A metà lattazione, la più alta concentrazione ematica dell’ormone della crescita (GH) nelle capre e quella dell’insulina nelle pecore suggeriscono che per favorire la produzione di latte le prime dovrebbero avere un’alimentazione più ricca in amidi, e le seconde una più ricca in fibra digeribile (di cui sono ricchi alimenti come polpe di bietola, buccette di soia, erba giovane). È quanto emerge dai risultati di uno studio comparativo tra le due specie condotto dal Dipartimento di Agraria di Sassari, che ha valutato la risposta ai carboidrati della dieta negli ovicaprini confrontando simultaneamente pecore di razza Sarda e capre di razza Saanen nel corso dell’intera lattazione.

Nell’ambito dei piccoli ruminanti (pecore e capre), l’effetto dei carboidrati della dieta (amido vs. fibra digeribile) nel corso della lattazione non è stato oggetto di molti approfondimenti ed appare poco chiaro. Nello specifico, secondo quanto si rinviene in letteratura, si è visto che diete ricche in amidi (20-30% sulla ss) somministrate durante la prima fase di lattazione sono in grado di favorire la produzione di latte e limitare gli effetti del bilancio energetico sia negli ovini che nei caprini (Cannas et al., 2002). A metà lattazione, e in condizioni di bilancio energetico positivo, le diete ricche in amidi sembrano avere un effetto positivo sulla produzione di latte nella specie caprina (Cannas et al., 2007; Ibanez et al., 2015) ma non in quella ovina, nella quale si osserva una tendenza degli animali ad utilizzare l’energia in favore della deposizione di riserve corporee piuttosto che della produzione di latte; in quest’ultima specie, tuttavia, la parziale sostituzione dell’amido con fonti di fibra altamente digeribile (es. polpe di bietola, buccette di soia, pastazzo di agrumi, foraggi immaturi) sembra favorire la persistenza di lattazione, contrastando la deposizione di riserve corporee (Cavani et al., 1990; Cannas et al., 2002; Bovera et al., 2004, Cannas et al., 2013).

Tuttavia, tutti gli studi presi in esame hanno valutato l’effetto dei carboidrati della dieta prendendo come caso studio una sola specie. Al fine di studiare ed eventualmente confermare le differenze tra le due specie, il gruppo di nutrizione animale della Sezione di Scienze Zootecniche del Dipartimento di Agraria di Sassari ha condotto il primo e, allo stato attuale, unico studio a livello mondiale che ha valutato la risposta dei carboidrati della dieta mettendo a confronto, contemporaneamente e nelle stesse condizioni sperimentali, pecore e capre.

Nel corso della prova, ad inizio lattazione, entrambe le specie sono state alimentate con diete ricche in amidi (16% PG, 35.4% NDF, 20% di amido, valori espressi sulla ss) mentre a metà lattazione, e nello specifico a partire dal 92° giorno di lattazione, ciascuna specie è stata sottoposta a due trattamenti alimentari diversi: ad alto e basso contenuto in amido rispettivamente (20% vs 7.8% sulla ss). Durante l’intero periodo sono state monitorate le performance produttive e il profilo metabolico e ormonale degli animali.

I risultati sperimentali hanno evidenziato come a metà lattazione la dieta ricca in amidi abbia favorito la produzione di latte nelle capre e l’ingrassamento corporeo nelle pecore. In quest’ultimo caso, la dieta a basso contenuto in amido, ricavata sostituendo parzialmente l’amido con buccette di soia, ha favorito la persistenza di lattazione. Secondo quanto emerso dalla ricerca, i motivi alla base di tale divergenza sembrerebbero essere attribuibili ai meccanismi di regolazione della partizione dell’energia della dieta tra la ghiandola mammaria e le riserve corporee. I ricercatori hanno infatti osservato che gli effetti descritti erano legati a variazioni nel quadro ormonale, e nello specifico nella concentrazione dell’ormone della crescita (GH, che favorisce la produzione di latte) e dell’insulina (ormone che favorisce la deposizione di riserve corporee e quindi l’ingrassamento dell’animale) (Pell and Bauman, 1997). Mentre le capre di razza Saanen avevano concentrazioni superiori di GH, che quindi hanno favorito la produzione di latte, le pecore di razza Sarda presentavano una maggiore concentrazione dell’ormone insulinico e, in queste condizioni, solo la fibra digeribile era in grado di contrastare la forte tendenza verso deposizione di riserve corporee favorendo la persistenza di lattazione. La maggior o minore concentrazione del GH e dell’insulina tra le due specie potrebbe essere attribuibile a differenze innate, oppure all’effetto della selezione genetica, che è stata certamente più intensa nelle capre rispetto alle pecore e che influenza la risposta dei tessuti coinvolti nella partizione dei nutrienti.

Dal punto di vista pratico, il lavoro suggerisce che per favorire la produzione di latte le capre di razza Saanen si avvantaggiano di diete ricche in amidi sia ad inizio che a metà lattazione, mentre per le pecore di razza Sarda la concentrazione di amidi dovrebbe essere ridotta (10-15% della SS) nel passaggio da inizio a metà lattazione, incrementando quella di fibra altamente digeribile di cui sono ricchi alimenti come polpe di bietola, buccette di soia, foraggi poco fibrosi e lignificati.

 

La presente nota è una sintesi del seguente articolo scientifico pubblicato da Journal of Dairy Science dove è riportata tutta la letteratura citata: Mondina F. Lunesu, Giovanni C. Bomboi, Alessandra Marzano, Antonella Comin, Alberto Prandi, Pietro Sechi, Paola S. Nicolussi, Mauro Decandia, Carla Manca, Alberto S. Atzori, Giovanni Molle, and Antonello Cannas. 2021. Metabolic and hormonal control of energy utilization and partitioning from early to mid lactation in Sarda ewes and Saanen goatsJournal of Dairy Science 4, 3617-3631, ISSN 0022-0302, doi.org/10.3168/jds.2020-19462.

 

Autori

Fabio Correddu, Alberto Stanislao Atzori, Giuseppe Conte, Antonio Gallo, Sara Pegolo – Gruppo Editoriale ASPA