basta chiedere aiuto al web per trovarle.

Come ci sono le mele marce tra i movimenti ambientalisti e animalisti, ci sono anche tra gli allevatori, o meglio tra i suicidi che non hanno capito che trattare male gli animali è da stupidi perché così facendo non si fa reddito.

Quelle che vogliono rappresentare questi movimenti radicalizzati, che ormai sono lontani dalle associazioni ambientaliste o animaliste, sono realtà utili solo ai loro personali interessi e non a quelli della collettività umana o animale che sia, o pratiche raccontate senza contesto e senza alcuna spiegazione.