Abstract

Introduzione

1)Opinioni nei confronti della separazione precoce

2)Metodologie per la review sistematica

2.1)Ricerca in letteratura

2.2)Criteri d’inclusione

2.3)Estrazione dei dati

3)Risultati e discussione per la review sistematica

3.1)Risposte acute

3.2)Effetti a lungo termine sul comportamento e sul benessere

3.3)Produzione di latte

3.4)Crescita dei vitelli

4)Discussione generale

5)Conclusione

Ringraziamenti

Riferimenti

Appendice

Abstract

La separazione dei vitelli dalle madri entro poche ore dalla nascita è una pratica comune negli allevamenti da latte. I soggetti coinvolti hanno punti di vista contrastanti sul fatto che questa pratica sia dannosa o benefica per il benessere e per la produttività degli animali. Il nostro obiettivo era quello di valutare in modo critico le prove scientifiche relative agli effetti, sia a breve che a lungo termine, della separazione precoce rispetto ad un periodo più prolungato di contatto tra vacca e vitello. Gli esiti presi in esame sono stati il comportamento, il benessere (esclusa la salute fisica) e le performance (rispettivamente produzione di latte e crescita) di vacche da latte e vitelli. Gli articoli della ricerca primaria sono stati individuati tramite ricerche mirate su Web of Sciences, negli elenchi di riferimento delle review recenti di ciascun argomento e negli elenchi di riferimento degli articoli identificati da queste fonti. Gli studi venivano inclusi se pubblicati in inglese, se il testo completo era accessibile e se mettevano a confronto trattamenti che prevedevano l’assenza o la presenza del contatto tra vacche da latte e vitelli per un periodo di tempo specificato. È stato visto che la separazione precoce (entro le 24 ore dopo il parto) riduce le risposte allo stress acuto delle vacche e dei vitelli. Tuttavia, in generale un contatto più prolungato nel tempo tra vacca e vitello ha avuto effetti positivi a lungo termine sui vitelli, promuovendo lo sviluppo di comportamenti sociali più normali, riducendo i comportamenti anormali e, talvolta, riducendo le risposte ai fattori di stress. In termini di produttività il consentire alle vacche di nutrire i vitelli ha ridotto, in linea generale, il volume di latte disponibile per la vendita durante il periodo dell’allattamento, ma non abbiamo individuato prove concordanti sulla riduzione della produzione di latte nel lungo periodo. Consentire alle madri di allattare per un periodo più lungo i vitelli ha fatto si che questi avessero un incremento di peso durante il periodo dell’allattamento. In sintesi, un contatto vacca-vitello prolungato aggrava le risposte acute allo stress e riduce la quantità di latte vendibile nel momento in cui i vitelli sono allattati, ma può avere effetti positivi su comportamenti rilevanti per il benessere a lungo termine e favorire la crescita dei vitelli. La forza di queste conclusioni è tuttavia limitata, dato che relativamente pochi studi hanno affrontato buona parte di questi effetti e che il disegno sperimentale, inclusi i tempi di contatto e le osservazioni, sono spesso discordanti tra gli studi. Pochi studi hanno presentato indicatori di effetti a lungo termine sul benessere diversi dal comportamento anormale e sociale dei vitelli.

Parole chiave: posizione dell’opinione pubblica, comportamento animale, benessere animale, cure materne, crescita.

Introduzione

Un dibattito di lunga data è incentrato sui benefici di una separazione precoce delle vacche dai vitelli (ad esempio, vedi Henderson e Reaves, 1954). Nella loro review su questa pratica di gestione, Flower e Weary (2003) hanno riassunto 4 dei principali motivi che spingono verso la sua adozione. In primo luogo, si ritiene che la separazione precoce aumenti i profitti finanziari, dato che questa pratica consente la raccolta (e la vendita) del latte che i vitelli altrimenti berrebbero. In secondo luogo, l’alimentazione artificiale dei vitelli consente il controllo e il monitoraggio della quantità e della qualità del colostro consumato, assicurando che ci sia un’assunzione adeguata per il trasferimento passivo dell’immunità. In terzo luogo, una mungitura efficiente richiede che le vacche rilascino il latte subito dopo che l’attrezzatura di mungitura viene collegata, e si ritiene che la discesa del latte sia facilitata dalla separazione del vitello. Infine, dato che il legame madre-figlio si sviluppa lentamente nelle ore e nei giorni successivi al parto, si ritiene che la separazione precoce riduca al minimo la risposta al distress sia della vacca che del vitello. Questo insieme di ragioni riflette le intuizioni degli autori citati da Flower e Weary (2003), ma una recente ricerca ha iniziato a valutare in maniera più formale le opinioni degli allevatori e di altri riguardo a questa pratica, per capire meglio perché venga impiegata e perché alcuni soggetti coinvolti nel settore siano contrari ad essa. Pertanto, in questa review il nostro obiettivo primario è quello di riassumere brevemente la letteratura che prende in esame le opinioni nei confronti della separazione precoce e, come secondo obiettivo, quello di identificare aree specifiche in cui la ricerca biologica possa fornire maggiori informazioni per un dibattito.

1)Opinioni nei confronti della separazione precoce

Uno studio (Hötzel et al., 2014) ha condotto interviste approfondite in 20 piccoli allevamenti da latte in Brasile. I partecipanti hanno citato, come incentivi per una separazione precoce vacca-vitello, fattori relativi all’essere umano come risparmio di tempo e di manodopera, il miglioramento della routine di mungitura, nonché fattori relativi agli animali come la riduzione dello stress dei vitelli. I veterinari canadesi che hanno partecipato a focus group per discutere questioni relative al benessere dei bovini da latte hanno espresso il loro sostegno verso la separazione vacca-vitello sulla base del fatto che percepivano un miglioramento della salute dei vitelli stessi quando venivano stabulati singolarmente e quando veniva fornito loro manualmente il colostro (Sumner e von Keyserlingk, 2018 ). Al contrario, alcuni studi recenti hanno indicato che la separazione vacca-vitello suscita una significativa preoccupazione nell’opinione pubblica. Ventura et al. (2013) hanno reclutato un campione eterogeneo di partecipanti principalmente nordamericani (aventi o meno contatti con il settore lattiero-caseario) ed hanno posto questa domanda: “I vitelli da latte dovrebbero essere separati dalla vacca entro le prime ore dalla nascita?” La maggior parte dei partecipanti (76%) non aventi alcun coinvolgimento in questo settore si è opposta a tale pratica. Analogamente, uno studio condotto su cittadini brasiliani che non avevano segnalato alcun coinvolgimento con il settore lattiero-caseario (Hötzel et al., 2017) e uno con partecipanti tedeschi e statunitensi, dei quali circa l’8% lavorava nel settore dell’allevamento (Busch et al., 2017), ha scoperto che il 55-69% dei partecipanti era favorevole a tenere insieme vacche e vitelli. Ventura et al. (2016) hanno chiesto a 50 partecipanti canadesi con scarse conoscenze sull’allevamento da latte di descrivere le loro preoccupazioni relative alla produzione di latte prima e dopo aver visitato un allevamento di bovini da latte commerciale. I partecipanti, prima della visita in azienda, erano in gran parte inconsapevoli per quanto riguardava le pratiche di separazione, ma tale separazione è emersa come una preoccupazione dopo che le persone avevano visitato l’allevamento. La motivazione dell’opposizione alla separazione sembrerebbe concentrarsi prevalentemente sul benessere degli animali. Nello studio nordamericano di Ventura et al. (2013), le risposte dei partecipanti evidenziavano 6 tematiche: risposte emotive di vacche e vitelli, salute dei vitelli, salute e produttività delle vacche, vita naturale, insoddisfazione nei confronti delle motivazioni fornite dal settore e diversità dei sistemi di allevamento. In uno studio di follow-up, Busch et al. (2017) hanno utilizzato queste stesse tematiche per sondare l’opinione di partecipanti statunitensi e tedeschi, ed hanno scoperto che i partecipanti che si opponevano alla separazione precoce erano più propensi a concordare con affermazioni come “la vacca ha un attaccamento emotivo al suo vitello” e “i sistemi adottati negli allevamenti da latte possono essere modificati per massimizzare i benefici nei confronti di vacche e vitelli”, mentre i partecipanti a favore della separazione precoce apparivano maggiormente influenzati dall’affermazione “è meglio che vacca e vitello vengano separati precocemente, poiché la separazione più tardiva è molto più difficile per la madre”. Pertanto, molti dei soggetti coinvolti esprimevano una preoccupazione per la separazione precoce, mentre altri avanzavano argomentazioni sia etiche che economiche in difesa di tale pratica. Questo lavoro ha confermato che gli aspetti economici e quelli relativi alla salute dei vitelli sono componenti chiave della logica che circonda tale tematica, come suggerito da Flower e Weary (2003). Inoltre, il lavoro collettivo sugli atteggiamenti mostra un elevato livello di preoccupazione per quanto concerne il benessere degli animali incluse, ma non soltanto, le risposte allo stress acuto che si verificano al momento della separazione. Gli effetti sulla salute della vacca e del vitello sono già stati affrontati in un’altra review sistematica in questo numero (Beaver et al., 2019), che ha concluso che esistono poche prove a sostegno della convinzione comune che la separazione immediata sia la cosa migliore per la salute dei vitelli stessi. Inoltre, i risultati di quest’ultima review hanno indicato che un prolungamento del periodo di contatto tra vitelli e vacche presentava dei vantaggi anche per la salute della vacca. Tuttavia, ad oggi nessuna review ha esaminato in maniera critica gli effetti complessivi su altri aspetti del benessere degli animali, compresi gli effetti a lungo termine. Tale review può aiutare a chiarire quei punti di vista contrastanti tra le parti interessate e ad individuare le aree che necessitano di un maggior approfondimento. Pertanto, il secondo scopo di questo documento è quello di rivedere sistematicamente le prove relative agli effetti di un contatto prolungato vacca-vitello sul comportamento e sul benessere animale, comprese sia le risposte acute che gli eventuali effetti a lungo termine, e gli effetti sulla produttività, inclusa la produzione di latte da parte delle vacche e l’incremento di peso corporeo dei vitelli, che probabilmente influenzeranno il rendimento economico dell’allevamento.

