Studi recenti sottolineano come nei prossimi anni, in seguito alla crescita della popolazione a livello mondiale e al miglioramento del tenore di vita medio, la domanda di carne e di prodotti a base di carne di alta qualità aumenterà (Valente et al., 2021). Secondo Al-Yahyaey et al. (2023), il miglioramento delle performance di crescita nei sistemi di produzioni ovicaprini potrebbe contribuire a soddisfare la crescente domanda di carne, in particolare nei paesi in via di sviluppo. Tuttavia, la carne ovina è spesso percepita dal consumatore come un prodotto poco salubre a causa degli elevati livelli di acidi grassi saturi (SFA) (Gomez-Cortes et al., 2021), che se consumati in eccesso possono portare a obesità e malattie cardiovascolari (Marangoni et al., 2020). Inoltre, secondo Kaic et al. (2016), le carni ovine hanno un basso contenuto di acidi grassi appartenenti alla famiglia degli ω-3, definiti comunemente grassi buoni per le loro supposte proprietà benefiche, molte delle quali sono state confermate da studi scientifici che evidenziano la loro attività antinfiammatoria (Shahidi e Ambigaipalan, 2018). Pertanto, negli ultimi anni, è aumentato l’interesse per lo sviluppo di nuove strategie nutrizionali capaci di migliorare le performance di crescita degli animali e, allo stesso tempo, fornire carni di alta qualità (Chikwanha et al., 2018).

Tra le strategie che hanno recentemente mostrato effetti promettenti nei ruminanti troviamo l’integrazione alimentare con microalghe (MIA) (Vítor et al., 2023). I MIA sono microrganismi fotosintetici che consumano energia luminosa e anidride carbonica, composti da proteine, carboidrati, lipidi, vitamine, minerali e pigmenti (Saadaoui et al., 2021).

Studi recenti (El-Hawy et al., 2022; Khavari et al., 2021) sottolineano come i MIA posseggono un elevato potere nutrizionale e grandi proprietà antimicrobiche, antivirali, antiossidanti e antinfiammatorie, che possono contribuire a migliorare la salute e le performance produttive degli animali. Inoltre, sono un’importante fonte di acidi grassi polinsaturi (PUFA). Nel pollame e nei suini, l’inclusione nella dieta di MIA ha avuto effetti confortanti, influenzando positivamente alcuni parametri qualitativi della carne, senza influenzare negativamente le performance di crescita (Martins et al., 2021). Tuttavia, pochi e con risultati contrastanti sono gli studi effettuati sui ruminanti per valutare l’effetto delle microalghe sulla qualità della carne, sul profilo acidico o sulle performance di crescita (Valente et al., 2021).

Alcuni recenti studi sugli ovini, hanno valutato gli effetti dell’integrazione alimentare con MIA sulla performance di crescita (Díaz et al., 2017; El-Hawy et al., 2022), sulle caratteristiche fisico-chimiche (Alghonaim et al., 2022; Núnez-Sanchez et al., 2021) e sul profilo acidico della carne (Fan et al., 2019; Gomez-Cortes et al., 2021), fornendo tuttavia dei risultati parecchio contrastanti tra loro. Ad esempio, mentre Alghonaim e collaboratori (2022) hanno osservato un miglioramento delle performance di crescita e delle caratteristiche fisico-chimiche della carne in agnelli la cui dieta era stata integrata con basse dosi di MIA (2 e 4 g/kg DM), come riscontrato anche da Fan et al. (2019), dove inoltre si è osservato un abbassamento dei SFA e un aumentato degli acidi grassi ω-3, altri autori hanno riscontrato effetti negativi (Urrutia et al., 2016) o nulli (Núnez-Sanchez et al., 2021) in seguito all’integrazione di MIA sulle performance di crescita, sulle caratteristiche fisico-chimiche e sul profilo acidico della carne ovina. Secondo Valente et al. (2021), tale variabilità nei risultati osservati potrebbe essere attribuita a fattori quali le dosi, le specie di microalghe impiegate, il tipo di dieta, la specie animale e lo stato fisiologico.

Recentemente Ozazuna-Orzazuna e collaboratori (2023), attraverso uno studio metanalitica, hanno rivisitato tutti le ricerche sull’argomento in questione, cercando di fare chiarezza sugli effetti dell’integrazione di microalghe nelle diete per ovini sui parametri maggiormente presi in considerazione, tra i quali le performance di crescita e il profilo acidico delle carni.

È stata effettuata una ricerca sistematica e completa delle informazioni utilizzando i database di Google Scholar, Scopus, Web of Science e ScienceDirect, al fine di identificare i lavori scientifici che valutassero gli effetti dell’integrazione di MIA nelle diete per ovini. Le ricerche sono state limitate ai documenti scientifici pubblicati tra gennaio 2010 e maggio 2023.

Le linee guida PRISMA (Preferred Reporting Items for Systematic Reviews and Meta-Analyses) sono state impiegate durante l’identificazione, la selezione, la scelta e l’inclusione degli studi scientifici. La ricerca sistematica ha considerato le seguenti parole chiave correlate alle variabili di risposta di interesse e alle specie di microalghe impiegate: (1) microalghe, (2) agnelli, (3) performance di crescita, (4) caratteristiche della carcassa, (5) qualità della carne, (6) profilo acidico della carne, (7) Schizochytrium sp., (8) Spirulina platensis, (9) Nanochronopsis oculata e (10) Chlorella vulgaris. Dal presente studio si evince come l’inclusione di MIA nelle diete porta ad un aumentato della sostanza secca ingerita (DMI) dagli agnelli.

