Secondo la Banca Dati Nazionale (BDN), al 30 Giugno 2021 in Italia erano presenti 93.468 allevamenti di bovini da carne, con 2.512.717 capi allevati. Di questi allevamenti, 42.012 appartengono alla tipologia “vacca-vitello”, dove sono presenti 1.035.418 animali di cui 603.000 femmine adulte, ossia che hanno avuto almeno una gravidanza. 

Le principali razze allevate negli allevamenti dove si pratica la “linea vacca-vitello”, ossia dove troviamo sia le fattrici che i vitelli in fase di svezzamento, sono la Limousine, la Charolaise e le cosiddette razze bianche italiane. Per analizzare il tipo di allevamento prevalentemente praticato per queste razze riportiamo a titolo d’esempio i dati gentilmente fornitici da ANABIC.

Tabella 1.

Il successo tecnico, ma soprattutto economico, di questo tipo di allevamento è legato al numero di parti all’anno, e in sostanza al numero di vitelli che nascono. E’ consuetudine pensare che l’ideale sia avere un vitello all’anno nel ciclo produttivo di ogni fattrice, sia essa primipara o pluripara. Nel caso delle bovine adulte, ossia che hanno partorito almeno una volta, ciò significa che la gravidanza deve essere ripresa entro i primi 100 giorni dopo il parto. Nelle femmine di razze bovine ad attitudine carne questo è meno difficile rispetto alle razze da latte perché la produzione di latte serve solo ad alimentare il vitello il cui svezzamento avviene in genere al ritmo naturale dei 6 mesi di vita. 

Nell’ambito dell’obiettivo “un vitello all’anno” la diagnosi precoce di gravidanza, e le sue successive riconferme, permettono di individuare problemi riproduttivi legati o alla scarsa capacità fecondante del toro oppure a problemi sanitari e nutrizionali sulle fattrici, e di intervenire sia sul singolo animale che sull’intera mandria. In molti allevamenti della linea vacca vitello, le fattrici vengono allevate allo stato brado o semibrado. Le pratiche sanitarie dei trattamenti collettivi antiparassitari e vaccinali, le terapie individuali, la fecondazione artificiale e i trapianti embrionali e la profilassi di stato vengono effettuate in apposite aree dove si possono contenere in sicurezza gli animali. Nella gestione della riproduzione, fare diagnosi di gravidanza tardive o non farle affatto non giova sicuramente all’obiettivo di “un vitello all’anno”. Su questi argomenti di zootecnia è sempre bene confrontarsi con osservatori epidemiologici o semplicemente statistici di vasta portata per capire come stanno realmente le cose in modo da poter distinguere cosa è normale da cosa non lo è, e poter adottare provvedimenti i più realistici possibile. Quando abbiamo affrontato l’argomento della diagnosi di gravidanza nelle bovine da latte abbiamo fatto riferimento al National Animal Health Monitoring System (NAHMS) della statunitense USDA. Anche in questo caso ricorreremo alle informazioni fornite da questo importantissimo “osservatorio” utilizzando il report Beef 2017 “Beef Cow-Calf Management Practices in United-States”, pubblicato a Maggio 2020. I dati riportati vengono raccolti nel 78.9% degli allevamenti USA e fanno riferimento all’86.6% della tipologia di animali oggetto del report. Nel 37.5% degli allevamenti USA del tipo vacca-vitello viene utilizzata almeno una delle tecnologie riproduttive riportate nella tabella sottostante.

Tabella 2.

Abbiamo visto in precedenza dai dati ANABIC che circa i 2/3 degli animali e degli allevamenti della linea vacca/vitello viene allevato in maniera estensiva, e questo comporta un’inevitabile difficoltà nella manipolazione a fini sanitari e riproduttivi degli animali. Non sempre questi allevamenti hanno la possibilità di assicurarsi la presenza “strutturata” di un medico veterinario buiatra ginecologo, per cui la diagnosi di gravidanza che utilizza il metodo classico della palpazione transrettale e dell’ecografico può essere piuttosto difficoltosa, come è difficile il contenimento degli animali con questa finalità. A dimostrazione di questo si può osservare nella tabella 2 come il metodo tradizionale di accertare una gravidanza sia praticato solo nel 19.3% degli allevamenti del campione NAHMS-Beef 2017. 

