Il declino cognitivo varia da una leggera diminuzione associata al normale invecchiamento fino alla demenza. Nell’intervallo tra questi due estremi, il Declino Cognitivo Lieve corrisponde a una fase intermedia. Con una prevalenza mondiale del Declino Cognitivo Lieve del 15,6% nel 2022 e 57,4 milioni di casi di demenza stimati nel 2019, il declino cognitivo rappresenta una problematica di salute rilevante e destinata a crescere. Le proiezioni prevedono infatti 152,8 milioni di casi di demenza nel 2050.

Sebbene non esista un trattamento efficace per contrastare la progressione della demenza, il 40% dei casi potrebbe essere prevenuto o ritardato intervenendo su fattori di rischio modificabili.

Le prove crescenti da studi in vitro, modelli animali e ricerche epidemiologiche evidenziano associazioni tra nutrizione e funzione cognitiva attraverso vari meccanismi, tra cui infiammazione, stress ossidativo e controllo di altri fattori di rischio. I prodotti lattiero-caseari potrebbero avere proprietà anti-infiammatorie e neuroprotettive, riducendo il rischio di malattie cardiovascolari e metaboliche, noti fattori di rischio per il declino cognitivo e la demenza. Tuttavia, a livello meta-analitico, l’associazione tra l’assunzione di prodotti lattiero-caseari e la funzione cognitiva non è stata ancora chiaramente illustrata.

L’obiettivo di una revisione sistematica e meta-analisi pubblicata su Advances in Nutrition della ASN (American Society for Nutrition) era riassumere la letteratura disponibile relativa all’associazione tra latticini e derivati e declino cognitivo o demenza incidente, e di esplorare questa associazione utilizzando, quando possibile, modellazioni non lineari di dose-risposta.

Metodo

La ricerca bibliografica è stata condotta in collaborazione con uno specialista esperto di informazioni mediche su Embase.com (Elsevier), Medline (Ovid), Cochrane Central Register of Controlled Trials (Wiley), Cochrane Database of Systematic Reviews (Wiley), Web of Science Core Collection (Clarivate) e Google Scholar, fino all’11 luglio 2023, al fine di identificare tutti gli studi osservazionali prospettici e gli RCT, “Randomized Controlled Trial”, che riportassero dati sull’assunzione abituale di prodotti lattiero-caseari, con dati prospettici sul declino cognitivo o sull’incidenza della demenza tra gli adulti.

La strategia di ricerca ha combinato termini legati all’assunzione di prodotti lattiero-caseari e al declino cognitivo. Non sono stati applicati limiti di data. I risultati delle ricerche sono stati caricati su Rayyan per la selezione dei titoli/abstract e la valutazione a testo completo.

Due revisori hanno esaminato in modo indipendente i titoli e gli abstract degli studi recuperati per escludere gli articoli che non soddisfacevano i criteri di ammissibilità. Successivamente, hanno recuperato i testi completi degli studi potenzialmente idonei e ne hanno valutato nuovamente l’ammissibilità in modo indipendente. Sono stati inclusi solo gli studi in inglese e pubblicati su riviste peer-reviewed. Sono stati esclusi studi che reclutavano solo soggetti con condizioni croniche, studi trasversali e studi con un follow-up inferiore a 6 mesi. Per gli RCT, è stato richiesto che avessero un gruppo di controllo con basso consumo di latticini e derivati.

Quando possibile, è stata condotta un’analisi del sottogruppo in base al tipo di prodotto lattiero-caseario, all’età media (<65 rispetto a 65 anni), al sesso, alla regione di origine (Asia, Europa e Oceania), alla durata del follow-up (<10 rispetto a 10 anni), escludendo gli studi ad alto rischio di bias per individuare potenziali fonti di eterogeneità. Inoltre, è stata eseguita un’analisi di meta-regressione utilizzando la funzione cognitiva (declino cognitivo o incidenza di demenza) come variabile dipendente e la durata del follow-up come variabile indipendente in un modello corretto per possibili fattori di confondimento.

