Negli ultimi cinquant’anni l’agricoltura è diventata sempre più dispendiosa in termini di risorse ambientali, con ovvie implicazioni negative sulla situazione climatica mondiale. Attualmente, i principi 3R dell’Economia Circolare (Ridurre, Riutilizzare e Riciclare i materiali) possono offrire molte opportunità all’industria agroalimentare per diventare più efficiente sotto il profilo delle risorse. La filiera agroalimentare a ciclo chiuso ha inoltre il grande potenziale di poter ridurre i costi ambientali ed economici derivati dallo smaltimento dei rifiuti alimentari. Per soddisfare questi principi, a partire dagli anni ’80-’90, nei paesi industrializzati è avvenuto uno sviluppo repentino di aziende il cui obiettivo è quello di smaltire, attraverso una corretta utilizzazione, i sottoprodotti derivati dall’industria produttrice di alimenti per l’uomo. Nell’ambito di queste attività, l’impiego di sottoprodotti delle colture, come il melasso, in alimentazione animale, migliorando il valore nutritivo di alimenti grossolani e scarsamente appetiti, rappresenta una reale opportunità.

Lo scopo principale di questa review è stato quindi quello di riassumere le possibili applicazioni del melasso in alimentazione animale. Grazie alle sue particolari caratteristiche e proprietà, infatti, questo sottoprodotto può davvero offrire molte opportunità pratiche per ridurre i costi di produzione dell’impresa zootecnica, attraverso il contenimento dei costi di alimentazione ed il miglioramento dell’efficienza delle produzioni animali.

Il melasso: caratteristiche e finalità d’uso

Il melasso è considerato un alimento energetico per l’elevato contenuto in zuccheri facilmente fermentescibili (principalmente saccarosio), ma è anche ricco di sali minerali presenti in forma biodisponibile. Il costo contenuto fa sì che risulti un prodotto molto apprezzato, come parziale sostitutivo dei cereali (possiede circa 2/3 del valore energetico del mais), nella formulazione di mangimi e di razioni per numerose specie di animali di interesse zootecnico. Oltre alle proprietà edulcoranti, il melasso ha proprietà leganti, caratteristica tecnologica utilizzata dall’industria mangimistica, mediante le tecniche della melassatura e della pellettatura. Un altro particolare del melasso, non certo trascurabile, è la sua insita capacità di ridurre la polverulenza, causa frequente di irritazioni alle prime vie respiratorie degli animali (suini soprattutto) e dell’uomo (il testo originale offre la composizione chimico-analitica dei melassi di canna e di bietola mettendo a confronto i principali database europei).

I mangimi liquidi

Il melasso è il principale componente dei mangimi liquidi per suini (ma anche per ruminanti), concorrendo per il 60% ed oltre della loro composizione, proprio per la sua caratteristica proprietà di conservante dovuta allo specifico potere osmotico di zuccheri e sali che ne riducono anche la contaminazione micotica. La restante quota di un mangime liquido risulta costituita da materie prime di diversa natura: una serie di prodotti liquidi di derivazione industriale che così hanno la loro giusta e proficua collocazione in campo zootecnico, valorizzandone lo specifico valore nutrizionale. Va infatti sottolineato il valore nutrizionale dovuto all’aggiunta di supplementi come grassi, integratori mineral-vitaminici e fonti azotate, che ne migliorano e ne completano la qualità finale, con l’inevitabile miglioramento della risposta produttiva da parte degli animali.

Il melasso nell’alimentazione dei ruminanti 

L’impiego del melasso nell’alimentazione zootecnica ha assunto un ruolo di prim’ordine e rappresenta una pratica oramai ben nota, diffusa e particolarmente efficace per migliorare la qualità del fieno e dell’insilato per bovini da carne e da latte. Ha infatti conquistato la fiducia degli allevatori in quanto consente di aumentare l’ingestione di sostanza secca, grazie alla sua elevata appetibilità; di elevare la quota energetica della razione senza interferire sulla fibra; di disporre di zuccheri facilmente digeribili; di bilanciare la presenza di fonti azotate solubili o facilmente degradabili; di valorizzare foraggi e cereali di non buona qualità, migliorandone la digeribilità. Questi risultati si amplificano maggiormente se ci si riferisce ad animali al pascolo, sia bovini sia ovini e caprini, alimentati con foraggi in prevalenza grossolani. In queste condizioni infatti il melasso, essendo composto da zuccheri facilmente fermentescibili, ha un effetto stimolante sull’attività digestiva del microbiota ruminale (aumento di acido butirrico), migliorando così la digeribilità dei foraggi di non buona qualità e l’ingestione di sostanza secca. Negli ultimi lustri numerose sono state le ricerche che hanno avuto per oggetto lo studio degli effetti esercitati dall’introduzione di melasso o di alimenti liquidi melassati per animali da latte e da carne. I risultati, però, non sempre concordano, spesso perché influenzati sia dai differenti tipi di dieta, sia dalle diverse quantità di melasso utilizzate. È in ogni caso necessario limitare l’apporto giornaliero di melasso a valori inferiori al 10% della sostanza secca della razione; il che, in pratica, suggerisce di non superare 1 kg/capo al giorno negli animali da carne ed i 0.5, 1 e 1.5 kg/capo rispettivamente nelle manze, nelle vacche in asciutta e in quelle in lattazione.