Anche da una precedente meta-analisi (Orzuna-Orzuna et al., 2023) è stato osservato un DMI più elevato nei piccoli ruminanti in allattamento a cui erano stati somministrati MIA. Studi precedenti (Christodoulou et al., 2023a; Tsiplakou et al., 2017) indicano che i MIA possono portare ad un aumento dei batteri ruminali Ruminococcus albus, Ruminococcus flavefaciens e Fibrobacter succinogenes, che svolgono un ruolo importante nella degradazione della cellulosa (Koike e Kobayashi, 2009). Una maggiore degradazione della cellulosa potrebbe aumentare la velocità di passaggio del cibo nel tratto digestivo e portare a un DMI più elevato (Dorantes-Iturbide et al., 2022).

Tuttavia, alcuni autori (Altomonte et al., 2018) sottolineano come le quantità di MIA aggiunte nelle diete dei ruminanti devono essere valutate attentamente poiché un’integrazione eccessiva potrebbe influenzare negativamente l’appetibilità del mangime e il DMI.  Dallo studio condotta da Ozazuna-Orzazuna e collaboratori (2023), si evince che il DMI aumenta quando i MIA vengono integrati nella dieta in basse dosi (≤ 28 g/kg DM) e che non è influenzato quando vengono somministrate dosi elevate (>28 g/kg DM). Inoltre, l’integrazione con MIA ha portato ad un aumentato del peso medio (ADG) degli animali, dato che potrebbe essere correlato al DMI più elevato.

Per quanto riguarda il profilo acido, lo studio di Ozazuna-Orzazuna e collaboratori (2023) mostra come l’integrazione di MIA porta a ridurre i livelli di acido oleico (C18:1 cis 9) nelle carni. Solitamente le percentuali più elevate di C18:1cis 9 sono correlate ai processi di desaturazione endogena ad opera dell’enzima Δ9 desaturasi sul C18:0 (Vítor et al., 2023), catalizzati dal gene stearoil-CoA desaturasi (SCD) (Fan et al., 2019). Studi recenti (Liang et al., 2020b; Urrutia et al., 2016) mostrano come l’integrazione alimentare di MIA porti a ridurre l’espressione del gene SCD nel tessuto adiposo intramuscolare degli agnelli. L’integrazione con MIA porta inoltre ad un aumento del contenuto di acido rumenico (C18:2 cis 9 trans 11) nella carne. L’acido rumenico è l’isomero del CLA più abbondante nel latte e nella carne dei ruminanti, acido grasso che ha catturato molta attenzione per i suoi potenziali benefici per la salute umana (Dilzer e Park, 2012).  L’esatto meccanismo che spiega l’aumento nel contenuto di C18:2 cis 9 trans 11 nella carne di agnelli la cui dieta è stata integrata con MIA non è ancora chiaro (Valença et al., 2021).  Tuttavia, Dewanckele et al. (2018) hanno osservato come l’integrazione di MIA aumenta la concentrazione ruminale di acido vaccenico, che è un precursore di C18:2 cis 9 trans 11 (Dilzer e Park, 2012). Inoltre, l’integrazione con MIA negli ovini porta ad un aumento della presenza ruminale di microrganismi del genere Butyrivibrio e Succiniclasticum (Rabee et al., 2022), batteri che hanno una correlazione positiva con la formazione di acido vaccenico nel rumine (Dewanckele et al., 2018). L’integrazione alimentare con MIA ha inoltre aumentato il contenuto di acid grassi ω-3 a lunga catena come l’acido eicosapentaenoico (EPA, 20:5 ω-3) e docosaesaenoico (DHA, 22:6 ω-3), portando ad un aumento del totale degli acidi grassi ω-3

Gli autori (Ozazuna-Orzazuna et al., 2023) concludono sottolineando come le importanti caratteristiche dei MIA potrebbero essere sfruttate per produrre carni di maggior qualità, considerando soprattutto le positive implicazioni sull’aumento dei contenuti in CLA, degli acidi grassi ω-3 a lunga catena EPA e DHA ed in generale sul totale degli acidi grassi ω-3.

La presente nota è una sintesi del seguente lavoro scientifica, in cui viene riportata tutta la letteratura citata: Orzuna-Orzuna, J. F., Hernandez-García, P. A., Chay-Canul, A. J., Díaz Galvan´, C., Razo Ortíz, P. B., 2023. Microalgae as a dietary additive for lambs: A meta-analysis on growth performance, meat quality, and meat fatty acid profile. Small Ruminant Research, 227, 107072. https://doi.org/10.1016/j.smallrumres.2023.107072

Autori

Giuseppe Conte, Alberto Stanislao Atzori, Fabio Correddu, Luca Cattaneo, Gabriele Rocchetti, Antonio Natalello, Sara Pegolo, Manuel Scerra – Gruppo Editoriale ASPA.