Risultati

Sono stati inclusi 15 studi con un totale di 312.580 partecipanti, partendo da 3663 record iniziali. L’età media dei partecipanti variava da 53 a 91 anni. Sette studi erano provenienti dall’Europa, 6 studi dall’Asia, 1 dall’Australia e 1 dagli Stati Uniti. I partecipanti sono stati seguiti per un minimo di 4,8 anni a un massimo di 30 anni, con un follow-up mediano di 11,4 anni. Sei studi hanno utilizzato questionari sulla frequenza alimentare. Altri hanno utilizzato registri alimentari, anamnesi alimentare, o altri questionari. La maggior parte degli studi ha aggiustato i risultati per età, sesso, istruzione, attività fisica, BMI e comorbilità precedenti. Quasi tutti gli studi hanno aggiustato i risultati per l’apporto calorico totale.

I risultati suggeriscono che i tipi e i livelli di assunzione di latticini e derivati possono influenzare in modo diverso la cognizione. Ad esempio, l’analisi per tipo di prodotti lattiero-caseari suggerisce una relazione inversa lineare quando si considera solo l’assunzione di latte, mentre la forma dell’associazione sembra essere non lineare per l’assunzione di formaggio (figura 1). Tuttavia, non è stata possibile un’analisi dettagliata di altri tipi di latticini e derivati a causa di un numero limitato di studi.

È da notare che la quantità e i tipi di prodotti lattiero-caseari consumati variano considerevolmente tra le regioni, con una maggiore quantità in studi condotti in paesi europei rispetto a quelli asiatici. La diversità nelle raccomandazioni dietetiche e nei modelli alimentari potrebbe contribuire alle differenze osservate nelle associazioni tra l’assunzione di latticini e derivati e la cognizione.

Infine, l’articolo sottolinea la complessità del ruolo dei grassi nei prodotti lattiero-caseari sull’effetto sulla cognizione, suggerendo che ulteriori ricerche sono necessarie per valutare il ruolo specifico dei grassi nei diversi tipi di prodotti.

FIGURA 1. Analisi dose-risposta in base alla frequenza di consumo dei prodotti lattiero-caseari in orari/giorno divisa per tipologia di prodotto lattiero-caseario: latte riportato in 3 studi: Lu 2023, Talaei 2020 e Yamada 2003 (A); e formaggio riportati in 2 studi: Dobreva 2022 e Lu 2023 (B). Curva spline (linea nera continua) con limiti di confidenza del 95% (area grigia). RR, rapporto di rischio.

Conclusioni

In conclusione, lo studio suggerisce un’associazione inversa non lineare tra l’assunzione di formaggio e il declino cognitivo o la demenza, dipendente anche dai tipi di prodotti e dalle caratteristiche della popolazione, sebbene l’eterogeneità sia ancora elevata nell’analisi complessiva e in diverse analisi di sottogruppo. Un consumo limitato di formaggio, quindi, limita il rischio di declino cognitivo, mentre un eccessivo consumo lo aumenta, probabilmente  per la maggiore assunzione di grassi in esso contenuti.

Un’associazione lineare inversa sembra invece esistere per il latte, con un minor rischio di declino cognitivo all’aumento del consumo di latte.

Ulteriori studi dovrebbero essere condotti su questo argomento, con un intervallo più ampio di assunzione e con diversi tipi di prodotti lattiero-caseari, per confermare un potenziale ruolo preventivo dell’assunzione di latticini sul declino cognitivo e identificare dosi di assunzione ideali.

Tratto da: “Dairy Intake and Risk of Cognitive Decline and Dementia: A Systematic Review and Dose-Response Meta-Analysis of Prospective Studies“, Advances in Nutrition, Volume 15, Issue 1, January 2024, 100160. Fanny Villoz, Tommaso Filippini, Natalia Ortega, Doris Kopp-Heim, Trudy Voortman, Manuel R. Blum, Cinzia Del Giovane, Marco Vinceti, Nicolas Rodondi, Patricia O. Chocano-Bedoya. doi.org/10.1016/j.advnut.2023.100160