Il melasso nell’alimentazione dei suini

È evidente che la vocazione naturale del melasso è quella di sostituire parte dei cereali come fonti di energia nella formulazione dei mangimi e delle razioni per tutte le categorie di suini. In particolare, molti ricercatori hanno più volte puntualizzato che le dosi d’impiego del melasso possono essere anche molto elevate, ma ciò impone una conoscenza esatta della composizione chimica, del valore nutrizionale e delle proprietà dietetiche del melasso stesso e di tutti i componenti della dieta. Bisogna porre una particolare attenzione al contenuto in solfati e solfuri delle diete e delle acque. È importante ricordare che le categorie dei suinetti (fino a 20 kg di peso vivo) e delle scrofe in lattazione sono quelle in cui il melasso deve essere utilizzato con maggiore prudenza (5%); invece per le scrofe in gravidanza ed i verri e per i suini all’ingrasso le quantità possono essere anche molto più elevate (10% e oltre).

Il melasso nell’insilamento

L’utilizzazione del melasso in ambito zootecnico può avere un’interessante applicazione nei riguardi dell’insilamento. La sua alta dotazione in zuccheri solubili, consente di facilitare l’abbassamento repentino del pH, inibendo così le fermentazioni butirriche e proteolitiche a favore di quelle lattiche. La convenienza economica all’utilizzo del melasso al momento dell’insilamento è da ritenersi strettamente connessa col miglioramento delle caratteristiche organolettiche e nutritive dell’insilato: è quindi il caso degli stocchi di mais, con basso valore nutritivo e scarsa appetibilità; oppure delle leguminose foraggere, con basso contenuto di carboidrati facilmente fermentescibili. È infatti noto che le leguminose foraggere (medica, trifoglio ed anche i prati stabili), oltre a possedere un modesto tenore di zuccheri semplici, hanno un elevato potere tampone che procura notevoli ostacoli alla rapida caduta di pH necessaria per l’ottenimento di un insilato di buona qualità. In questi casi in cui la percentuale di leguminose raggiunge livelli anche molto elevati (70-80%), l’aggiunta di melasso risulta assai utile.

I blocchi melassati

L’utilizzazione dei blocchi, in sostituzione parziale o totale dei concentrati e dei mangimi complementari, è una pratica notevolmente diffusa in quei paesi dove l’allevamento al pascolo è preminente su quello confinato. I blocchi sono dei mangimi complementari dei foraggi, conosciuti da anni come veicolo di somministrazione ai ruminanti al pascolo di energia, proteine, minerali e vitamine. Il blocco, di peso variabile da 25 a 250 kg, è quindi una sorta di contenitore mediante il quale si possono fornire agli animali materie prime di differente natura, sia liquide che in farina, ma anche prodotti difficilmente somministrabili in altra maniera. La possibilità di poter modificare le percentuali d’inclusione dei singoli componenti è certamente la caratteristica fondamentale di un blocco: in questo modo si può adattare il mangime al tipo di animale (bovini, ovini, caprini, cavalli e, anche suini) oppure alla singola fase produttiva. Il blocco viene posto in zone facilmente accessibili agli animali, allevati sia in gruppi ed in ambiente confinato, sia allo stato brado. Viene assunto dagli animali per semplice leccamento ed ingestione di piccole quantità; la sua particolare natura consente perciò un’assunzione frazionata e diluita nel tempo.

Parole chiavi: melasso di canna da zucchero; melasso di barbabietola da zucchero; alimentazione animale; produzione animale; economia circolare.

 

Recensione del paper: A Review Regarding the Use of Molasses in Animal Nutrition

Attilio Luigi Mordenti1*, Elisa Giaretta2, Luca Campidonico1, Paola Parazza1 e Andrea Formigoni1

  1. Dipartimento di Scienze Mediche Veterinarie (DIMEVET), Alma Mater Studiorum—Università di Bologna, Via Tolara di sopra 50, 40064 Ozzano Emilia, Italy.
  2. Dipartimento di Biomedicina Comparata ed Alimentazione (BCA), Università di Padova, Via dell’Università 6, 35020 Legnaro, Italy.

*Author to whom correspondence should be addressed.

Animals 2021, 11(1), 115; https://doi.org/10.3390/ani11010115