2)Metodologie per la review sistematica

2.1)Ricerca in letteratura

Abbiamo condotto ricerche distinte su Web of Science per i lavori. Tutte le ricerche includevano i seguenti termini: (vacca-vitello o vacca/vitello o madre-vitello o madre/vitello o “allevato con la madre” o “allevato dalla madre” o “allevato dalle vacche” o “sistema di allattamento *” o “allevato con la fattrice” o “allevato dalla fattrice” o “contatto del vitello con un adulto*”) e (contatto o allattare* o poppare*) e (vitello o vitelli). Per identificare i documenti che descrivevano le risposte acute alla separazione in età diverse, abbiamo utilizzato questi termini in combinazione con i seguenti termine di ricerca: rimozione o separazione o svezzamento. Per identificare i documenti rilevanti per gli effetti a lungo termine sul benessere e sul comportamento di vacche e vitelli, abbiamo utilizzato i seguenti termini di ricerca specifici: welfare o benessere o stress* o paura* o “stato emotivo” o emozione*. I risultati di questa ricerca sono stati presi in considerazione separatamente a seconda della tipologia presunta di parametri di benessere valutati (comportamento sociale, comportamento anormale e reazione a fattori di stress). Infine, per identificare i lavori rilevanti sugli effetti della separazione precoce sui parametri della produttività, abbiamo utilizzato i seguenti termini di ricerca: “produzione di latte” o “resa di latte” o crescita o “crescita media giornaliera” o “aumento di peso vivo”.

2.2)Criteri d’inclusione

Questa review sistematica include solamente articoli sottoposti a peer-review che presentavano una ricerca primaria sui bovini da latte che metteva a confronto gruppi con una qualche forma di contatto vacca-vitello con quelli senza. Inoltre, tutti gli articoli dovevano essere scritti in inglese ed il loro testo completo doveva essere disponibile per la consultazione. La ricerca in letteratura è stata completata il 31 maggio 2018 e sono stati inclusi gli articoli pubblicati in qualsiasi momento fino a quella data. Per ogni ricerca, abbiamo scansionato i titoli e gli abstract degli articoli che soddisfacevano i criteri indicati sopra, allo scopo di rimuovere tutti quelli che non lo facevano. Il testo degli articoli rimanenti è stato valutato per rilevanza; sono stati inclusi i lavori che fornivano dati primari per qualsiasi risultato d’interesse. Se non era possibile accedere al testo completo online, è stato richiesto tramite ResearchGate. Poiché la terminologia utilizzata per descrivere il contatto vacca-vitello è molto variabile, non è stato possibile includere nella ricerca tutte le opzioni possibili. Inoltre, alcuni studi condotti in precedenza non contenevano abstract e parole chiave ricercabili. Di conseguenza, non è stato possibile identificare tutti i documenti rilevanti con un motore di ricerca. Pertanto, abbiamo anche preso in considerazione ed incluso quei riferimenti rilevanti citati nelle review di von Keyserlingk e Weary (2007), Newberry e Swanson (2008) e Johnsen et al. (2016). Gli elenchi dei riferimento degli articoli selezionati per l’inclusione (e quindi probabilmente per discutere la letteratura pertinente) sono stati scansionati per individuare ulteriori manoscritti idonei che soddisfacessero i criteri descritti sopra. Lo screening degli articoli è stato eseguito dal primo autore mentre la scansione iniziale delle liste dei riferimenti è stata fatta da una seconda persona per escludere fonti inutilizzabili, come quelle scritte in altre lingue. Dati i relativamente pochi studi disponibili su questo argomento, non sono stati fissati criteri di inclusione basati sulla qualità dello studio, con l’unica eccezione per gli studi in cui la descrizione della tipologia dello studio era troppo vaga per consentirne l’interpretazione (ad es. Lima et al., 2009). È stata condotta una valutazione della qualità dei manoscritti inclusi, tenendo in considerazione la segnalazione di metodi per evitare bias e caratteristiche di progettazione sperimentale rilevanti (vedere Appendice). Questi criteri di esclusione ed inclusione sono stati sviluppati a priori e sono stati concordati da tutti i coautori; quando la rilevanza era opinabile, i coautori hanno cercato di raggiungere un consenso.

2.3)Estrazione dei dati

L’autore principale ha estratto da ogni documento la dimensione del campione, la razza di bovini impiegati (tutti quelli riportati come “Holstein”, “Friesian” o “Holstein-Friesian” sono stati raggruppati come “HF”; qualsiasi razza di Bos taurus indicus raggruppata come “zebù” ), la tipologia di contatto consentito tra vacca e vitello (contatto libero = contatto sociale con la madre o con la/e vacca/e nutrice/i per almeno metà giornata con allattamento consentito; poppata limitata = brevi periodi giornalieri di contatto per l’allattamento del vitello; sociale = stabulati insieme ma viene impedito al vitello di effettuare la poppata) e la durata di questo contatto, unitamente alla durata del contatto dei vitelli di controllo (gruppo con convenzionale separazione precoce/no allattamento). Se i vitelli di controllo erano identificati come allontanati “immediatamente”, la durata del contatto è stata registrata come < 24 h. Se possibile, abbiamo riportato la quantità di latte e di colostro somministrati ai vitelli nel gruppo di controllo e il protocollo di svezzamento. Abbiamo presentato le conclusioni rilevanti come descritte dagli autori e l’andamento dell’effetto riscontrato. Abbiamo utilizzato le note sotto le tabelle dei risultati per annotare tutti i casi in cui le conclusioni degli autori non erano supportate da dati statistici. L’attendibilità tra gli osservatori dell’estrazione dei dati è stata confermata utilizzando un campione casuale di articoli in tutte le ricerche.

3)Risultati e discussione per la review sistematica

3.1)Risposte acute

Risultati della ricerca

Nella Figura 1 è presentato un diagramma di flusso che riassume il numero di lavori trovati, esaminati ed inclusi in tutte le ricerche. Dei 99 studi trovati durante l’iniziale ricerca sulle risposte acute alla separazione, 9 sono stati esclusi perché non erano documenti di ricerca primaria, 11 perché non erano scritti in inglese e altri 32 perché non riguardavano i bovini da latte. Solo 2 dei rimanenti documenti confrontavano in maniera diretta le risposte relative alla separazione in differenti periodi dopo il parto, senza fattori di confondimento come 1 gruppo inserito in una procedura di svezzamento in 2 fasi. Altri due sono stati aggiunti dai riferimenti di von Keyserlingk e Weary (2007).

Figura 1. Diagramma di flusso che illustra il processo di screening e di valutazione degli articoli. Si noti che la somma degli studi in ciascuna sottosezione di studi inclusi produce 81 studi, non 53. Questa differenza deriva dall’inserimento di 20 studi in 2 sezioni specifiche e di 2 studi in 4 sezioni specifiche. L’eliminazione dei duplicati ha prodotto il totale di 53 studi unici inclusi in questa review.

Sintesi dei risultati

Tutti e 3 gli studi che mettevano a confronto la separazione nel primo giorno di età, o prima, con la separazione in età successiva hanno evidenziato che la separazione precoce era in grado di far diminuire le risposte al distress, come le vocalizzazioni e il tempo trascorso a guardare fuori dal recinto, nelle vacche e nei vitelli (Tabella 1). Solo 1 studio ha confrontato la separazione in fase successiva ad età diverse; questo studio ha rilevato che la separazione a 25 giorni d’età generava una risposta più marcata, incluso un aumento della frequenza delle vocalizzazioni sia da parte dei vitelli che delle vacche, rispetto alla separazione a 45 giorni (Pérez-Torres et al., 2016). In questo studio, a differenza di quelli con vitelli più giovani, la separazione era apparentemente associata allo svezzamento dal latte. Una possibile spiegazione al fatto che una separazione successiva riduca le risposte al distress è che, come suggerito da Stěhulová et al. (2017), la vacca sia più stressata dall’allontanamento di un vitello che è più dipendente dalle cure materne. Una problematica negli studi esaminati è che l’età del vitello veniva solitamente confusa con il tempo trascorso con la madre; i vitelli più anziani possono comportarsi in modo diverso rispetto a quelli più giovani indipendentemente dalla separazione, a causa dei cambiamenti della loro forza fisica e dei fabbisogni nutrizionali. Per evitare tali confondimenti, i lavori futuri dovrebbero includere controlli che abbiano la stessa età. L’impiego di parametri aggiuntivi utili a caratterizzare la risposta acuta negativa dovuta alla separazione, come l’aumento della visibilità del bianco degli occhi nelle vacche (Sandem e Braastad, 2005) e dei bias cognitivi pessimistici nei vitelli (Daros et al., 2014), potrebbe ampliare la ricerca sul confronto tra età.

3.2)Effetti a lungo termine sul comportamento e sul benessere

Risultati della ricerca

La ricerca iniziale ha identificato 54 lavori. Di questi, 7 sono stati esclusi perché review o abstract di conferenze, 14 perché erano scritti in lingue diverse dall’inglese, 12 perché non contenevano dati sui bovini da latte, 13 per mancanza di rilevanza rispetto agli obiettivi e 2 perché non fornivano informazioni chiave sui trattamenti. Rimanevano sei lavori utilizzabili. Altri cinque sono stati aggiunti dall’elenco dei riferimenti della review di Johnsen et al. (2016) e 13 dagli elenchi dei riferimenti degli articoli inclusi da quelle fonti, per un totale di 24 articoli. Poiché le variabili misurate erano diverse e potevano avere interpretazioni diverse rispetto al benessere, i risultati sono presentati separatamente nella Tabella 2 per quanto riguarda comportamento sociale, comportamento anormale e risposte alla novità e ad altri fattori di stress. Tutti questi documenti si concentravano sui vitelli, solamente uno  valutava gli effetti sulle madri.

Risultati: comportamento sociale

Dei 12 studi identificati, 10 riportavano gli effetti del contatto prolungato vacca-vitello che sono stati considerati benefici, come l’aumento dell’interazione sociale. Uno studio riportava sia i vantaggi che gli svantaggi del contatto prolungato, uno evidenziava un effetto negativo (riguardante la corretta alimentazione in una situazione competitiva) e l’ultimo non evidenziava differenze in nessun parametro. I benefici riportati solitamente non includevano la diminuzione delle interazioni agonistiche o l’aumento di comportamenti positivi dal punto di vista sociale.

