Con l’utilizzo della mungitura automatica, passando dal TMR al PMR, il modo di alimentare le bovine cambia radicalmente e spesso i punti di vista dei nutrizionisti non sono omogenei. Abbiamo più volte affrontato questo argomento sulle pagine di Ruminantia ma con questa serie di articoli vogliamo ospitare il metodo di lavoro dei principali costruttori e distributori di AMS e degli esperti del settore.

Nelle scorse settimane abbiamo pubblicato l’opinione di Bellucci Modena, concessionaria GEA, e quella di Ermanno Melli della RUM&N Consulting. Con questa nuova pubblicazione riportiamo invece il punto di vista di Franco Raffanini della TDM – Nutriservice.


Nutrizione in stalle con robot di mungitura (ASM)

Come procedere una volta deciso di effettuare l’investimento per il robot di mungitura?

Il passaggio chiave sarà la progettazione della struttura e l’ubicazione del robot. La zona individuata dovrà consentire la circolazione delle bovine e prevedere le necessarie aree di separazione. Queste condizioni favoriranno la fase di addestramento, passaggio necessario e non traumatico se gestito con la necessaria programmazione e tranquillità dedicandogli il tempo necessario.

Il mangime nell’alimentatore e la formulazione dell’unifeed saranno i successivi passaggi fondamentali.

L’obbiettivo del nutrizionista è differenziare la dieta in base ai fabbisogni alimentari. E’ necessario considerare i fabbisogni per: produzione e qualità del latte, esigenze nei primi 30-40 giorni di lattazione (DIM), per le primipare e per le bovina da ingravidare, ma anche per BCS che sarà correlato al bilancio energetico e all’ingestione.

Quindi, se vogliamo rispettare le condizioni sopraelencate, bisogna essere molto scrupolosi e pensare ad un’alimentazione di precisione!

In teoria, dovremmo avere gruppi omogenei: post-parto, fresche, primipare, stantie; ma questo si scontra spesso con la realtà aziendale, condizionata non solo dalle strutture ma spesso anche dal management. Questa è storia nota, tuttavia l’alimentazione con la tecnica TMR ha dato un grosso contributo.

Nei sistemi di mungitura automatizzata (AMS) è possibile la gestione personalizzata della nutrizione (ricordiamo le esperienze, ancora attuali, degli autoalimentatori):

  1. L’alimentatore permette di coprire i fabbisogni per singola bovina con il concentrato e con una linea di mangime liquido integrato, adatto a soddisfare particolari esigenze nutritive soprattutto nei primi 120 DIM.
  2. Non meno importante è l’utilizzo del mangime come richiamo per entrare nella gabbia del robot. Il gradimento della bovina la porterà ad avviarsi alla mungitura volontaria favorendo quindi il numero di ingressi.
  3. Ottimizzare il costo della razione.

E’ quindi fondamentale formulare il mangime utilizzando materie prime di alta qualità per favorire un’elevata appetibilità, per soddisfare specifiche esigenze nutritive.

Il mangime viene formulato in base alle caratteristiche del PMR, che sono come sempre dettate dai foraggi. Per il latte destinato a Grana Padano o Parmigiano Reggiano, il mangime sarà conforme al disciplinare. Nel merito, le esperienze di Nutriservice sono ben consolidate e la soluzione è quella di impiegare nella produzione del mangime materie di qualità selezionate e controllate.

Il PMR, rispetto al normale calcolo per un unifeed tradizionale, avrà una minor concentrazione energetica da carboidrati: non si supera il 23% in amido ma non c’è nessuna differenza di zuccheri. Il titolo in proteine sarà sempre del 15-16% in funzione della SS ingerita. L’ingestione di SS resta il punto centrale del piano nutrizionale e la digeribilità dell’NDF e l’omogeneità della miscelata sono come sempre il vincolo principale.

La costanza quotidiana e la precisione nel produrre il PMR condizionano l’interesse della vacca a frequentare il robot di mungitura.

Nel caso di allevamenti con più gruppi in lattazione, composti ad es. con moduli di 120 capi, possiamo formulare il PMR in funzione dei fabbisogni del singolo gruppo: primipare, freschissime per gestire il latte separato, pre-parto. Questo programma risulta ancora di più facile applicazione con AFS (sistemi di alimentazione automatizzata) per arrivare ad una più mirata alimentazione di precisione.