Il metodo ematico può essere una valida alternativa non tanto per fare una diagnosi precoce di gravidanza quanto per una precoce diagnosi di non gravidanza. Ovvia è la necessità, ma questo vale anche per i metodi “manuali”, di una riconferma successiva solo per le bovine ritenute gravide a 28 o 35 giorni. Il periodo ideale per effettuare la riconferma di gravidanza è a 60 gg dalla fecondazione, anche perché tra i 28-35 gg dalla fecondazione fino ai 60 ci possono essere perdite embrionali tardive e aborti precoci anche importanti. 

Il metodo ematico consiste essenzialmente nel dosaggio delle glicoproteine associate alla gravidanza (PAGs). Questa grande famiglia di glicoproteine appartiene alla sotto-classe delle proteasi aspartiche che, senza farsi ingannare dal nome, hanno perso la capacità enzimatica. Il primo gruppo scoperto di queste glicoproteine sono le “Pregnancy-Specific Proteins B (PSPB). Le PAGs vengono prodotte nelle cellule binucleate del trofoblasto della placenta. Il trofoblasto è un tessuto cellulare che serve a nutrire l’embrione e dà origine alla placenta. Le prime cellule binucleate cominciano ad apparire all’inizio dell’impianto, possono essere individuate nel bovino a partire dal 16° giorno dopo la fecondazione e costituiscono il 15-20% del totale delle cellule del trofoderma. Una su sette di queste cellule migra in direzione dell’epitelio uterino e si fonde con le sue cellule endoteliali. Quando l’embrione si attacca all’epitelio uterino della madre queste glicoproteine vengono rilasciate per esocitosi ed entrano nel sangue della madre. I PAGs sono presenti nella circolazione periferica dal primo mese di gravidanza fino al parto. Sono rilevabili nel sangue delle bovine gravide già il 19°-22° giorno di gravidanza e possono raggiungere una concentrazione di 3-6 ng/ml al 33°-37° giorno. Alla 35esima settimana tale concentrazione può essere di 159 ng/ml, per raggiungere poi i 2462±1081 ng/ml nei giorni che precedono il parto. Dopo il parto le glicoproteine associate alla gravidanza decrescono di concentrazione fino alla soglia di non rilevabilità (<0.2 ng/ml) a 80-100 giorni di lattazione. Per questo motivo sia PAGs che PSPB possono essere reclutate per la diagnosi di non gravidanza e per studiare la mortalità embrionale precoce e tardiva solo dopo i 70 giorni dopo il parto. Per interpretare i referti analitici si deve considerare che la concentrazione nel latte di PAGs è dalle 10 alle 50 volte più bassa rispetto a quella del sangue. Le PAGs sono molto importanti nella fisiologia della riproduzione perché sono in grado di legare e sequestrare peptidi suscettibili ad essere riconosciuti dal Complesso Maggiore di istocompatibilità (MHC), e quindi esercitare un ruolo di immunomodulazione a livello d’interfaccia materno-fetale riducendo l’attività dei neutrofili. Al 28° gg, l’analisi quantitativa della PSBP ha una sensibilità del 98% e una specificità del 97%. Un basso valore di PSPB al 24° giorno è predittivo di una perdita di gravidanza verificabile al 60° giorno dopo la fecondazione. Nelle bovine da latte, un alto livello di PAGs al 31° giorno di gravidanza è predittivo di una minore mortalità embrionale nel periodo 30-60 giorni di gravidanza dove si perdono normalmente il 12 % delle gravidanze.

In conclusione, l’adozione di un metodo on-farm molto precoce, ad alta sensibilità e specificità, di diagnosi di non gravidanza, come quello della determinazione emetica della PAGs, consente di avere uno strumento molto valido per affrontare il problema delle morti embrionali precoci. Questo dà la possibilità di agire con efficacia sull’intervallo tra il parto e il concepimento, che è un fattore importante di riduzione indiretta dei giorni medi di lattazione e quindi di miglioramento della produzione media delle bovine.

In questa categoria rientra il nuovo test di gravidanza Alertys™ OnFarm di Idexx, che permette di identificare le bovine non-gravide direttamente in allevamento in modo rapido ed efficace.

Il test Alertys OnFarm rileva delle proteine specifiche della gravidanza dette glicoproteine associate alla gravidanza (PAG). Queste proteine specifiche sono espresse nelle regioni embrionali della placenta e sono prodotte SOLO in presenza di un embrione o feto.