Tabella 1. Lavori che riportano le risposte acute delle vacche e dei vitelli al momento della separazione.

1) HF = la razza viene riportata come Holstein, Friesian o Holstein-Friesian.
2) Le conclusioni si basano su quello che hanno riportato gli Autori.
3) Gli effetti vengono presentati per la separazione tardiva rispetto a quella precoce. Andamento dell’effetto: “+” indica che l’effetto viene interpretato come positivo o desiderabile e “-” come negativo o non desiderabile. Gli studi sono ordinati cronologicamente secondo l’andamento dell’effetto.
4) L’età alla separazione è stata trattata come un effetto lineare piuttosto che confrontando le risposte tra ciascuno dei 3 gruppi per i vitelli; comunque le differenze tra la separazione a 6 ed a 24 h appaiono minima rispetto a quelle tra 6 h e 4 giorni. Per le vacche, la differenza significativa era a 4 giorni dalla separazione.

In 2 studi l’aumento di risposte di sottomissione verso animali non familiari e anziani sono state considerate come comportamenti sociali più appropriati (Krohn et al., 1999; Wagner et al., 2012). Mentre la maggior parte degli studi effettuava un confronto tra la prole che aveva avuto contatti con le proprie madri versus una forma di allevamento artificiale individuale, 2 studi che includevano controlli sia individuali che sociali (Krohn et al., 1999; Duve et al., 2012) hanno scoperto che l’allevamento in gruppi insieme ad altri i vitelli era utile nel promuovere lo sviluppo del comportamento sociale quanto l’allevamento con la madre. Pertanto, il contatto materno ha la capacità di promuovere il normale comportamento sociale, ma anche altre forme di contatto sociale possono essere efficaci per questo stesso scopo.

Tabella 2. Lavori che confrontano gli effetti a lungo termine del contatto vacca-vitello sul comportamento e sul benessere dei vitelli.

Tabella 2 (continua).  Lavori che confrontano gli effetti a lungo termine del contatto vacca-vitello sul comportamento e sul benessere dei vitelli

Tabella 2 (continua). Lavori che confrontano gli effetti a lungo termine del contatto vacca-vitello sul comportamento e sul benessere dei vitelli.

1) Coppia vacca-vitello.
2) HF = la razza viene riportata come Holstein, Friesian o Holstein-Friesian.
3) Le conclusioni si basano su quanto affermato dagli Autori.
4) Andamento dell’effetto: “+” indica che l’effetto viene interpretato come positivo o desiderabile , “-” come negativo o non desiderabile e “=” come indifferente. Quando lo stesso studio riportava andamenti degli effetti differenti per diversi parametri, questi venivano presentati come righe separate nella tabella. Gli studi sono disposti in base al tipo di effetto (comportamento sociale, comportamento anormale e risposte allo stress e alla novità) e poi in base all’andamento dell’effetto e in ordine cronologico.
5) Solo Salers.
6) Rispetto ai vitelli stabulati individualmente; = da allevati in gruppo senza contatto con le madri; lotta simulata P = 0.06.
7) Non è chiaro se i test sono stati costantemente effettuati prima o dopo l’allontanamento della madre.
8) Riferito come effetto positivo (aumento del comportamento di sottomissione) con i due raggruppamenti di trattamento “contatto con la madre”. Comunque il gruppo con il contatto libero mostrava un comportamento più sottomesso rispetto agli altri raggruppamenti. Il trattamento di restrizione non è stato confrontato statisticamente da solo con il gruppo di controllo, ma nei dati presentati è presente una piccola differenza.
9) Riassunte come effetto positivo di una separazione tardiva sul comportamento sociale, ma non è noto perché i risultati differiscano per i soggetti separati al giorno 4 vs. Quelli separati al giorno 7. Gli ultimi risultati elencati, aumento del leccamento sociale in quelli separati più precocemente rispetto a quelli separati al giorno 7, potrebbe essere giudicato come un comportamento negativo.
10) Non riportato separatamente per i 2 periodi e nessun test statistico per il tongue-rolling (0 vs. 1 e 3 soggetti).
11) Rispetto ai soggetti allevati artificialmente con una frequenza dei pasti elevata; = da allevati artificialmente con 2 pasti/giorno.
12) In base all’attività e alla respirazione; le variabili più chiaramente collegate allo stress o al disagio non risultavano influenzate.

Risultati: comportamento anormale

Otto articoli hanno rilevato comportamenti orali anormali, come suzione crociata tra vitelli, suzione non a scopo alimentare e tongue-rolling. Di questi, 7 hanno registrato il comportamento mentre i vitelli erano con le madri. Quattro lo hanno registrato dopo la separazione, per periodi che andavano dai 3 giorni (sommati al periodo pre-svezzamento; Fröberg et al., 2011) ai 105 giorni (Roth et al., 2009). Gli studi evidenziavano una diminuzione dei comportamenti orali anormali nei vitelli ai quali era consentito un contatto prolungato con la vacca, tranne 2 eccezioni dove non si è riscontrato alcun effetto: una per i vitelli che in precedenza avevano libertà di contatto per metà giornata (Veissier et al.,2013), e un’altra per i vitelli che avevano solamente contatto sociale (senza poppata; Krohn et al., 1999). Pertanto, quando ai vitelli è stato permesso di avere un pieno contatto, che comprendesse anche la suzione della mammella, il comportamento orale anormale si è costantemente ridotto sia durante che dopo il periodo di allattamento.

Risultati: risposta a potenziali stimoli stressanti

Sono stati identificati sette studi che valutavano le risposte alla novità e ad altri potenziali fattori di stress nei nuovi nati allevati in presenza e in assenza di contatto materno; uno di questi documenti esaminava anche le risposte della madre. La tempistica di esecuzione dei test variava dal periodo di allattamento fino al giorno dello svezzamento e 2.5 anni dopo la nascita (circa 5 mesi dopo che gli stessi nuovi nati avevano partorito). Tutti gli articoli, tranne 2, evidenziavano alcuni benefici (come una riduzione dello stress o delle risposte alla paura) del contatto prolungato con la madre. Un potenziale svantaggio dell’allevamento con la madre, rappresentato da un aumento dei tentativi di fuga attiva durante l’isolamento, è stato segnalato da Wagner et al. (2013). Questi autori hanno anche individuato un possibile indicatore di aumento dello stress (auto-leccamento) quando le bovine venivano successivamente collocate in un ambiente nuovo con un vitello sconosciuto. Le Neindre (1989b) ha riscontrato una maggiore inattività e una maggiore elusione del centro di un’arena per test da parte di quelle vacche che erano state allevate dalle madri quando erano vitelle, nonché frequenze respiratorie maggiori. Il movimento è stato provvisoriamente interpretato come espressione di un malessere, ma non sappiamo se queste variabili fossero correlate alla paura e gli autori hanno ammesso che erano difficili da interpretare. Solo uno studio ha esaminato la risposta delle madri ai fattori di stress, utilizzando la risposta del cortisolo conseguente alla limitazione del contatto. Sebbene questo studio non abbia riportato alcuna differenza nei valori del cortisolo tra le vacche che avevano allattato il vitello per 2 mesi e quelle che avevano subito una separazione immediata, questa limitazione potrebbe non essere stata un fattore di stress sufficientemente intenso da farne rilevare gli effetti, poiché in nessuno dei due gruppi si è verificato un aumento significativo del cortisolo (Orihuela e Hernández, 2007). Gli effetti di un contatto prolungato tra la vacca e il vitello sulle risposte ai fattori di stress sono quindi variabili per i vitelli e non abbiamo a nostra disposizione abbastanza informazioni per trarre conclusioni sugli effetti sulle madri.

Risultati: altre risposte comportamentali e fisiologiche

Alcuni lavori rilevanti non rientravano nelle 3 categorie sopra descritte. Lidfors (1996) ha riportato che i vitelli lasciati con le loro madri a poppare latte per 4 giorni stavano in piedi prima, passavano meno tempo sdraiati, vocalizzavano meno nelle prime ore di vita e si leccavano meno, mentre le vacche passavano meno tempo sdraiate ma emettevano più vocalizzazioni nelle prime ore dopo il parto. L’auto-leccamento nei vitelli separati dalle madri può essere associato alla mancanza di leccamento e toelettatura da parte della madre (cfr Mandel e Nicol, 2017) e sarebbe quindi un aspetto rilevante per questa review. Hernández et al. (2006) hanno registrato livelli di cortisolo più bassi dopo la suzione della mammella, ma battiti cardiaci più rapidi appena prima della mungitura, nei vitelli con un sistema di allattamento limitato rispetto a quelli allevati artificialmente, e livelli di cortisolo più bassi (nel 5° giorno successivo alla separazione vacca-vitello) nelle madri che avevano allattato i propri vitelli. I vitelli lasciati con la madre per 4 giorni avevano meno probabilità di cercare un contatto volontario con l’essere umano a 25 settimane ed erano più difficili da avvicinare a 15-18 mesi di età (Krohn et al., 1999). Infine, l’allattamento stesso ha effetti fisiologici a breve termine che potrebbero influenzare il benessere. In particolare, Lupoli et al. (2001) hanno riscontrato un rilascio di ossitocina sia nelle vacche che nei loro vitelli durante l’allattamento, nonché una riduzione del cortisolo nei vitelli; tuttavia, va detto che i livelli al basale non differivano da quelli di coppie vacca-vitello che erano state separate l’una dall’altra. Questi effetti devono essere valutati in combinazione con altri parametri del benessere per trarre conclusioni sulla loro importanza.

3.3)Produzione di latte

Risultati della ricerca

La ricerca riguardante la resa di latte ha prodotto 58 risultati. Di questi, 7 sono stati esclusi perché erano review o abstract di conferenze, 4 perché erano in altre lingue, 12 perché non riguardavano i bovini da latte e 2 perché non fornivano informazioni chiave sui trattamenti. Del resto, soltanto 2 articoli mettevano a confronto la produzione di latte nelle vacche che allattavano i vitelli con quella delle vacche che non lo facevano; 7 ulteriori documenti sono stati aggiunti da Johnsen et al. (2016) e uno da von Keyserlingk e Weary (2007). Altri 12 articoli sono stati estrapolati dagli elenchi dei riferimenti di questi documenti, per un totale di 22 articoli.

