Il prezzo del latte bovino alla stalla si trova attualmente in un momento molto complicato, che potrebbe deciderne le sorti future. Ma prima di entrare nel merito della discussione vediamo qualche numero utile a inquadrare la situazione.

Il prezzo medio europeo del latte bovino alla stalla è stato a luglio 2023 di 44,12 euro/q.le, in calo del 15,7% rispetto a luglio 2022 ma in aumento dell’8,13% rispetto allo stesso mese dell’anno 2021.

In Italia, a luglio 2023, il prezzo medio del latte bovino è stato di 51,70 euro/q.le, in crescita del 7,3% rispetto a luglio 2022 e del 38,9% se confrontato con quello di luglio 2021.

Sempre nel nostro Paese il livello tendenziale di inflazione su base annua a novembre 2022, momento in cui è iniziata la sua inarrestabile crescita, è stato dell’11,8 % relativamente ai beni alimentari lavorati.

Ad agosto 2023 il livello d’inflazione del carrello della spesa è stato di + 9.6%, e questo sta sicuramente dando qualche tensione sui consumi calcolati a volume (e non a valore).

Ricordiamo che per “inflazione” s’intende un aumento prolungato del livello medio dei prezzi di beni che causa un calo del valore d’acquisto della moneta. Per “carrello della spesa” s’intende invece la sommatoria dei beni alimentari e di quelli di cura della persona, ossia i beni di prima necessità.

In questa fase di assestamento post emergenza Covid 19 e post inizio della guerra in Ucraina, gli speculatori hanno fatto il loro dovere. Ne è testimonianza l’incremento dei prezzi delle commodity agricole e dell’energia che solo in parte è stato compensato da una riqualificazione del valore delle commodity agricole.

La GDO, che rappresenta il principale canale distributivo italiano, registra un aumento del valore (fatturato) di molte delle referenze che compongono il carrello della spesa ma contemporaneamente anche un calo dei volumi sia dei prodotti del latte che della carne.

Che conclusioni possiamo trarre da questi dati?

E’ probabile che un calo dei prezzi dei prodotti che compongono il carrello della spesa distribuiti dalla GDO possa in parte arginare il calo delle vendite dei prodotti del latte e della carne, anche se questa chiave di lettura è poco plausibile.

Questo fatto, unitamente al calo dei prezzi del latte alla stalla negli Stati più produttivi d’Europa, potrebbe avere gravi ripercussioni, se non gestito e regolamentato, sul prezzo del latte alla stalla in Italia.

Nel nostro Paese nel periodo gennaio – luglio 2023 la produzione di latte ha registrato un calo, ed è presumibile che nei mesi estivi la contrazione produttiva sia stata ancora più forte. Nonostante questo, con il pretesto del calo dei consumi si parla di un ulteriore calo di prezzo alla produzione primaria. La logica direbbe che i claim di italianità su molti prodotti del latte e la tutela offerta dai prodotti a denominazione d’origine dovrebbero ridimensionare, se non scongiurare, questo rischio.

Considerando che il Ministero delle Risorse Agricole ha inserito nel proprio nome il termine “sovranità alimentare” e che il MISE è diventato “Ministero delle Imprese e del Made in Italy”, ci si aspetterebbe che questi facciano qualcosa di concreto e rapido per individuare un criterio oggettivo e condiviso per indicizzare il prezzo del latte alla stalla e prevenire tutte le speculazioni.

Questi meccanismi farebbero uscire parte delle produzione primaria dalle commodity, permettendo agli allevatori e agli agricoltori di avere la possibilità di gestire gli investimenti e il proprio futuro.