Il Ministero della Salute ha diffuso la nota 0030788 del 15 maggio 2019, relativa ad Approfondimenti sulla recente entrata in vigore del “Safe Food for Canadians Regulations” in Canada: esiti degli incontri ad hoc avuti dall’Ambasciata Italiana presso Ottawa con la Delegazione UE e con CFIA (Canadian Food Inspection Agency).

Gli incontri hanno avuto come obiettivo la comprensione piena del potenziale impatto del SFCR sulle esportazioni agroalimentari italiane. La nota del Ministero della Saluta è rivolta a settore latte e settore carne, nonché alle associazioni di categoria. Dal punto di vista normativo, secondo lo studio legale Tereposky e DeRose, il SCFR non risulta essere una barriera alle esportazioni e gli standard europei sarebbero più che soddisfacenti in linea con le previsioni canadesi.

Il regolamento Canadese si pone in maniera più incisiva sui prodotti cosiddetti “registered” (carne, prodotti ittici, lattiero-caseari, prodotti processati, uova e miele) che in effetti presentano un rischio più elevato per il consumatore. Non si applica invece in alcun modo al settore dei prodotti c.d. “non-registered” come ad esempio bevande alcoliche. Destinatari del Regolamento sono prodotturi ed importatori canadesi, ma, di riflesso, sono coinvolti anche gli esportatori stranieri che introducono prodotti alimentari in Canada. Il SCFR obbliga gli importatori canadesi ad adottare Piani preventivi di controllo (c.d. Preventive Control Plans – PCP) che dimostrino che gli standard di sicurezza alimentare dei Paesi di origine delle merci importate siano almeno equivalenti a quelli applicati da Ottawa. Pertanto, ciò che i produttori italiani dovrebbero fare per esportare è semplicemente fornire all’importatore Canadese la documentazione sufficiente a dimostrare l’attuazione nei processi produttivi di sistemi di controllo capaci di: identificare ed analizzare i rischi (batteriologici, chimici e fisici), implementare le misure di controllo, identificare i punti di controllo critici (CCPs) ed effettuare le opportune verifiche.

Altro aspetto importante è che, a differenza degli Stati Uniti, i fornitori stranieri non sono obbligati a registrarsi in Canada per poter esportare, né hanno l’obbligo di procedere ad una specifica attività di formazione del loro personale sulla normativa canadese.

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