Sintesi dei risultati

Tra gli articoli incentrati sul periodo dell’allattamento, 7 riportavano una diminuzioni del latte raccolto dalle vacche alle quali era consentito di allattare i vitelli, 7 riportavano degli incrementi e 2 non evidenziavano differenze. Quattordici articoli hanno preso in esame la resa di latte oltre il periodo dell’allattamento, che andava da 3 settimane dopo la separazione dal vitello fino a tutta la durata della lattazione di 305 giorni (Tabella 3). Everitt e Phillips (1971) hanno evidenziato una riduzione rispetto a quanto prodotto in una lattazione completa nelle vacche pluripare, mentre altri 3 articoli hanno riportato degli incrementi. Uno di questi articoli (Walsh, 1974) deve essere considerato con cautela, dato che la differenza nel periodo di non allattamento appariva non statisticamente significativa. Gli studi rimanenti non hanno riportato differenze statisticamente significative nella resa a lungo termine dopo la separazione. Non abbiamo trovato prove costanti di un effetto negativo di un contatto vacca-vitello più prolungato sulla produzione di latte. Inoltre, qualsiasi diminuzione acuta della produzione di latte (durante il periodo di allattamento) era probabilmente dovuta al consumo di latte da parte dei vitelli; quindi, una qualsiasi diminuzione del latte vendibile può essere considerata veramente come una perdita soltanto se questo consumo andasse a superare il quantitativo assunto dai vitelli alimentati con altri metodi. Gli allevamenti che alimentano i propri vitelli con sostituti del latte, dovrebbero tenere in considerazione qualsiasi differenza di costi relativi tra latte da vendere e sostituti del latte da acquistare. I risvolti economici dipenderanno quindi da se gli allevamenti alimenteranno i vitelli con i maggiori volumi di latte che, ad oggi, sono raccomandati (Khan et al., 2011).

Tabella 3. Lavori che riportavano la resa di latte nelle vacche che allattavano, o meno, i vitelli.

Tabella 3 (continua). Lavori che riportavano la resa di latte nelle vacche che allattavano, o meno, i vitelli.

1)HF = la razza viene riportata come Holstein, Friesian o Holstein-Friesian.
2) La durata dell’allattamento si riferisce alla frequenza, alla durata e alle tempistiche rispetto alla mungitura quando ai vitelli era permesso di poppare nei sistemi con restrizioni.
3) Le conclusioni si basano su quanto riportato dagli Autori.
4)Andamento dell’effetto: “+” indica che l’effetto viene interpretato come positivo o desiderabile , “-” come negativo o non desiderabile e “=” come indifferente, separati in base al fatto che fossero stati testati durante il periodo del contatto o dopo tale periodo. “?” indica che nell’articolo l’informazione non è stata specificata. Gli andamenti degli effetti sono forniti per il latte venduto/raccolto se entrambi venivano misurati. Gli studi sono stati ordinati in base all’andamento dell’effetto dopo il periodo di allattamento e poi cronologicamente.
5) Statisticamente differente solo in alcune settimane e per alcuni gruppi durante l’allattamento nel periodo iniziale della lattazione; il periodo senza allattamento non differiva statisticamente, ma non è stata valutata l’intera lattazione.
6) Non testato statisticamente ma presupposto sulla base del quantitativo che i vitelli bevono del totale.
7) Non testato con il periodo di allattamento incluso, ma lo abbiamo presupposto sulla base di risultati separati.
8) Valutato per 150 d.
9) Sei settimane dopo lo svezzamento, non valutato per l’intera durata della lattazione o unitamente al periodo di allattamento.
10) Statisticamente significativo nelle vacche, no nelle manze.
11) I vitelli allevati artificialmente sembrerebbero essere stati alimentati con il latte proveniente dalle loro rispettive madri in base alle differenze tra latte munto e venduto, ma questo non è stato affermato direttamente.
12) Minimo; dati raccolti per 6 settimane ma potrebbero non aver cominciato immediatamente al momento della nascita.

3.4)Crescita dei vitelli

Risultati della ricerca

Dei 72 risultati della ricerca iniziale sulla crescita dei vitelli, 5 sono stati esclusi perché erano review o abstract di conferenze, 19 perché non erano scritti in inglese e 26 perché non riguardavano i bovini da latte. Dei rimanenti, soltanto 2 articoli mettevano a confronto la crescita dei vitelli rimasti con le madri con quella dei vitelli cresciuti senza contatto materno; 10 articoli più rilevanti sono stati identificati da Johnsen et al. (2016), 1 da von Keyserlingk e Weary (2007) e 10 dagli elenchi dei riferimenti di questi articoli aggiuntivi, per un totale di 23 studi (Tabella 4).

Sintesi dei risultati

Quattordici studi evidenziavano un incremento della crescita dei vitelli (durante il periodo di allattamento) nei soggetti che erano rimasti più a lungo con le vacche, 2 riportavano un aumento o nessun effetto nei diversi gruppi e 6 non hanno evidenziato alcun cambiamento. Sebbene Fröberg et al. (2008) non abbiano riscontrato differenze nell’aumento di peso, hanno notato una maggiore variabilità all’interno del gruppo allattato dalle madri. I 2 studi che riportavano una diminuzione della crescita nei vitelli allattati dalle madri rispetto a quelli allevati artificialmente prendevano in esame dei sistemi di allattamento limitanti, nei quali i vitelli potevano avvicinarsi alle madri solamente dopo la mungitura, quindi l’assunzione di latte durante la poppata era bassa (in media 2.15 kg/giorno [ Teeluck et al., 1981] e inferiore a 1.5 kg/giorno [Margerison et al., 2003]). I benefici per l’aumento di peso del vitello sembravano essere legati all’allattamento; 2 dei 3 studi nei quali i vitelli avevano la possibilità di un contatto sociale con le loro madri ma non potevano poppare il latte, non hanno evidenziato effetti del contatto sulla crescita. Questo risultato ci suggerisce che l’aumento di peso nei vitelli allattati dalle madri è il risultato di una maggiore assunzione di latte. L’ingestione di mangime solido era tipicamente inferiore nei vitelli allattati dalle madri rispetto ai vitelli allevati artificialmente (ad esempio, Margerison et al., 2002; Fröberg et al., 2011). Dopo che i vitelli sono stati separati dalle vacche, gli effetti del contatto vacca-vitello sui guadagni di peso sono apparsi meno chiari. Alcuni studi riportano una diminuzione della crescita nei vitelli allattati (vedere Tabella 4), in particolare nelle settimane immediatamente successive allo svezzamento. Questo risultato era probabilmente dovuto alla difficoltà di svezzare i vitelli abituati ad alimentarsi con elevati volumi di latte, mentre la maggior parte dei vitelli allevati artificialmente in questi studi erano stati alimentati con volumi più ridotti. Questo controllo della crescita sottolinea l’importanza di sviluppare dei protocolli di svezzamento migliori per questi vitelli. La ricerca che si occupa dello svezzamento alimentare ci indica che una qualsiasi forma di svezzamento graduale, che preveda la somministrazione di un volume ridotto o la diluizione, potrebbe favorire l’assunzione di mangime solido prima dell’interruzione dell’alimentazione a base di latte (vedi review di Khan et al., 2011). Uno svezzamento repentino dal latte, contemporaneamente alla rottura del legame con la fonte del latte (ad esempio, tettarella nei sistemi di allevamento artificiale: Jasper et al., 2008) o del legame sociale con la madre (Newberry e Swanson, 2008), è un fattore di stress molto noto. Questo stress potrebbe essere ridotto separando i 2 processi, ad esempio, mettendo un anello da naso al vitello per impedire la suzione qualche tempo prima della separazione dalla vacca (bovini da carne: Haley et al., 2005), o ritardando la rimozione della tettarella di alcuni giorni dopo l’interruzione della somministrazione del latte nei sistemi di allevamento artificiale (Jasper et al., 2008). Una diminuzione del tasso di crescita rispetto ai vitelli allevati artificialmente è stata osservata anche da Bar-Peled et al. (1997) quando i vitelli allattati dalle madri sono passati (al momento della separazione) alla stessa dieta con sostituto del latte (8 L/giorno) dei vitelli di controllo. Sebbene i vitelli fossero ancora alimentati con una dieta a base di latte, la quantità fornita era probabilmente inferiore e questa diminuzione è stata accompagnata anche dal cambiamento nel metodo di alimentazione. Indipendentemente dal controllo della crescita allo svezzamento, la maggior parte degli studi ha evidenziato che i benefici per la crescita ottenuti durante il periodo di allattamento con la madre, rispetto ai vitelli separati, sono rimasti per settimane o mesi dopo la separazione. Data l’importanza della crescita iniziale per la successiva fase di produzione (Khan et al., 2011), questa pratica può favorire la produttività dell’allevamento.

Tabella 4. Lavori che confrontavano la crescita del vitello in presenza, o in assenza, di un contatto con la madre o con una vacca nutrice.

1) HF = la razza viene riportata come Holstein, Friesian o Holstein-Friesian. 2) Il latte dato ai controlli era sia latte intero o sostituto del latte. 3) La tipologia di svezzamento era riportata se i vitelli venivano svezzati dal latte durante il periodo in cui veniva misurata la crescita, con “step down” che indica una singola riduzione in qualsiasi momento prima dell’interruzione della somministrazione di latte come alimento, e “graduale” indica che il numero o la dimensione dei pasti veniva ridotta lentamente nell’arco di tempo prima di interrompere del tutto la somministrazione. NA = non applicabile. 4) Andamento dell’effetto: “+” indica che l’effetto viene interpretato come positivo o desiderabile , “-” come negativo o non desiderabile e “=” come indifferente. Gli studi erano ordinati in base all’andamento dell’effetto nel periodo dell’allattamento, poi cronologicamente. 5) Tutti i vitelli; ai vitelli che poppavano è stato somministrato come alimento un sostituto del latte a partire dalla separazione fino ai 60 giorni, quando anche i vitelli di controllo sono stai svezzati. 6) Dati non mostrati, solo la dichiarazione nessun effetto significativo. 7) Principalmente. 8) Non analizzato separatamente dal post svezzamento, solamente in combinazione, ma molto simile sulla base dell’osservazione. 9) Il numero dei pasti e il quantitativo concesso non sono stati riportati; comunque un’assunzione media di latte è stata indicata come 3.3 kg/die vs. 2.15 kg per i vitelli allattati (determinata tramite la procedura di pesatura effettuata prima e dopo la poppata).