Ora dobbiamo definire i criteri di assegnazione del mangime (Tab.1).

Il software ci permette di assegnare i mangimi (pellet e liquido) in base ai kg di latte (Fig.1 Curva di Alimentazione) e ai giorni di lattazione, se primipara (creando un gruppo virtuale). Nell’assegnato capo/gg tendo a non superare i 6 kg, il consumo relativo sarà condizionato dalla circolazione e quindi dal numero di mungiture. Fisso poi un limite massimo di 1,8-2,2 kg per mungitura (dipende anche dalle caratteristiche del mangime).

Fig.1 – Curva Alimentazione (kg mangime vs latte kg).

Nel periodo post parto prevedo l’assegnazione di una quota fissa nei primi 8-10 gg che poi aumenta leggermente fino a 20-25 gg di lattazione (Fig.2). Una decisione che deve essere presa valutando le vacche presenti nell’allevamento in relazione alla salute del post-parto e alla produzione (le curve nelle Fig 1 e 2 sono applicate in allevamenti con produzione superiore a 42 kg di latte).

Per produzioni a capo inferiori ai 20 kg, e magari con BCS 3.75 o più, bisogna trovare un compromesso rispetto alle curve di assegnazione del mangime programmate e garantire quel minimo di concentrato che cade in tramoggia per mantenere la tranquillità della bovina in mungitura. Suggerisco comunque di non scendere sotto i 500-600 gr per mungitura.

Inoltre, possiamo anche decidere la quota di mangime da assegnare in previsione dell’asciutta, definirla con un report in base ai giorni alla messa in asciutta o agire sulla singola bovina in base alla produzione o al BCS.

Fig.2 – Distribuzione Mangime al Post-Parto.

Per l’utilizzo di una seconda linea di mangime ritengo utile l’utilizzo di un prodotto liquido a base di zuccheri e con una integrazione “speciale”.  Questo alimento ci permette di migliorare l’apporto energetico e vitaminico per fabbisogni mirati alle vacche fresche e nella fase di ingravidamento. Normalmente si crea la curva di assegnazione per capo di 200-300 gr nei primi 100-120 DIM.

Un’attenzione a parte deve essere rivolta alla fase di addestramento. Questa procedura è determinante per le manze che introduciamo e che addestriamo quindi alla gabbia prima che alla mungitura. Questa fase deve essere accompagnata da molta tranquillità: il risultato sarà un rapido adattamento al robot, e quindi alla mungitura, con conseguente risultato sulla produzione. Anche in questo caso il mangime avrà un ruolo importante. Nell’AMS Feeding è possibile definire la quantità di mangime ed ottimizzare la distribuzione, ma è fondamentale puntare sulla qualità dei componenti che lo caratterizzano.

La quantità di latte non è vincolata dalla quantità di mangime, ma dal numero di visite giornaliere, dalla velocità di mungitura e dal numero di bovine per robot.

Tab.1 – Criteri per assegnazione mangime.

Piano dei controlli

I rapporti giornalieri sono utili indicatori che fotografano lo status del singolo soggetto e che permettono interventi quotidiani rapidi. La lettura dei dati di un periodo, mensile o semestrale o annuale, dell’intera mandria, permette di definire “l’analisi causale” per un certo fattore (come ad es. ruminazione, chetosi, produzione, fertilità ecc.), cioè quali sono stati i motivi o le cause che hanno determinato risultati positivi o negativi, metodologia analoga a sistemi già consolidati come AfiMilk.

Nel software AMS abbiamo in più il controllo del consumo del mangime correlato alle mungiture, produzione, grasso/proteine, conducibilità e altri parametri che fotografano lo stato di salute. Inoltre, permette di controllare la differenza tra mangime assegnato e consumato, per singola bovina e media del gruppo (Fig.3-4).

In stalla, controlliamo che non ci sia residuo nella tramoggia dell’alimentatore o troppo pellet a terra. Vale come sempre la regola di avere il giusto residuo in greppia dell’unifeed, che terremo monitorato ogni giorno in quanto fondamentale indicatore dell’ingestione di SS.

Fig. 3

Fig. 4