I tanti problemi tecnici in allevamento che stanno diventando “irrisolvibili” e la crescente sensibilità dei consumatori che vogliono capire fino in fondo come vengono allevate le bovine da latte stanno mettendo a dura prove molte delle certezze che negli anni avevamo accumulato.

Uno dei paradigmi più consolidati e universalmente condivisi è che il vitello delle bovine da latte va allontanato dalla madre immediatamente dopo il parto e che gli va somministrata una grande quantità di colostro di buona qualità entro le 6 ore dalla nascita, anche a costo di utilizzare una sonda esofagea. Questa precoce separazione del vitello e il suo successivo ricovero in gabbie individuali fino allo svezzamento serve per proteggerlo da patogeni che potrebbero farlo ammalare e anche morire.

Questo modo di gestire i vitelli è oggi oggetto di dibattito, sia per i problemi che crea al comportamento sociale delle future bovine e sia perché messo molto in discussione dai consumatori che non vedono di buon occhio una così precoce separazione madre-vitello.

L’evoluzione della ricerca sempre più conferma che tanto più ci si allontana dal normale comportamento della specie che si vuole allevare tanto più si radicalizzano i problemi e il ricorso ai farmaci.

Il parto è un evento naturale antichissimo sul quale la selezione naturale ha fissato regole ferree e l’infrangerle non può dare in alcun modo vantaggi.

Gli ungulati sono un ampio raggruppamento di mammiferi di cui fanno parte anche i ruminanti domestici e selvatici. Questo ordine ha in comune anche la modalità di gestione del parto. In, natura le femmine degli ungulati, quando è ora di partorire si “appartano”, cioè si separano dal branco rifugiandosi in luoghi isolati, dove magari c’è ombra e erba alta e quindi sono al riparo dai predatori e dalle attenzione delle altre femmine. In questo modo, oltre a garantire la massima protezione dai predatori, esse sono nella condizione di somministrare il colostro al vitello e stabilire con lui una forte relazione sociale.

In molte specie selvatiche di ruminanti, e sicuramente in tutte quelle domestiche, dopo il parto la femmina lecca e annusa a lungo il figlio neonato. Questo sembra stimolare nel nascituro la voglia di mangiare e contribuisce a consolidare il legame madre-figlio. Negli allevamenti dove le vacche partoriscono in mezzo alle altre, e dove quindi esse non hanno la possibilità di appartarsi, l’odore dei liquidi amniotici e della placenta attira la curiosità delle altre bovine anche non partorite. Questo può confondere i vitelli che si potrebbero allattare da femmine anche non partorite, o comunque diverse dalla madre, e quindi non ricevere il colostro.

Negli allevamenti tradizionali, le sale parto individuali non sono molto diffuse anche perché non è facile spostare le bovine in questi reparti nel tempo giusto. Si rischia sempre di farlo troppo presto, ossia con molti giorni d’anticipo, fatto molto stressante per l’animale, o troppo tardi, ossia quando il parto è in corso.

Per venire incontro alla sensibilità dei consumatori, rispettare al massimo l’etologia dei ruminanti domestici, creare le condizioni per una riduzione dell’impiego metafilattico dei farmaci e al contempo garantire la salute dei vitelli, ci sono varie alternative possibili.

Ideali sono le sale parto individuali, ma in contatto uditivo, visivo e olfattivo con le altre bovine, di oltre 10 m2 , dove curare molto l’igiene e garantire l’accesso solo al personale autorizzato.

Ricordo che da studente di veterinaria andai a trovare un anziano e famoso allevatore di bovine da latte che nell’accompagnarmi a visitare le sale parto mi chiese di parlare sottovoce, camminare lentamente e di non avvicinarmi troppo alle bovine.

Negli allevamenti dove c’è attenzione all’etologia del parto questo evento si verifica spesso nelle ore diurne, fatto molto importante perché di giorno tutto il personale di stalla è in allevamento e quindi le cure necessarie possono essere somministrate tempestivamente. Se le bovine sono stressate in genere partoriscono di notte, circostanza problematica per le ragioni prima esposte.

Importante è anche stabilire il criterio con il quale spostare le bovine in sala parto. Generalmente le bovine da latte di razza frisona hanno una gravidanza che dura mediamente 280 giorni, con diversi giorni di oscillazione in più o in meno. Qualche giorno prima del parto si nota un rilassamento dei legamenti sacro-ischiatici, una tumefazione della vulva e l’edema mammario. Esistono anche degli allarmi parto ma a poco servono per prendere la decisione di spostare la bovina in sala parto.

L’allevamento che ha deciso di ritardare lo spostamento dei vitelli dalle madri deve adottare rigide norme di biosicurezza per evitare la propagazione d’infezioni dalla madre al vitello e deve ricorrere ampiamente alla profilassi vaccinale e alla gestione della preparazione al parto per garantire, in quantità e qualità, un ottimo colostro. Infine, deve periodicamente controllare, nelle vitelle, che il trasferimento d’immunoglobuline dalla madre al vitello sia realmente avvenuto.