4)Discussione generale

Sebbene siano disponibili prove sufficienti per trarre delle conclusioni generali sugli effetti di un prolungamento del periodo di contatto tra vitello e vacca sugli esiti sopra descritti, non è possibile fornire delle raccomandazioni specifiche sulla durata di questo periodo e sui sistemi più efficaci. È ragionevole presumere che la durata e la tipologia di contatto (ad es. poppata limitata nel tempo o contatto completo) potrebbero influenzare gli esiti. Tuttavia questi fattori differivano tra gli studi ed altre differenze nelle metodiche o nelle variabili di esito fanno si che non sia possibile distinguere un modello chiaro. Tuttavia, il contatto a breve termine ha chiaramente un effetto duraturo: 2 studi (Krohn et al., 1999; Stěhulová et al., 2008) hanno riportato che anche soltanto 4 giorni di convivenza tra vacca e vitello sono capaci di far diminuire quei comportamenti sociali anormali o di favorire il normale comportamento sociale settimane dopo, e Flower e Weary (2001) hanno evidenziato un effetto simile dopo 2 settimane di contatto. Mentre gli effetti dell’allattamento da parte delle madri sulla produzione di latte durante l’intera lattazione dipenderanno probabilmente da quanto e per quanto tempo i vitelli potranno poppare dalle madri, gli studi che riportavano effetti positivi a lungo termine sulla resa erano quelli con la durata dell’allattamento più lungo. Per quanto riguardava la tipologia di contatto, non esistevano dati sufficienti per accertare le differenze esistenti tra i sistemi. Relativamente pochi studi hanno preso in considerazione i vitelli allevati da vacche nutrici, e questa variabile è stata confusa con la quantità di contatto, poiché questi vitelli erano tutti in sistemi con poppata limitata. I sistemi con poppata limitata presentavano notevole variabilità per quanto riguardava il tempo che i vitelli potevano trascorrere ad alimentarsi nell’arco della giornata e il momento in cui avveniva la poppata rispetto alla mungitura. È necessario condurre un’indagine più sistematica di questi fattori per determinare quali sistemi siano migliori per il benessere animale e la produzione. Anche l’età di alcuni studi può limitare la rilevanza delle prove. Per quanto concerne la produzione di latte nello specifico, molti dei documenti trovati avevano più di 20 anni, il che potrebbe influire sui risultati ottenuti dai miglioramenti genetici messi a punto per l’incremento della produzione di latte negli ultimi decenni (Oltenacu e Broom, 2010). Pochi studi condotti negli ultimi 20 anni riportano di un aumento della produzione di latte nelle vacche che allattano i vitelli (ad eccezione di Boonbrahm et al., 2004a), ma questo aumento può essere mascherato dalla razza visto che studi più recenti si sono concentrati principalmente sulle bovine di razza Holstein. Prima di formulare raccomandazioni su specifici sistemi di contatto vacca-vitello, suggeriamo uno studio più approfondito degli effetti dovuti alle ripetute separazioni, visto che quei sistemi che consentono il contatto per almeno una parte della giornata potrebbero essere utili per gli allevatori. Tali sistemi che prevedono un contatto più breve nel tempo garantiscono alcuni dei vantaggi riferibili al contatto vacca-vitello, pur favorendo l’indipendenza dalla madre e facilitando la transizione verso lo svezzamento (Newberry e Swanson, 2008; Veissier et al., 2013). I sistemi che prevedono il contatto per metà della giornata, che sono ancora poco studiati, sembrerebbero offrire alcuni vantaggi pratici poiché possono garantire buona parte degli stessi benefici di un contatto completo, consentendo allo stesso tempo la raccolta di una parte del latte e di effettuare quelle procedure per facilitare il processo di svezzamento, come suggerito da Johnsen et al. (2016). Tuttavia, dato che la separazione ripetuta dalla madre viene utilizzata come modello per lo stress cronico nei roditori (ad esempio, Nishi et al., 2014), vale la pena testare se può avere lo stesso impatto negativo anche sui vitelli (o sulle madri) rispetto al contatto vacca-vitello giornaliero completo, e se anche la durata della separazione (ad esempio, metà giornata versus il solo momento della mungitura) è importante. I bovini possono tollerare la separazione a breve termine data l’etologia della loro specie, poiché le vacche in genere lasciano i giovani vitelli da soli mentre pascolano (Vitale et al., 1986). Le prove a nostra disposizione suggeriscono l’esistenza di potenziali benefici per il benessere a lungo termine dei vitelli derivante dal contatto con la vacca anche al di là dei primi giorni di vita. Gli studi che si occupano di benessere, stress o di altri aspetti ad essi correlati riportano una varietà di esiti comportamentali e fisiologici; la prova più chiara è la riduzione dei comportamenti aberranti. Tuttavia, l’importanza di questi esiti per il benessere dei vitelli non è sempre chiara. Ad esempio, mentre la vocalizzazione dopo la separazione è tipicamente considerata indicativa di forte ansia, un aumento delle vocalizzazioni delle vacche subito dopo il parto, quando il vitello è ancora presente (Lidfors, 1996), è probabilmente un comportamento sociale con valenza positiva e con effetti benefici per il vitello. All’interno della categoria “comportamento sociale”, ciò che veniva considerato desiderabile variava a seconda degli studi, con l’aumento della dominanza e il comportamento sottomesso entrambi ritenuti positivi a seconda del contesto. Anche il range di esiti è limitato, con pochi studi che valutavano direttamente gli stati soggettivi. Le risposte allo stress e al dolore sono un’area che richiede ulteriore lavoro. Gli studi sui roditori mostrano che livelli inadeguati di cure materne (leccare e toelettare) e la privazione di tali cure a causa di separazioni ripetute, vengono associate ad un aumento delle risposte ormonali (asse ipotalamo-ipofisi-surrenale) allo stress e ad un aumento di quei segnali di paura o ansia come le eccessive risposte allo spavento nella prole quando testata da adulta (rivisto da Meaney, 2001; Sachser et al., 2011). Questi effetti possono persistere anche nelle generazioni successive, probabilmente perché la prole che ha ricevuto scarse cure materne a sua volta esibisce meno questo comportamento verso i propri figli (Meaney, 2001). Le cure materne possono anche aiutare a ridurre la sensibilità al dolore nei roditori adulti (ad esempio, de Medeiros et al., 2009), mentre la separazione ripetuta dalla madre può causare ipersensibilità al dolore (Moloney et al., 2012). Tali effetti non sono stati studiati nei bovini da latte. Le capacità di interagire socialmente e la dominanza vengono influenzate dalle condizioni sociali presenti durante l’allevamento in una serie di specie, dai Macachi Rhesus (Bastian et al., 2003) ai ciclidi (Arnold e Taborsky, 2010). Come abbiamo detto sopra, gli studi condotti fino ad oggi non mostrano effetti costanti del contatto materno nei bovini da latte, sebbene le differenze riscontrate siano apparse generalmente positive. Sarebbe utile lavorare di più con campioni di grandi dimensioni, in particolare per riuscire a distinguere tra gli effetti dovuti al contatto materno e quelli dovuti ad altre tipologie di contatto sociale. Le capacità di apprendimento sociale non sono ancora state studiate nei bovini. Nei ratti, la deprivazione materna causa deficit nell’apprendimento del comportamento sociale (Lévy et al., 2003; Melo et al., 2006). Anche nei ragni, il contatto materno sembrerebbe migliorare l’apprendimento (Punzo e Ludwig, 2002). Il lavoro sui vitelli indica che un contatto sociale precoce, compreso il contatto materno, migliora l’elasticità dell’apprendimento, ma il contatto tra pari potrebbe essere altrettanto efficace (Meagher et al., 2015). Nessuno studio ha confrontato l’apprendimento sociale nei vitelli allevati dalla madre con quello dei vitelli separati dalla madre, sia allevati individualmente che in gruppi di pari. Questo argomento merita di essere meglio approfondito, visti gli effetti conosciuti della madre che insegna ai figli come e dove nutrirsi (Provenza e Balph, 1987) e visto il ruolo che il comportamento alimentare gioca nella produzione di latte e nella crescita. Ad eccezione di Le Neindre (1989a), che ha evidenziato un aumento del comportamento materno da adulte delle vacche Salers allevate con le madri, sono stati condotti pochi studi su come le cure materne influiscano sul comportamento materno che i vitelli mostreranno quando saranno a loro volta vacche adulte. Sebbene alcuni affermino che i bovini da latte moderni esprimano un comportamento meno materno (forse a causa della pressione selettiva su questo tratto), pochi dati empirici supportano questa affermazione (Rørvang et al., 2018). Eventuali diminuzioni del comportamento materno possono derivare dal non avere la possibilità di sperimentare tale comportamento o dalle differenze di ambiente dove vengono condotte le osservazioni. Le indagini sul comportamento materno dovrebbero tenere in considerazione gli effetti su più di una singola generazione. Questa review suggerisce la necessità di svolgere indagini più ampie sul benessere delle vacche dopo la separazione. Questo lavoro potrebbe contenere, ad esempio, una risposta allo stress alterata; il lavoro condotto su animali da laboratorio (ad esempio, Windle et al., 1997) suggerisce che l’asse ipotalamo-ipofisi-surrenale è ipo-responsivo durante l’allattamento, ma ciò potrebbe essere dovuto in parte alla suzione, che riduce la reattività allo stress nelle donne umane (Heinrichs et al., 2001). Secondo la nostra conoscenza, nessuna ricerca sui bovini ha condotto indagini sulla depressione nel post-parto. È risaputo che negli esseri umani la depressione rende l’individuo suscettibile a malattie secondarie, probabilmente mediante la soppressione del sistema immunitario (Stein et al., 1991), e il periodo del post parto è quello in cui le donne sono più a rischio di diventare depresse (Dikmen-Yildiz et al., 2018). Ulteriori prove che collegano la depressione allo sviluppo di malattie negli esseri umani, provengono dal lavoro di Musselman et al. (1998) che metteva in correlazione la diminuzione dell’immunità nella depressione cronica con l’aumento del rischio di sviluppare patologie cardiovascolari. Alcuni segnali associati alla depressione negli esseri umani potrebbero aiutarci ad individuare gli aspetti da testare nei bovini, tra cui la diminuzione dell’appetito, la diminuzione dell’attività motoria, i disturbi dei normali schemi di sonno, la perdita di libido e l’anedonia (rivisto da Miller, 2002; Field, 2010). Una teoria che ha guadagnato campo nella medicina umana è che elevati livelli di stress, che portano ad un aumento dei livelli di corticosteroidi prima e dopo il parto, sono correlati alla depressione post-partum (Brummelte e Galea, 2010; Murgatroyd e Nephew, 2013); elevati livelli di stress sono probabilmente presenti anche nei sistemi di allevamento dei bovini da latte moderni e potrebbero essere esacerbati dall’allontanamento del vitello. Comprendere questi fattori di stress è importante visti gli elevati tassi di patologie nelle vacche nel periodo della gravidanza (LeBlanc, 2010).

