La gemellarità nei bovini può essere un evento interessante per le razze da carne dal momento che la nascita di più vitelli è economicamente vantaggiosa ed espone le femmine a pochi rischi.

Diverso è per le bovine da latte, dove la gemellarità è addirittura classificata tra le malattie metaboliche perché la nascita di due o più vitelli è considerato un fattore di rischio per la fertilità e per altre malattie metaboliche come la dislocazione dell’abomaso, la chetosi (sia clinica che subclinica) e la ritenzione di placenta. Nelle vacche che partoriscono gemelli aumenta il rischio di metriti; inoltre, anche per l’aumento della prevalenza delle altre malattie metaboliche, si allungherà l’intervallo tra il parto e il concepimento.

Si stima che un parto gemellare costi poco meno di 100 euro a causa del maggior numero di problemi che si avranno. Si ritiene che l’incidenza sia di circa il 4%.

Le gravidanze gemellari possono essere di due tipi: quelle monovulari (monozigoti) e quelle biovulari (dizigoti). Le prime sono piuttosto rare nei bovini; i feti si sviluppano a partire dalla medesima cellula uovo per cui nasceranno vitelli molti simili di aspetto e di sesso. Più frequenti sono i gemelli dizigoti, ossia derivanti da due ovociti che vengono ovulati contemporaneamente e fecondati da differenti spermatozoi. In questo caso i vitelli che nasceranno sono fratelli e potranno quindi avere un aspetto molto diverso e non necessariamente lo stesso sesso.

Nel caso di gravidanze gemellari biovulari con vitelli di sesso differente ci sono ampie probabilità che le femmine siano sterili (freemartin) a causa dell’interferenza degli ormoni testosterone e anti-mulleriano prodotti dal gemello maschio.

Il tasso di gemellarità ha un incremento proporzionale alla crescita della produttività delle bovine: più aumenta la produzione di latte e più gravidanze gemellari dizigotiche si avranno.

L’incidenza della doppia ovulazione è maggiore nelle bovine pluripare rispetto alle primipare e negli animali di maggiore potenziale genetico. La produzione di latte è altamente correlata (r=0.88) con la capacità d’ingestione, fenomeno che comporta un alto flusso di sangue al fegato che ha l’effetto collaterale di “distruggere” grandi quantità di progesterone ed estrogeni. Si è visto che la maggiore incidenza della doppia ovulazione si ha proprio nelle bovine che hanno meno progesterone. Spesso si attribuisce un maggiore tasso di gemellarità all’utilizzo delle sincronizzazione ormonali ma ciò ha poco fondamento.

Una volta diagnostica una gravidanza gemellare nelle bovine da latte, per evitare problemi dopo il parto, si può pensare d’interrompere la gravidanza oppure di eliminare uno dei due gemelli.

Come fattore di rischio della gemellarità, oltre al numero di parti e alla stagione, c’è anche il fattore genetico, ossia una certa ereditarietà. Anche se l’ereditarietà della doppia ovulazione non è molto elevata, è comunque tale da poterla mettere in selezione.