5)Conclusioni

Contrariamente alle aspettative di alcuni dei soggetti interessati, spesso la poppata non ha fatto diminuire la produzione di latte vendibile se misurata nel lungo termine e la crescita dei vitelli è apparsa molto migliorata. Gli effetti sul comportamento di una separazione precoce, se paragonata ad un contatto prolungato vacca-vitello, erano contrastanti e le variabili misurate fino ad oggi rendono difficile trarre conclusioni decisive sul benessere generale. Laddove sono stati riscontrati degli effetti sul comportamento dei vitelli, questi sono apparsi generalmente positivi, ma non abbiamo a disposizione abbastanza lavori a lungo termine sul benessere delle vacche. Una separazione molto precoce può far diminuire la risposta acuta al distress sia nelle vacche che nei vitelli. Un contatto più prolungato può fornire benefici a lungo termine per la crescita del vitello e per il suo sviluppo comportamentale, senza prove consolidate di una diminuzione della produzione di latte da parte della vacca.

Ringraziamenti

Siamo riconoscenti a Dairy Australia (Melbourne, Australia) per aver promosso la realizzazione di questa review e per aver fornito aiuto a Rebecca Meagher e Annabelle Beaver. Ringraziamo anche Angela Yu, Lara Sirovicia e Auguste de Pennart (studenti dell’Università della British Columbia) per la loro assistenza. Angela Yu è supportata dal Natural Sciences and Engineering Research Council (NSERC) Undergraduate Scholarship.

Riferimenti

Alvarez, F. J., G. Saucedo, A. Arriaga, and T. R. Preston. 1980. Effect on milk production and calf performance of milking cross bred European/zebu cattle in the absence or presence of the calf, and of rearing their calves artificially. Trop. Anim. Prod. 5:25–37.

Arnold, C., and B. Taborsky. 2010. Social experience in early ontogeny has lasting effects on social skills in cooperatively breeding cichlids. Anim. Behav. 79:621–630.

Bar-Peled, U., E. Maltz, I. Bruckental, Y. Folman, Y. Kali, H. Gacitua, A. R. Lehrer, C. H. Knight, B. Robinson, H. Voet, and H. Tagari. 1995. Relationship between frequent milking or suckling in early lactation and milk production of high producing dairy cows. J. Dairy Sci. 78:2726–2736.

Bar-Peled, U., B. Robinzon, E. Maltz, H. Tagari, Y. Folman, I. Bruckental, H. Voet, H. Gacitua, and A. R. Lehrer. 1997. Increased weight gain and effects on production parameters of Holstein heifer calves that were allowed to suckle from birth to six weeks of age. J. Dairy Sci. 80:2523–2528.

Bastian, M. L., A. C. Sponberg, A. C. Sponberg, S. J. Suomi, and J. D. Higley. 2003. Long-term effects of infant rearing condition on the acquisition of dominance rank in juvenile and adult rhesus macaques (Macaca mulatta). Dev. Psychobiol. 42:44–51.

Beaver, A., R. K. Meagher, D. M. Weary, and M. A. G. von Keyserlingk. 2019. Invited review: A systematic review of the effects of early separation on dairy cow and calf health. J. Dairy Sci. 102:5784–5810. https: / / doi .org/ 10 .3168/ jds .2018 -15603.

Boonbrahm, N., K. J. Peters, and W. Intisang. 2004a. The influence of calf rearing methods and milking methods on performance traits of crossbred dairy cattle in Thailand 1. Milk yield and udder health. Arch. Tierzucht 47:211–224.

Boonbrahm, N., K. J. Peters, and C. Kijora. 2004b. The influence of calf rearing methods and milking methods on performance traits of crossbred dairy cattle in Thailand 3. Calf performance. Arch. Tierzucht 47:405–414.

Brummelte, S., and L. A. M. Galea. 2010. Chronic corticosterone during pregnancy and postpartum affects maternal care, cell proliferation and depressive-like behavior in the dam. Horm. Behav. 58:769–779.

Buchli, C., A. Raselli, R. Bruckmaier, and E. Hillmann. 2017. Contact with cows during the young age increases social competence and lowers the cardiac stress reaction in dairy calves. Appl. Anim. Behav. Sci. 187:1–7.

Busch, G., D. M. Weary, A. Spiller, and M. A. von Keyserlingk. 2017. American and German attitudes towards cow-calf separation on dairy farms. PLoS One 12:e0174013.

Cozma, A., B. Martin, M. Guiadeur, P. Pradel, E. Tixier, and A. Ferlay. 2013. Influence of calf presence during milking on yield, composition, fatty acid profile and lipolytic system of milk in Prim’Holstein and Salers cow breeds. Dairy Sci. Technol. 93:99–113.

Daros, R. R., J. H. C. Costa, M. A. von Keyserlingk, M. J. Hoetzel, and D. M. Weary. 2014. Separation from the dam causes negative judgement bias in dairy calves. PLoS One 9:e98429.

de Medeiros, C. B., A. S. Fleming, C. C. Johnston, and C. Walker. 2009. Artificial rearing of rat pups reveals the beneficial effects of mother care on neonatal inflammation and adult sensitivity to pain. Pediatr. Res. 66:272–277.

de Passillé, A. M., P. G. Marnet, H. Lapierre, and J. Rushen. 2008. Effects of twice-daily nursing on milk ejection and milk yield during nursing and milking in dairy cows. J. Dairy Sci. 91:1416–1422.
Dikmen-Yildiz, P., S. Ayers, and L. Phillips. 2018. Longitudinal trajectories of post-traumatic stress disorder (PTSD) after birth and associated risk factors. J. Affect. Disord. 229:377–385.

Duve, L. R., D. M. Weary, U. Halekoh, and M. B. Jensen. 2012. The effects of social contact and milk allowance on responses to handling, play, and social behavior in young dairy calves. J. Dairy Sci. 95:6571–6581.

Everitt, G. C., and D. S. M. Phillips. 1971. Calf rearing by multiple suckling and the effects on lactation performance of the cow. Proc. N.Z. Soc. Anim. Prod. 31:22–40.

Field, T. 2010. Postpartum depression effects on early interactions, parenting, and safety practices: A review. Infant Behav. Dev. 33:1–6.

Flower, F. C., and D. M. Weary. 2001. Effects of early separation on the dairy cow and calf: 2. Separation at 1 day and 2 weeks after birth. Appl. Anim. Behav. Sci. 70:275–284.

Flower, F. C., and D. M. Weary. 2003. The effects of early separation on the dairy cow and calf. Anim. Welf. 12:339–348.

Fröberg, S., A. Aspegren-Guldorff, I. Olsson, B. Marin, C. Berg, C. Hernandez, C. S. Galina, L. Lidfors, and K. Svennersten-Sjaunja. 2007. Effect of restricted suckling on milk yield, milk composition and udder health in cows and behaviour and weight gain in calves, in dual-purpose cattle in the tropics. Trop. Anim. Health Prod. 39:71–81.

Fröberg, S., E. Gratte, K. Svennersten-Sjaunja, I. Olsson, C. Berg, A. Orihuela, C. S. Galina, B. Garcia, and L. Lidfors. 2008. Effect of suckling (‘restricted suckling’) on dairy cows’ udder health and milk let-down and their calves’ weight gain, feed intake and behaviour. Appl. Anim. Behav. Sci. 113:1–14.

Fröberg, S., and L. Lidfors. 2009. Behaviour of dairy calves suckling the dam in a barn with automatic milking or being fed milk substitute from an automatic feeder in a group pen. Appl. Anim. Behav. Sci. 117:150–158.

Fröberg, S., L. Lidfors, K. Svennersten-Sjaunja, and I. Olsson. 2011. Performance of free suckling dairy calves in an automatic milking system and their behaviour at weaning. Acta Agric. Scand. A Anim. Sci. 61:145–156.

Fulkerson, W. J., R. D. Hooley, and J. K. Findlay. 1978. Improvement in milk production of first calf heifers by multiple suckling. Aust. J. Agric. Res. 29:351–357.

Haley, D. B., D. W. Bailey, and J. M. Stookey. 2005. The effects of weaning beef calves in two stages on their behavior and growth rate. J. Anim. Sci. 83:2205–2214.

Heinrichs, M., G. Meinlschmidt, I. Neumann, S. Wagner, C. Kirschbaum, U. Ehlert, and D. H. Hellhammer. 2001. Effects of suckling on hypothalamic-pituitary-adrenal axis responses to psychosocial stress in postpartum lactating women. J. Clin. Endocrinol. Metab. 86:4798–4804.

Henderson, H. O., and P. M. Reaves. 1954. Dairy Cattle Feeding and Management. 4th ed. John Wiley & Sons, Inc., New York, NY.

Hepola, H., S. Raussi, I. Veissier, P. Pursiainen, K. Ikkeläjärvi, H. Saloniemi, and L. Syrjälä-Qvist. 2007. Five or eight weeks of restricted suckling: Influence on dairy calves’ feed intake, growth and suckling behaviour. Acta Agric. Scand. A Anim. Sci. 57:121–128.

Hernández, C., A. Orihuela, S. Fröberg, and L. M. Lidfors. 2006. Effect of restricted suckling on physiological and behavioural stress parameters in dual-purpose cattle in the tropics. Livest. Sci. 99:21–27.

Hötzel, M. J., C. S. Cardoso, A. Roslindo, and M. A. von Keyserlingk. 2017. Citizens’ views on the practices of zero-grazing and cow-calf separation in the dairy industry: Does providing information increase acceptability? J. Dairy Sci. 100:4150–4160.

Hötzel, M. J., C. Longo, L. F. Balcao, C. S. Cardoso, and J. H. C. Costa. 2014. A survey of management practices that influence performance and welfare of dairy calves reared in southern Brazil. PLoS One 9:e114995.

Jasper, J., M. Budzynska, and D. M. Weary. 2008. Weaning distress in dairy calves: Acute behavioural responses by limit-fed calves. Appl. Anim. Behav. Sci. 110:136–143.

Jensen, M. B., L. Munksgaard, L. Mogensen, and C. C. Krohn. 1999. Effects of housing in different social environments on open-field and social responses of female dairy calves. Acta Agric. Scand. A Anim. Sci. 49:113–120.

Johnsen, J. F., A. M. de Passille, C. M. Mejdell, K. E. Bøe, A. M. Grøndahl, A. Beaver, J. Rushen, and D. M. Weary. 2015a. The effect of nursing on the cow–calf bond. Appl. Anim. Behav. Sci. 163:50–57.

Johnsen, J. F., K. Ellingsen, A. M. Grøndahl, K. E. Bøe, L. Lidfors, and C. M. Mejdell. 2015b. The effect of physical contact between dairy cows and calves during separation on their post-separation behavioural response. Appl. Anim. Behav. Sci. 166:11–19.
Johnsen, J. F., K. A. Zipp, T. Kälber, A. M. d. Passillé, U. Knierim, K. Barth, and C. M. Mejdell. 2016. Is rearing calves with the dam a feasible option for dairy farms? Current and future research. Appl. Anim. Behav. Sci. 181:1–11.

Khan, M. A., D. M. Weary,, and M. A. von Keyserlingk. 2011. Invited review: Effects of milk ration on solid feed intake, weaning, and performance in dairy heifers. J. Dairy Sci. 94:1071–1081.

Kisac, P., J. Broucek, M. Uhrincat, and A. Hanus. 2011. Effect of weaning calves from mother at different ages on their growth and milk yield of mothers. Czech J. Anim. Sci. 56:261–268.

Krohn, C. C., J. Foldager, and L. Mogensen. 1999. Long-term effect of colostrum feeding methods on behaviour in female dairy calves. Acta Agric. Scand. A Anim. Sci. 49:57–64.

Le Neindre, P. 1989a. Influence of cattle rearing conditions and breed on social relationships of mother and young. Appl. Anim. Behav. Sci. 23:117–127.

Le Neindre, P. 1989b. Influence of rearing conditions and breed on social behaviour and activity of cattle in novel environments. Appl. Anim. Behav. Sci. 23:129–140.

Le Neindre, P., and C. Sourd. 1984. Influence of rearing conditions on subsequent social behaviour of Friesian and Salers heifers from birth to six months of age. Appl. Anim. Behav. Sci. 12:43–52.

LeBlanc, S. 2010. Monitoring metabolic health of dairy cattle in the transition period. J. Reprod. Dev. 56:S29–S35.

Lévy, F., A. I. Melo, G. Galef, M. Madden, and A. S. Fleming. 2003. Complete maternal deprivation affects social but not spatial learning in adult rats. Dev. Psychobiol. 43:177–191.

Lidfors, L. M. 1996. Behavioural effects of separating the dairy calf immediately or 4 days post-partum. Appl. Anim. Behav. Sci. 49:269–283.

Lima, R., M. A. Hernandez, J. L. Rodriguez, and J. A. Betancourt. 2009. Behavior of dairy cows in different calf rearing systems in the period 2001–2006. Cuban J. Agric. Sci. 43:21–25.

Little, D. A., F. M. Anderson, and J. W. Durkin. 1991. Influence of partial suckling of crossbred dairy cows on milk offtake and calf growth in the Ethiopian highlands. Trop. Anim. Health Prod. 23:108–114.

Lupoli, B., B. Johansson, K. Uvnäs-Moberg, and K. Svennersten-Sjaunja. 2001. Effect of suckling on the release of oxytocin, prolactin, cortisol, gastrin, cholecystokinin, somatostatin and insulin in dairy cows and their calves. J. Dairy Res. 68:175–187.

Mandel, R., and C. J. Nicol. 2017. Re-direction of maternal behaviour in dairy cows. Appl. Anim. Behav. Sci. 195:24–31.

Margerison, J. K., T. R. Preston, N. Berry, and C. J. C. Phillips. 2003. Cross-sucking and other oral behaviours in calves, and their relation to cow suckling and food provision. Appl. Anim. Behav. Sci. 80:277–286.

Margerison, J. K., T. R. Preston, and C. J. C. Phillips. 2002. Restricted suckling of tropical dairy cows by their own calf or other cows’ calves. J. Anim. Sci. 80:1663–1670.

Meagher, R. K., R. R. Daros, J. H. C. Costa, M. A. von Keyserlingk, M. J. Hötzel, and D. M. Weary. 2015. Effects of degree and timing of social housing on reversal learning and response to novel objects in dairy calves. PLoS One 10:e0132828.

Meaney, M. J. 2001. Maternal care, gene expression, and the transmission of individual differences in stress reactivity across generations. Annu. Rev. Neurosci. 24:1161–1192.

Mejia, C. E., T. R. Preston, and P. Fajersson. 1998. Effects of restricted suckling versus artificial rearing on milk production, calf performance and reproductive efficiency of dual purpose Mpwapwa cattle in a semi-arid climate. Livest. Res. Rural Dev. 10:8.

Melo, A. I., V. Lovic, A. Gonzalez, M. Madden, K. Sinopoli, and A. S. Fleming. 2006. Maternal and littermate deprivation disrupts maternal behavior and social-learning of food preference in adulthood: Tactile stimulation, nest odor, and social rearing prevent these effects. Dev. Psychobiol. 48:209–219.

Mendoza, A., D. Cavestany, G. Roig, J. Ariztia, C. Pereira, A. La Manna, D. A. Contreras, and C. S. Galina. 2010. Effect of restricted suckling on milk yield, composition and flow, udder health, and postpartum anoestrus in grazing Holstein cows. Livest. Sci. 127:60–66.

Metz, J. 1987. Productivity aspects of keeping dairy cow and calf together in the post-partum period. Livest. Prod. Sci. 16:385–394.

Miller, L. J. 2002. Postpartum depression. JAMA 287:762–765.

Moloney, R. D., O. F. O’Leary, D. Felice, B. Bettler, T. G. Dinan, and J. F. Cryan. 2012. Early-life stress induces visceral hypersensitivity in mice. Neurosci. Lett. 512:99–102.

Msanga, Y. N., and M. J. Bryant. 2003. Effect of restricted suckling of calves on the productivity of crossbred dairy cattle. Trop. Anim. Health Prod. 35:69–78.

Mukasa-Mugerwa, E., A. Tegegne, and R. Franceschini. 1991. Influence of suckling and continuous cow-calf association on the resumption of post-partum ovarian function in Bos indicus cows monitored by plasma progesterone profiles. Reprod. Nutr. Dev. 31:241–247.

Murgatroyd, C. A., and B. C. Nephew. 2013. Effects of early life social stress on maternal behavior and neuroendocrinology. Psychoneuroendocrinology 38:219–228.

Musselman, D. L., D. L. Evans, and C. B. Nemeroff. 1998. The relationship of depression to cardiovascular disease—Epidemiology, biology, and treatment. Arch. Gen. Psychiatry 55:580–592.

Negrão, J. A., and P. Marnet. 2002. Effect of calf suckling on oxytocin, prolactin, growth hormone and milk yield in crossbred Gir × Holstein cows during milking. Reprod. Nutr. Dev. 42:373–380.

Newberry, R. C., and J. C. Swanson. 2008. Implications of breaking mother-young social bonds. Appl. Anim. Behav. Sci. 110:3–23.

Nishi, M., N. Horii-Hayashi, and T. Sasagawa. 2014. Effects of early life adverse experiences on the brain: Implications from maternal separation models in rodents. Front. Neurosci. 8:166.

Oltenacu, P. A., and D. M. Broom. 2010. The impact of genetic selection for increased milk yield on the welfare of dairy cows. Anim. Welf. 19:39–49.

Orihuela, A., and C. Hernández. 2007. Cortisol response of restricted suckling or artificially milk-feeding to a short-term emotional stressor in dairy calves and their dams. Anim. Welf. 16:49–52.

Pérez-Torres, L., A. Orihuela, M. Corro, I. Rubio, M. A. Alonso, and C. S. Galin. 2016. Effects of separation time on behavioral and physiological characteristics of Brahman cows and their calves. Appl. Anim. Behav. Sci. 179:17–22.

Provenza, F. D., and D. F. Balph. 1987. Diet learning by domestic ruminants—Theory, evidence and practical implications. Appl. Anim. Behav. Sci. 18:211–232.
Punzo, F., and L. Ludwig. 2002. Contact with maternal parent and siblings affects hunting behavior, learning, and central nervous system development in spiderlings of Hogna carolinensis (Araeneae: Lycosidae). Anim. Cogn. 5:63–70.

Rørvang, M. V., B. L. Nielsen, M. S. Herskin, and M. B. Jensen. 2018. Prepartum maternal behavior of domesticated cattle: A comparison with managed, feral, and wild ungulates. Front. Vet. Sci. 5:45.

Roth, B. A., K. Barth, L. Gygax, and E. Hillmann. 2009. Influence of artificial vs. mother-bonded rearing on sucking behaviour, health and weight gain in calves. Appl. Anim. Behav. Sci. 119:143–150.

Sachser, N., M. B. Hennessy, and S. Kaiser. 2011. Adaptive modulation of behavioural profiles by social stress during early phases of life and adolescence. Neurosci. Biobehav. Rev. 35:1518–1533.

Sandem, A., and B. O. Braastad. 2005. Effects of cow–calf separation on visible eye white and behaviour in dairy cows—A brief report. Appl. Anim. Behav. Sci. 95:233–239.

Sanh, M. V., T. R. Preston, and P. Fajersson. 1995. Effects of restricted suckling versus artificial rearing on performance and fertility of Bos taurus and Bos indicus cows and calves in Tanzania. Livest. Res. Rural Dev. 6:29.

Sanh, M. V., T. R. Preston, and L. V. Ly. 1997. Effects of restricted suckling versus artificial rearing on performance and fertility of crossbreed F1 (Holstein Friesian × local) cows and calves in Vietnam. Livest. Res. Rural Dev. 9:31.

Stěhulová, I., L. Lidfors, and M. Špinka. 2008. Response of dairy cows and calves to early separation: Effect of calf age and visual and auditory contact after separation. Appl. Anim. Behav. Sci. 110:144–165.

Stěhulová, I., B. Valnickova, R. Sarova, and M. Spinka. 2017. Weaning reactions in beef cattle are adaptively adjusted to the state of the cow and the calf. J. Anim. Sci. 95:1023–1029.

Stein, M., A. H. Miller, and R. L. Trestman. 1991. Depression, the immune-system, and health and illness—Findings in search of meaning. Arch. Gen. Psychiatry 48:171–177.

Sumner, C. L., and M. A. G. von Keyserlingk. 2018. Canadian dairy cattle veterinarian perspectives on calf welfare. J. Dairy Sci. 101:10303–10316.

Teeluck, J. P., B. Hulman, and T. R. Preston. 1981. Effect of milking frequency in combination with restricted suckling on milk yield and calf performance. Trop. Anim. Prod. 6:138–145.

Thomas, G. W., S. A. Spiker, and F. Mickan. 1981. Influence of suckling by Friesian cows on milk production and anoestrus. Aust. J. Exp. Agric. 21:5–11.

Vaarst, M., M. B. Jensen, and A. Sandager. 2001. Behaviour of calves at introduction to nurse cows after the colostrum period. Appl. Anim. Behav. Sci. 73:27–33.

Veissier, I., S. Care, and D. Pomies. 2013. Suckling, weaning, and the development of oral behaviours in dairy calves. Appl. Anim. Behav. Sci. 147:11–18.

Ventura, B. A., M. A. von Keyserlingk, C. A. Schuppli, and D. M. Weary. 2013. Views on contentious practices in dairy farming: The case of early cow-calf separation. J. Dairy Sci. 96:6105–6116.

Ventura, B. A., M. A. von Keyserlingk, H. Wittman, and D. M. Weary. 2016. What difference does a visit make? Changes in animal welfare perceptions after interested citizens tour a dairy farm. PloS One 11:e0154733.

Vitale, A. F., M. Tenucci, M. Papini, and S. Lovari. 1986. Social behaviour of the calves of semi-wild Maremma cattle, Bos primigenius taurus. Appl. Anim. Behav. Sci. 16:217–231.

von Keyserlingk, M. A. G., and D. M. Weary. 2007. Maternal behavior in cattle. Horm. Behav. 52:106–113.

Wagenaar, J., and J. Langhout. 2007. Practical implications of increasing ‘natural living’ through suckling systems in organic dairy calf rearing. NJAS Wagening. J. Life Sci. 54:375–386.

Wagner, K., K. Barth, E. Hillmann, R. Palme, A. Futschik, and S. Waiblinger. 2013. Mother rearing of dairy calves: Reactions to isolation and to confrontation with an unfamiliar conspecific in a new environment. Appl. Anim. Behav. Sci. 147:43–54.

Wagner, K., K. Barth, R. Palme, A. Futschik, and S. Waiblinger. 2012. Integration into the dairy cow herd: Long-term effects of mother contact during the first twelve weeks of life. Appl. Anim. Behav. Sci. 141:117–129.

Wagner, K., D. Seitner, K. Barth, R. Palme, A. Futschik, and S. Waiblinger. 2015. Effects of mother versus artificial rearing during the first 12 weeks of life on challenge responses of dairy cows. Appl. Anim. Behav. Sci. 164:1–11.

Walsh, J. P. 1974. Milk secretion in machine-milked and suckled cows. Isr. J. Agric. Res. 13:77–89.

Weary, D. M., and B. Chua. 2000. Effects of early separation on the dairy cow and calf: 1. Separation at 6 h, 1 day and 4 days after birth. Appl. Anim. Behav. Sci. 69:177–188.

Windle, R. J., S. Wood, N. Shanks, P. Perks, G. L. Conde, A. DaCosta, C. D. Ingram, and S. L. Lightman. 1997. Endocrine and behavioural responses to noise stress: Comparison of virgin and lactating female rats during non-disrupted maternal activity. J. Neuroendocrinol. 9:407–414.

Appendice

Qualità delle prove

Vengono riportati tutti gli studi che hanno soddisfatto i nostri criteri di inclusione; tuttavia, esistono motivi di cautela nel trarre conclusioni in alcuni casi. Data l’età di alcuni studi inclusi e le difficoltà pratiche di condurre tale lavoro, le dimensioni del campione erano spesso piccole. Dei 24 studi che riportavano misure comportamentali, nessuno indicava l’affidabilità tra gli osservatori, sebbene 2 riportassero l’esistenza di un pre-addestramento per garantire la concordanza e 2 menzionassero l’impiego di un singolo osservatore conforme. Soltanto 1 studio ha utilizzato osservatori ciechi per i dati sul comportamento (Windle et al., 1997) e un altro studio ha utilizzato la cecità nella codifica dei dati sulla frequenza cardiaca (Wagner et al., 2012). L’uso limitato della cecità non è sorprendente, dato che gli osservatori ciechi al trattamento non sono possibili se le vacche sono con i vitelli durante l’osservazione. In diversi documenti mancavano anche informazioni rilevanti, rendendo l’interpretazione difficile (ad esempio, uno non è stato in grado di riportare la dimensione effettiva del campione: Wagenaar e Langhout, 2007). Degli studi esaminati relativi alla crescita dei vitelli, 7 dei 21 non sono riusciti a descrivere la quantità di contatto nel gruppo di controllo e 3 non presentavano dettagli rilevanti sull’alimentazione. In uno dei lavori sulla produzione di latte mancavano i dettagli sul tipo di sistema di mungitura utilizzato. Anche un documento sugli effetti comportamentali (Wagner et al., 2013) aveva dati mancanti nelle analisi; l’omissione non è stata spiegata, aumentando il rischio di bias nei risultati riportati. In Buchli et al. (2017), che metteva a confronto le risposte comportamentali e del cortisolo alla novità e alla collettività sociale negli allevamenti, non è chiaro se i test siano stati condotti prima o dopo l’allontanamento della madre.

Rischio di bias tra gli studi

Abbiamo utilizzato un unico motore di ricerca, il che potrebbe averci fatto perdere alcuni documenti pertinenti. Web of Science è completo e l’utilizzo degli elenchi dei riferimenti come ulteriore fonte avrebbe dovuto ridurre al minimo il numero di articoli persi, specialmente di quelli in cui le parole chiave non comparivano nell’abstract o nel titolo e che quindi non sarebbero stati identificati da Web of Science. Questo punto è particolarmente importante perché è meno probabile che risultati non significativi appaiano in queste parti dell’articolo. I testi completi erano disponibili per tutti i documenti rilevanti trovati durante la ricerca iniziale su Web of Science e non si poteva accedere solamente a 3 documenti dagli elenchi dei riferimenti per verificarne la pertinenza; pertanto, un grave bias introdotto attraverso un accesso limitato era improbabile. Limitare la ricerca agli articoli in inglese ha comportato l’esclusione di diversi studi prima dello screening per rilevanza, ma la maggior parte di questi era limitata a 1 o 2 gruppi di ricerca situati in Europa. Non è prevista alcuna differenza sistematica tra questi documenti e quelli inclusi in questa review. La ricerca inclusa in questa review proviene prevalentemente dal Nord America e dall’Europa settentrionale e occidentale, con alcuni studi provenienti dai paesi tropicali. Pertanto, gli studi esaminati potrebbero non essere rappresentativi delle pratiche presenti in altre aree del mondo, compresi quei sistemi di allevamento basati sul pascolo comuni in alcune parti del Sud America e dell’Oceania. Il bias di pubblicazione dovuto all’influenza di fonti di finanziamento sembra improbabile. Mentre alcuni studi dichiaravano di aver ricevuto finanziamenti dal settore dell’allevamento ed altri di aver ricevuto finanziamenti da organizzazioni che si occupavano del benessere degli animali, la maggior parte dei finanziamenti dichiarati proveniva da consigli di ricerca nazionali e università.

Incongruenze nelle metodologie, nei possibili fattori di confondimento e nelle problematiche più frequenti

Come discusso sopra, sia i trattamenti che i metodi di valutazione variavano tra gli studi in modi che potevano influenzare le conclusioni. Questa mancanza di coerenza e il numero limitato di studi per variabili di esit,o hanno reso impossibile la meta-analisi. Anche l’alimentazione e l’allevamento dei vitelli dopo la separazione variavano; molti studi utilizzavano alloggi individuali per i vitelli allevati artificialmente, un fattore noto in grado di influenzare i risultati sul comportamento (ad esempio, vedere Duve et al., 2012; Meagher et al., 2015). Negli studi più vecchi ai vitelli allevati artificialmente veniva spesso fornita anche una quantità limitata di latte, influenzando probabilmente la crescita e il comportamento anormale, che avrebbe potuto portare ad effetti soglia. Sebbene la maggior parte dei lavori non presentasse campioni di dimensioni molto ridotte, alcuni potrebbero non essere stati sufficienti per rilevare differenze in quelli che potrebbero essere dati distorti. Questo include gli studi sulla resa (ad esempio, n = 12: Negrão e Marnet 2002, che non hanno riportato alcun effetto) e gli esiti comportamentali misurati molto tempo dopo il periodo di contatto.

Invited review: A systematic review of the effects of prolonged cow–calf contact on behavior, welfare, and productivity

Rebecca K. Meagher1, Annabelle Beaver2, Daniel M. Weary2 e Marina A. G. von Keyserlingk2*

1)School of Agriculture, Policy and Development, University of Reading, Reading, Berkshire, RG6 6AR  Regno Unito.

2)Animal Welfare Program, Faculty of Land and Food Systems, University of British Columbia, Vancouver, BC, Canada V6T 1Z4.

*Autore corrispondente: nina@mail.ubc.ca

Dairy Sci. 102:5765–5783 –  https://doi.org/10.3168/jds.2018-16021 

© 2019, Gli Autori. Pubblicato da FASS Inc. ed Elsevier Inc. Per conto dell’American Dairy Science Association®.

Questo è un articolo open access sotto la licenza CC BY-NC-ND ( http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/4.0/ ).